Aldo Bressanutti

IL SECOLO DI ALDO BRESSANUTTI

LUNGA VITA AL GRANDE ALDO BRESSANUTTI, IL 31 OTTOBRE 2023 CENTENARIO E SEMPRE IN ATTIVITÀ. ECCO ALCUNI SUOI QUADRI MOLTO SIGNIFICATIVI DELLE VARIE FASI PITTORICHE NELLA SUA VITA, ESPOSTI NELLA SUA MOSTRA ALLA BIBLIOTECA CIVICA “STELIO CRISE” DI TRIESTE, CURATA DA MARIANNA ACCERBONI

PIAZZA BARBACAN

Quando è vera arte, non mera tecnica,
solo un mestiere, ti batte forte il cuore,
e quando poi intravedi anche il genio
e ne hai certezza, non puoi non inchinarti
a chi sa da un sogno smuovere
le tue emozioni profonde per farti poi
veleggiare lontano lontano.
Il surreale in te è sì un’orgia di fantasia,
un lampo che capovolge la storia, che va
oltre il conoscibile e la ragione,
ma sa creare in noi tanta ebbrezza, come
quando quel mare invisibile
nella Cittavecchia, si palesa col suo
orizzonte, emerge coi suoi cavalloni,
i suoi simboli, fino a lambire le case
sospese, fino a toccare le nuvole e il cielo.

Trieste, 26 dicembre 2023

Giacomo Garzya

[Poesia che ho scritto dopo aver guardato la mostra “Il secolo di Aldo Bressanutti” alla Biblioteca statale “Stelio Crise” di Trieste, 13 ottobre 2023 – 15 febbraio 2024]       

Aldo Bressanutti, in cinque suoi quadri, alcune delle fasi pittoriche della sua vita:

a) “Cineserie”, 1944, il suo primo olio dipinto dal vero
b) “Cineserie”, 1944, (particolare)
c) “Piazza Barbacan”, 2000, olio su tavola
d) “Piazza Barbacan”, 1970, olio su tavola
e) “Il Ghetto”, 1969, olio su tavola
f) “Interno liberty”, olio su tavola, 2023, 65×90 cm (Calendario 2024)

ALDO BRESSANUTTI, PITTORE E INCISORE

La mostra “Il secolo di Aldo Bressanutti”, che è stata inaugurata il 13 ottobre 2023 ed è rimasta aperta fino al 29 dicembre alla Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste, rappresenta la prima tappa di un evento che trae origine da un’idea di suo figlio Furio, per festeggiare i cent’anni di età del pittore Aldo Bressanutti e i suoi ottant’anni di attività artistica, che tutt’ora prosegue. Realizzata in collaborazione con la Biblioteca statale Stelio Crise e curata dall’arch. Marianna Accerboni, l’esposizione alla Biblioteca propone un’ottantina di opere tra importanti oli di tema surreale e vedute di Cittavecchia, testimoni di una Trieste che non esiste più, e acqueforti sullo stesso tema. Un’ampia sezione della mostra espone documenti, foto, cataloghi, calendari e libri illustrati da Bressanutti e varie testimonianze sulla vita e l’opera dell’artista, accanto a piatti in ceramica realizzati in tiratura limitata e numerati.
Tale rassegna è stata sottolineata da diversi appuntamenti collaterali: infatti il 20 ottobre il Comune di Monfalcone ha reso omaggio fino al 1 dicembre all’artista, di famiglia triestina, nato per caso a Latisana nel 1923, ma vissuto per molti anni a Monfalcone. Sono stati esposti nel Palazzo Municipale 12 grandi oli raffiguranti le sue caratteristiche vedute d’interni, da quelle degli esordi e della maturità, affastellate di oggetti e di ricordi, a quelle più essenziali realizzate dagli inizi degli anni 2000 in poi.
Sono seguite due mostre allestite alla Galleria Rettori Tribbio, spazio espositivo di riferimento dell’artista a Trieste: la prima dal 28 ottobre al 10 novembre e la seconda dal 25 novembre all’8 dicembre, in cui sono state esposte,complessivamente, una sessantina di vedute di interni.

 

