ECCO UNA MIA POESIA ISPIRATA DALL’INSTALLAZIONE DI ANTONIO TROTTA ESPOSTA AL XV SALONE D’AUTUNNO DELL’ARTE TRIESTINA CURATA DA FRANCO ROSSO
PER ANTONIO TROTTA
Trieste ha tante facce
nella sua memoria e nella creatività
d’un artista anche un poliedro si fa
storia coi colori imperiali degli Asburgo,
il nero e l’oro, i rossi e blu a evocare
gli slavi dei Balcani, il rosso e verde
la nostra bandiera.
Un’araldica per stagioni e culture così
diverse, un tutt’uno, anche il tragico di
tante foibe carsiche a insanguinare
le doline intorno, ora vedo Basovizza,
qui proprio al centro dell’opera,
con nel fondo una luce di speranza,
non a illuminare corpi inanimi, disfatti,
ma un’antica mappa d’una Trieste
lontana, che oggi vivo con l’entusiasmo
del forestiero,
mai così bella e al cuore così vicina.
Trieste, 4 febbraio 2024
Giacomo Garzya
[poesia scritta guardando “TRIEST, Recovery of history thanks to Sabatti’s book”, opera esposta al XV Salone d’Autunno dell’Arte triestina, Sala Xenia, Riva III Novembre, Trieste, 3-15 febbraio 2024]
Antonio Trotta
Legno multistrato e di recupero, forex, pietra di Aurisina, lampada, 114-110 cm
SCRIVE ANTONIO TROTTA
L’installazione, realizzata con materiali locali di recupero, ha
un titolo che vuole sintetizzare le tre anime del capoluogo
giuliano e l’essere città di frontiera, anche culturale oltre che
geografica. Ponte verso l‘oriente.
Esprime un doppio invito: recuperare la Storia; perseguire
comportamenti più rispettosi verso l’ambiente che ci ospita.
“26 ottobre 1954, mattina di pioggia e bora. Un uomo entusiasta,
una donna silenziosa e il loro bambino vanno da San Giacomo,
quartiere operaio di Trieste, in piazza Unità, dove sono attese le
navi italiane che sanciranno il ritorno di Trieste alla Madrepatria
o il ritorno dell’Italia a Trieste”.
Questa, in estrema sintesi, la sinossi di “Un ottobre a Trieste”,
un coinvolgente romanzo in cui l’autore, Pierluigi Sabatti, con
soave profondità mi ha immerso in significativi decenni della
Storia contemporanea di Trieste, attraverso le vicissitudini di
decine di singolari personaggi caratterizzati dalle differenti
radici geo-culturali di una città e le sue sfaccettature, scolpite
dalle differenti culture che l’hanno abitata negli ultimi secoli.
Quale conseguenza, ho generato una mia visione della città,
immaginando un poliedro le cui tre facce laterali rappresentano,
anche cromaticamente, le tre maxi-radici: Austro-Ungarico-Asburgica
(giallo-nero); Slavo-Balcanica (blu-rosso); Italiana
(verde-rosso) che hanno plasmato i suoi abitanti.
I colori con cui ho rappresentato le singole culture vanno a
miscelarsi con quelli presenti nelle altre facce, simboleggiando
l’affascinante “ibridazione” che caratterizza questo territorio.
La silhouette rimanda ad un promontorio – quello carsico – il
foro a una foiba, il cui fondo svela un’antica carta geografica.
Antonio Trotta (zonacreativa@libero.it +39 3386247402)
Alla quindicesima edizione del “Salone d’Autunno dell’Arte Triestina, la Rassegna – intitolata “Mappatura Intergenerazionale” – è stata presentata il 3 febbraio 2024 da Franco Rosso, presidente del Centro Iniziative Culturali Z04 e da Federica Luser, storica dell’arte. Anche quest’anno il salone autunnale triestino vuole dare la possibilità a operatori culturali, collezionisti, cultori, gallerie, case d’asta, musei ed enti pubblici e privati, di poter seguire l’evoluzione della pittura e scultura nell’area giuliana attraverso a una ‘finestra’ periodica, punto di partenza della proposta.
“Mappatura Intergenerazionale” è il titolo scelto per questa edizione del Salone e la Rassegna si conferma proprio come un felice ritrovo per artisti di generi, età e di linguaggi espressivi differenti. Pittura e scultura si confermano i linguaggi creativi inossidabili, ma non solo: avviene l’incontro di dissonanze, la mescolanza di percezioni e fantasie che portano inevitabilmente a un risultato dove è la provocazione di nuovi pensieri e punti di vista a essere protagonista, al fine di stimolare lo sviluppo della cultura. In una “dimensione dove siamo tutti spinti da un sistema conformista, che non incentiva l’approfondimento e neanche la semplice curiosità, il salone, si vuole presentare ai suoi fruitori come un’opportunità che permette di approcciarsi al consumo culturale attivo e non più passivo, anche grazie al confronto reso possibile dalla varia selezione degli artisti”.
Franco Rosso