SCRISSI DUE POESIE SULL’ARTE DI PAOLO SANDULLI, IL 7 SETTEMBRE 2014 “LIANA” ( UNA DELLE SUE CELEBRI TERRECOTTE), CHE ORA MI FA GRANDE COMPAGNIA A TRIESTE), E IL 28 MAGGIO 2016 “VIA TERRAMARE”, DOPO AVER AMMIRATO IL SUO PERCORSO D’ARTE A MARINA DI PRAIA. PAOLO, CARISSIMO AMICO, SCULTORE E PITTORE A TUTTO TONDO DI FAMA INTERNAZIONALE, AMANTE DI PRAIANO FIN DA RAGAZZO, CON IL SUO STUDIO PER TRENT’ANNI NELLA TORRE ANGIOINA DI MARINA DI PRAIA, TORRE ASCIOLA O TORRE A MARE, LA PIÚ ANTICA DI TUTTA LA COSTIERA AMALFITANA
“Lo studio era, infatti, in una delle trentaquattro torri che ancora oggi sono in Costiera. Di forma conica su pianta circolare è coronata da “caditoie” di cui oggi restano soltanto due. La struttura è in pietra calcarea locale e lo spessore dei muri è alla base di circa tre metri e in alto di circa due. Internamente è composta da due vani sovrastanti con volta a cupola. Alla base è collocata una cisterna, mentre per accedere al terrazzo superiore c’è una scala ricavata nello spessore del muro. Da alcuni storici viene identificata come “Torre Assiola” o “Sciola” del 1278, da altri come “Torre a mare” del 1558. Negli anni cinquanta subì alcune trasformazioni: nel vano terra fu allargata una piccola finestra di guardia che si affaccia sul mare, fu inoltre realizzata un’elegante scala a chiocciola in legno per accedere al piano superiore, dove fu ricavato un piccolo bagno. All’esterno per rendere l’accesso più agevole fu costruito uno scivolo e un terrazzo quadrato antistante la porta d’ingresso” (da www.paolosandulli.com).
Dal 1993 al 2022, la torre è stata quindi, lo studio di Paolo, il suo privilegiato modo di esistere nello spettacolo della natura marina e delle montagne strapiombanti sul mare, fonti di grande e continua ispirazione per i suoi disegni, i suoi dipinti, olio su tela e tempere su carta, nonché per le sue celebri Terrecotte, soprattutto “Le Regine del mare” (le sue “Signorine”), adornate con spugne marine colorate, piccole, medie e grandi, così importanti nella sua vita di artista, meta la torre non solo di numerosi estimatori, provenienti da tutto il mondo, ma tappa obbligata nelle mie frequenti gite in Costiera. Ora lo studio è la sua casa, con una bellissima veduta su Conca dei Marini (Giacomo Garzya).
“Paolo Sandulli nasce ad Avellino nel 1949. Diploma di maturità classica. Frequenta due anni la facoltà di Architettura di Napoli. Si iscrive al Corso di Pittura di Giovanni Brancaccio presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, poi per tre anni a Roma con il Maestro Gentilini con cui si diploma in pittura. Continua gli studi alla Ruche di Parigi già residenza-studio di Chagall, Soutine, Archipenko e Viani, dove lavora per cinque anni. Nel 1980 apre uno studio a Napoli e vi rimane per sei anni, lavorando con la Galleria Mediterranea presentato da Paolo Ricci. Poi si trasferisce a Bergamo alla Ca Rossa di Mapello. Dal 1993 vive in Costiera Amalfitana, a Praiano, dove si dedica alla scultura e alla terracotta. Alcune delle sue opere impreziosiscono il giardino del Palazzo Murat di Positano, altre le sale del Syrene Bellevue di Sorrento, il prestigioso ristorante L’Olivo del Capri Palace di Anacapri e altre ancora le ville e la torre dell’isola de Li Galli. Quadri e sculture sono in collezioni private in Italia e all’estero” (da www.paolosandulli.com ).
