Il nuovo volume di Giacomo Garzya
L’eden dei colori di Procida, un miracolo di lunga durata
“Un giardino pieno di sorrisi silenziosi”. Così Elsa Morante celebrò la più piccola delle perle del golfo napoletano. E ancora oggi, Procida, isola a forte vocazione isolazionistica, conserva intatta la sua bellezza edenica di colori e silenzi, resistente a mode e miti del turismo di massa.
A tale miracolo di lunga durata è dedicato il bel volume fotografico Colori di Procida di Giacomo Garzya (Arte Tipografica Editrice), con testi di Valeria del Vasto, che è stato presentato ieri all’Istituto italiano per gli Studi filosofici. Un itinerario fotografico attraverso i colori delle diverse stagioni che scruta il mistero di una natura arcaica e di una conformazione architettonica rimaste incontaminate nel tempo.
E proprio natura, architettura e storia sono i tre elementi su cui Garzya costruisce il suo “racconto” procidano. La natura delle coste di tufo biondo che forma grotte, insenature e punte nello specchio blu cobalto del mare; o quella dei fiori e dei frutti che spuntano oltre un arco o una cinta muraria. Le architetture mediterranee di Marina Grande, con le sue case dai caratteristici balconi ad arco affacciati sul mare (i Vefi); o quelle “spontanee” e variopinte della Corricella, borgo di pescatori dalla bellezza esotica e quasi africana.
E, infine, la storia. Storia di mestieri, con le reti dei pescatori ammassate accanto alle barche. Ma soprattutto storia di tradizioni. E qui Garzya ci offre un reportage antropologico della celebre processione del Venerdì santo: rito sacro, tra pagano e cristiano, un movimento corale cui partecipa tutto il popolo isolano. Una Procida, dunque, che conserva intatto il suo mistero, in ogni dettaglio o taglio di luce su cui si poggia l’occhio del fotografo.
Fabrizio Coscia
Articolo pubblicato ne “Il Mattino”, 7 giugno 2002.