CONCORSI E PUBBLICAZIONI

Melfi, 15 maggio 1988 (foto di Giacomo Garzya, esposta nella sua prima mostra fotografica "Forti affetti", 4-13 maggio 1994, Napoli, Palazzo Pignatelli)

GIACOMO GARZYA E LA SUA PARTECIPAZIONE AI CONCORSI POETICI A PARTIRE DALLA FINE DEL 2022

 

Giacomo Garzya è stato sempre finalista e con “menzioni al merito,” nei nove concorsi poetici a cui ha partecipato dalla fine del 2022: in particolare, come finalista del Premio Internazionale Mario Luzi, XIX edizione 2023-2024, col suo libro di poesie “Delos”, Napoli 2020, Iuppiter Edizioni, ha ricevuto, il 19 dicembre 2024, il Titolo e Benemerenza di Alfiere della Cultura; è poi risultato secondo al “Quarto Premio Internazionale Fëdor Dostoevskij”, col suo libro “Poesie” (1998-2010),  con presentazione di Luigi Mascilli Migliorini, Napoli 2011; sesto ex aequo, con “menzione speciale al merito”, all’ “Ottavo Premio internazionale Salvatore Quasimodo”, presidente della giuria il figlio Alessandro, di nuovo col suo libro “Delos. Poesie (2015-2019)”; “Poeta Federiciano” al Concorso internazionale “Il Federiciano”, edizioni 2022 e 2023, menzione di merito allo “Stromboli”, 2024.

IV Premio Internazionale
Fëdor Dostoevskij


SEZIONE POESIA EDITA  9.  Libro di poesia edito in formato cartaceo, pubblicato dall’anno 2002 in poi.

1° Posto: Maria Antonietta Di Buduo

2° Posto: Giacomo Garzya

3° Posto: Mirko Federici

4° Posto: Rosario Signorello

5° Posto: Roberta Tuveri

FONDAZIONE MARIO LUZI

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica

Divisione Atti e Pubblicazioni

www.marioluzi.it

  

Prefazione di Enzo Santese al libro di Giacomo Garzya “Delos”, cui segue la recensione di Lucia Guidorizzi.

 

«Le mie poesie come le mie fotografie sono un giornale intimo che non è intimista. Sin da piccolo mi è stato inculcato il valore dell’universalità e quando scrivo fotografo, interrogo me, pensando agli altri». Con queste parole Giacomo Garzya segna un itinerario di attenzione per il lettore in una pagina d’avvio a una silloge del 2010 (Il viaggio della vita, D’Auria editore); è una sintesi concettuale che costituisce la nervatura primaria di una scrittura che mira alle profonde connessioni tra realtà interna ed esterna, mentre il poeta cerca dentro di sé quei punti di contatto con la realtà che giustificano un’appartenenza a pieno titolo al mondo. Le liriche sono percorse dalla frequenza di un dolore che diventa cangiante nei toni di sopportabilità e mutevole nella gradazione della sua incandescenza; qui si sviluppa una serie di annotazioni perentorie sulla dicotomia tra gioia e sofferenza, sulle ragioni che fanno prevalere di volta in volta l’una polarità emotiva sull’altra.

Anche quando la metafora sembra raggiungere l’alta tem- peratura di una rarefazione del pensiero, la realtà si presenta nella sua essenza prospettata allo sguardo e all’animo del lettore con il tono di una colloquialità mai vernacolare, semmai ridotta alla cifra più prossima alla sensibilità degli altri, che l’autore si immagina lo ascoltino per un confronto ideale sulle valenze dell’“esserci” in una dimensione fisica che seduce con la sua avvincente bellezza e abbatte con la sua spietata discrezionalità. Il sentimento percorre nel- la vasta gamma dei suoi timbri tutta la riflessione di Giacomo Garzya che è intellettuale legato alle sue radici, ma  quel tanto che gli consente di seguire la curiosità a conoscere le più diverse particolarità naturali, artistiche e antropologiche. Sì, perché nella poesia c’è l’uomo nella sua interezza, l’individuo che guarda a sé e, nel contempo, è atomo di un universo fatto di mille diversità nelle cose, nelle persone, nei loro modi di intendere l’esistente.

