GIACOMO GARZYA, IL POETA ARGONAUTA

GIACOMO GARZYA, IL POETA ARGONAUTA

di Aurora Cacopardo

L’invenzione artistica procede per due strade diverse: la prima è la mimesi, che viene dall’osservazione del mondo e dalla capacità di raccontarlo.

Il libro di poesie di Giacomo Garzya presenta cinque raccolte dai nomi significativi: Solaria, Maree, Passato e presente, Il mare di dentro, Il viaggio della vita, tanto da definirlo un raccordo tra la memoria che si fa nostalgia e il sogno che recita mistero. Ma è anche il tempo del viaggio, un lungo racconto che raccoglie echi di emozioni, sentieri incantati, ricordi di mare, di amori, di stagioni, di deserti, di sogni.

L’analisi dei testi di Garzya, frutto di una sorvegliata interiorizzazione, induce a pensare ad un itinerario, lungo il quale si incrociano il grido di morte che sale dal mondo dei vivi e l’inutile dolore del vuoto per la perdita della persona cara che produce l’inevitabile sperdimento esistenziale per cui la vita sembra essere solo un vuoto deserto. Un segno fatale, un segno di morte, ma presentato con calmo distacco che suona, nel contempo, come serena accettazione dei limiti umani e come sfida al potere che ci sovrasta. Grande è la capacità del poeta di descrivere il mondo.

Si tratta di descrizione fatta per immagini. L’invenzione artistica procede per due strade diverse: la prima è la mimesi, che viene dall’osservazione del mondo e dalla capacità di raccontarlo. La seconda è l’opposto della prima cioè dilatazione e trasformazione del mondo, moltiplicazione del reale ed in ciò si concentra il meglio degli spunti creativi del poeta. Se il nuovo nasce dall’antico, ed il futuro proviene dalla memoria del passato, Garzya compie il suo viaggio da argonauta dentro la poesia dei lirici greci.

Scrivere è andare lungo i sentieri del tempo, per il poeta il tempo si è lasciato intrappolare dal mistero e dal segreto delle parole che si fanno sangue, vita e sogno negli anni lunghi della memoria che è in noi con le sue immagini e i suoi personaggi. In un tempo in cui le memorie si custodiscono. Ed è questo il tempo del viaggio.

Articolo pubblicato in “Chiaia magazine”, VI, n. 5, maggio 2011, p.40.

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