Sul suo percorso artistico leggere il recente viaggio nell’immaginario e nella memoria, sia in italiano che in inglese, Paolo Sandulli, “L’albero delle spugne”, a cura di L. Marigliano e A. D’Angelo, Napoli 2019, Il Filo di Arianna Editore, pp. 1-40, con uno scritto di Davide Vargas ed un racconto fotografico sui luoghi che lo hanno ispirato e su di lui al lavoro nella Torre. Sulla scatola un bassorilievo di Eleonora D’Aragona vestita dalle sue celebri spugne.
“L’uomo che abita la torre sulle onde come osservatorio sul mare …. E sulla costa disegna e scolpisce …. Ha scoperto che la bellezza può far rinascere ogni volta che ne avvicini l’energia.
L’uomo abitato dalla Torre è un artista, di più non posso dire.”
(per approfondire, vedere il sito web di Paolo www.paolosandulli.com )
LA FEMMINILITÀ RACCONTATA DALL’ARTISTA PAOLO SANDULLI, DI ANNA VOLPICELLI, in “Authentic Amalfi Coast” (25 febbraio 2021)
Dopo una giornata di lavoro, Carmela è stanca. Il suo corpo avvolgente e morbido si lascia andare sul tavolo. Le sue braccia forti diventano il cuscino su cui lei poggia la testa e si abbandona a un sonno profondo. Ha passato la sua giornata a cucinare da Armandino, il celebre ristorante di Praiano, e probabilmente la sera, finito il suo servizio, non ha avuto la forza di cucinare qualcosa per se stessa.
“Le donne che io creo – ci racconta Paolo Sandulli, artista- incarnano una bellezza tipica mediterranea. Sono donne dai fianchi larghi, dai piedi paffuti e dalle braccia un po’ cicciottelle. Sono simbolo della femminilità e della fertilità. Sono le custodi della vita, le uniche capaci di donarla. Alcune di loro nascono dai miei incontri, come Carmela, una madre, una moglie e una lavoratrice, altre invece nascono da sguardi quotidiani.”
Negli occhi del pescatore
Nato ad Avellino nel 1949, Sandulli ha fatto della sua vita una lunga ricerca sul senso dell’arte, dell’essere artista, sulle tecniche, passando dalla pittura alla ceramica fino alla scultura, e sul significato della vera bellezza. Dopo una formazione fra Roma, Faenza, a la Ruche di Parigi, Praiano diventa la sua fissa dimora. “La mia concezione di bellezza è stata profondamente influenzata dal mio vivere in Costa d’Amalfi”.
Un concetto plasmato e raccontato da Sandulli che va al di la dei canoni estetici classici. E’ una bellezza che emerge da un profondo senso di se stessi, da una consapevolezza della propria identità. Come il pescatore ritratto in una delle sue opere. Le rughe, l’espressione del volto, la secchezza della pelle data dal sole . “Certo, non è Marlon Brando, ma il suo essere bello è dato dalla consapevolezza di se stesso”.
L’arte di Paolo Sandulli come via verso il cambiamento
In un’epoca in cui l’immagine è tutto, dove il senso di sé si basa sui selfie scattati per i social media, finalizzati a un piacere immediato e ad attirare l’attenzione dei followers, le immagini che ci regala Sandulli si muovono in una direzione opposta: ci invitano a fermarci e a osservare.
“La figura artistica molto spesso non è immediata, ma ha bisogno di tempo per suscitare piacere. E’ un immagine che crea dubbi, perché l’arte ti mette in discussione e ti invita a cambiare un po’ te stesso. Io penso che sia fondamentale oggi recuperare questa sensibilità, questa capacità di guardare andando oltre la prima apparenza. Costruire un rapporto intime con l’opera che ci troviamo di fronte, instaurare una maliziosa complicità, una fratellanza”.
