Giacomo Garzya davanti alla Catedral basilica metropolitana de Santiago de Compostela, Praza do Obradoiro (foto di Mario Occhipinti, 9 agosto 2023)
TRASPARENZE
A volte, la memoria, il ricordo, possono rendere visibile un'anima invisibile attraverso trasparenze riflesse in uno specchio, una vetrina sul mondo, sulla storia, così da dare alla materia, al volto d'una donna, nuova vita, uno sguardo interiore, che riviva con un'energia che dia luce a nuove emozioni, da illuminare con un volto evanescente, l'invisibilità dell'anima.
Trieste, 3 giugno 2024
DAL CASTELLO DI SANTENA
Dai giardini del Parco Cavour, dai secolari platani, gli stucchi della Sala Diplomatica si intravvedono, come gli sposi, solari e felici, a ricevere una ghirlanda di profumi, dell'Albese e delle colline Chieresi, a un passo da Moncalieri e Carmagnola, luoghi celebri della nostra terra, della nostra bella Italia, della nostra storia.
Trieste, 29 giugno 2024
FUGGEVOLI BACI E FUGACI ABBRACCI
Non c'è che scarsa luce nella stanza, eppure le pupille dei tuoi occhi neri, nerissimi, come quelli d'un'aquila libera e fiera, che plana nel cielo al primo vento e solca onde agitate, sono stelle comete di gioia per il mio cuore dolente, per la mia anima inquieta. Tanta luce, così inopinata in questa notte priva d'ebbrezza, senza luna, da togliermi il respiro, da farmi tramortire al solo pensiero d'un fuggevole bacio, d'un fugace abbraccio.
Trieste, 8 luglio 2024
RIVIVERE A MICENE
A te mia Achea, dai lunghi capelli corvini sciolti fino al grembo, un Buon Cammino insieme, dalla Porta delle leonesse, fino all'Ade profondo, una vita noi abbracciati, per il continuo desiderio di aversi, tu vera argiva, a berti i miei baci, freschi come rugiada, vera ambrosia immortale, la tua gioia a significare la misura del nostro imperituro amore.
Trieste, 16 luglio 2024
DAL CANTICO DI SALOMONE
Tu, l'Eletta, hai il sacro dono di illuminare i pensieri, le parole e i tuoi suoni, di cui sei padrona, allietano il palpito degli innamorati nelle sere d'estate e rendono tenui i loro sussulti nella notte. Ecco il tuo potere, ammaliare gli occhi con la bellezza e dare all'udito i meravigliosi volteggi delle note nell'aria, come ai tempi di Re Salomone, quando le cetre e le arpe rendevano magiche le sere della regina della terra di Saba, tanto sapiente e bella da stordire gli uomini, come Sulamita nei versi fatti di baci su baci al tanto amato Re.
Trieste, 17 luglio 2024
L'inquietudine, che traspare dai suoi occhi pensosi, si accentua nella sagoma del suo volto su una parete spoglia, un'ombra cinese che parla da sola dei sussulti d'un'anima affranta per tanto dolore, che desidera amore, nient'altro che il proprio respiro all'unisono col suo uomo, in un amplesso infinito, per andare oltre il destino avverso, verso momenti felici, intinti del colore dei baci, blu, azzurri, come le notti piene di stelle, di tante Vaghe stelle dell'Orsa.
Trieste, 4 settembre 2024.
GIACOMO GARZYA
PREFAZIONI DI MASSIMO GHERARDINI AI MIEI TRE LIBRI PUBBLICATI NEL 2023 CON LA DANTEBUS EDIZIONI
A) PREFAZIONE ALLA SEDICESIMA RACCOLTA DI POESIE DI GIACOMO GARZYA, "IL RIVERBERO DELLE PAROLE", ROMA 2023, DANTEBUS EDIZIONI, pp. 1-96.
«Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno fra le dita.» (Alda Merini) Possono bastare i versi a raccontare la storia di una vita? Con la si gnorilità e l’eleganza di un Umberto Saba, l’autore Giacomo Garzya prova a rispondere concretamente a tale interrogativo. Ecco che, al lora, il lettore si trova catapultato - nell’intensa silloge poetica Il ri verbero delle parole - all’interno di un ambiente a cavallo tra il sogno e la realtà, tra il visibile e l’invisibile, dove il poeta invita ad ascoltare bene e a seguire il filo di voce lontana che si confonde con il fruscio delle foglie. Il logos poetico, dunque, diviene il filo d’Arianna sonoro che conduce dall’ombra alla luce, platonicamente facendo uscire dalla grotta, dantescamente dalla selva oscura a riveder le stelle. Il riverbero delle parole, dunque, è la via da seguire, tanto nei momenti difficili, quanto quando ci sono da fare scelte sulla direzione da prendere, esatta mente come una citazione biblica sullo Spirito: “Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il rumore...” «Tutto era incomprensibile, fioco, surreale, come la tua immagine sbiadita nella mia mente, una pagina gialla consunta dal tempo, sgualcita nella memoria, ma pur sempre presente, a dirmi dell’opacità d’un mondo di tenebra, nel pieno d’una notte d’angoscia, con te non più accanto.» (Giacomo Garzya) Ecco che, allora, “al di là della siepe” inizia un incredibile viaggio, dove proprio come l’Ungaretti de I fiumi, poeta e lettore possono immergersi nel flusso della propria storia, vista e sentita come un unicum. Giacomo dissotterra il “porto sepolto” e da lì iniziano una serie di traversate, avventurose, emozionanti, tra presente, passato e futuro, tra visione e memoria, dove Giacomo diviene il “capitano” di Whitman. Il golfo di Trieste, la bora, le amate montagne, dalle Dolomiti ai ghiacciai, l’amore, i momenti difficili come quello della pandemia da Covid-19, l’alternarsi delle stagioni della terra e dell’animo, il sentire la forza ed il peso della tradizione artistica, sino a toccare anche lidi esotici pur di scovare e condividere Bellezza e Amore. Come Ulisse, quindi, il poeta può felicemente approdare di nuovo alla sua Itaca perché vive e ha vissuto la vita intensamente, non inseguendo il canto fallace delle sirene, ma il suono della veritas delle parole... «Domani sarà festa per me [...] un bel traguardo i Settanta [...]. Occorre sempre esser contenti di esser nati e pensare fermamente che la vita è un dono, soprattutto quando è colorata di brutto. [...] Ora, con tutti gli acciacchi, sono ancora più contento di vivere e di esser nato e quando mi arriva una buona nuova, come un segno di pace [...] sono felice.» (“Per i miei settanta nel giorno di Santa Cecilia”)
Massimo Gherardini
B) PREFAZIONE A GIACOMO GARZYA, "LE VIE DELL'IMMAGINE. Scatti in cammino", ROMA 2023, DANTEBUS EDIZIONI, pp. 1- 202 (con 183 foto tra analogiche e digitali)
«I luoghi hanno un’anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.» (James Hillman, “L’anima dei luoghi”) L’intenso autore Giacomo Garzya eleva la sua arte dalla terra al cielo, per poi effettuare un volo a planare sulla terra che conduce l’osservatore-lettore in un incredibile viaggio, in cui perdersi per ritrovarsi, dove smarrirsi per riscoprire l’essenza, la fiamma viva dell’esi stenza e del mondo. Anche se ogni opera è minuziosamente corredata di data e di indica- zione geografica, l’arte di Giacomo valica limiti e confini spazio-temporali e, soprattutto, riesce a condurre da un cammino personale ad una via universale. Eppure, da subito l’os servatore avverte un quid misterioso e vitale che aleggia dietro e dentro ogni foto. Si tratta di quello che i classici chiamavano genius loci, ovvero un nume tutelare che aleggia, alita, custodisce, come un’entità viva e pulsante, ogni luogo. Sarà, infatti, capitato a tutti di av vertire una sensazione entrando in un luogo – una città, una nazione, un paese, un paesag- gio, un museo – che fa percepire un qualcosa di caratteristico, di distintivo, una sorta di energia fisica e psichica. «Un luogo non è mai solo “quel” luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.» (Antonio Tabucchi) Napoli, Venezia, Parigi, Gerusalemme, Capri, Ischia, Zante, Santa Maria di Leuca, Procida, Urbino, Acitrezza, Kokàla, Parigi, Karpathos, Pantalica, Santorini, Creta, Konia, Sultan- hani, Zelve, Goremem, Istanbul, Rodi, Luxor, Karnak, Safaga, Oulu, Rovànieni, Mauritius, Petra, Tel Aviv, Casablanca, Rabat, Fès, Marrakech... la bellezza, il calore, il colore, l’ener gia delle opere di Giacomo parlano alla nostra parte più ancestrale, più profonda e miste riosa, più irrazionale, ma sempre esistita, capace di guidarci lungo il cammino del sentiero della vita. I faraglioni di Capri, gli antichi tempi egizi, il Vesuvio, la spianata di Gerusa lemme, la valle di Petra, uniscono epoche, storie, sensi, mente, cuore, anima. «Ci si lega spiritualmente a luoghi, persone o cose che si incontrano sul proprio cammino perché marcano momenti particolari del proprio divenire.» (Jung) Giacomo Garzya sulla scia degli antichi Greci e Romani prima, poi di Jung e di Hillman, recupera l’antica nozione di una natura “animata” che assorbe i pensieri e le tradizioni degli uomini che la abitano da secoli o millenni. Il fotografo, in particolar modo, è colui che crea un legame empatico con i luoghi che visita. Una delle grandi caratteristiche dell’ar- tista Giacomo Garzya è proprio quella di saper cogliere tale anima e farla conoscere al lettore, riuscendo magicamente a chiuderla e a custodirla anche nelle sue fotografie così come appare manifestandosi nel Cristo Pantocrator dello scatto Cristo a Bivongi, agosto 1994, Napoli Arte. Il genius loci diviene, dunque, il genius artis, il genius mundi... «Esistono luoghi che ci chiamano, magari anche da molto lontano. Non ne conosciamo la ragione, ma, ancora prima di averli visti, sappiamo che seguendo il loro richiamo ritroveremo un pezzo della nostra anima.» (Silvia Montemurro)