Delos qualifica questa silloge ed è titolo emblematico che racchiude nella brevità del nome la ricchezza di suggestioni di cui è capace l’isola greca e il mondo classico che rappresenta; nella sua fisicità dà corpo all’illusione dell’isola di Atlantide (immaginaria e simbolica nel pensiero foscoliano delle “Grazie”), dove bellezza e armonia costituivano l’essenza di un’atmosfera continuamente generatrice di vita. Il poeta conserva nella retina la visione spetta- colare dei suoi marmi candidi, delle sue rovine che inducono il visitatore ad affidare alla fantasia il compito di una virtuale ricomposizione di quel paesaggio, dando ai resti di una civiltà millenaria la definita completezza delle origini. È un’avventura dello spirito che innesca una comunica- zione diretta tra Giacomo  Garzya e il genius loci, nei con- fronti del quale si pone in ascolto registrando quelle energie che servono a dilatare la tensione lirica in ogni luogo e tempo in cui la necessità del bello si evochi per la corrispondenza diretta con la realtà o per il rimpianto dovuto all’“assenza”, tema portante di una frequenza emotiva por- tata ad attraversare in forma diretta o mediata tutta l’opera di questo autore. Il poeta, segnato dalla perdita della sua diletta figlia Fanny, sa che la giovane si è eclissata dalla possibilità di sguardi ed abbracci, ma è presenza costante in quei circuiti interiori dove le cose e le persone care saggia- no il pregio dell’eternità. La perdita rende più poveri e, paradossalmente tanto forti da sopportarne i riflessi. «Come vorremmo riabbracciare / il sorriso di una persona ca-ra / e non vederlo solo nella filigrana / della memoria». E il valore della vita si fa ancora più forte, anche quando è fran- tumato da azioni e proclami, «dove la propria vita si di- strugge,/ per distruggere la vita degli altri». Ogni assenza genera un senso diffuso e inestinguibile di nostalgia, desiderio sottile in una percettibilità appena accennata, oppure prorompente per un’accresciuta sensibilità dovuta alla mancanza che può trasformarsi in nuova energia per in- nervare la presa d’atto di una necessità, quella di vivere pienamente anche per integrare il vuoto della sparizione con il pieno della poesia; questa non può essere medica- mento di una lacerazione forte ma combustibile per fare ancora molta strada nella geografia complessa dell’esistente, dove il futuro si struttura anche nelle pacificate tensioni del presente.

Il poeta affida all’opera il compito di esprimere specu-

larmente i pensieri, gli stati d’animo, la trepidazione per una realtà che in troppe occasioni divarica dalle leggi della bellezza, facendo prevalere la logica della violenza che macchia la storia di efferata tensione al brutto. Ne è paradigma lampante l’Olocausto, obbrobrio di un’animalità intollerabile perché «un tempo lontano fuoco / e sacrificio di agnelli, / disciolse nel sangue gli umori cattivi / dell’uomo». Fortunatamente la compensazione, pur parziale, la si trova nelle meraviglie dell’ingegno, come è la “Primavera” di Botticelli, “fiorita” nella poesia Zefiro, «il leggero soffio da ponente / la primavera annuncia / con le sue ghirlande di fiori». Il tono elegiaco dell’opera si amplifica con la mente proiettata in terre lontane, a Gerusalemme, sulla spianata del tempio dove la voce di Dio è inascoltata da parte di coloro che ancora coltivano «odio antico, rabbia, contesa». I versi rispondono nel loro ritmo a una norma di musi-calità che modula i propri registri in rapporto al soggetto ispiratore, variando anche le sfumature d’umore dentro la maggiore o minore brevità dei concetti tradotti in un’ampia antologia di soluzioni formali da una vocazione che spinge a trasmettere con immediatezza, non a “costruire” secondo mestiere. Da qui nasce una poesia pulita, scritta sull’onda di una generosità che dice parole per sottolinea- re la volontà dell’autore di essere nel mondo cercando una sponda per i suoi tremori e un confronto per le sue certez- ze. Giacomo Garzya apre in questa sua quindicesima raccolta poetica un diario intimo, costruito sulle emozioni che in un determinato tempo e luogo hanno generato il flusso concettuale e lirico delle composizioni; li ha indicati puntualmente quasi a scandire il proprio vissuto sulla necessità di comunicare al lettore o all’ascoltatore la scintilla generatrice del suo sentire consegnato a versi estranei all’orpello decorativo. La conferma sta anche  nel libro precedente, L’amore come  il vento (Iuppiter edizioni), in cui i testi citano il moti vo della morte, esaltando comunque il valore della vita. I paesaggi, anche se luminosamente tracciati in punta di penna, come dire in delicata strategia di evocazione, vivono su una fisicità che sfuma i propri contorni dentro un complesso di scrittura che plasma i toni secondo una variabilità che è direttamente proporzionale al veloce avvicendarsi delle stagioni, dei suoni, dei colori e si posano sulle evidenze fisiche e architettoniche dei luoghi, dove Garzya – sembra dircelo con la voce sommessa e forte della sua espressione regolata secondo le pulsazioni del mondo interiore – con la forza del suo dire sottolinea che la poesia abita ovunque e che al poeta è dato intercettare le sue vibrazioni più segrete. Come fa lui, con la semplicità di un racconto che parte dal dato autobiografico ma segna confini di un territorio dove è possibile una generale condivisibilità da parte di chi legge. E a Delos l’enigma della seduzione parte proprio dalle forme evidenti della bellezza lasciata in eredità da un mondo che compensa con i suoi riflessi la oppressiva opacità del presente.