Praiano in Costa d’Amalfi, il luogo delle emozioni
Il rapporto con la Costiera Amalfitana comincia a fiorire nel 1965, quando l’artista inizia a trascorrere mesi interi a Praiano nella casa di famiglia.
“Per me Praiano è sempre stato un rifugio, un luogo dove entrare in contatto con le mie emozioni, e soprattutto dove poter dedicare tempo alla mia arte. Io sono molto legato alla Costiera Amalfitana perché mi ha permesso di diventare l’uomo e l’artista che sono oggi”.
Lo sguardo sulla vita quotidiana
E le sue opere trasmettono tutte questo forte legame, quasi viscerale. “Ogni mia creazione è frutto di un racconto di vita quotidiana vissuta qui. I volti della gente che incontro, diventano i protagonisti delle mie opere. Tutto ciò che realizzo parte sempre da un racconto di vita. La mia intenzione con le mie opere è quella di accompagnare le persone a guardare qualcosa che hanno sotto gli occhi tutti i giorni, ma che magari non vedono più, perché hanno perso quella magia infantile, dove tutto è meraviglia. Da anni la mia poetica narrativa rivela qualcosa che succede fra la Costiera Amalfitana, un mondo fatto di pescatori ed agricoltori, e l’arrivo del turismo”.
Il confronto internazionale
Alla fine degli anni sessanta la Costa d’Amalfi era un crocevia di artisti provenienti da tutto il mondo che passavano qui gran parte dell’anno.
“La Costiera è sempre stata un luogo dove poter incontrare gente straordinaria. E io che venivo da una piccola provincia finalmente avevo la possibilità di confrontarmi con artisti con cui instauravo un dialogo profondo, a cui riuscivo a mostrare i mie quadri e a parlare con loro di arte”.
Ed è proprio grazie a questi incontri estivi che Sandulli riesce a vincere una borsa di studio per andare a Parigi. “Fra il 1968 e il 1971 venivano a Praiano dei pittori internazionali, soprattutto francesi e spagnoli, che oltre a dipingere giocavano a tennis. Io ero molto bravo. E un francese mi disse di andare a Parigi per insegnare loro a giocare. Ovviamente non avevo le possibilità economiche per farlo, cosi mi aiutarono loro a vincere la borsa di studio”.
Il ricordo di quel momento e della sua passione per il tennis è ora trasportato in una scultura in cui quattro donne con le racchette in mano si divertono insieme a giocare su un campo da tennis.
L’esperienza parigina di Paolo Sandulli
Nel 1974 all’età di 25 anni Sandulli si trasferisce a La Ruche Parigi, qui ebbe l’opportunità di lavorare e vivere nella residenza-studio che ospitò artisti fra cui Chagall, Soutine, Archipenko e Viani. “In quel periodo mi concentravo solo sulla pittura e ho avuto la fortuna di esporre i mie lavori in alcune gallerie parigine”.
I nuovi amici
Ritornato in Italia, dopo 5 anni vissuti in Francia, dopo un doloroso divorzio, da Avellino si trasferisce definitivamente a Praiano. “Per me è stato un avvenimento traumatizzante. Avevo anche una figlia di 6 anni quindi è stato davvero lacerante. Praiano mi ha curato le ferite. Ho avuto modo di conoscere persone incredibili, come Luca, proprietario dell’Africana. Era una sorta di apache, un uomo molto semplice che aveva una grande senso dell’ospitalità. La Costiera l’hanno fatta questo tipo di uomini, come Carlino dell’Hotel Il San Pietro di Positano, un altro grande amico. Quando andavi a trovarlo sembrava sempre che stava aspettando proprio te”.
Luca, Carlino e molti altri sono oggi raffigurati nello studio di Sandulli. Su una grande parete una serie di piccoli ritratti messi l’uno accanto all’altro, come pezzi di un mosaico, onorano le persone che Sandulli ha incontrato durante il suo percorso e per i quali prova un grande senso di gratitudine.
