Il mare di dentro. Viaggio nell’universo poetico di Giacomo Garzya
di Rossella Galletti (19.03.2008)
È un’esplosione di emozioni “Il mare di dentro” (M.D’Auria Editore 2005), l’ultima raccolta di liriche di Giacomo Garzya, poeta e fotografo napoletano. Emozioni colte nell’attimo fuggente del loro irrompere. Eppure non stregate dall’istintualità, ma coltivate nei meandri dell’anima, nell’attesa che la marea più propizia le porti a galla. Una poesia semplice nel verso e inafferrabile nelle sue significanze più profonde.
Aperta alle interpretazioni dell’uomo-lettore. Le “Spine” sembrano essere il vero motore della vena artistica del Garzya : pronto a “stringere nelle mani le spine” di un rifiuto, di un ricordo, di un passato che non può recuperarsi, di un dolore, dunque, che lacera l’anima e il corpo. “Ma la spinta a ferirsi permane e permarrà sempre” : la Musa ispiratrice delle sue istantanee (le poesie) è la sofferenza, che nella sua funzione di catarsi, libera l’uomo e “cresce la poesia”.
È un’essenza vitale a scaturire dal dolore: Acqua, Terra, Fuoco e Aria sono gli elementi contemplati, che sorprendono l’esistenza in un limbo tra la vita e la morte. Tra il ricordo della “terra natia” e i luoghi inesplorati. Non è un monumento inerte al passare del tempo individuale, il diario scritto e fotografato dell’artista. È un fluire di immagini in continuo divenire, un maremoto dell’anima che apre nuovi orizzonti.
“Il Mare di dentro” è la voce del sentire universale che non conosce limiti di razza, etnia o religione: è la passione di due “corpi stretti nell’amplesso” che “si contorcono nel sudore della notte”; o l’indissolubilità di un’ “anima della mia anima nella mia anima la tua anima”.
Dalle isole bagnate dal Mediterraneo alle aride regioni sahariane, la mano del poeta ferma frammenti, sensazioni, sentimenti, tradizioni e storia dei paesaggi vergini dal suo tocco.
Recensione pubblicata il 26 giugno 2008, in “Iuppiter News”, anno III, numero 2.