Enzo Santese

 

RECENSIONE DI LUCIA GUIDORIZZI AL LIBRO DI GIACOMO GARZYA, “DELOS”, NAPOLI 2020, IUPPITER EDIZIONI, pp. 1-342, IN “CARTESENSIBILI” (WORDPRESS.COM), 24 DICEMBRE 2022.

IL SACRO CENTRO DELLA POESIA. LUCIA GUIDORIZZI : A PROPOSITO DI “DELOS” DI GIACOMO GARZYA.

Della vasta e articolata produzione artistica di Giacomo Garzya, poeta completo nello sguardo e per complessità culturale ed esistenziale, mi ha colpito in particolar modo la lettura della raccolta “Delos. Poesie 2015-2019”, Iuppiter Edizioni, Napoli 2020, che copre l’arco di quattro anni, sviluppando un’affascinante pluralità di temi e tonalità emotive, di sguardi e paesaggi.
Già dalle prime pagine appare evidente la raffinata formazione culturale dell’autore, unita all’esperienza di molteplici viaggi compiuti in terre lontane e vicine, ma anche attraverso il tempo e dentro se stesso, cifre che contraddistinguono la sua poetica, imprimendovi un’aura inconfondibile che gli deriva da una profonda sensibilità, acuita dalla forza alchemica operante del dolore che trasmuta e trasfigura ogni esperienza terrena.
La raccolta è dedicata alla figlia Fanny, scomparsa tragicamente a soli ventiquattro anni nel 2008 ed è suddivisa in due sezioni: “I sassi parlano” e “Delos”.
Nell’accurata prefazione al libro Enzo Santese scrive: “Delos qualifica questa silloge ed è titolo emblematico che racchiude nella brevità del nome la ricchezza di suggestioni di cui è capace l’isola greca e il mondo classico che rappresenta; nella sua fisicità dà corpo all’illusione dell’isola di Atlantide (immaginaria e simbolica nel pensiero foscoliano delle “Grazie”), dove bellezza e armonia costituivano l’essenza di un’atmosfera continuamente generatrice di vita.” Delos, l’isola sacra, luogo di nascita di Artemide e Apollo, i due gemelli divini, è il centro politico e religioso, ma anche militare del mondo antico da cui si dipana il viaggio poetico di Giacomo Garzya, evidenziandone il profondo legame con la classicità. Nell’antichità il nome di Delos, come quello dell’isola che costituisce la parte più antica di Siracusa, era Ortigia, che significa “quaglia” (in greco antico: ὄρτυξ), l’animale sacro ad Artemide e che è simbolo della Dea.
Viaggiatore d’eccezione, Giacomo Garzya ha percorso terre, mari, deserti, montagne, isole che fa confluire nel centro di Delos, immagine misteriosa e sacra capace di agglutinare tutte le altre, athanor misterico in cui si distilla l’elixir della poesia.
L’autore interroga il mistero dell’esistenza e pur narrando il suo percorso individuale, questo assume anche una valenza universale poiché, come egli stesso afferma, “Interrogo me, pensando agli altri”: in quest’affermazione sta il presupposto dal quale inizia ogni suo lavoro e ricerca, si tratti di un viaggio in terre lontane o di un esplorare città e atmosfere familiari. Il suo intento è ricercare l’enigma nascosto, per coglierne il significato più profondo. Ogni luogo così diviene microcosmo e si configura quale centro spirituale in cui assenze e presenze s’integrano.
Grazie alla sua sensibilità riesce a trasformare anche eventi dirompenti come le tempeste in esperienze estetiche in grado d’illuminare la vita come in una sinfonia non scritta di Alessandro Scarlatti.