L’incontro con la ceramica in Costiera Amalfitana
Praiano fu anche il luogo dove Sandulli ebbe il suo primo contatto con l’argilla. “Io non avevo mai lavorato con l’argilla, ma vivendo qui diventai molto amico di Antonio Franchini, famoso ceramista della zona. Fu lui che mi insegnò le tecniche della ceramica. Poi con il tempo da solo comincia ad aggiungere i volumi e la tridimensionalità che con la pittura non potevo”.
Le Regine del Mare
Lo studio sulla forma, il contatto con la materia e l’incontro con una donna lo portarono a dare forma alla collezione Regine del mare, busti femminili in terracotta coronati da spugne variopinte. “La serie è il mio tributo a Eleonora D’Aragona (figlia del re di Napoli, ndr) che vidi a Palermo ritratta nell’opera di Francesco Laurana. La sua bellezza mi stregò e io mi dissi che dovevo fare delle signorine preziose, delle regine del mare”.
Disposte una accanto all’altra queste signorine esprimono carattere e personalità unica. Come la musa ispiratrice, ognuna di loro ha palpebre che sembrano quasi socchiuse. “L’idea del copricapo la ebbi con Luca, fu lui che mi aiutò a trovare le spugne e quando le misi in testa alle mie signorine, entrambi rimanemmo folgorati. Avevamo raggiunto la perfezione. Queste donne ci stavano parlando”.
Il senso di gratitudine di Paolo Sandulli
Con il tempo le Regine del Mare sono diventate la sua firma. “In molte di loro ci rivedo mia figlia, Giuliana, e mia madre”.Ma l’universo femminile rappresentato da Sandulli è molto di più. Basta guardare le sirene che fluttuano nell’acqua, che l’artista associa alla dinamicità di Mina, la sua compagna, le sorelle che chiacchierano nel salotto, la donna che legge un libro comodamente sulla sedia.
In procinto di lasciare la Torre d’Asciola, che Sandulli identifica come una madre protettiva, l’artista è pronto ad affrontare una nuova avventura. “Mi piacerebbe creare una serie di workshop per turisti e persone che vogliono imparare. Sarebbe un modo per me per restituire parte della mia gratitudine a questa terra”.
ANNA VOLPICELLI
(in authenticamalficoast.it )
ECCO QUI DI SEGUITO LE MIE DUE POESIE A LUI DEDICATE:
LIANA
a Paolo Sandulli
Un busto di donna
scovai nella torre
alla Marina di Praia,
una madonna antica
minoica
oppure orientale
della Cina lontana,
il viso dolce di biacca,
spugna di mare
rosso porpora la chioma,
una divinità,
che regge ora
le sorti della casa
come i sacri penati
di antica memoria.
Miliscola, 7 settembre 2014
(in Giacomo Garzya, “L’Amore come il vento. Poesie 2011-2015”, Napoli 2019, Iuppiter Edizioni, p. 145)
VIA TERRAMARE
Al caro amico Paolo Sandulli
Il guarracino lottò
con la vecchia polpessa
e il mare si tinse di rosso,
anche di notte
quando molte murene
caddero alla luce
delle lampare e d’una fioca
pallida eterea luna.
Ma il mare non era solo morte,
anzi era un gioco fatto d’amore,
come quando Lighea attrasse
a sé l’amato pescatore
e lo fece suo nel profondo
del cuore e con la coda
e con la pinna lo avvolse
in un amplesso ancestrale.
Questo è anche il mare di
Pascalotto che fuma tranquillo
con sotto la barca il totano
gigante dei suoi sogni, che mai
prenderà.
Infine anche Carmela che dorme
e pescatori che si giocano a tre
sette la loro giornata di pesca.
Questo è il mare quieto di Paolo
per Marina di Praia.
