Nella prestigiosa cornice di Palazzo Serra di Cassano, all'Istituto italiano per gli Studi Filosofici, il 24 aprile 2009, Patricia Bianchi e Valerio Petrarca hanno presentato il quinto libro di poesie di Giacomo Garzya, "Pensare è non pensare", con prefazione di Eugenio Mazzarella ed edito da Bibliopolis (Napoli 2009), dopo "Solaria" (1998), "Maree" , con prefazione di Giuseppe Galasso (2001), "Passato e presente" (2002), "Il mare di dentro" con prefazione di Patricia Bianchi (2005). "Pensare è non pensare", uscito a un anno dalla tragica scomparsa di Fanny Garzya, figlia dell'autore, avvenuta il 6 febbraio 2008 a Castel Volturno, è connotato da due anni di poesie e l'ultimo è pregno del disastro umano che egli ha vissuto, come si evince anche dal titolo della raccolta. Patricia Bianchi, che già aveva presentato, in questa stessa sede "Il mare di dentro" nel 2005, ha espresso la sua esperienza di lettura delle poesie, che vengono definite di complessità e dense di significati, che portano a riflettere su ciò che è l'esperienza umana di Giacomo Garzya, in un momento storico della sua vita, che lo porta a rivedere il suo concetto di natura, non vista più come trascendenza, ma come realtà tragica, realtà della coscienza dell'uomo, e in questo si è riferita ad Auerbach. Un libro, nella sostanza, del presente, aperto ad interrogativi esistenziali, più che nelle raccolte precedenti, dominate dal paesaggio. Interrogativi posti a se stesso, ma anche agli altri. Patricia Bianchi si è soffermata, poi, come all'inizio lo stesso autore, e poi Valerio Petrarca, sul titolo della raccolta e ne ha messo in luce la profondità, nella misura in cui esiste il dolore col quale dialogare con la parola, per continuare a esistere. La poesia è fatta di parole, senso della vita, conoscenza, che creano un contatto con noi stessi, in rapporto con la natura e con gli altri da noi. Patricia Bianchi ha concluso l'intervento dicendo che la raccolta di Giacomo Garzya è un libro di comunicazione e di conoscenza, con parole pure nella loro essenza, è una poetica pura. Valerio Petrarca, antropologo, dopo la lettura di una scelta di poesie da parte di Paola Celentano, madre di Fanny, e di Giovanna Marmo, anche lei poetessa, ha posto l'accento sulla capacità evocativa della poetica di Giacomo Garzya, rapportando la poesia e il mito e soffermandosi sull'anticogito cartesiano, a proposito del titolo della raccolta, nel suo significato più profondo, coerente con la coerenza della poetica di Garzya, vista come sottrazione al dolore, come dimensione che trattiene dalla coscienza, quindi dal dolore.Valerio Petrarca ha testualmente detto "noi siamo dove non pensiamo, quindi un Cartesio messo sotto sopra". L'ultimo anno della raccolta consente di articolare il rito protettivo dell'esistenza attraverso uno stile proprio, che permette di dare senso alle cose, proprio quando non pensiamo. L'autore ha chiuso la serata, leggendo e commentando alcune poesie significative della sua poetica, alla luce del tragico evento che ha sofferto e ha confermato l'interpretazione che delle sue poesie hanno fatto i presentatori.
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