TEMPESTE

Di Alessandro Scarlatti
una sinfonia non scritta
ho ascoltato,

in una cappella sul ciglio
del mare, fatto di aghi bianchi
e trasparenti cristalli.
Le onde impazzite, racconta,
del mare, quando esaltano
e lacerano insieme l’anima,

nel ricordo delle tempeste
in ciascuno di noi,
eterno movimento dello spirito,
ora flauto
ora oboe
ora violoncello
ora dolore
ora gioia,
nel teatro barocco e mistico
della nostra vita.

Marina del Cantone, 28 febbraio 2016

La vita del poeta è vissuta pienamente e con grande consapevolezza e apertura tra viaggi, città, amore, amicizia, interesse per l’arte, la storia, il mito e la letteratura e tutto ciò appare dai suoi scritti, ma non bisogna dimenticare che l’autore è anche un eccellente fotografo, capace di cogliere gli enigmi insiti nei volti e nei paesaggi. Nella sua arte, si opera una trasfusione continua tra parola e immagine. Come afferma Roland Barthes: “Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. In essa, l’avvenimento non si trasforma mai in altra cosa: essa riconduce sempre il corpus di cui ho bisogno al corpo che io vedo; è il Particolare assoluto, la Contingenza sovrana, spenta e come ottusa, il Tale, in breve la Tyché, l’Occasione, l’Incontro, il Reale nella sua espressione infaticabile.” (da La camera chiara).

PANTHÉON

Percorrevo con te
rue Soufflot,
lo stesso passo
lo stesso pensiero
lo stesso sorriso,
arrivare ai giardini
del Lussemburgo
per godere la pace,
la vita di questa Lutezia
cosmopolita e viva di luce.
Tu sei con me anche ora,
dopo dieci lunghi anni,
nello stesso bistrot belga,
come mia madre
come tua nonna,
l’anima in pace,
in un momento di guerra
di terribile insensata guerra.

Paris, le 24 mars 2016

 TRAMONTO AL LUXEMBOURG

Scherzavi
con le nuvole rosa e rubine
della sera,
domani è un bel giorno,
dicevi, e eri felice del tuo
Don Quijote, l’hidalgo napoletano
qui a Parigi, per scoprire con lui
un mondo fantastico di pupi
siciliani, di fantoche, poupée
e guinol, marionette
universali, gioia di grandi e bambini,
di mulini a vento, qui a Montmartre,
giganti visioni dalle braccia rotanti,
tu che volevi un mondo giocoso
irreale, buono.

Paris, le 25 mars 2016

Parigi è il luogo dove la figlia Fanny ha vissuto per un periodo e che pertanto si carica di intense risonanze emotive.
Altro centro simbolico del suo andare poetico è Napoli, sua città d’origine, barocca e medievale, aragonese e normanna, piena di seducenti contrasti, ricca di storia e di testimonianze artistiche.
La capacità di sguardo poetico e fotografico di Giacomo Garzya si manifesta sempre nel cogliere il bagliore dell’istante. Napoli è densa di risonanze letterarie e artistiche, è la città di Salvator Rosa, di Anna Maria Ortese, di Raffaele la Capria, di Ermanno Rea, ma anche di Eduardo Scarpetta, dei fratelli De Filippo, e appare come città sfarzosa e sontuosa anche nella sua vivace povertà.

MISERIA E NOBILTÁ

Una cicca, sì proprio una cicca
di sigaretta, erano spiccioli,
quelle che raccoglievano
con bastoni con punta 
a chiodo, uomini e donne
persi nell’ombra di se stessi,
ai bordi dei luridi marciapiedi
della Stazione centrale 
o a via Roma, 
dove i marciapiedi
erano come le ruote delle auto,
putridi di piscio di cane.
Era la povertà di allora,
la povertà di Napoli, ancora 
quando con i pantaloncini corti, 
a nove, dieci anni correvo

