È dedicato a Passato e presente l’ultimo libro di poesie di Giacomo Garzya, pubblicato da Arte Tipografica. Il poeta-fotografo, salentino di origine, ma napoletano d’amore, già nei precedenti Solaria e Maree esprimeva emozioni e visioni che tornano in quest’ultima raccolta approfondite ed arricchite. Prodotte, sia dalla passione per la Grecia, di cui è studioso appassionato, sia da ricordi di antiche amicizie e variegati viaggi.
In quest’ultimo volume, Giacomo Garzya racconta il suo passato legandolo al presente con un sottile filo, che si snoda attraverso i temi a lui più cari: la storia, l’amore, la passione, la solitudine contemplativa e creativa, l’amicizia, i colori. E la fotografia, l’altra arte che gli è congeniale, lo aiuta a fissarli nei mille fotogrammi che lo ispirano nell’attimo fuggente in cui li vive e che diventano versi o immagini. Strumenti che gli permettono di penetrare nel “mallo coriaceo” che è in lui, liberandone l’anima.
Quindi, “liberi gli occhi dalle bende”, come scrive lui stesso, l’autore esprime a piene mani il tumulto che lo attraversa, le contraddizioni che caratterizzano l’uomo. Esprime la dicotomia propria dell’uomo. Da una parte la voglia di osare, di andare oltre, dall’altro il freno, la corazza. E una volta domina l’una, una volta l’altro, nel tentativo di trovare un equilibrio che, a volte, sente stretto.
Ad ispirarlo sono il giorno e la notte, il buio e la luce, il colore, il rumore e il silenzio, in un’altalena tipica della sua personalità. Va alla ricerca di un rifugio sicuro che lo consoli e lo sproni rendendolo certo, ma solo per un attimo. L’attimo del verso, per fissare, nero su bianco, su carta o su pellicola, il fotogramma che lo ha ispirato. Le sue poesie sono attimi di vita colti in ogni momento del quotidiano.
La grecità è sempre presente nell’ispirazione, nel ricordo, nei versi. Ma ci si imbatte anche nella disperazione e nel dolore del vivere, che, di tanto in tanto, gettano un’ombra scura sulla voglia di vivere: e spesso lo attanaglia una solitudine interiore che non è isolamento ma dimensione da vivere e di cui godere. A volte, perfino ricercata.
Angela Matassa
Articolo pubblicato ne “Il Mattino”, 3 settembre 2003.