UN REPORTAGE DALL’ISOLA DI ARTURO

I colori unici, fantastici, di Procida distesa sulle acque “quasi come un frammento, una scheggia gettata lì da un’intensa attività vulcanica”. Ed ancora le parole con le quali Arturo, il protagonista del celebre romanzo di Elsa Morante, descrive i luoghi stampati nel suo cuore prima ancora che nei suoi occhi di adolescente: “Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali”.

Tutto questo, e molto altro ancora, è il bel libro “Colori di Procida” firmato da Giacomo Garzya e da Valeria del Vasto e pubblicato, con una edizione di pregevole qualità, dall’Arte Tipografica.

Le fotografie di Garzya, solari e straordinariamente suggestive come i luoghi che descrive, consentono alla penna di Valeria del Vasto di guidare il lettore in un breve ma affascinante viaggio nello splendore dei luoghi celebrati dalla letteratura e dalla cinematografia. Come dire, da Elsa morante a Lina Wertmuller, o dal volto leggiadramente simbolico di “Graziella” ai “misteri” della celebre processione del Venerdì Santo. Passando per una storia civica che è ricca di episodi di intensa umanità legati, in gran parte, alla vicenda degli ospiti, sinistramente celebri, del penitenziario.

Oggi Procida è una star del turismo e le sue spiagge sono frequentate da ospiti illustri rapiti dal fascino di quest’isola così profondamente diversa, anche per la qualità della sua roccia che è più dolce di quella caprese e ischitana, ma non meno suggestiva e capace di attrarre. Le immagini di Giacomo Garzya sono molto belle e il reportage di Valeria del Vasto è scritto con grande amore oltre che con stile fluido: le immagini della Corricella, di Terra Murata, della Chiaiolella e di Punta Solchiaro sono straordinariamente suggestive e aumentano la nostalgia del “ritorno” che prende il visitatore quando il vaporetto o l’aliscafo sfumano sui “colori” di una delle isole più belle del nostro mare.

Carlo Franco

Articolo pubblicato in “Corriere del Mezzogiorno”, 6 aprile 2002.

 

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