per il centro della città,
io vomerese,
quindi d’un altro pianeta.
Sparirono poi i bastoni con punta 
a chiodo e rimasero gli sciuscià,
il mestiere che impomatava,
spazzolava e lucidava
le scarpe coperte di polvere.
L’ultimo sciuscià, lo puoi oggi 
ancora incontrare, 
Angelo Calza, 
fuori la Galleria Umberto Primo,
in quella che ora si chiama
via Toledo, 
come cambiano i nomi,
e quando sporcò i miei calzini, 
al momento non si dette pace,
ma poi incolpò 
le mie scarpe americane, le mie 
Timberland da combattimento.
In dollari, disse, mi dovete pagare,
ridendo. 
E al Grand Central Station 
di New York 
gli sciuscià, sono di nobile stirpe 
per i prezzi che fanno, 
per la loro prosopopea,
per il loro antico mestiere.

Napoli, 12 maggio 2016

Nella seconda parte della raccolta, intitolata appunto “Delos”, i versi assumono una forma breve, a tratti epigrammatica, abbandonando la forma sciolta, epica e narrativa, per acquisire maggior intensità e condensazione. Le poesie, fedeli alla classicità, hanno come elementi dominanti l’amore declinato in tutte le sue forme: amore per gli amici, fraterno, coniugale, paterno, tenerezza profonda nei confronti della nipotina e che si esprime con intensità di accenti che avvicinano la sua opera al Canzoniere di Saba.
Sono innumerevoli le città e i luoghi attraversati dall’immaginario poetico di Giacomo Garzya, come l’isola di Procida, frequentata fin dall’infanzia, la stessa in cui Elsa Morante ambientò “L’isola di Arturo” e Trieste, sua città d’adozione, con la sua anima cosmopolita, il suo Molo Audace e Piazza dell’Unità, nelle cui strade aleggiano le presenze letterarie di James Joyce, Italo Svevo, Ernesto Saba.

Oh, le campane di San Giusto
quanta grande e piccola storia.
Oh, la sinagoga a un passo
dal Caffè San Marco.
Oh, il tempio serbo-ortodosso
in piazza Sant’Antonio nuovo.
Tutte espressioni di libertà 

e di cultura aperta a tutti i venti.

Trieste, 15 marzo 2018

Affiorano immagini di grande sensibilità pittorica che assumono la valenza di una condizione esistenziale, come il rosso pompeiano che sfuma e sbiadisce al pari della bellezza in un volto femminile.

IL TEMPO SCORRE

Il rosso pompeiano,
a macchia copriva l’intonaco,
colore dava al tufo qua e là,
un vestito ormai logoro,
il vento della storia
a corrodere i pigmenti,
come gli anni a scarnire
il volto, un tempo bello,
d’una donna, che aveva sedotto,
ora, ancora, con i suoi occhi
profondi.

Napoli, 20 marzo 2017

I suoi versi sono intrisi anche da un senso di solitudine e raccoglimento, condizioni precipue per l’espressione poetica.

Solinga
la vela in un fascio di luce,
che cerca?
La libertà sul manto
argentato del mare

Napoli, 3 dicembre 2017

L’ineluttabile entropia prodotta dallo scorrere del tempo ritorna condensandosi nella bellezza di Duino, luogo letterario e leggendario per eccellenza.

DUINO

Un alone romantico
sulle rovine del castello
e su quelle pietre il riflesso
magico del golfo di Trieste
e di Miramar.
L’acqua placida,
in un giorno di bruma,
fa pensare a una spada
nella roccia, a una spada

nel mare.
Ogni pietra parla di guerre
e di amori.

Tutto è ora silente nel riposo
degli eroi, ma che, a tanta
bellezza, vivono e rivivono
in noi, Diomede su tutti,
re dell’Adriatico mar.

Trieste, 4 luglio 2018

Tutto in questa raccolta si struttura in una polifonia di voci e di accenti che si combinano insieme con eleganza, umanità, autenticità e grande amore per la ricerca interiore.
Poesia è viaggio e il viaggio poetico di Giacomo Garzya, profondo e intenso, è orientato verso il centro sacro di Delos, isola santuario galleggiante nel Mar Egeo.