Aldo Bressanutti  inizia a dipingere da giovanissimo. Del tutto autodidatta, riprende definitivamente l’attività pittorica nel 1947, realizzando sia opere d’ispirazione narrativa, che lo rendono fin dagli inizi molto popolare, sia, subito dopo, lavori di gusto surreale. Ha esposto in importanti e numerose rassegne personali e collettive in Italia, Inghilterra, Germania, Canada, Australia, Spagna ecc. Negli ultimi decenni è stato presente con le sue opere in varie città italiane ed estere, da Roma a Milano e da Genova a Berlino, Toronto, Melbourne, Tenerife, Düsseldorf, Londra, Berna ecc., suscitando sempre molto interesse e curiosità e conseguendo notevole successo. I suoi quadri si trovano in collezioni private in Italia e all’estero. Ha realizzato sei volumi dedicati a Trieste, al Friuli Venezia Giulia, all’Istria e a Muggia (quest’ultimo in collaborazione con Italico Stener) con testi, tra gli altri, di C. Bergamini, L. Lago, L. Padovese, A. Seri e S. Tavano, illustrando tali luoghi con oltre 1500 tra grafiche, disegni e dipinti e fermandone con taglio indelebile ed efficace la memoria. Ha anche dipinto più di 1500 opere a olio.
Nel 1998 la casa editrice Lint di Trieste ha pubblicato una monografia a compendio di cinquant’anni della sua attività artistica.
È autore di numerose copertine di libri di varia cultura, di riviste d’arte e di manifesti. Di particolare interesse appaiono le illustrazioni d’impronta surreale ideate nei primi anni Settanta per le copertine di alcuni volumi di fantascienza e la realizzazione, sempre in stile surrealista, del manifesto per la prima edizione del Festival della Fantascienza, svoltosi a Trieste nel 1972.
Nell’anno accademico 2004/2005 Annalisa Ameruoso si è laureata in Lettere Moderne con indirizzo storico-artistico alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste, discutendo una tesi intitolata Profilo di Aldo Bressanutti, nella quale viene tra l’altro ricostruita la laboriosa genesi di un suo dipinto a olio.

L’anima surreale e la poetica intimista di Aldo Bressanutti

Voce solista del panorama artistico, – scrive Marianna Accerboni – Bressanutti è capace di coniugare l’indagine del reale con il sogno introverso e metafisico, eppure solare, e la tenerezza del ricordo, celata dietro cenni ludici e ironici. Ogni sua opera è infatti venata di un’ironia più o meno accentuata, che accompagna soprattutto la produzione surreale dell’artista, mentre, nel ritrarre la realtà, il pennello si tinge sovente di una sfumatura poetica, non dichiarata ma latente nel paesaggio, più solerte negli interni spesso autobiografici, che si addolciscono in un originale racconto declinato dal pittore come un apparente divertissement.
Asciutto, in apparenza disincantato, in realtà sensibilissimo, Bressanutti traccia, in particolare nei suoi interni d’infanzia e di vita poverissima, un velo costante d’intimismo, che rimane la sua cifra prima e bene s’intreccia alla semplificazione delle architetture d’interni, da lui raggiunta ed esperita negli anni Novanta. Pur spogliandosi degli eccessi e degli orpelli, rimane tuttavia in questa nuova maniera del pittore la necessità di donare luce, freschezza, nuova vita attraverso il ricordo, ad ambienti in cui la realtà doveva apparire ben più cruda. È come se Bressanutti vi ambientasse e cercasse di raccontare – a noi e a se stesso – una favola a lieto fine, in cui la matrice intimista ben si sposa con la vena surreale, che rende, come nelle fiabe e nei cartoons, tutto possibile al di là e al di fuori, al di sopra appunto, del reale. Come scopersi anni fa – eravamo agli inizi del 2002 – quando l’artista mi fece vedere delle strabilianti opere surreali, che perla loro originalità mi fecero conoscere un Bressanutti inatteso.
Seguì una mostra, dedicata quasi esclusivamente a questa sua linfa espressiva, che riscontrò grande successo. E pensare che queste opere, realizzate prevalentemente tra gli anni Cinquanta e Sessanta da un artista autodidatta, che non conosceva il grande filone della pittura surrealista belga e francese, fu poi abbandonata dall’autore nel timore che l’accusassero di aver copiato.
La mostra lascia molto adito a questo interessantissimo filone della sua inesauribile, sorridente creatività e rappresenta la conferma della grande passione di Bressanutti per il suo lavoro,- conclude Accerboni – che l’ha portato a realizzare un numero vastissimo di oli, disegni, incisioni, tempere, tecniche miste, pitture su ceramica e illustrazioni, qui testimoniate traendo spunto dal quotidiano ma anche dalle profondità più inaccessibili dell’inconscio.

MARIANNA ACCERBONI

 

BIOGRAFIA DI ALDO BRESSANUTTI
(Latisana, 31 ottobre 1923)

Figlio di Marcella e Antonio, il padre era un falegname e la madre vendeva carbone a Trieste. Il piccolo Aldo viene alla luce sul carro di carbone della madre, sul ponte di Latisana, durante uno dei periodici viaggi che essa compie tra Trieste ed il Veneto per rifornirsi di carbone. È il 31 ottobre del 1923.
I Bressanutti hanno 3 figli e vivono in assoluta povertà. Nel 1929 mentre la madre inizia a commerciare frutta e verdura a Trieste e il padre trova lavoro alla Fincantieri di Monfalcone, Aldo, che frequenta le scuole elementari, inizia a disegnare riproducendo ciò che lo circonda, e per sfamarsi incomincia a vendere o barattare qualche suo disegno in cambio di un po’ di cibo. Di fatto il piccolo Aldo vive abbandonato a se stesso e nel 1931, a otto anni, sorpreso dalla polizia municipale a dormire per strada, viene inserito in un programma socioassistenziale e trasferito all’orfanotrofio Duca D’Aosta di Gradisca d’Isonzo, dove rimane, benvoluto, fino al 1940, vivendo da orfano pur con i genitori viventi.
Compiuti i 16 anni lascia l’istituto e trova lavoro presso L’ECA (Ente comunale Assistenza) di Trieste, prima come archivista e poi come fattorino presso la società cantieristica navale Ansaldo, dove si fa notare per la sua predisposizione per il disegno fino a venir promosso a disegnatore.

