Ciò si vede di primo acchito, quando si nota nell'inquadratura della foto, un taglio molto personale, curato e ricercato, che è il telaio fondamentale per il definitivo intervento creativo, a tavolino. In questa seconda fase, quella della rielaborazione della foto, Alexandra si destreggia in modo sicuro e inusuale con i colori, che si sovrappongono a quelli originali o al bicromatismo del controluce, portando a un risultato che rende quasi irriconoscibile il nuovo lavoro creativo dall'originale. In questa fase, si intrecciano in modo visibile i motivi ideologici di Alexandra con le parole ispirate dei poeti, rendendo il tutto omogeneo e unitario, in sintonia con la nota tesi crociana dell'unità dell'arte. La tendenza a sedimentare le nuove finalità della fotografia digitale, nell'immaginario collettivo, il nuovo linguaggio artistico, le nuove concezioni nella pittura, si possono riscontrare, almeno da un decennio, in non pochi artisti nel panorama internazionale. Penso in particolare al grande fotografo francese, Michel Kirch, che seguo con particolare attenzione da oltre un decennio e che ho potuto apprezzare per il suo coraggio nell'innovazione dell'arte fotografica. In questo periodo espone sue opere alla Biennale di Venezia, avendo già esposto tanto in Francia e in giro per il mondo, con grande successo. L'augurio che posso fare senz'altro a Alexandra Mitakidis è che possa avere anche lei il successo che merita, a dirlo un fotografo/poeta d'altri tempi e ben lontano dai nuovi orizzonti. Trieste, 8 settembre 2022 GIACOMO GARZYA in "Chiaia Magazine", anno XVII, numero 100 - dicembre 2022 |
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