 Lucia Guidorizzi

ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI NEI CATALOGHI, AGGIORNATO AL 3 DICEMBRE 2024

GIACOMO GARZYA: LE SUE PUBBLICAZIONI DAL 1977 AL 2023 SONO STATE TUTTE CATALOGATE NELLE PRINCIPALI BIBLIOTECHE ITALIANE, A PARIGI (ALLA BIBLIOTHÈQUE FRANÇOIS-MITTERAND), A BRUXELLES (ALLA BIBLIOTHÈQUE ROYAL DE BELGIQUE – KBR), NEGLI USA: A CAMBRIDGE (HARVARD UNIVERSITY), NEW HAVEN (YALE UNIVERSITY), LOS ANGELES (UNIVERSITY OF CALIFORNIA); PHILADELPHIA (UNIVERSITY OF PENNSYLVANIA) E A CUBA (BIBLIOTECA NACIONAL A LA HABANA).

ARTICOLI E SAGGI STORICI

1) “Formazione pastorale e istruzione. Note sul clero napoletano fra il 1650 e il 1675”, pp. 253-268, in “Archivio storico per le province napoletane”, XV, 1976, Napoli 1977, Società napoletana di Storia patria, in Biblioteca Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. comunale Francesco Pometti, Corigliano – Rossano (CS); Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. dell’ Istituto italiano per gli studi storici, Napoli;  Bibl. Pontificio Santuario Beata V. del Rosario, Pompei (NA); Bibl. della Soprintendenza “Archeologia, Belle Arti e paesaggio” per le province di Caserta e Benevento.

2) “Reclutamento e mobilità sociale del clero secolare napoletano fra il 1650 e il 1675”, pp. 241-306, in “Per la storia sociale e religiosa del Mezzogiorno d’Italia”, a cura di Giuseppe Galasso e Carla Russo, volume I, Napoli 1980, Guida, in Biblioteca comunale Francesco Pometti, Corigliano – Rossano (CS); Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. dell’ Istituto italiano per gli studi storici, Napoli; Bibl. Pontificio Santuario Beata V. del Rosario, Pompei (NA); Bibl. Gabriele De Rosa dell’Istituto Luigi Sturzo, Roma; Bibliothèque nationale de France.

3) “Reclutamento e sacerdotalizzazione del clero secolare della diocesi di Napoli. Dinamica di una nuova politica pastorale nella seconda metà del Seicento”, pp. 81-157, in “Per la storia sociale e religiosa del Mezzogiorno d’Italia”, a cura di Giuseppe Galasso e Carla Russo, volume II, Napoli 1982, Guida, in Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. dell’ Istituto italiano per gli studi storici, Napoli; Bibl. del Convento dei Cappuccini, Pozzuoli (NA); Bibl. Pontificio Santuario Beata V. del Rosario, Pompei (NA).

4) “Autografi vichiani inediti”, pp. 119-123, in “Bollettino del Centro di Studi vichiani”, IX 1979, in Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. dell’ Istituto italiano per gli studi storici, Napoli; Bibl. del Pontificio Santuario Beata V. del Rosario, Pompei (NA); Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; University of California, Los Angeles, CA, 90255, USA; Harvard University (Harvard Library), Cambridge, MA, 02138, USA.

5) Giacomo Garzya (a cura di), “Del Prete, Sosio (1885-1952), Diario-cronaca dell’Istituto delle Piccole ancelle di Cristo Re (1932-1952): Estratto / P. Sosio del Prete, presentazione di Frajar; edizione, introduzione e note di Giacomo Garzya”, Portici 1983, Centro librario e bibliotecario, in Biblioteca del Convento di Sant’Antonio da Padova, Teano (CE); Bibl. provinciale francescana Beato Ludovico da Casoria, Napoli; Bibl. diocesana S.Paolino, Nola (NA); Bibl. del Centro culturale Josè Mario Cernicchiaro, Maratea (PZ).

LIBRI DI POESIE

1) “Solaria”, Napoli 1998, M. D’Auria, p. 37, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. europea di informazione e cultura – BEIC – Milano; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. diocesana S. Paolino, Nola (NA); Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste.

2) “Maree”, presentazione di Giuseppe Galasso, Napoli 2001, M. D’Auria, p. 60, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Europea di informazione e cultura – BEIC – Milano; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste.

3) “Passato e presente”, Napoli 2002, Arte tipografica, p. 70, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. comunale Gaetano Filangieri, Castellammare di Stabia (NA); Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste;

4) “Il mare di dentro”, prefazione di Patricia Bianchi, Napoli 2005, M. D’Auria, p. 126, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. del Seminario S. Antonio, Sant’Anastasia (NA); Bibl. Nicola Romeo di Palazzo Lanza, Capua (CE); Bibl. del Centro di Documentazione PAN – Palazzo delle Arti Napoli; Bibl. comunale Giacomo Racioppi, Moliterno (PZ); Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste.

