È difficile dire “cose migliori del silenzio” ma Giacomo Garzya c’è riuscito: per i tipi (preziosi) di D’Auria ha dato alle stampe ma soprattutto alla passione per la poesia la raccolta completa di tutti i suoi viaggi poetici più qualche inedito. E nonostante i tempi diversi di produzione e i diversi paesaggi che si incontrato in questo viaggio e gli innumerevoli ritratti che appaiono sulle pareti della memoria e gli stati d’animo che vibrano lungo tutto il libro e i sentimenti che aleggiano sereni tra una pagina e l’altra… ecco nonostante questa (apparente) diversità rimane ben visibile la traccia indelebile della sua sensibilità. Sì, questa è la chiave di lettura delle poesie di Giacomo Garzya.
E se è vero che “il dolore disordina gli alfabeti” è anche vero che le parole di Giacomo hanno ricomposto – nonostante il dolore – un alfabeto tutto suo: l’alfabeto
– appunto – della sensibilità. Sensibilità “fotografica” lungo i sentieri dell’amata Grecia e la ricolorata (da lui) Procida; sensibilità “fisica” nei ricordi di e con gli amici; sensibilità “metafisica” per richiamare alla memoria di tutti l’adorata Fanny; sensibilità “lirica” davanti al prodotto dell’arte di altri; sensibilità “allegra” nel dare alla vita lo spessore che merita, comunque. Che il silenzio non ti faccia mai da guida, Giacomo.
Enzo Pagliaro
Articolo pubblicato in “La discussione” del 19 giugno 2011.