Praiano, 28 maggio 2016
(in Giacomo Garzya, “Delos. Poesie 2015-2019”, Napoli 2020, Iuppiter Edizioni, p. 109)
QUI DI SEGUITO ALCUNE POESIE CHE HO SCRITTO SULLE MIE AMATISSIME PRAIANO E MARINA DI PRAIA, PERLE DELLA COSTIERA AMALFITANA, DALLA QUALE, DA ALMENO TRENT’ANNI HO SEMPRE TRATTO ISPIRAZIONE PER LA MIA POESIA E LA MIA FOTOGRAFIA, COME IN PENISOLA SORRENTINA, A JERANTO E A MARINA DEL CANTONE
MARINA DI PRAIA
Il mare romba
come un vecchio motore,
tuona sulle rocce
e come demone lotta
contro le barche
al fondo legate dall’ancora,
mentre visi consunti di pescatori,
volti antichi bruciati dal sole
volti antichi forgiati dal vento,
giocano a carte, a dadi
sui tavoli
dove scorre vino rosso
sangue,
per lenire la fatica del mare,
per stordire la mente
nei momenti d’ira del mare.
Marina del Cantone, 22 marzo 2015
(in Giacomo Garzya, “L’amore come il vento. Poesie 2011-2015”, Napoli 2019, Iuppiter Edizioni, p. 191)
UN CUORE ALLA MARINA
Il Tramonti
della Costa d’Amalfi
le vene irrora d’amore
per una donna riversa
sui sassolini del lido,
presa dalla bellezza del verde
smeraldo del mare
e delle alici argentate sparse
sui fili d’alghe di qui,
all’ombra dell’angioina torre
che tutto domina,
che protegge i cuori dall’oblio,
che a volte acceca la mente,
quando è incantata
dalle onde placide del mare.
Marina di Praia, 28 marzo 2015
(Giacomo Garzya, “L’amore come il vento. Poesie 2011-2015, Napoli 2019, Iuppiter Edizioni, p. 192)
MINA
Sali per il petincolo
scendi per il canapile,
questa è la storia di qui
raccontata da Mina,
tra mare e montagna,
la storia del cuoccio
che salta su dalla Praia
nel piatto
e per i giardini
spande il suo profumo
nell’acqua pazza
che sposa patate e pomodorini
e allieta la mensa di amici devoti,
pronti a scendere dalle grondaie
di nuovo al mare.
Praiano, 12 aprile 2015
(Giacomo Garzya, “L’amore come il vento. Poesie 2011-2015, Napoli 2019, Iuppiter Edizioni, p. 197)
THE AMALFI COAST
L’apertura della finestra
il potere aveva avuto
di fare entrare la luce
con prepotenza nella
stanza.
Gli occhi transitavano
dal buio al sole
sul mare e le due torri
erano sempre lí
a guardarsi da secoli
e la grotta
dello Smeraldo era lí
a incutere quella sacra
reverenza che si ha
per le cose belle.
E tu Praiano
hai il dono della interiore
bellezza e i tuoi occhi
sanno scavare
nelle profondità della
memoria i miei, spesso
accecati, travolti
dal frastuono delle false
luci della città.
Praiano, 28 maggio 2016
(in Giacomo Garzya, “Delos. Poesie 2015-2019”, Napoli 2020, Iuppiter Edizioni, p. 108)
ARMANDINO
Tu ami cantare ritornelli
coi tuoi amici
volteggiando tra i tuoi
tavolini alla magica Praia,
vecchie canzoni che
rallegrano il cuore tra
il vino d’Amalfi che scorre,
il profumo intenso dei
gamberoni e i tubetti coi
totani, sí i totani che un
tempo pescavi nel tuo mare,
l’oro che saliva sui monti
per il baratto coi profumi
della montagna.
Perché la costiera è
nella tua anima,
Armandino,
e quando arriva la bella
stagione, tu sei pronto
a accogliere gli amici devoti
col tuo sorriso,
la tua saggezza
e la tua ironia.
Marina di Praia, 29 maggio 2016
(in Giacomo Garzya, “Delos. Poesie 2015-2019”, Napoli 2020, Iuppiter Edizioni, p. 110)