5) “Pensare è non pensare”, prefazione di Eugenio Mazzarella, Napoli 2009, Bibliopolis, p. 71, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste.

6) “Il viaggio della vita”, prefazione di Riccardo Maisano, Napoli 2010, M. D’Auria, p. 119, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. dell’ Istituto italiano per gli studi storici, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste.

7) “Poesie” (1998-2010), prefazione di Luigi Mascilli Migliorini, Napoli 2011, M. D’Auria, p. 454, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. dell’ Istituto italiano per gli studi storici, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste; Yale University Library, New Haven, CT, 06520-8240, USA; University of California, Los Angeles, CA, 90255, USA.

8) “L’Amour et le violon”, poesie in francese con traduzione in italiano, prefazione di Emanuela D’Amelio, Napoli 2012, M. D’Auria, p. 67, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibliothèque nationale de France; Bibliothèque Royal de Belgique – KBR (colloc. 9 A 2024 933).

9) “Un anno”, prefazione di Silvana Lucariello, Napoli 2013, M. D’Auria, p. 74, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma.

10) “Campania felix”, traduzione in inglese di Jeff Matthews, con testo a fronte, Napoli 2014, M. D’Auria, p. 126, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste.

11) “Una specchiera”, prefazione di Aurora Cacòpardo, Napoli 2015, M. D’Auria, p. 87, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma.

12) “Pettirosso”, prefazione di Maria Rosaria Compagnone, Napoli 2015, M. D’Auria, p. 86, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma.

13) “I sassi parlano: tredicesima raccolta di poesie”, prefazione di Anna Esposito, Napoli 2016, Iuppiter edizioni, p. 143, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Biblioteca Nacional de Cuba “José Martí”, La Habana (CUBA).

14) “L’amore come il vento: poesie (2011-2015)”, con un ricordo in memoria di Fanny di Paola Celentano Garzya, Napoli 2019, Iuppiter edizioni, p. 252, in Biblioteca civica, Terzo (AL); Bibl. nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste.

15) “Delos. Poesie (2015-2019)”, prefazione di Enzo Santese, Napoli 2020, Iuppiter edizioni, p. 342, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli;  Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste; Bibl. Livio Paladin del Consiglio Reg. del Friuli Venezia Giulia, Trieste; Harvard University (Harvard Library), Cambridge, MA, 02138, USA; University of California, Los Angeles, CA, 90255, USA; Yale University Library, New Haven, CT, 06520-8240, USA.

16) “Il riverbero delle parole: poesie 2020-2022”, prefazione di Massimo Gherardini, Roma 2023, Dantebus, p. 94, in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste.

17) “È la vita”, prefazione di Alessandro Quasimodo, Villanova di Guidonia 2024, Aletti Editore, p. 109, in Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste; Bibl. nazionale Marciana, Venezia; Bibl. dei Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste.



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LIBRI FOTOGRAFICI, UN CATALOGO, UN ALBUM STRENNA

1) “Forti affetti: 21 fotografie di Giacomo Garzya: Napoli, 4-13 maggio 1994, Palazzo Pignatelli”, testi di Adriano Mele, M. D’Auria, stampa 1994, in Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; Bibl. del Centro di Documentazione PAN – Palazzo delle Arti Napoli; Bibl. della Soprintendenza “Archeologia, Belle Arti e Paesaggio” per il Comune di Napoli.

