SCRISSI “COLORI DI LAURA” E DIECI ANNI DOPO “GLI OCCHI PROFONDI, COME UN MANTO” DOPO AVER AMMIRATO I QUADRI DI UNA CARA AMICA, VALENTE PITTRICE VICENTINA, LAURA BOTTARO.
COLORI DI LAURA
Ocra e azzurro
Ocra e azzurro
nei tuoi paesaggi dell’anima,
come soffi di vento rosa,
il tuo animo tormentato di
donna
addolciscono e stemperano
i freddi duri come il ferro,
che nei corpi vivi trovi,
ma tratteggiati
da linee d’angoscia,
che si confondono nei fucsia
blu bordeaux verdi,
gelidi nella loro disarmonica
crudezza.
Col rosso del tuo cuore
contrastano
gli aculei neri delle erbacce,
che rompono il campo visivo,
ma quel campo di colori in
fuga
il profondo tocca e è rottura
e continuità
nell’arancio del deserto,
che ritrovi nella superba marina,
con quei blu vari, profondi,
che demarcano la terra dal mare,
il finito dall’infinito.
Ancora minacciose nuvole
incalzano,
in lotta tra loro, come tromba
d’aria,
e non sono che l’uragano,
che è in te
e che ti trascina verso una luna
arcigna, che guarda i tuoi
scatenati elementi contro l’isola,
che è dentro tutti noi,
tanti Robinson Crusoe
in cerca della via maestra,
che ci riporti in un porto
sicuro,
non in un porto sepolto.
Napoli, 23 luglio 2009
[guardando i quadri della cara amica Laura Bottaro]
in Giacomo Garzya, “Il viaggio della vita”, in “Poesie” 1998-2010, Napoli 2011, M. D’Auria Editore, pp. 341-342.
Alla cara amica e artista e pittrice di vaglia, Laura Bottaro
Gli occhi profondi, come un manto
di fiordalisi, tessono i quadri
con tutte le gamme del rosso
e del blu mare, in infiniti
campi cromatici.
Le tue tele indimenticabili,
come il tuo sguardo timido,
ma acuto osservatore,
colgono nella realtà l’essenza
del tuo spirito, alla ricerca del bello
e dell’inquietudine che è in noi.
Trieste, 2 novembre 2019
in Giacomo Garzya, “Delos (Poesie 2015-2019)”, Napoli 2020, Iuppiter Edizioni, p. 327.
“Laura Bottaro Artist
Laura Bottaro, pittrice, nasce a Vicenza il 19 dicembre 1958, diplomata in Pittura” nel 1986 all’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida del Maestro Emilio Vedova, con una tesi su Wols. Su di lei si catalizzano anche influenze provenienti dalla filosofia orientale e da alcuni artisti che ha amato come Giacometti e Hans Hartung. La difficoltà a reperire materiale su questa artista mi permise, straordinariamente, di rivolgermi direttamente alla fonte e con la sua famiglia iniziò un intenso rapporto che perdurò per molti anni. Iniziò l’attività espositiva in Germania, dove soggiornò per lunghi periodi. La prima volta a Berlino, il 2 novembre 1989. Si presentò al pubblico italiano nel 1992, con una mostra alla Galleria Sintesi di Treviso.
Prima, a Milano, un’ esperienza scultorea per un evento nel 1987, organizzato dall’Assessorato alla cultura”.
YURI KREA
“Nella mia pittura si possono individuare alcuni soggetti ricorrenti, in particolare nudi femminili e paesaggi. Non vanno però interpretati in termini di convenzionale figurazione, ma come “sensibile ed intensa scrittura emotiva” che talvolta si spinge ai confini dell’astrazione totale. È una pittura di evidente carattere introspettivo, ma anche un invito all’uomo a riscoprire se stesso. Lo studio della personalità umana nelle sue poliedriche angolazioni mi ha sempre affascinato, la pittura rappresenta per me, un profondo metodo d’introspezione della psiche e dell’anima, sia per conoscere me stessa, sia per conoscere o meglio captare il mondo che ci circonda. Il percorso pittorico che mi contraddistingue pur partendo in fondo sempre dalla stessa matrice si muove attraverso cicli “che si ripetono pur senza ripetersi” ognuno di essi rappresenta non una fine ma sempre un nuovo inizio”. “La pittura è la mia vita, io guardo attraverso essa nella mia coscienza e scopro che non è isolata ma appartiene al mondo, come una sorta di specchio, o meglio un numero infinito di frammenti di specchio in cui ognuno può ritrovare se stesso, in una unità che ci lega gli uni agli altri inseparabilmente” (Laura Bottaro).
(per la sua produzione artistica, vedere il sito web www.laurabottaroarts.wixsite.com/mysite )
Writing about her
Salvatore Maugeri
Toto Cacciato
Manlio Onorato
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Renata Bocchese
Carla Chiara Frigo
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Stefano Pillon
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Paolo Botton
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Salvatore Russo
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Giacomo Garzya
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Adelinda Allegretti
Renato De Paoli and other…
“L’arte si confronta spesso con le grandi tragedie della storia, per lo più nelle forme della testimonianza o della denuncia, scrivendo talora pagine indimenticabili d’impegno civile ma esponendosi pure al rischio della retorica e della propaganda; altre volte scegliendo il tono più pacato ma non meno incisivo dell’accorata riflessione sulle radici del male e sulla controversa natura umana, capace del pari di grandezza e di meschinità, di suprema lealtà e di tradimento, di estremo amore sino al sacrifico totale di sé come della più efferata crudeltà. È un’interrogazione senza risposta e sempre ritornante
È con questo spirito che Laura Bottaro ha recentemente dedicato un ciclo di opere al genocidio degli Armeni, una delle pagine più dolorose del XX secolo, tragedia inaugurale di un secolo di eccidi, spesso avvolti dall’indifferenza e dimenticati, o persino – proprio come quello degli Armeni – caparbiamente negati, nonostante la straziante e macabra evidenza di documenti e testimonianze, sulle quali sorvolo poiché mi manca la minima competenza per una sia pur sommaria ricostruzione storica che del resto non rientra nelle finalità di queste mie brevi note, destinate a presentare le opere della pittrice vicentina. Benché le vicende evocate ne offrissero lo spunto, Laura Bottaro non si sofferma sulle scene di cruda violenza su cui oggi tanta pittura insiste con eccessiva disinvoltura e cinico voyeurismo, a tal punto da far spesso dubitare della sincerità delle intenzioni; al contrario sceglie il tono elegiaco di un sommesso e composto lamento funebre che parrebbe scandito sulle note umanissime e melanconiche di un duduk, il tradizionale flauto a doppia ancia che accompagna da 1500 anni le sofferenze del popolo armeno. Al dolore della perdita e a un orizzonte metafisico che la renda minimamente tollerabile, agli affetti spietatamente calpestati, alludono anche i titoli: “Nostalgia”, “Cenere di rose”, “Campi del cielo”… Il segno, il segno di Laura Bottaro così caratteristico da essere “firma” inequivocabile (e che del resto si ritrova nella scrittura stessa dell’artista), sembra in questi piccoli acquerelli percorso dal vento che spazza gli altopiani anatolici. Eppure è il suo segno di sempre, riconoscibilissimo, che non ama indulgere all’aneddoto e a notazioni ambientali, poco incline al racconto -dunque quanto di più lontano si possa immaginare da un facile mimetismo di maniera- ma tuttavia capace di immedesimarsi per intima adesione nelle situazioni che ne sollecitano l’invenzione, soprattutto di parlare la lingua più universale che esista, quella del dolore. Dal silenzio si leva ancora una volta l’eterna domanda: “Perché?”.
Lonigo, febbraio 2007
MANLIO ONORATO su “Cenere di Rose”.
Testimonianza per il popolo Armeno, Bassano del Grappa, 2007.