RECENSIONE DI ROSSELLA GALLETTI AL LIBRO: GIACOMO GARZYA, "IL VIAGGIO DELLA VITA", Napoli 2010.

GIACOMO, IL POETA ERRANTE


A due anni dalla morte della figlia Fanny, esce "Il viaggio della vita" (M.D'Auria Editore, 2010, euro 12.00), la raccolta di poesie scritte da Giacomo Garzya, poeta e fotografo napoletano, tra il 2007 e il 2010. Presentato lo scorso 16 giugno nello Spazio la Feltrinelli di piazza dei Martiri, a parlarne con l'autore c'era il professor Giovanni Starace, psicoanalista: "L'integrazione tra affettività e sessualità, -spiega- tra vita e morte, passione e razionalità è una cosa complessa". Eppure gli opposti non sono altro che le due facce di una stessa medaglia, tutto sta nel saper cogliere negli interstizi dell'animo umano quella sottile linea che allo stesso tempo separa e unisce: quello dell'artista è un inno contro il manicheismo, perché "l'urlo scomposto, trascendente, gotico, / manifestare può tanto la vita come la morte, / come l'urlo liberatorio dopo un travagliato parto, / come l'urlo straziato per la scomparsa di un figlio". La vita è un grande racconto e man mano gli anni passano il racconto si modifica, quello che un tempo era amore ora è un vuoto che dilania lo stomaco. Quando Marco Polo riferiva al Grande Khan le cose meravigliose che aveva vedute durante le spedizioni nello sconfinato impero cinese, spesso raccontava di odori e sapori della sua infanzia a Venezia. Viaggiando ammiriamo paesaggi naturali e culturali sconosciuti, ma compiamo anche un percorso che ci riporta a ritroso nel tempo, a dar senso ad eventi passati nei quali riscopriamo l'altro che è in noi e che, manifestatosi in un'epoca lontana, riemerge proprio nella conoscenza dell'alterità. Il Garzya sa bene che si viaggia "per cercare quelle immagini / che avevo da sempre / nella mia mente, / forse viaggio / per ritrovare il senso primo / che mi tormenta da sempre, / forse il viaggio / è un tornare indietro / per preservare qualcosa / di allora". Ma a un certo punto, prima o poi, il cammino è "bruciato dal fulmine": un anelito resta però in chi vive, nell'eros, pulsione sessuale contro la pulsione di morte.

 

ROSSELLA GALLETTI

Articolo pubblicato sulla rivista "Chiaia magazine", anno V, n. 6-7, giugno-luglio 2010.

 



 

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