PASSATO E PRESENTE Poesia con foto, viaggio in versi tra luoghi onirici eppure reali Luoghi onirici, che riflettono la propria bellezza attraverso le immagini
e le sensazioni che suscitano nella poesia. Ai luoghi vissuti, attraversati,
o anche solo ammirati, Giacomo Garzya dedica Passato e presente, la raccolta
di 54 liriche, edita da Arte Tipografica, che segue Solaria e Maree, le
antologie poetiche con sui Garzya si è affacciato per la prima
volta al complesso mondo della scrittura, dopo anni di studi storici.
Non è un caso che sia uno storico, del calibro di Giuseppe Galasso,
a presentare la raccolta Maree. L'ultima è stata ufficialmente
presentata all'Istituto italiano degli Studi filosofici, alla quale hanno
partecipato, insieme con l'autore, la giornalista e scrittrice Angela
Matassa, il critico Adriana Pignani e il giornalista Enzo Pagliaro. Studi
vichiani e crociani, e una professionalità indiscussa in campo
storico - con numerose pubblicazioni sulla storia sociale e religiosa
del Mezzogiorno - non hanno impedito all'autore di esprimere il suo estro
poetico. Non solo attraverso i versi, ma anche con la fotografia, l'altra
arte che gli è congeniale, che lo vede autore di belle pubblicazioni
su Napoli e su Procida. Prendendo a modello un autore universale, come
Antoine de Saint-Exupery, Garzya "guarda ciò che lo circonda
come se si trovasse sulla luna o su un astro immaginario", così
che tutto si confonde e la realtà varca i confini della fantasia.
Nasce così Passato e presente in cui, chiariscono le relatrici,
il poeta esprime, approfondite ed arricchite, le forti sensazioni, le
emozioni, le visioni espresse nei due precedenti volumi. Celebrando la
natura, la passione, la solitudine contemplativa. Versi nei quali, come
scrive Giuseppe Galasso nella prefazione di Maree, "è rivelato
un mondo semplice ancorché pensoso, composto ancorché vivace...
naturale e credibile nella sua radice umana". Articolo pubblicato ne "Il Mattino", 4 febbraio 2003. |
Giacomo Garzya, versi sospesi sull'altalena di passato e presente È dedicato a Passato e presente l'ultimo libro di poesie di Giacomo
Garzya, pubblicato da Arte Tipografica. Il poeta-fotografo, salentino
di origine, ma napoletano d'amore, già nei precedenti Solaria e
Maree esprimeva emozioni e visioni che tornano in quest'ultima raccolta
approfondite ed arricchite. Prodotte, sia dalla passione per la Grecia,
di cui è studioso appassionato, sia da ricordi di antiche amicizie
e variegati viaggi. In quest'ultimo volume, Giacomo Garzya racconta il
suo passato legandolo al presente con un sottile filo, che si snoda attraverso
i temi a lui più cari: la storia, l'amore, la passione, la solitudine
contemplativa e creativa, l'amicizia, i colori. E la fotografia, l'altra
arte che gli è congeniale, lo aiuta a fissarli nei mille fotogrammi
che lo ispirano nell'attimo fuggente in cui li vive e che diventano versi
o immagini. Strumenti che gli permettono di penetrare nel "mallo
coriaceo" che è in lui, liberandone l'anima. Quindi, "liberi
gli occhi dalle bende", come scrive lui stesso, l'autore esprime
a piene mani il tumulto che lo attraversa, le contraddizioni che caratterizzano
l'uomo. Esprime la dicotomia propria dell'uomo. Da una parte la voglia
di osare, di andare oltre, dall'altro il freno, la corazza. E una volta
domina l'una, una volta l'altro, nel tentativo di trovare un equilibrio
che, a volte, sente stretto. Ad ispirarlo sono il giorno e la notte, il
buio e la luce, il colore, il rumore e il silenzio, in un'altalena tipica
della sua personalità. Va alla ricerca di un rifugio sicuro che
lo consoli e lo sproni rendendolo certo, ma solo per un attimo. L'attimo
del verso, per fissare, nero su bianco, su carta o su pellicola, il fotogramma
che lo ha ispirato. Le sue poesie sono attimi di vita colti in ogni momento
del quotidiano. La grecità è sempre presente nell'ispirazione,
nel ricordo, nei versi. Ma ci si imbatte anche nella disperazione e nel
dolore del vivere, che, di tanto in tanto, gettano un'ombra scura sulla
voglia di vivere: e spesso lo attanaglia una solitudine interiore che
non è isolamento ma dimensione da vivere e di cui godere. A volte,
perfino ricercata. Articolo pubblicato ne "Il Mattino", 3 settembre 2003. |