“Il mare che non si vede” di Giacomo Garzya, fotografo e poeta napoletano, è la mostra che si è tenuta dal 24 febbraio al 18 aprile 2006 presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici a Palazzo Serra di Cassano.
Estratte da un lavoro sui quattro elementi, le tredici fotografie esposte evocano un percorso di riflessione su ciò che può offrire la natura all’occhio che guarda con attenzione, al viaggiatore che non corre e che ama contemplare. È un mare astratto, interiore, che pone l’uomo a considerare il tutto in modo antropocentrico, moderno. Le chiavi di lettura di queste opere artistiche, nell’intento dell’autore, sono molteplici, ma su tutte prevale ” l’idea che la bellezza del mare, come di ogni cosa, ha senso solo se c’è l’uomo che sente e vede.
Egli solo è in grado di percepire, di cogliere l’altro da sé. Senza l’elemento Uomo niente avrebbe senso specifico; con la sua presenza l’armonia della terra diventa sensibile, tangibile, e può suscitare forti emozioni”. Le fotografie esposte, stampate in formato 50 x 70, rappresentano la sintesi estrema di un lungo percorso, quello di chi ha sempre cercato ” l’archetipo, la ragione di tutte le cose, nell’acqua innanzitutto, quella che ci avvolge sin dalla nascita, quella che muta ad ogni soffio di vento”.
A queste considerazioni dell’autore, vorremmo aggiungere che noi frequentatori dell’Appennino della Campania, abbiamo particolarmente caro il nostro mare che è specchio di quei monti.
Francesco del Franco
Articolo pubblicato ne “L’Appennino meridionale”,Anno III, fascicolo I, Napoli 2006, p.117.