2) “Napoli 1999”, prefazione di Renata De Lorenzo, Napoli 1999, Arte tipografica editrice, 78 p. in gran parte ill., in Bilioteca d’Arte contemporanea “Guido Ballo” (Accademia di Brera), Milano; Bibl. dei Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste; Bibl. nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. di storia dell’arte Bruno Molajoli, Napoli; Bibl. della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli; Bibl. del Centro di Documentazione PAN (Palazzo delle Arti Napoli); Bibl. della Soprintendenza Archivistica e bibliografica della Campania, Napoli; Bibl. della Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. dell’Archivio di Stato di Napoli; Bibl. universitaria di Napoli; Bibl. nazionale centrale di Firenze ; Bibl. di archeologia e storia dell’arte BiASA, Roma; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. dell’Istituto Leone XIII, Milano; Bibl. delle Civiche raccolte storiche, Milano; Bibl. Pasquale Albino, Campobasso; Bibl. dell’Archivio di Stato di Campobasso; Bibl. di Ateneo dell’Università degli Studi del Molise, Campobasso; Bibl. dell’Istituto regionale studi storici del Molise ‘Vincenzo Cuoco’, Campobasso; Bibl. S.Alfonso dei PP. Redentoristi di Marianella, Napoli; Bibl. comunale Imbriani-Poerio, Pomigliano d’Arco (Na); Bibl. Provinciale di Potenza; Bibl. nazionale di Potenza; Bibl. Centrale di Ateneo, Sede di Potenza, Polo Tecnico Scientifico, Potenza; Bibl. Centrale di Ateneo, Sede di Potenza, Polo delle Scienze Umane, Potenza; Bibl. “Il Didrammo”APS, Sarno (SA).

3) “Le stagioni: dodici immagini viste da Giacomo Garzya e Riccardo Rossi”, introduzione di Renata De Lorenzo, Napoli 2000, Arte tipografica, 14 p. [12] carte di tav. ill, 50 cm (strenna di Natale), in Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli.

4) “Colori di Procida”, con testo di Valeria del Vasto, Napoli 2002, Arte tipografica, 29 p. [41] c. di tav. ill., in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Fondazione Banco di Napoli; Bibl. comunale Don Michele Ambrosino, Procida (NA); Bibl. di archeologia e storia dell’arte, BiASA, Roma; Bibl. nazionale centrale di Roma; Harvard University (Harvard Library), Cambridge, MA, 02138, USA; University of Pennsylvania Libraries, Philadelphia, PA, 19104-6206, USA.

5) “La mia Napoli”, prefazione di Renata De Lorenzo, Napoli 2014, Arte tipografica, 14 p., 74 p. di tav. ill., in Biblioteca nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. di storia dell’arte Bruno Molajoli, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. del Centro di Documentazione PAN – Palazzo delle Arti Napoli; Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste; Biblioteca della Soprintendenza “Archeologia, Belle Arti e Paesaggio” per il Comune di Napoli.

6) “Le vie dell’immagine: scatti in cammino”, prefazione di Massimo Gherardini, Roma 2023, Dantebus, p. 201, in Bilioteca d’Arte contemporanea “Guido Ballo” (Accademia di Brera), Milano; Bibl. nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. di storia dell’arte Bruno Molajoli, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste; Bibl. Livio Paladin del Consiglio Reg. del Friuli Venezia Giulia, Trieste; Bibl. nazionale Marciana, Venezia; Bibl. del Centro di Documentazione PAN – Palazzo delle Arti Napoli; Bibl. della Soprintendenza “Archeologia, Belle Arti e Paesaggio” per il Comune di Napoli; Bibl. dei Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste.

7) “Frammenti di Mediterraneo”, prefazione di Massimo Gherardini, Roma 2023, Dantebus, p. 200, in Bilioteca d’Arte contemporanea “Guido Ballo” (Accademia di Brera), Milano; Bibl. nazionale centrale di Firenze; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. Società napoletana di storia patria, Napoli; Bibl. di storia dell’arte Bruno Molajoli, Napoli; Bibl. nazionale centrale di Roma; Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste; Bibl. Livio Paladin del Consiglio Reg. del Friuli Venezia Giulia, Trieste; Bibl. nazionale Marciana, Venezia; Bibl. del Centro di Documentazione PAN – Palazzo delle Arti Napoli; Bibl. della Soprintendenza “Archeologia, Belle Arti e Paesaggio” per il Comune di Napoli; Bibl. dei Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste. 

8) “Fermo immagine a Nord Est”, Trieste 2024, Franco Rosso Editore, p. 374, in Bilioteca d’Arte contemporanea “Guido Ballo” (Accademia di Brera), Milano; Bibl. Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli; Bibl. di storia dell’arte Bruno Molajoli, Napoli; Bibl. del Centro di Documentazione PAN – Palazzo delle Arti Napoli; Bibl. civica Attilio Hortis, Trieste; Bibl. Statale Stelio Crise, Trieste; Bibl. Livio Paladin del Consiglio Reg. del Friuli Venezia Giulia, Trieste; Bibl. nazionale Marciana, Venezia; Bibl. dei Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste.