“Colori del tempo” è il titolo della mostra fotografica di Giacomo Garzya, che si inaugura oggi alle 17.30, presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con la presentazione di Renata De Lorenzo, dell’università “Federico II” di Napoli. In poco più di trenta immagini scattate tra l’Italia e la Grecia, Garzya percorre il trascorrere delle stagioni attraverso i mutamenti di colore e di luce, confermandosi osservatore attento della natura, di cui coglie con finezza introspettiva i punti di connessione con l’elemento umano e i suoi stati d’animo.
Pubblicato ne “Il Mattino”, 14 ottobre 2000.
“Colori del tempo”, ovvero immagini scattate tra l’Italia e la Grecia come percorso attraverso il mutare delle stagioni: questo il tema della mostra fotografica di Giacomo Garzya che, inaugurata presso l’Istituto italiano per gli studi filosofici, con un’attenta e puntuale presentazione di Renata De Lorenzo, proseguirà per tutto il mese di ottobre. Giunto ormai alla sua quinta mostra, oltre che alla pubblicazione di due album fotografici, Garzya conferma la sua capacità di “leggere” i paesaggi non in maniera asettica, da semplice osservatore della bellezza e della grandezza della natura, ma in relazione all’esperienza umana.
Un’esperienza che può essere di volta in volta di carattere storico, come nelle immagini su Napoli oggetto della precedente mostra, in cui veniva narrata la vicenda secolare della città e del suo territorio, oppure, in questo caso, di carattere più intimistico, esistenziale nel senso della ricerca da parte dell’uomo del significato del suo essere nei segni della natura. Le stagioni sono colte attraverso i mutamenti di luce e di tonalità.
Non sfugge tuttavia ad un occhio attento il “fattore umano” che si esprime attraverso le immagini: il succedersi delle stagioni diventa allora il racconto dei pensieri e sentimenti profondi, di sensazioni a volte così sottili e impalpabili che persino le parole potrebbero sciupare. La fotografia di Garzya mostra ancora una volta il suo carattere colto, intellettualistico, nel senso migliore che questi due termini possono avere.
È noto come Picasso sostenesse che l’essenza della pittura non fosse la riproduzione fedele del soggetto in sé, ma l’espressione dell’idea dell’artista su di esso. In tal senso si può dire che la natura da Garzya non resta mai un elemento freddo, estraneo al suo osservatore.
Valeria del Vasto
Articolo pubblicato ne “Il Mattino”, 22 ottobre 2000.