Nel 1942, a diciannove anni, realizza il suo primo dipinto, Cineserie, un olio su tela in cui riproduce un servizio da tè di fattura cinese.
Nello stesso anno viene arruolato ed inviato a Banne, una località sull’altipiano triestino, e poi, con il grado di Caporale, trasferito a Motta di Livenza, dove, l’8 settembre 1943, lo coglie l’armistizio.
Torna a Trieste ed inizia a lavorare alla polveriera di Monte S. Pantaleone recuperando granate e bombe. Un sabato, a conclusione di una delle adunate obbligatorie fasciste a cui, suo malgrado, deve partecipare, viene prelevato dalle forze tedesche che di fatto occupano la città e caricato su un treno per la Germania. Chiuso in un carro bestiame assieme ad altre centinaia di prigionieri, raggiunge Rheingönheim, una cittadina posta sulla riva occidentale del Reno, dove viene avviato ai lavori forzati.
Dopo lo sbarco in Normandia viene trasferito ad Altrip, un piccolo paese tedesco dove la vita, per lui, diventa meno dura, e vi rimane fino al maggio del 1945.
Mentre i reparti francesi raggiungono la zona, Aldo Bressanutti, insieme ad alcuni compagni, fugge da Altrip e inizia la lunga marcia di ritorno verso Trieste. Tuttavia, raggiunta Innsbruck, vi trova lavoro come contadino. Vi rimane un anno intero, e nell’estate del 1946 fa ritorno finalmente a Trieste dove riabbraccia la sorella, ma non il fratello Guglielmo, morto nel frattempo a Buchenwald.

“Il ghetto, 1969”

Riprende subito a dipingere, realizzando soprattutto vedute cittadine, e la pittura diventa la sua ragione di vita. Viene assunto nella polizia civile e vi rimane per nove anni. In questo periodo inizia ad esporre le proprie opere ottenendo i suoi primi riconoscimenti locali. Quindi, spinto e sostenuto da Cesare Sofianopulo, nel 1955 espone finalmente una sua opera fuori città: a Torino.
Nel 1956 viene assunto come bidello alla scuola Elementare S.Rocco a Muggia.
Continua a dipingere con sempre maggior successo, realizzando soprattutto interni prima affollati di oggetti e quindi spogli, avvicinandosi, pur a sua insaputa, alla corrente iperrealista e metafisica ed espone, finalmente, a fine anni sessanta, anche a Roma.
A coronamento del decennio, il Civico Museo Revoltella di Trieste acquista un suo interno.
Nel 1971 inizia una prolifica produzione di incisioni ad acquaforte a carattere vedutistico. Ne seguiranno sei pubblicazioni di notevole importanza, contenenti svariate centinaia di opere grafiche.
Negli anni settanta si dedica anche al surrealismo, e alcune sue opere vengono utilizzate per illustrare le copertine della Collana Galassia delle edizioni Dall’Olio.
Nel 1973 la Galleria Angolare di Milano lo promuove alla Kunstmesse di Berlino, e nello stesso anno, a Massa, riceve il premio Michelangelo d’oro per la categoria pittura.
Dal 1975, dopo la Mostra d’Arti Plastiche di Udine, inizia il sodalizio con lo scultore Villi Bossi e il pittore Giovanni Duiz, che li porterà ad esporre assieme a Trieste, Muggia, e in altre diverse località del Friuli e dell’Istria. Dagli anni ottanta in poi allestisce sue mostre personali in Australia, in Canada, in Spagna ed in Austria, oltrecché in Italia, partecipando anche a mostre collettive in altre nazioni europee.
Nel 1983 viene nominato Cavaliere della Repubblica Italiana per meriti artistici e nel 1987 Cavaliere Ufficiale della Repubblica.
Nel primo ventennio degli anni 2000, Bressanutti continua a dipingere ed esporre in varie località italiane ed estere, e nel 2020 il Comune di Monfalcone allestisce una sua mostra antologica presso la Galleria d’Arte Contemporanea della città.
Il 29 luglio 2021 gli viene conferita la cittadinanza onoraria del Comune di Staranzano.

Per approfondire leggere: Aldo Bressanutti, “L’anima surreale e la poetica intimista”, “Ricordando Trieste”.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *