Della
vasta e articolata produzione artistica di Giacomo Garzya, poeta
completo nello sguardo e per complessità culturale ed esistenziale,
mi ha colpito in particolar modo la lettura della raccolta "Delos.
Poesie 2015-2019", Iuppiter Edizioni, Napoli 2020, che copre
l'arco di quattro anni, sviluppando un'affascinante pluralità
di temi e tonalità emotive, di sguardi e paesaggi.
Già dalle prime pagine appare evidente la raffinata formazione
culturale dell'autore, unita all'esperienza di molteplici viaggi
compiuti in terre lontane e vicine, ma anche attraverso il tempo
e dentro se stesso, cifre che contraddistinguono la sua poetica,
imprimendovi un'aura inconfondibile che gli deriva da una profonda
sensibilità, acuita dalla forza alchemica operante del dolore
che trasmuta e trasfigura ogni esperienza terrena.
La raccolta è dedicata alla figlia Fanny, scomparsa tragicamente
a soli ventiquattro anni nel 2008 ed è suddivisa in due sezioni:
"I sassi parlano" e "Delos".
Nell'accurata prefazione al libro Enzo Santese scrive: "Delos
qualifica questa silloge ed è titolo emblematico che racchiude
nella brevità del nome la ricchezza di suggestioni di cui
è capace l'isola greca e il mondo classico che rappresenta;
nella sua fisicità dà corpo all'illusione dell'isola
di Atlantide (immaginaria e simbolica nel pensiero foscoliano delle
"Grazie"), dove bellezza e armonia costituivano l'essenza
di un'atmosfera continuamente generatrice di vita."
Delos,
l'isola sacra, luogo di nascita di Artemide e Apollo, i due gemelli
divini, è il centro politico e religioso, ma anche militare
del mondo antico da cui si dipana il viaggio poetico di Giacomo
Garzya, evidenziandone il profondo legame con la classicità.
Nell'antichità il nome di Delos, come quello dell'isola che
costituisce la parte più antica di Siracusa, era Ortigia,
che significa "quaglia" (in greco antico: ortyx), l'animale
sacro ad Artemide e che è simbolo della Dea.
Viaggiatore d'eccezione, Giacomo Garzya ha percorso terre, mari,
deserti, montagne, isole che fa confluire nel centro di Delos, immagine
misteriosa e sacra capace di agglutinare tutte le altre, athanor
misterico in cui si distilla l'elixir della poesia.
L'autore interroga il mistero dell'esistenza e pur narrando il suo
percorso individuale, questo assume anche una valenza universale
poiché, come egli stesso afferma, "Interrogo me, pensando
agli altri": in quest'affermazione sta il presupposto dal quale
inizia ogni suo lavoro e ricerca, si tratti di un viaggio in terre
lontane o di un esplorare città e atmosfere familiari. Il
suo intento è ricercare l'enigma nascosto, per coglierne
il significato più profondo. Ogni luogo così diviene
microcosmo e si configura quale centro spirituale in cui assenze
e presenze s'integrano.
Grazie alla sua sensibilità riesce a trasformare anche eventi
dirompenti come le tempeste in esperienze estetiche in grado d'illuminare
la vita come in una sinfonia non scritta di Alessandro Scarlatti.
TEMPESTE
Di
Alessandro Scarlatti
una sinfonia non scritta
ho ascoltato,
in una cappella sul ciglio
del mare, fatto di aghi bianchi
e trasparenti cristalli.
Le onde impazzite, racconta,
del mare, quando esaltano
e lacerano insieme l'anima,
nel ricordo delle tempeste
in ciascuno di noi,
eterno movimento dello spirito,
ora flauto
ora oboe
ora violoncello
ora dolore
ora gioia,
nel teatro barocco e mistico
della nostra vita.
Marina
del Cantone, 28 febbraio 2016
La
vita del poeta è vissuta pienamente e con grande consapevolezza
e apertura tra viaggi, città, amore, amicizia, interesse
per l'arte, la storia, il mito e la letteratura e tutto ciò
appare dai suoi scritti, ma non bisogna dimenticare che l'autore
è anche un eccellente fotografo, capace di cogliere gli enigmi
insiti nei volti e nei paesaggi. Nella sua arte, si opera una trasfusione
continua tra parola e immagine.
Come
afferma Roland Barthes: "Ciò che la fotografia riproduce
all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente
ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente.
In essa, l'avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa
riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo;
è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta
e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l'Occasione, l'Incontro,
il Reale nella sua espressione infaticabile." (da La camera
chiara).
PANTHÉON
Percorrevo
con te
rue Soufflot,
lo stesso passo
lo stesso pensiero
lo stesso sorriso,
arrivare ai giardini
del Lussemburgo
per godere la pace,
la vita di questa Lutezia
cosmopolita e viva di luce.
Tu sei con me anche ora,
dopo dieci lunghi anni,
nello stesso bistrot belga,
come mia madre
come tua nonna,
l'anima in pace,
in un momento di guerra
di terribile insensata guerra.
Paris,
le 24 mars 2016
TRAMONTO
AL LUXEMBOURG
Scherzavi
con le nuvole rosa e rubine
della sera,
domani è un bel giorno,
dicevi, e eri felice del tuo
Don Quijote, l'hidalgo napoletano
qui a Parigi, per scoprire con lui
un mondo fantastico di pupi
siciliani, di fantoche, poupée
e guinol, marionette
universali, gioia di grandi e bambini,
di mulini a vento, qui a Montmartre,
giganti visioni dalle braccia rotanti,
tu che volevi un mondo giocoso
irreale, buono.
Paris,
le 25 mars 2016
.
Parigi è il luogo dove la figlia Fanny ha vissuto per un
periodo e che pertanto si carica di intense risonanze emotive.
Altro centro simbolico del suo andare poetico è Napoli, sua
città d'origine, barocca e medievale, aragonese e normanna,
piena di seducenti contrasti, ricca di storia e di testimonianze
artistiche.
La capacità di sguardo poetico e fotografico di Giacomo Garzya
si manifesta sempre nel cogliere il bagliore dell'istante. Napoli
è densa di risonanze letterarie e artistiche, è la
città di Salvator Rosa, di Anna Maria Ortese, di Raffaele
la Capria, di Ermanno Rea, ma anche di Eduardo Scarpetta, dei fratelli
De Filippo, e appare come città sfarzosa e sontuosa anche
nella sua vivace povertà.
MISERIA
E NOBILTÁ
Una
cicca, sì proprio una cicca
di sigaretta, erano spiccioli,
quelle che raccoglievano
con bastoni con punta
a chiodo, uomini e donne
persi nell'ombra di se stessi,
ai bordi dei luridi marciapiedi
della Stazione centrale
o a via Roma,
dove i marciapiedi
erano come le ruote delle auto,
putridi di piscio di cane.
Era la povertà di allora,
la povertà di Napoli, ancora
quando con i pantaloncini corti,
a nove, dieci anni correvo
per il centro della città,
io vomerese,
quindi d'un altro pianeta.
Sparirono poi i bastoni con punta
a chiodo e rimasero gli sciuscià,
il mestiere che impomatava,
spazzolava e lucidava
le scarpe coperte di polvere.
L'ultimo sciuscià, lo puoi oggi
ancora incontrare,
Angelo Calza,
fuori la Galleria Umberto Primo,
in quella che ora si chiama
via Toledo,
come cambiano i nomi,
e quando sporcò i miei calzini,
al momento non si dette pace,
ma poi incolpò
le mie scarpe americane, le mie
Timberland da combattimento.
In dollari, disse, mi dovete pagare,
ridendo.
E al Grand Central Station
di New York
gli sciuscià, sono di nobile stirpe
per i prezzi che fanno,
per la loro prosopopea,
per il loro antico mestiere.
Napoli,
12 maggio 2016
.
Nella seconda parte della raccolta, intitolata appunto "Delos",
i versi assumono una forma breve, a tratti epigrammatica, abbandonando
la forma sciolta, epica e narrativa, per acquisire maggior intensità
e condensazione. Le poesie, fedeli alla classicità, hanno
come elementi dominanti l'amore declinato in tutte le sue forme:
amore per gli amici, fraterno, coniugale, paterno, tenerezza profonda
nei confronti della nipotina e che si esprime con intensità
di accenti che avvicinano la sua opera al Canzoniere di Saba.
Sono innumerevoli le città e i luoghi attraversati dall'immaginario
poetico di Giacomo Garzya, come l'isola di Procida, frequentata
fin dall'infanzia, la stessa in cui Elsa Morante ambientò
"L'isola di Arturo" e Trieste, sua città d'adozione,
con la sua anima cosmopolita, il suo Molo Audace e Piazza dell'Unità,
nelle cui strade aleggiano le presenze letterarie di James Joyce,
Italo Svevo, Ernesto Saba.
Oh,
le campane di San Giusto
quanta grande e piccola storia.
Oh, la sinagoga a un passo
dal Caffè San Marco.
Oh, il tempio serbo-ortodosso
in piazza Sant'Antonio nuovo.
Tutte espressioni di libertà
e di cultura aperta a tutti i venti.
.
Trieste, 15 marzo 2018
Affiorano
immagini di grande sensibilità pittorica che assumono la
valenza di una condizione esistenziale, come il rosso pompeiano
che sfuma e sbiadisce al pari della bellezza in un volto femminile.
IL TEMPO SCORRE
Il
rosso pompeiano,
a macchia copriva l'intonaco,
colore dava al tufo qua e là,
un vestito ormai logoro,
il vento della storia
a corrodere i pigmenti,
come gli anni a scarnire
il volto, un tempo bello,
d'una donna, che aveva sedotto,
ora, ancora, con i suoi occhi
profondi.
Napoli,
20 marzo 2017
I
suoi versi sono intrisi anche da un senso di solitudine e raccoglimento,
condizioni precipue per l'espressione poetica.
Solinga
la vela in un fascio di luce,
che cerca?
La libertà sul manto
argentato del mare
Napoli,
3 dicembre 2017
L'ineluttabile
entropia prodotta dallo scorrere del tempo ritorna condensandosi
nella bellezza di Duino, luogo letterario e leggendario per eccellenza.
DUINO
Un
alone romantico
sulle rovine del castello
e su quelle pietre il riflesso
magico del golfo di Trieste
e di Miramar.
L'acqua placida,
in un giorno di bruma,
fa pensare a una spada
nella roccia, a una spada
nel mare.
Ogni pietra parla di guerre
e di amori.
Tutto è ora silente nel riposo
degli eroi, ma che, a tanta
bellezza, vivono e rivivono
in noi, Diomede su tutti,
re dell'Adriatico mar.
Trieste,
4 luglio 2018
Tutto in questa raccolta si struttura in una polifonia di voci e
di accenti che si combinano insieme con eleganza, umanità,
autenticità e grande amore per la ricerca interiore.
Poesia è viaggio e il viaggio poetico di Giacomo Garzya,
profondo e intenso, è orientato verso il centro sacro di
Delos, isola santuario galleggiante nel Mar Egeo.
LUCIA
GUIDORIZZI