GIACOMO GARZYA, DA “POETI E POESIA”: LIBRO E AUDIOLIBRO, 6 DICEMBRE 2024

LE SETTE MIE POESIE, PUBBLICATE NELLA COLLANA DI POETI CONTEMPORANEI “L’ECO DELLE PAROLE”, vol. 1, ROMA 2024, CASA EDITRICE PAGINE, pp. 94-100.

 

I SASSI PARLANO

 

I sassi parlano delle mareggiate,

sono scomposti,

ma poi si stringono insieme

per la forza del mare

e hanno bisogno del calore del sole

per sorridere ai colori del cielo

e fanno pensare ai tuoi occhi smarriti

quando non leggi nei miei

la gioia del giorno,

e allora, come i sassi, ci si stringe

forte forte per quel calore,

per quei colori,

per quella resistenza all’onda avversa,

che riportano la gioia di amare

e vivere insieme una vita.

Anche i sassi hanno un’anima.

 

TEMPESTE

 

Di Alessandro Scarlatti

una sinfonia non scritta

ho ascoltato,

in una cappella sul ciglio

del mare, fatto di aghi bianchi

e trasparenti cristalli.

Le onde impazzite, racconta,

del mare, quando esaltano

e lacerano insieme l’anima,

nel ricordo delle tempeste

in ciascuno di noi,

eterno movimento dello spirito,

ora flauto

ora oboe

ora violoncello

ora dolore

ora gioia,

nel teatro barocco e mistico

della nostra vita.

 

MISERIA E NOBILTÀ

 

Una cicca, sì proprio una cicca di sigaretta,

erano spiccioli, quelle che raccoglievano

con bastoni con punta a chiodo, uomini e donne

persi nell’ombra di se stessi, ai bordi dei luridi

marciapiedi della Stazione centrale o a via Roma,

dove i marciapiedi erano come le ruote delle auto,

putridi di piscio di cane.

Era la povertà di allora, la povertà di Napoli,

ancora quando con i pantaloncini corti, a nove,

dieci anni correvo per il centro della città,

io vomerese, quindi d’un altro pianeta.

Sparirono poi i bastoni con punta a chiodo e rimasero

gli sciuscià, il mestiere che impomatava, spazzolava

e lucidava le scarpe coperte di polvere.

L’ultimo sciuscià, lo puoi oggi ancora incontrare,

Angelo Calza, fuori la Galleria Umberto Primo,

in quella che ora si chiama via Toledo,

come cambiano i nomi, e quando sporcò i miei

calzini, al momento non si dette pace, ma poi incolpò

le mie scarpe americane, le mie Timberland

da combattimento.

In dollari, disse, mi dovete pagare, ridendo.

 

E al Grand Central Station di New York gli sciuscià,

sono di nobile stirpe per i prezzi che fanno,

per la loro prosopopea, per il loro antico mestiere.

 

 

AI POETI

 

Tu puoi scoprire un luogo,

un paesaggio

anche se lo hai visto già

milioni di volte,

da te dipende,

solo da te porgere la dovuta

attenzione, in almeno un momento

della vita

tanta è l’abitudine a non vederlo

per niente.

Ma quando sei un poeta,

un artista, a te nulla sfugge

e quel luogo avrà una voce,

un profumo, un alito di vento,

che lo renderà unico,

riconoscibile solo a te che lo ami,

a te che lo hai sempre amato.

 

 

MIGRAZIONI

 

A me piace ascoltare,

seduto in un Caffè occidentale,

le parlate del Maghreb. Sono

quelle di operai, di lavoratori,

alla fine della giornata, stanche

e allegre insieme.

Monologhi infiniti, che si

mescolano agli altri lati della

piazza con tutte le varietà delle

lingue slave, meno dolci,

ma non meno piene di musica.

A me piace ascoltare, seduto

in un Caffè occidentale della

mia nuova città, ai confini

del mio Paese, le varie

musiche etniche, che trasudano

nostalgia, farina di cemento

e muscoli di calcestruzzo.

Amami terra mia lontana,

che io sia berbero, maghrebino,

serbo, croato, napoletano

e così via.

 

 

PER FANNY

 

Come posso dimenticare la bellezza del tuo

viso, illuminato spesso da un sorriso radioso,

quando capivo al volo i tuoi desideri di figlia,
le tue aspirazioni, i tuoi ideali, la tua visione

del mondo, non sempre collimanti coi miei.
Ma tu eri forte nei tuoi convincimenti e forte

era anche la tua fede cristiana, tanto che da

parte mia il rispetto di te, così giovane e ricca
di speranze per un uomo migliore, per un’umanità

solidale, era pieno e incondizionato.
Quando ci hai lasciato, nel fiore della tua gioventù,
il colpo è stato tremendo per tutti coloro che ti
amavano e chi ti aveva conosciuto o incontrato
sulla tua strada, oggi ti ricorda come se vivessi

ancora tra noi.
Tanti anni sono trascorsi da quell’infausto giorno
e in me non hanno scalfito il ricordo del tuo sorriso,
della tua contagiosa allegria e soprattutto della tua

gioia di vivere.
Il momento, figlia mia, verrà, quando

ci incontreremo di nuovo e sarai tu a rendermi
felice quel giorno.

 

 

LA NOCHE HABÍA PASADO

 

La notte era trascorsa

senza un alito di vento,

con le stelle del firmamento

che sembravano immobili,

splendendo nel loro lucore.

Un bagliore lattiginoso

indicava la via Lattea e chissà

quante anime lassù a vagare,

nell’attesa di una reincarnazione,

di un ritorno sulla madre terra.

Il mio sogno ti mostrava

al tuo nuovo apparire, non solo,

così come ti avevo conosciuta,

ma ancora più bella, più

giovane, più radiosa che mai.

I tuoi capelli al vento,

davano movimento anche al tuo

corpo, che si slanciava nel vuoto,

verso di me, in una danza

leggiadra, a rievocare

il volo di fenicotteri rosa, eleganti

come te, così aerea e lieve,

nella tua gioia di vivere libera.

 

In parallelo al libro cartaceo è stato realizzato un Audiolibro, in cui ognuna delle sette poesie pubblicate all’interno dell’Antologia viene recitata da un attore di teatro. Tali audio si possono ascoltare in questo mio sito alla voce “Altri Media – Audio”.

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