Massimo Gherardini
C) PREFAZIONE A GIACOMO GARZYA, "FRAMMENTI DI MEDITERRANEO", ROMA 2023, DANTEBUS EDIZIONI, pp. 1-202 (con 182 foto tra analogiche e digitali)
«A un certo punto della sera e del mattino l’azzurro del Mediterraneo supera ogni immaginazione o descrizione. È il colore più intenso e meraviglioso, credo, di tutta la natura.» (Charles Dickens)
Con il vento dell’arte e dell’emozione che soffia dolcemente, l’intenso autore Giacomo Garzya spiega le vele e le braccia della sua imbarcazione e conduce sé e il lettore-osservatore in un magnifico viaggio di bellezza. In questa raccolta fotografica – intitolata Frammenti di Mediterraneo – si compie una traversata del Mediterraneo, di cui il fotografo coglie la meraviglia in luoghi, culture, monumenti, situazioni, suggestioni. Dagli estremi confini orientali fino alle Colonne d’Ercole, Giacomo allestisce in immagini un intenso e accorato mosaico, che è anche un viaggio nelle epoche, dagli antichi greci fino ad arrivare all’era contemporanea. Ogni tessera, come suggerisce il titolo stesso dell’opera, è un frammento fondamentale che narra già nel suo piccolo lo splendore del tutto. Onda dopo onda, riva dopo riva, terra dopo terra, paese dopo paese, città dopo città, storia dopo storia, monumento dopo monumento, l’artista riesce nell’impresa di far abbracciare al lettore il Mediterraneo in tutta la sua essenza. «Nei tuoi occhi balenano moltitudini di vele iridescenti, nella spensierata speranza di cogliere un alloro, che si sia primi nella gara o ultimi, non importa. Non è un sogno, ma su una barca veleggia il tuo amore, che all’orizzonte scorge l’infinita gioia dell’infinito, in un mare opalescente, come il suo cuore. Tante vele al vento fresco di bora, tutte agognanti la meta, in un giorno, dove le trasparenze marine, sono figlie del sole.» (“Barcolana”, Giacomo Garzya)
Il Mediterraneo, dunque, viene svelato come preziosa culla della cultura e crocevia di popoli, che bagna luoghi di infinita meraviglia, laddove il suo essere anche teatro di infausti drammi e orrori viene riparato da Giacomo con la bellezza. Come nell’arte del kintsugi giapponese, ogni foto è una colata d’oro che restaura ogni crepa e rimette insieme ciascun frammento. Capri, Ischia, Procida, Nerano, Amalfi, Gallipoli, Malta, Palermo, Melilli, Taormina, Siracusa, Noto, Pergamo, Creta, Khitira, Skorpiòs, Santorini, Monemvasia, Zakinthos, Paestum, Mikonos, Delos, Sifnos, Santorini, Isola di San Pietro, Tharros… tutto concorre al Bene e alla Bellezza, sempre con lo sguardo affascinato e pieno di stupore di un fanciullo, che si meraviglia di fronte ad ogni nuova affascinante scoperta, come se fosse sempre la prima volta. Simbolo ed icona dell’artista e della sua fotografia diviene l’elicriso, come nello scatto Il mio Mediterraneo, che si erge sulla scogliera, ricordando la ginestra indomita di Leopardi sul Vesuvio, come simbolo di un amore eterno ed immortale. Giacomo, novello Ulisse, segna le tracce del nostos alla patria delle emozioni. «Tutto è scritto nel Mediterraneo.» (M. Nunnari)
Massimo Gherardini
GIACOMO GARZYA comunica, inoltre, che è in corso di stampa, oltre al libro di poesie, un suo nuovo libro fotografico con 337 immagini, in gran parte foto scattate tra il 2023 e il 2024, ma anche con delle sue foto in b/n di Praga, di qualche giorno prima dell'invasione da parte dell'Unione Sovietica, il 18 agosto 1968, lui quindicenne. Il titolo del libro è: Giacomo Garzya, "Fermo immagine a Nord Est", Trieste 2024, Franco Rosso Editore e sarà presentato a Trieste nel mese di ottobre 2024.
INCROCIARSI I miei passi incrociano i tuoi passi, come la bora presa tra grecale e levantino, come gli occhi tuoi quando incrociano i miei, nella timidezza dell’ombra, che non cela il desiderio di stringere il petto al petto, di sentire il battito sincrono all’unisono, pronto a dirigere il timone verso una terra nuova, con gli alisei alle spalle. Marina del Cantone, 26 novembre 2016 GRETA Il tappeto era di purissimo oro, come al Topkapi, e riluceva ai raggi del sole e tu Greta, splendida creatura del leone, cercavi i tuoi amici lupacchiotti, che si rotolavano di gioia per te su quel vello d’oro, per renderti felice, tu gli occhi a cercare il sorriso di mamma e papà. Napoli, 2 dicembre 2016 GUERRE Nella Grande Guerra, che doveva essere l’ultima delle guerre, soldati i caduti, tanti senza terra i contadini, ma anche artisti, poeti, ceto medio, tutti con un pezzo di carta gli ufficiali, e alla fine la conta degli orfani e delle vedove a aspettare il ritorno dei cari invano. Dopo altre guerre piú insensate ancora, tutte croci di uomini, donne, vecchi, bambini e di Ebrei, vittime sacrificali, tanto ormai la guerra ogni germoglio di vita colpiva, fino all’ odio di oggi, dove la propria vita si distrugge, per distruggere la vita degli altri. Napoli, 6 dicembre 2016 A OCCHI APERTI Il tuo volo di notte, nella stanza dei sogni delle sfere colorate, dei cubi sospesi nell’aria, come al parigino Cirque d’Hiver, continua di giorno, nel riverbero del pieno sole, l’inverno alle porte, e è radente sulla cresta delle onde argentate, e porta con sé il tuo sorriso, tu che sogni a occhi aperti anche di giorno. Marina del Cantone, 8 dicembre 2016 OLOCAUSTO Davanti al cappio della storia, invano, un barlume di umana luce cercavi in Venere, lì in quel punto del cielo a cogliere i tuoi occhi irrorati di sangue e invano il tuo tardivo rimorso, davanti al patibolo, cercava luce in Sirio, accompagnata da Orione, lì, nel cielo privo di nuvole, per dare luce alle tue mani lorde di morte, di teste mozze raccolte nei cesti, di corpi accatastati per divenire cenere, di corpi rovesciati dalle scavatrici nelle fosse comuni, di corpi cremati negli incandescenti forni. Un pianeta e una stella fissa nelle tenebre, per dare luce alle ignominie del mondo, le tenebre della tua coscienza malvagia, che suscita ribellione in ciascuno di noi. Così l’Olocausto, un tempo lontano fuoco e sacrificio di agnelli, disciolse nel sangue gli umori cattivi dell’uomo. Napoli, 27 gennaio 2017 FANNY, NOVE ANNI DOPO L’esistenza è anche solitudine e dolore, come vorremmo riabbracciare il sorriso di una persona cara e non vederlo solo nella filigrana della memoria. Napoli, 6 febbraio 2017 ZEFIRO Il leggero soffio da ponente la primavera annuncia con le sue ghirlande di fiori, quella da Lorenzo voluta nella sua corte medicea, e tra le mani Zefiro alato ha la sposa felice e bella, bella tra le belle, che adornano il bosco, di fiori e frutti magnifici carichi i rami. del tuo cuore ribelle all’idea del nulla combatti le tenebre, che sovrastano i gabbiani in lotta per un cefalo che arrendersi alla morte non vuole. E il mare cresce e i colori della tempesta, quasi spenti dalle nuvole, coprono i dispiaceri della tua vita. Si vuole vivere alla luce del sole, non si vuole morire. Napoli, 13 febbraio 2017 PER FELICE Scrutare a lungo negli occhi, è come cercare nell’altro una fedeltà, una verità, una certezza. Una vita, la tua vita, a cogliere nell’iride, nelle pupille, l’interiorità, tanto forte e tanto fragile a seconda del nostro vissuto, dei nostri patemi, delle nostre gioie, dei nostri lutti nell’anima. Eppure la tua forza morale un’umana fragilità nasconde, quella di potersi sbagliare o quella di sentirsi solo giudice davanti alle incognite della vita, davanti alla complessità dell’umano pensiero. Eppure la forza morale, che è in te, ti protegge dalla solitudine, quella che è degli uomini, che sanno vivere solo in superficie e che non sanno scandagliare se stessi. Napoli, 20 febbraio 2017 GABBIANI L’urlo dei gabbiani, sulle pareti di grigio calcare, qui a Capri, come dalle Alpi Dinariche al San Gottardo e oltre, rimbomba nell’anima e il turbine del volo sulle rocce a picco sul mare, l’idea dà d’un mondo libero, lungi dal chiasso, che trovi in città, un mondo legato al rumore, non all’urlo libero. È questo un chiasmo della vita. Legacci o libertà di librarsi nell’aria con gli amici gabbiani, qui a Pizzolungo, il cielo lanuginoso, in questo giorno di fine febbraio. Capri, 22 febbraio 2017 LUCE A GERUSALEMME? La luce interiore sulle colonne del Santo Sepolcro filtra, a illuminare gli ostensori di tre religioni. Ora gli ebrei ortodossi e i loro rabbini, con vestiti antracite su camicie bianchissime, le barbe arcaiche e lunghe fino a toccare i libri dei salmi, a pregare lì, al Muro del pianto. Ora i cattolici, i melchiti, gli armeni, gli ortodossi, i paramenti ricchi di preziosi ricami, a spargere incenso nelle messe solenni. Ora i Mu’adhdhin a cantilenare l’invito alla preghiera sulla spianata del Tempio o delle Moschee. Tanta preghiera, davvero tanta e sentita, la sacra devozione, luce e pace dovrebbero portare a Gerusalemme, invece tu, in modo palpabile, risentimento cogli, odio antico, rabbia, contesa, da parte di chi non ha mai saputo ascoltare fino in fondo il Verbo di Dio, dell’unico Dio. Napoli, 27 febbraio 2017 NOSTALGIA Come non ricordare le brughiere e i capelli al vento, la mano nella mano di tua madre, quando il Mar del Nord ti scuoteva dentro, nel profondo e tu cercavi quello schiaffo sul viso, per provare l’ebbrezza dello stordimento. Un sentimento, la nostalgia, che procura dolore, malinconia, un sentimento, una tristezza per ciò che è stato e che non è più. Allora il ricordo del soffio nei capelli, lo schiaffo del vento, si vuole ritorni per lenire il dolore di ciò che è solo un dolce ricordo. Napoli, 28 febbraio 2017 UN FRAMMENTO DI SCHUMANN Sai scavare nel profondo di ciascuno di noi e il violino e il piano, nella tua Seconda grande sonata, balsamo sono per le ferite dell’anima, nelle tempeste, nelle cadute, nelle resurrezioni della vita. Un frammento della tua opera, della tua travagliata esistenza, prima della gabbia a Endenich. Napoli, 1 marzo 2017 IL VUOTO a Francesco del Franco La vertigine era nel vuoto, la dolomite del faraglione non aveva certo questa paura, e viveva, perché anche ciò, che sembra amorfo, ha una vita, non biologica, ma una vita. L’ascesa alla vetta regolare era, come il cuore degli arrampicatori, tranne per uno non nato per la montagna e la salita, lui legato al capocordata, era un incubo. Maledetta l’idea di vedere le lucertole azzurre, l’idea di provare l’ebbrezza del vuoto, il tragitto breve e sicuro. Lo strapiombo sul mare, quanto di più bello in quel di Capri e il vuoto, una colmata di coraggio, a spegnere le vertigini della vita. Napoli, 7 marzo 2017 LA CONVERSIONE La conversione è salvifica, per quanto ne sappia io, sia che riguardi l’anima, che il cuore. Comunque è una sofferenza, una prova, una paura davanti all’ignoto. La vita nella sua normalità, la salvezza dell’anima per chi crede, la salvezza del corpo per chi è in bilico col cuore, che bene deve pulsare, deve, per gli amici e per gli affetti piú cari. Napoli, 9 marzo 2017 RESPIRO Com’è dolce il vento, il mare quando ti accarezza, tu disteso sui sassi, il limite tra ciò che si muove e ciò che sembra inanime, tra ciò che è vita e ciò che vive per il tuo respiro. Marina del Cantone, 11 marzo 2017 MARE AMICO È vermiglio il sangue sulla terra. Nessuna vera ragione dalle teologie o dalle religioni per la morte di un bimbo. Sì, è il Padre che ti ha chiamato a lui e tu figlio martoriato dal mare, lì sulla battigia riverso, a dire che non è così. Chi ti ha portato via, figlio, da me, io tuo padre, il Padre che ti chiamava per adornare la chiesa di santi? E tu, bambino, deturpato dall’annegamento, a destare orrore, finché dalla notizia, si passa a un’altra notizia e tu, bambino, non sei mai morto. Napoli, 12 marzo 2017 MIGRARE Le ali dei fenicotteri del colore della fenice erano pronte a dispiegarsi per il volo, come vele al vento. Li vidi in Marocco, in Egitto, poi a nidificare da noi, nella Camargue, sul delta del Danubio, a Cagliari, all’isola di San Pietro e in tanti altri posti di cui non ho ricordo. Viaggiano, viaggiano, migrano senza barriere e sono protetti. Napoli, 13 marzo 2017 VENTOSO Ventoso, prima di germinale. “Dai”, ancora pochi giorni e ci porti all’equinozio della bella stagione. Oggi, l’orizzonte ancora brumoso, il mare e i campi ancora ventosi, anche se nella baia di Napoli tutto è possibile, anche una primavera a febbraio o a gennaio. Ancora spogli i rami, ma già i peschi e i mandorli in fiore. È il gioco della natura nei climi miti e di te Musa, che regoli a tuo capriccio i colori dei campi Napoli, 17 marzo 2017 SIESTA Quante cose nella penombra, il ticchettio d’un orologio il respiro affannoso d’un incallito fumatore il pulsare accelerato del polso, che senti fino alla gola, per l’inquietudine di non riuscire a prendere sonno il rivoltare il cuscino per l’ansia d’un appuntamento alle 17 in punto a las cinco en punto de la tarde il maledire una telefonata improvvisa senza risposta. Allora ci si arrende e ci si alza nervosi, addio siesta, e il pensiero subito corre alla sigaretta, ma il pacchetto è vuoto, come l’ora e i minuti appena trascorsi. Napoli, 19 marzo 2017 IL TEMPO SCORRE Il rosso pompeiano, a macchia copriva l’intonaco, colore dava al tufo qua e là, un vestito ormai logoro, il vento della storia a corrodere i pigmenti, come gli anni a scarnire il volto, un tempo bello, d’una donna, che aveva sedotto, ora, ancora, con i suoi occhi profondi. Napoli, 20 marzo 2017 EUTIMIA L’equilibrio cercavi sulla corda tesa, lì in uno dei circhi vaganti nel mondo. Tutto era fantasmagorico, le luci come stelle filanti le musiche originali i passi di danza degli elefanti i cavalli bianchi con arabeschi d’oro. E tu lì in alto a guardare con un’asta, che ti impediva di precipitare, che ti dava serenità per gioire della bellezza dello spettacolo, della tua bravura, del plauso dei bimbi a guardarti rapiti. Napoli, 21 marzo 2017 PESCATORI ALLA CORRICELLA Rammendare le maglie delle reti, un’arte antica, è come immaginare la lotta dei pesci più grossi per la vita e la libertà, un buco qua, uno là. Oggi nel borgo, distesa è l’atmosfera al suono delle campane di Santa Maria delle Grazie, i pescatori chiusi nelle case, dopo una notte a ritirare le reti e, talvolta, a lottare col mare. Procida, 22 marzo 2017 MATERNITÀ La dolcezza di una madre per il figlio, la puoi trovare nelle Madonne col bambino di Raffaello e, quando è tua figlia la madre, la gioia è più grande, il volto trasfigurato e il bacio del ninno, una grande bellezza. Napoli, 23 marzo 2017 MELANCOLIA L’agave era appuntito come una freccia, era a tormentare il cuore d’un uomo stanco, chiuso in una buia stanza a ricordare solo per un momento le bianche scogliere di Dover, dove il vento aveva irrorato il sangue e la mente, ora il buio della stanza di giorno, i pensieri ammutoliti, la voglia di uscire frenata dalla melancolia, il silenzio opprimente e a tanta tristezza non un motivo. Napoli, 26 marzo 2017 SULLA LABILITÀ DELLA MEMORIA Molto labile nella memoria, pur di grande intelligenza e perspicacia, Michel de Montaigne di questa debolezza soffriva, perché nelle amicizie potesse nuocergli, passando per un amico di cui non ci si potesse fidare, lui che dimenticava facilmente, ma non gli amici, l’amicizia importante come la libertà e il raggiungimento della verità, lui pessimista e scettico. Napoli, 30 marzo 2017 CANDIDA Il cielo era coperto, ma candida era la tua anima e non era questione di nuvole. Tu eri in pace con te stessa e il tuo immaginario sereno come il mio, all’unisono, come capita ai fiori dei mandorli. Candida, anche un paesino irpino, dove passeggiare puoi tra mura antiche, come assaporare l’aglianico di queste terre, benedette dai fiori di primavera. Napoli, 2 aprile 2017 L’INGANNO A volte, capita, Medea moderna, che la madre induca le sue fobie nel figlio e psichicamente lo uccida e gli addossi, poi, la colpa della sua follia. Questa lacerazione per la vita si perpetuerà, come quando staccati dal seno materno si vorrebbe volare con le proprie ali senza appieno riuscirvi. Questo è l’inganno, non crimine cosciente, ma inconscio malessere d’una vita. Napoli, 4 aprile 2017 LEVIATANO L’istinto di conservazione della specie non è propria dell’uomo, che spesso divora, come un leviatano di potere avido e sangue, il debole, l’indifeso, che gli si para dinanzi. Un tempo con archi e frecce, oggi con bombe, gas e aerei visibili e invisibili, con cui si uccide senza vedere in viso il bambino, che gioca nel cratere d’una bomba. Impotente, il continuo eccidio d’innocenti, puoi vedere dai satelliti o dai reporter a terra, per poi in fretta rimuovere, dopo la prima sconvolgente emozione, davanti a una nuova notizia: kamikaze bomba su chiese copte in Egitto. Tutto ciò non accade tra una tigre e una tigre, tra un lupo e un lupo. Napoli, 11 aprile 2017 GINESTRA I fiori dal colore dell’oro centinaia di arbusti ricoprivano, lì sullo sperone roccioso d’un’isola immaginaria, dove viveva la tua immagine, la tua anima, la tua persona spenta in un giorno di febbraio da un avverso destino. Eppure quel giallo oro di ginestra ti rappresenta, ancora ora, è il colore del tuo sorriso, che onorava il giovedì santo con la preghiera, nell’attesa della morte e della Resurrezione di Cristo, tu fervente di fede. Napoli, 13 aprile 2017 LE RIVE Trieste cammina sulle Rive, il mare adagiato sul cuore. Tutto è remoto al Molo Audace, anche il borino, che la pioggia tiene lontana. Il fascino di ieri, oggi, nei palazzi maestosi persiste, nel sole che si nasconde, per poi apparire, tutto d’un fiato, a dare sollievo in un giorno instabile, come si dice lo sia lo spirito di tanti triestini. Trieste, 15 aprile 2017 QUANTO TEMPO ANCORA? I lampioni si accendono sul Canale e la magia della luce dà vita alla sera e poi alla notte. Il respiro in sintonia col vento dolce di primavera. Quanto tempo ci è dato di vivere la magia della sera? Di vivere la notte e il giorno ancora? Fin quando il respiro sarà in armonia col cuore e il cuore con il battito delle campane. Trieste, 17 aprile 2017 I PENSIERI VOLANO I pensieri volano quando cala il vento, che la mente ottunde fino a sopraffare ogni ragionamento. Ma l’ebbrezza del vento è una grande emozione, che chiude le porte alla tristezza e le ali apre per un lungo volo sulla cresta delle onde, fino a Montalto, fino ai Faraglioni, fin’oltre Gibilterra. Marina del Cantone, 20 aprile 2017 LE SCALE Quando l’affanno ti prende, non sai se sia l’erta salita o gli acciacchi o gli anni. Forse è la difficoltà a sopportare il peso della vita, gli ostacoli incontrati, i lutti, che feriscono dentro, profondamente l’anima. Ciò è quando si sale, ma poi si scende e tutto è più lieve e la bonomia ritorna, ché la vita è così, bella anche così, un salire e uno scendere. Napoli, 26 aprile 2017 PIOGGERELLINA Le gocce dal cielo non sono mai uguali, legate sono all’umore delle nuvole, dense, più dense, meno dense, ma se si vive a Parigi, o qui a Napoli in primavera, sono solo una dolce romantica compagnia, che non turba i capelli, il viso di chi sa vivere in pace con se stesso. Napoli, 27 aprile 2017 NEL NOME DEL PADRE Ti penso spesso Padre mio e non distinguo Te dal padre, che mi ha generato, autorevole, buono e un grande Maestro. Ho indossato per un po’ i tuoi abiti, tu eri meno alto di me, ma mi sei stato di compagnia anche cosí. Poi li ho dismessi piano piano, ma il tuo ricordo è sempre in me, tu che dal balcone mi davi un ciao, ogni volta che me ne andavo, sia che tu stessi bene, sia che fossi malandato. Alla fine, il padre è assimilabile al Padre, che sta nei cieli. È lui che forgia il nostro destino. Napoli, 29 aprile 2017 BORDERLINE I confini non ben definiti, pervasi dal fumo grigio d’una città industriale, la morale comune fatta a pezzi, una navigazione senza bussola e con mille paure, l’ira da far tremare il mare. Un pensiero il tuo, che annullava l’altro del minuto prima, ti faceva soffrire, tu incatenata ai ceppi del tuo destino. Napoli, 2 maggio 2017 SULL’ISOLA VERDE È ora il tempo dei gelsomini, profumati e radiosi nel loro biancore e il Castello carico di leggende e storie il mare abbraccia a difesa, nel suo tufo caldo ai raggi del sole. Il verde domina sulle colline e dà un senso di pace, fin sull’Epomeo, oggi placido dispensatore di terme, un tempo remoto distruttore di uomini e case. Casamicciola, 3 maggio 2017 RETI Cercavi nelle reti, gabbia della vita, una via d’uscita per vivere libero i tuoi sentimenti, oltre il frastuono della città, delle gomme sull’asfalto, in libera frenata davanti alle strisce zebrate. Qui, alla Corricella, il silenzio, perché tu rifletta sul senso dell’amore, in contrasto con l’odio, che si propaga sulla terra, per nulla. Procida, 5 maggio 2017 OCCHI Attraverso un vetro pompeiano vedevo i tuoi occhi: erano circonfusi dal colore del lapislazzulo, proni al volere degli dei, che avevano fatto di te una divinità, patrona delle ninfe, che si affacciano sul golfo di Napoli. Tutto era profetico, il tuo futuro e il sorso di cecubo a irrorare le vene per osannare i tuoi occhi, dolci come la luna, caldi come il sole. Napoli, 11 maggio 2017 MISTERI I misteri dell’esistenza spesso legati sono a quelli della fede, che si può avere e non avere, per imperscrutabili motivi, che fanno parte della storia di ciascuno di noi. Gesù risorto, questo un mistero capitale, da esso tutto dipende, credere o non credere nella divinità di Cristo. Tu lo preferisci uomo, più vicino a te, un grande uomo, certo, che ti ha insegnato a dare senza ricevere, a amare, a non discriminare. Tu vorresti Gesù fra le tue braccia, vorresti guardarlo negli occhi per arrivare a credere la sua divinità, come gli Apostoli, per avere quel calore, che ti possa sorreggere nella vita e nel giorno del tuo mancamento. Napoli, 21 maggio 2017 PROFUMI I profumi sono nell’aria di primavera e nelle isole tutto si concentra nelle centinaia di arbusti dai fiori odorosi e nei pini, che ombra danno coi loro ombrelli e esaltano la tua bellezza di ninfa coi capelli racchiusi in un soffio di vento, sogno di eterna giovinezza della mente e del cuore. Il patto di Faust coi fiori di primavera. Napoli, 22 maggio 2017 SCIROCCO Bafuogno a Capri e Ischia, bafagna a Procida, poche miglia, il concetto non cambia. È uno strozzare il respiro stordire la mente, ma pazienti si aspetta il maestrale, che di solito il pomeriggio si affaccia per irrorare quella cappa pesante d’umido, per stenderla sul tappeto del mare e dare aria agli oleandri, all’immaginazione al desiderio di scorgere di nuovo i gabbiani volare. Procida, 7 giugno 2017 VOLARE LIBERI Ho un amico alato, Nico, che ai salti alle acrobazie nel vuoto ha dedicato una vita. Su un biplano vola ora felice, sono contento per lui, anche se non posso non dire che nutro una certa invidia. Eppure ho volato tanto anch’io, ma non su un biplano anni Trenta, color tuta mimetica, dove sono d’obbligo il giaccone di pelle e gli occhialoni di Italo Balbo o di tanti eroi dell’aviazione. Si puó essere felici anche così, librandosi tra le nuvole, sulle dolci campagne a bassa quota o sugli sterminati oceani, proprio come nei libri del mio idolo, Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, Terre des hommes e Vol de nuit. Napoli, 13 giugno 2017 LIMONE DI PANE Tu sei buono come il pane, si dice, ma a Procida i limoni di pane attecchiscono come in nessun’altra parte del mondo, figli della feracità di questa terra, baciata dal sole e dal mare. Allora, si può anche dire qui nell’isola di Arturo: tu sei buono come il limone di pane, che appena colto subito va affettato per non dargli il tempo di diventare amaro, come capita nella vita quando dalla gioia si può cadere in un improvviso dolore. Il pane del limone, un vero zucchero, bianco come la neve, per deliziare un giorno felice. Procida, 14 giugno 2017 LIBERE Che le criniere al vento delle puledre berbere del Maghreb, ora libere, si fondano con i colori degli arcobaleni in cielo. Meglio puledre libere che giumente da soma. Napoli, 20 giugno 2017 COME UNA COMETA La tua chioma, Fanny, era come quella di una cometa. Sei apparsa piena di luce fulgente e te ne sei andata così presto, per esplorare il tuo universo fino a toccare con le tue mani il sole e scioglierti così in un Angelo, sempre presente nella nostra vita col tuo ineguagliabile sorriso. Napoli, 25 giugno 2017 LA MOSCA Il vino era sincero, un rosso del bordolese di antica memoria. Impregnava di sé il cervello, che fantasticava cose belle, ronzando una mosca davanti agli occhi. Era una mosca? O un modo nuovo di vedere la realtà? O un distacco di retina imminente? La verità è che il vino sincero è come gli uomini, ora disposti a sposare la verità, ora a frodare gli altri e se stessi, nel tormento d’una mosca davanti agli occhi. Napoli, 27 giugno 2017 ESTATE È una giornata senza afa, si respira e il pensiero va a te vegliardo, che hai bisogno di respirare a pieni polmoni i tuoi anni. Costi quel che costi, vivere devi libero dagli affanni, tu che ami l’arrivo dell’estate, il famoso solstizio dei Druidi, il sole allo Zenit, che cacci via il freddo dalle ossa. Godi la luce, il giorno più lungo, che sia per te una rinascita. Napoli, 1 luglio 2017 ASELMEYER Il castelletto Aselmeyer, a monte del liberty napoletano fatto di speranze e decori, come un signorotto antico, domina il via vai del Corso e piace perché vede il Vesuvio, Capri e Mergellina, un coacervo di colori e tu dal torrione li cogli tutti, alle luci soffuse del tramonto, come all’alba, quando compare il sole e fa del Vesuvio un incendio di rossi, aranci e fughe di nuvole, in un’eruzione perenne. Napoli, 3 luglio 2017 PÁNTA RHEÎ Vi erano due querce le radici intrecciate indissolubili, poi, un triste giorno, la piena della Schelda sradicó tutto e gli alberi così forti in vita trascinati furono alla foce del fiume, per perdersi nel mare, per non ricongiungersi più le radici spezzate. Ma, come in una fiaba, venne il giorno che le querce si ribellarono alla forza del mare e sul dorso d’un delfino vinsero anche la corrente del fiume, ammirarono il porto di Anversa e ritrovarono il loro nido, intrecciando di nuovo le radici tra loro, indissolubili, vinte le intemperie del fiume e la forza del nordico mare. Tutto scorre tutto muta tutto diviene tutto ritorna. Napoli, 4 luglio 2017 IL BAMBI Il bambi era lì nella radura, cercava la madre. Si era allontanata in cerca di cibo fresco per nutrire il suo piccolo, ma era stata circondata da un branco di lupi feroci. Non aveva scampo, ma recitó comunque una preghiera per rivedere il suo bambi, poi invocó suo padre, un capriolo saggio, rispettato nel bosco. Allora il più anziano dei lupi si commosse e la lasció andare. Il cammino a ritroso era impervio e il bambi dov’era? Non era più dove l’aveva lasciato. Era invece coi lupi, piccoli e grandi. Chiamó la mamma capriola, finché lei udì il richiamo e tornó sui suoi passi. Ritrovó il piccolo a giocare coi lupacchiotti e fu vera festa nel bosco. Napoli, 6 luglio 2017 DENTINI Alla piccola Greta, come a tutti i cuccioli bambini, crescono i dentini e fanno male i dentini. Greta piange lacrime a cascate e allora pensa al bosco, dove gli amici lupacchiotti, anche loro, cacciano i dentini, ma senza piangere, senza dolore. Per loro è più facile che per i bambini. Allora, Greta vuole diventare un lupacchiotto, vuole che sua mamma diventi mamma lupa per dare latte a tutti nel bosco, per fare del bosco tutt’una casa di fratelli. E le more e le fragoline a dare colore al visetto di Greta, che ora non piange più e gioca coi fratellini lupacchiotti, a nascondino, a mosca cieca, mentre la mamma, ora lupa, guarda felice e contenta. Napoli, 10 luglio 2017 L’ASSENZA A zio Charles L’antro della Sibilla era percorso in lungo e in largo, ma non vi era traccia di vaticinii. Eppure tu ne avevi bisogno, per il tuo futuro, perché breve era il tempo da vivere, considerando ciò che già intensamente avevi vissuto. Eppure l’assenza dei vaticinii pesava, era una perdita di coscienza, era un’assenza grave. Come poter brancolare nel buio fino all’ora fatale? Come non avere chiaro il percorso ancora da intraprendere? Sapendo che i passi da percorrere sarebbero stati brevi e non più lunghi? Napoli, 24 luglio 2017 L’ABSENCE Pour oncle Charles L’antre de la Sybille était parcouru de long en large, mais il n’y avait nulle trace de vaticinations. Et pourtant tu en avais besoin, pour ton avenir, parce que bref était le temps à vivre, vu ce que tu avais déjà intensément vécu. Et pourtant l’absence de vaticinations pesait lourd, c’était une perte de conscience, c’était une grave absence. Comment pouvoir avancer à tâtons dans l’obscurité jusqu’à l’heure fatale? Pourquoi ne pas voir clairment le parcours qu’il fallait encore entreprendre? Conscient que les pas à parcourir allaient être courts et, jamais, plus longs. Naples le 24 juillet 2017 (trad. di Viviana Bolognesi Peeters) DELOS E i delfini a coppie danzarono a fior d’acqua, regali come il tempio alla dea Iside, dalle colonne di marmo pario splendenti. Il granito e il marmo a Delos furono sovrani e tutto voleva essere una sola preghiera agli dei, prima solo Apollo e Artemide, poi Mercurio e Afrodite, fino alle divinità siriache e al dio degli ebrei. In pace visse Delos per molti secoli, ma venne l’infausto giorno, in cui Mitridate profanó tutto col ferro e col fuoco e le pietre tornarono a essere pietre, ma in esse oggi permane lo spirito dei templi e la via sacra maestosa la senti ancora battuta dal vento divino. Delos, l’isola sacra, dove non si poteva nascere, né si poteva morire. Delos, 31 luglio 2017 IL VENTO I mulini erano proni alla forza del vento e don Quijote non poteva combatterli, perché non erano draghi, ma tanti uomini moltiplicati per cento. Il vento placava l’arsura e il sole picchiava di meno, non si era nella Mancha, ma in un’isola cicladica, in un cerchio sferzato dal vento di nord-est, in un giorno d’estate, quando gli amori maturano come le spighe di grano. Mykonos, 1 agosto 2017 LA BARCA Cercavi nella nebbia una barca dondolante. Era il riflesso della tua inquietudine, del tuo cercare almeno una verità, nel marasma di bugie, che incrociano la vita, quella tua, quella di tutti. Ed ecco la barca, sicuro approdo per non annegare in un mare ostile. È lui che gonfia il petto per gridare al vento la propria angoscia di vivere senza certezze, in un’epoca incerta e non ancora ben definita. Così, vede la barca il mare nero, senza luce, senza brillii. Anch’essa si ribella alle nebbie, ai grigi della vita e quando il vento spira forte, beccheggia, dondola di dolore, portando con sé le amarezze, i dubbi degli uomini, la fragilità e insieme la forza della natura. Napoli, 4 settembre 2017 GOCCE Dopo una pioggia insistente, lungo un filo, una lunga teoria di gocce aggrappate, in modo geometrico e perfetto. Esiste una fisica in tutte le cose, come esiste un’anima in ciascuno di noi, legati a un destino, che decreta quando si deve cadere o quanto vi è ancora da vivere. Le gocce, quale scoperta! Occorre attendere solo un raggio di sole, perché cadano nel vuoto. Napoli, 10 settembre 2017 IL FIELE DELLA TERRA Il fiele della terra in una coppa. Bevi tutto d’un fiato, per esorcizzare il male, per esserne immune e continua a cercare il Sacro Graal, col sangue di Cristo! Napoli, 12 settembre 2017 A MIA MADRE Tu, lontana erica nelle brughiere del profondo Nord, inspiri l’aria delle gesta dei prodi di Carlo Magno, sepolto a Aix-la-Chapelle e sempre vivo nel nostro immaginario. Tu erica, nel mio animo sempre presente, come il più bel ricordo di mia madre, donna della Campine piú remota, battuta da tutti i venti del Mar del Nord, che sollevano le sabbie bianche e gli arbusti stordiscono. Napoli, 13 settembre 2017 INQUIETUDINE A Selene Salvi Volevi raggiungere un’isola per chiudere le tue emozioni in un luogo, dove le pareti precipitano sul mare. Il precipizio è inquietudine. È il confine tra l’orrido e la bellezza del sublime. Solo un gabbiano può capire questo confine, perché non sfracella mai sulle rocce, ma volteggia su e giù, padrone della vita. L’inquietudine è propria dell’uomo, che non ha le ali per circoscrivere la paura. La paura del tonfo nel vuoto, vuoto che toglie la vita, ma che negli abissi marini puó anche portare a un amplesso con ninfe leggiadre, mai viste né lette nei racconti di eroi. Napoli, 14 settembre 2017 DISQUIET You sought an isle to quiet your soul, a place where cliffs drop to the sea from that high line of disquiet between fear and beauty. Only a gull knows this line, skimming fearless to and fro on the rocky height, master of life. Disquiet is always with us, we have no wings to dispel the fear of the dull thud, the dead drop into the void that takes our life, yet in the depths of the sea still opens a world of lovely nymphs untold, unseen even in the tales of heroes. Naples, 14 September 2017 (trad. di Jeff Matthews) LA NOSTRA MEMORIA Ogni uomo ha una personale colonna sonora, dove la musica, le canzoni, le note, le parole, sono un film della memoria, che si vivifica in ogni istante, nei momenti belli o nelle malinconie, nella penombra d’una stanza. L’emozione, la gioia d’un affettuoso amorevole abbraccio o le ferite aperte non si assopiscono mai, e l’uomo le rivive sempre, come accade per i miti, le leggende, le storie cantate dagli antichi trovatori e dai moderni. Napoli, 17 settembre 2017 PRIMI PASSI per Greta Quanti passi per percorrere la tua Grande Muraglia? Oggi, il primo e non hai neanche mostrato gioia o meraviglia per l’evento, tanto naturale deve essere per te, come per i cuccioli della savana. Eppure i primi passi ti porteranno pian piano a una grande libertà, ai cento, poi ai mille, per arrivare a vincere le maratone della vita. Napoli, 19 settembre 2017 ALLA SALUTE DEGLI AMICI PIÚ CARI Prosit, e così sia, in questo tempio della bellezza, che è la Marina di Praia. Buon pro vi faccia e il vino scorra per esaltare il fiordo, le rocce, incombenti sul mare. L’amicizia sacra. Marina di Praia, 23 settembre 2017 IL CRINALE A Ferruccio Valerio Il crinale era scosceso e ti aspettavo con ansia, il giorno lungo e noioso, tu linfa nelle mie tenebre, soprattutto quando il sole va a nascondersi dietro quella linea sicura fatta di roccia eterna, per un tramonto imperiale, in piena montagna, lungi dal mare, che mi manca, invero, per i suoi orizzonti, ma che mi appartiene per buona parte dell’anno. Napoli, 29 settembre 2017 UN SOGNO Riverso sul letto, nel sonno di Morfeo profondo, ti scopri ricoperto di foglie. Sono spesse, carnose, dolci e i rami abbarbicati sul tuo corpo si attorcigliano ad arte lungo le gambe, il collo, le braccia. Ma al risveglio, non sono i profumati fiori di cera ad accoglierti, invece le calde braccia della tua donna, unica e insostituibile e profumata d’arancio. Napoli, 30 settembre 2017 FALCHI I falconieri li puoi trovare nei deserti d’Arabia, come nei castelli federiciani, in una corsa indietro nel tempo. Sono principi, perché principe è il falco, una saetta nel cielo, fiero e nobile nel volo e il più veloce di tutti sulla terra. Napoli, 1 ottobre 2017 SOLITUDINI Cos’è la solitudine, se non le lacrime di Selene in un calice? Tutti possono brindare con te, perché nonostante gli amici fedeli, non si può non pensare al tu per tu con l’assenza del respiro, con la morte, non quella fisica, ma quella che germina rose nei giardini del silenzio, nell’attesa dell’aurora, che apre a un nuovo giorno, che apre al sorriso, più dolce espressione di tante strette di mano, dopo giorni, ore, minuti di silenzio. Napoli, 20 ottobre 2017 NUVOLARI Quando i tuoi occhi guardano nel profondo l’orizzonte, il traguardo della pista, non vi è il rischio di sbattere contro il muro della paura. Tutto è lineare in te, nel circuito dei bolidi dai motori ultrasonici, e la vita è sempre una conquista. È come nascere due volte, un’infinità di volte, librandoti tra le nuvole dell’eterno. Napoli, 23 ottobre 2017 MOGADISCIO A Mogadiscio, a centinaia i morti innocenti, un record di morti in un solo giorno, come in Siria, in Iraq in Birmania, o in altri teatri di guerra nel mondo. È pace questa? o il maligno prevale su tutto? sui sentimenti buoni delle genti. Il maligno esiste, lo sapeva San Francesco, lui a bestemmiare il demonio, per scacciarlo dalla sua anima. Infatti il male lotta contro il bene e spesso prevale, la fede debole alle lusinghe del diavolo. Marina del Cantone, 29 ottobre 2017 GLI UOMINI VORREI FRATELLI E gli occhi negli occhi e le mani nelle mani, questa è pace nel mondo, che tutti desideriamo, nell’amore di noi uomini per la felicità, nell’amore di noi per le sfere celesti, per i nostri fratelli, dai deboli ai forti, dai fortunati per nascita ai diseredati, consci che il cammino è irto di ostacoli, non impossibile, ma ricco della luce dei buoni sentimenti, dai bimbi ai grandi. Napoli, 31 ottobre 2017 PATATRAC Il crollo degli ideali, patatrac. La rivoluzione d’ottobre, patatrac. Il capitalismo selvaggio, patatrac. I diritti umani, patatrac. Le guerre e l’odio, patatrac. E ci si sveglia al mattino, dopo una notte di incubi, patatrac. E si vive il giorno nel ricordo degli incubi, patatrac. Napoli, 8 novembre 2017 BUIO Il buio incombeva e il marciapiede, i lampioni spenti per chissà quale motivo, era nero come la pece, come la morte, gli alberi soprastanti ancora più neri. Qualcuno afferma che la morte sia un passaggio nella luce accecante, ma tu non conosci nessuno che possa confermare ciò. Rimane il fatto che non vi era neanche la luna a rassicurare i passi. E tu eri nel buio assoluto. Che angoscia, che ansia, quando tutto nella notte dovrebbe essere illuminato, come il ponte di Brooklyn, come la Tour Eiffel, per dare una speranza di vita. Tua figlia morta, tra gli abiti neri del lutto, come avviene da noi, nel buio o nella luce? È certo che, nel buio o nella luce, ella, nei giorni di pioggia, è l’unica ragione della tua poesia. Napoli, 10 novembre 2017 Il sole d’estate un rumore perduto, ora freddo e vento del Nord. Napoli, 28 novembre 2017 Luna pallida da nebbie lontane soffusa, dai luce incerta alla malinconia. Napoli, 30 novembre 2017 Era il palcoscenico a attrarre le luci, tu dismessi i panni, nudo a recitare la tua anima, senza infingimenti. Napoli, 1 dicembre 2017 Solinga la vela in un fascio di luce, che cerca? La libertà sul manto argentato del mare. Napoli, 3 dicembre 2017 Un sorso e un altro sorso di nettare egizio al calar della luna piena e tu non t’illumini se non nel calice vuoto. Napoli, 5 dicembre 2017 La passione nel sangue e l’eroico furore si impregna di rosso scarlatto, nella bacinella d’un cerusico, che vive delle note di Schumann. Lacrime nel Reno. Napoli, 14 dicembre 2017 La pioggia tanto fitta, la testa nuda senza riparo, così alle Termopili le frecce di Serse e tu senza elmo per schivare le ferite della vita. Napoli, 16 dicembre 2017 Un bicchiere l’hai infranto per rabbia sui binari d’un treno senza motrice, senza la possibilità di condurti in un luogo felice. Le rotaie, le rotaie arrugginite, un giorno lucide ai raggi del sole. Ma ci sono altri bicchieri da rompere nel mondo per brindare a nuove rotaie. Napoli, 21 dicembre 2017 Ho letto il poeta degli orinatoi e dei fanciulli, l’anima di porcellana, lo zampillo ghiacciato in quel d’Alaska. Napoli, 22 dicembre 2017 Ho letto tanti poeti da ragazzo, ora pochi, per rimanere vergine. Napoli, 22 dicembre 2017 Ti senti solo, e il demonio ti tenta, ma la carogna addottrinata nel male, nei falsi credo, non è abbastanza forte da abbattere te e la tua penna. Napoli, 5 gennaio 2018 La privazione di una morale, d’una benché minima coscienza, fa dell’uomo falso nella vita, un debole infelice doppio interprete di se stesso nella Commedia umana. Napoli, 6 gennaio 2018 Saltare un ruscello, la prova d’un amico. Non gli si chiede d’attraversare un fiume. Questo l’augurio. Napoli, 8 gennaio 2018 La locomotiva invadeva lo schermo, fino a lacerare le nostre carni e noi atterriti a scappare come se fosse vero, ma quante volte l’illusione si trasforma in realtà? Napoli, 9 gennaio 2018 La pioggerellina è una carezza dolce sul viso, non dilava la carne, solo rende gradevole il cammino tra filiere di alberi e respinge il ricordo malinconico triste dei temporali nella vita, quando la grandine era solo rovina. Napoli, 12 gennaio 2018 Il larice sul sentiero e le foglie caduche a parlare dell’inverno coi loro rossi gialli e aranci, caldi come il sole, ma simboli di morte, il freddo nelle membra degli alberi e degli uomini. Napoli, 15 gennaio 2018 Il giorno trascorreva lento, quando doveva correre verso il buio della sera per nascondere la sua inquietudine davanti ai sacrilegi, agli ideali nella polvere. Napoli, 19 gennaio 2018 Alla Briocherie, al Corso, quante vaghe stelle dell’Orsa nei calici, quanti pensieri sedimentati nella mente, sparsi su fogli di carta. Rincorrere a ritroso gli anni per riviverli di nuovo, un gioco che ridà il dolce tepore del sole o il freddo lancinante della notte. Napoli, 23 gennaio 2018 Il passo era incerto la porta socchiusa. A varcarne la soglia un probabile dolore, ché la speranza era un sottile filo leggero. Napoli, 16 febbraio 2018 Il bastone del pellegrino è lì dove l’ho riposto, accanto a te esanime, così la conchiglia e la tua gioia di vivere, spenta sull’asfalto in una notte. Napoli, 19 febbraio 2018 THE PILGRIM I lay the pilgrim’s staff beside your lifeless side, and the pilgrim’s shell is where you fell, your joy of life gone in the asphalt night. Naples, 19 February 2018 (trad. di Jeff Matthews) Il tempo del sorriso è nascosto dietro il filare di cipressi, come gli abbracci furtivi tra le colonne di marmo pario, sull’isola dell’amore. Napoli, 21 febbraio 2018 Dalla finestra, le luci d’un’isola lontana riflettono la tua tristezza per l’imbrunire bagnato, per il sale sulle tue gote dal tempo segnate. Napoli, 23 febbraio 2018 Alle nostre latitudini la neve è gioia per i bimbi e tu Greta, ora che la tormenta fa cadere i fiocchi, chiami a te col magico corno i lupacchiotti dai boschi, per giocare con loro nella piazza grande, il sorriso largo sempre con te. Napoli, 26 febbraio 2018 La tiara non è da tutti, come la seta nei confronti della canapa o del grezzo cotone. Napoli, 2 marzo 2018 I pavimenti triestini, lustri, come la città adagiata fino al mare, le colline e il Carso a monte. I passi svelti della gente a gremire le piazze immote nel loro antico splendore. Trieste, 6 marzo 2018 Nel tuo cervello un rivo rosso apre nuove strade nella centralina della memoria, ora si nutre di sentimenti sopiti, ora di lieti ricordi, collocati con precisione nell’ansa d’un fiume, ora tutto resetta per non perdersi nella noia d’un giorno di pioggia. Trieste, 6 marzo 2018 Tanti frutti a nozze fanno il presnitz. Noci, fichi, prugne, uvetta, mandorle, albicocche e pinoli, tutti a festeggiare le donne, nel colore allegro delle mimose. Trieste, 8 marzo 2018 Quel viso, in un quadro di Manet, avevo già incontrato, una trasmigrazione di anime. La stessa frangetta, il sorriso gentile, il portamento elegante, tra lampadari e specchi di Caffè della Belle époque. Trieste, 10 marzo 2018 Eri ombroso, chiuso nei tuoi pensieri, stringevi nella mano un anello, come se potesse darti coraggio per uscire dalla paura in una situazione indefinita. Arrotolavi il tabacco nella cartina per darti una scossa. Invano. Trieste, 12 marzo 2018 Oh, le campane di San Giusto, quanta grande e piccola storia. Oh, la sinagoga a un passo dal Caffè San Marco. Oh, il tempio serbo-ortodosso in piazza Sant’Antonio nuovo. Tutte espressioni di libertà e di cultura aperta a tutti i venti. Trieste, 15 marzo 2018 Rosso con alabarda, il vessillo garrulo al vento dà vigore alla piazza e rompe la monotonia dello scirocco, che abbatte gli spiriti inquieti, che vivere sanno solo di bora. Trieste, 17 marzo 2018 LABBRA L'anello, un sigillo sulle tue labbra, nel mentre un pescatore arma la lenza e cerca quelle d'una sirena, il sole dell'equinozio a levigare il mare. Procida, Corricella, 5 aprile 2018 I pensieri riflessi sull'acqua argentati sono, come i tuoi capelli senili e scuotono le corde, allo scorrere dei ricordi increspati dalle volute della tua sigaretta, lí a placare l'ansia per i momenti grevi della vita. Procida, Corricella, 22 aprile 2018 Il vento copriva il battito accelerato del tuo cuore, per i fogli del moleskine, che volavano via. Erano la tua vita quelle grafie, i tuoi geroglifici, come in una piramide a Giza o in una tomba a Luxor. Preziosi perché più forti della memoria, più forti dei sentimenti vissuti, ora sbiaditi dal velo delle nebbie degli anni trascorsi. Napoli, 30 aprile 2018 DRAMBUIE A te Charles Edward Stuart's, un peana vorrei dedicare e alla Scozia guerriera. A te principe del whisky, adornato di miele, di erbe e spezie della tua terra, che lenisce gli affanni degli uomini senza pace, che vorrebbero morire al canto della tua vittoria e a te Scozia, terra di Maria Stuarda, i cui cannoni tuonarono per la libertà e i cui piedi batterono sulla brughiera del nord selvaggio, come gli antichi opliti di Alessandro. Onore a te Charles, che dai forza ai soldati e ai principi, onore a te Scozia libera. Napoli, 4 maggio 2018 MAGGIO “Na rosa ’e maggio” si dice da noi. Esse danno profumo ai giorni e fanno che tu sia sempre un profumo per tutti e sul far della sera, quella di Pascoli e di te piccina, ti riversi sul letto e, ultimo raggio di sole, ti trastulli coi giochi e la tua nonnina, prima che il sonno beato ti colga e ti conduca a un nuovo felice giorno. Napoli, 12 maggio 2018 La cantilena seguiva il moto ondoso del mare. Cantava di un giorno di tempesta e del pericolo incombente di essere travolti e affogati nei vortici. Ma cantava anche di una luce, che dalla montagna scese sul mare. Era la Madonna, che placava le acque, il miracolo di Santa Maria Apparente, misericordiosa. La voce roca del pescatore smise di cantare, egli si segnò la fronte per quel provvido fascio di luce e riprese in silenzio a rammendare le reti, il suo lavoro rischioso e povero, ma pieno di fede. Procida, Corricella, 14 maggio 2018 RISVEGLIO Ai lati del sentiero, alberi spogli tenevano compagnia. Il percorso era impervio, finché non arrivò il precipizio, una forra buia, profonda, rischiarata appena dall'acqua sul fondo, col suo fragore sulle rocce. Pareva l'inferno e l'inquietudine aumentava, come una disperata solitudine. Ma all'improvviso risveglio sui soliti cuscini caldi di casa, il tutto era solo un sogno. Napoli, 23 maggio 2018 Tra le mura testimoni fossili della storia, prediligo quelle toscane e umbre, che sposano, tra i colli, il paesaggio coi papaveri rossi e l'anima rude dei contadini con la gentilezza delle rocche e delle chiese. Todi, 25 maggio 2018 Il viso invecchiato dalla salsedine e dal sole di anni sul mare, cercava qualcosa di vago all'orizzonte, mentre le mani nodose si congiungevano come in preghiera, cercando nell'acquavite un senso nelle lunghe ore di ozio. Un'isola era quel qualcosa di vago, ingabbiata dalle foschie di giugno e dall'afa, che toglie il respiro. Napoli, 7 giugno 2018 L'intimità, che puoi scoprire a Capri, fra le rocce e il mare, è come quella che esiste fra gli innamorati, che si attraggono come edere al muro. Gli strapiombi pure hanno un che di intimo con l'attrazione verso il vuoto e fanno pensare al sottile filo, che ci lega alla vita, nel volo al buio della notte sulle scogliere e sul mare profondo. Napoli, 10 giugno 2018 AL CARO AMICO BRUNO Come può un'esistenza incenerirsi nel fiore degli anni, quando tutto avrebbe fatto pensare a una vita più lunga? Gli occhi e la mente vigili e intelligenti, quanto avrebbero potuto ancora cogliere nel trascorrere mutevole delle stagioni? Nel colore mutevole dei campi o nei capricci del vento e del mare? Quanto il suo cuore avrebbe potuto dare ancora agli amici? Egli buono come il pane e si sa che non vi è di meglio del pane appena sfornato. Napoli, 21 giugno 2018 Sorseggia friulano, gli occhi, che sorridono al suo uomo, la parlantina fluente, che chiusa la finestra sul mondo, si spegne al mormorio delle coltri. Trieste, 26 giugno 2018 DUINO Un alone romantico sulle rovine del castello e su quelle pietre il riflesso magico del golfo di Trieste e di Miramar. L'acqua placida, in un giorno di bruma, fa pensare a una spada nella roccia, a una spada nel mare. Ogni pietra parla di guerre e di amori. Tutto è ora silente nel riposo degli eroi, ma che, a tanta bellezza, vivono e rivivono in noi, Diomede su tutti, re dell'Adriatico mar. Trieste, 4 luglio 2018 La notte, una tromba d'aria e un cataclisma d'acqua. Tuoni, fulmini un boato di guerra. Eppure, al giorno, una pulizia del cielo, un terso raggio di sole. Cosí va la vita, un turgore di gioia e dolore. Trieste, 6 luglio 2018 È come un battito di cuore la curva dell'umore di chi vive l'attimo e solo l'orizzonte del mare può dargli pace, portando la mente all'infinito, così che egli guardi lontano, al dopo, a ciò che è dietro quella linea, sottile come un filo di seta, e per quanto egli abbia vissuto una vita nel carpe diem, ora, saggio per l'età, avrà pure bisogno di riflessione e di pace, per amare e considerare il futuro, come fonte di conoscenza nuova e emozione. Trieste, 8 luglio 2018 Sant'Angelo sei come una barca a vela, pronta a raccogliere ogni filo di vento, per rendere le serate d'estate fresche, ricche di profumi per la vegetazione rigogliosa e ferace. Una terra vulcanica, che ha la forza dell'amore nelle notti stellate, fino all'alba. Ischia, Sant'Angelo, 22 luglio 2018 LA RISIERA DI SAN SABBA Prima del piombo sulla schiena, come fossi un traditore del mondo, nella lugubre notte infestata di corvi e di nere svastiche con la testa di morto, tu scrivesti a tua madre una poesia di parole sanguinanti di libertà e di odio per il nero tallone, tu scrivesti, ancora, lacrime innamorate per il tuo albero della vita e per i fratelli ignari della tua fine. Trieste, 7 agosto 2018 MEDUSA Le correnti marine ti portano di qua e di là e tu medusa semini paura a chi in acqua gode della frescura, ignaro delle scottature urticanti, eppure a vederti sei sensuale e sembri una libellula che danza al suono psichedelico delle conchiglie marine. Trieste, 9 agosto 2018 Le bracciate erano lente e stanche per l'afa che gocciolava nell'aria e la boa un punto d'arrivo. La bambina, dai braccioli multicolori, trepida, attendeva che la madre giungesse alla meta. Ora toccava a lei, così piccola, vincere la paura dell'acqua, per carezzare gli occhi, che la cercavano. Toccava a lei raggiungere sua madre, per stringerla a sé, per giocare con lei a suon di spruzzi e tornare a riva gioiosa e fiera, con il suo amato bene. Trieste, 10 agosto 2018 JÔF DI MONTASIO Sulla cima del Montasio tutte le Giulie vorrei dominar. Ti guardo, ti ammiro dal Lussàri, tu gigante tetragono di roccia e vento e il mio fiato corto mi fa capire che mai arriverò a toccare le nuvole sulla tua cima, che d'inverno è tutta un biancore di neve e ghiaccio. Un tempo lontano, andavo per sentieri irti, raggiungevo le mete piú alte, provavo l'ebbrezza della solitudine, lassú, fino a toccare gli dei e le corone dei monti intorno, giú, molto minute le vallate, gli uomini, le case, l'aria rarefatta dando allo spirito un senso di pace. Monte Lussàri, 12 agosto 2018 Oggi piccola Greta, ti rotoli allegra sui prati e i tuoi occhi vispi e curiosi fanno domande al padre, alla madre, ai nonni: dove sono oggi che ho due anni? Vorrei sapere dov'è la malga, dove sono le mucche. Sí le mucche, le adoro, come le stelle cadenti di metà agosto, che ho visto sfilare nel cielo di alta montagna nel blu della notte. Anch'io piccina mi emoziono e, al suon delle campane del Santuario, penso al mio amico Buon Gesù, stretto tra le braccia di sua madre, che mi saluta dall'abside e mi dice: sei una bella e brava bambina, auguri per i tuoi anni. Monte Lussàri, 13 agosto 2018 Oh, che giogaia di monti intorno all'organo, che spande le sue note fin giù le valli, ai piedi del Lussàri. Quanti suoni provengono dalle montagne prima che un improvviso frastuono di tuoni confonda le voci e il sibilo del vento spinga le nuvole contro le rocce. La montagna è come il mare, tranquilla, celeste o arrabbiata, da travolgere i naufraghi. È un dramma antico, dove le voci urlanti di Cesare e Bruto sviscerano il tradimento dell'uomo come della natura. Monte Lussàri, 14 agosto 2018 Dorme la bimba tra le braccia materne, inerme, dai capelli chiari, a rivoli sulle spalle. Si aspetta solo il risveglio, per vederla tuffarsi nel mare e gioire con altri bimbi del lido. Sono i suoi due anni, l'età delle scoperte, del sole e della luna. Trieste, Miramare, 19 agosto 2018 L'aeromobile perdeva quota, l'impatto era questione di poco e allora la mente ripercorreva il viaggio sulla terra in un raggio di luce velocissimo: rimasero impressi in esso i fotogrammi dell'amore, rimossi quelli dell'odio dell'uomo per un altro uomo. Un raggio di luce, poi la fine. Napoli, 31 agosto 2018 L'occhio, al sole di mezzogiorno, traguarda un mare fatto di barche, mentre la Sibilla di qui vaticini dà sul loro destino. Dipende tutto dal suono del mare se beccheggino al largo o contro le rocce. I totani, qui alla Marina di Praia, sono sempre pronti, mare grosso o bonaccia, a cadere nelle trappole. È il loro destino, come quello di noi uomini sospesi al filo di Làchesi, che conobbi in un triste febbraio, nel nero Ade. Marina di Praia, 6 settembre 2018 RUMEN La povertà è prima negli occhi. Occhi smarriti dentro, che ti parlano di un passato feroce, che parlano più dei cenci indosso, più dei piedi neri, dalle unghie ricurve e il piatto offerto da pie mani, non distoglie lo stomaco da una fame ancestrale, fatta d'incubi notturni o in pieno sole, su un marciapiede, che appena contiene il corpo, tanto la sofferenza è grande, la mandibola priva di denti. Cosa ho io da insegnarti? Tu hai la vita e la morte dentro. Napoli, 9 settembre 2018 Una delle grandi paure, il mare. Morire insepolti, l'incubo dei marinai di ogni credo, di ogni etnia, di ogni epoca. Oggi, le carrette del mare ti trascinano nei fondali profondi. In apnea pochi secondi, poi la gola nei polmoni rigurgita acqua e ancora acqua. Nessuna pietà per gli annegati, nessuna tomba, eppure per loro il miraggio era vivere una condizione migliore, lontana dalle guerre, dalle torture e gli stupri. Ma si sa, i miraggi nei deserti procurano morte, come sul mare. Napoli, 13 settembre 2018 Le rotaie erano lí a indicare la strada. Erano un modo semplice per farti arrivare alla meta, senza inutili deviazioni. Il tuo cuore batteva forte a ogni stazione. Era una Via Crucis, che ti avrebbe condotto a una leggerezza dell'anima. Un'autoflagellazione giusta, per una vita fatta di errori, di falsi miti, di egoismi, di mancanza di fede. Il tuo pellegrinaggio lo apprezzo, purché tu giunga fino in fondo, alla Terra Santa, come capitò a un mio caro amico belga, di nome Goffredo. Solo allora, anch'io sentirò il bisogno di purificarmi e reciterò un Mea Culpa. Napoli, 16 settembre 2018 UN DOLCE RICORDO Tenevo a te come a un fratello, eri dolce e buono, nonostante l'aria un po' burbera. Andavi oltre le apparenze, vedevi lontano e la tua professione ti aveva portato a contatto con le miserie dell'anima, con le menti deboli, a scandagliare il passato, per dare luce al presente e al futuro. Il tuo ricordo in me sarà indelebile, come le rose, che circonderanno il tuo tumulo. Napoli, 17 settembre 2018 CHAPELLE DES LUMIÈRES In alto le fiamme dei ceri, a migliaia nella cappella raccontano la storia di molti di noi. Il vento cerca di spezzare la forza del fuoco, ma questo si ravviva a ogni preghiera. Lourdes, 21 settembre 2018 Signora mia, mi cullo in te al dolce calore pomeridiano. Tu sarai sempre qui alla sorgente, mentre io passerò. Sii misericordiosa. Lourdes, 23 settembre 2018 LOURDES E il demonio era lí nel Santuario, a legare le braccia, le mani, le preghiere, le parole sante. Una forza incoercibile, fatta d'immagini sconce e bestemmie, vinta solo alla vasca santa dell'abluzione e alla Grotta, dove la Madonna mostra tutta la sua forza di Madre. La potenza del male la senti soprattutto nei grandi luoghi sacri, perché lí vi è da lottare e tutta la tua forza occorre per abbracciare un po' di pace. È vero anche che, se esiste un demonio così tenace, è perché esiste una Divinità di Cristo più forte del male, che induce al bene e dà la salvezza dell'anima. Napoli, 27 settembre 2018 La trappola era ben nascosta tra i rovi e il cacciatore doveva solo cadervi rovinosamente per capire di essere preda anche lui. Così è per gli uomini quando cadono nella trappola delle tentazioni e si accorgono di essere nel male. Ma esiste una preghiera, che può salvare il cacciatore ignaro, come gli uomini destinati alla Geenna. È la preghiera, che nasce spontanea tra le rocce, dove è la sorgente eterna. Napoli, 5 ottobre 2018 Le mani dei santi poste sul capo calore emanano, sono un'onda termica, che dà pace. Così è per le sincere strette di mano, un calore amico, che dà gioia, perché l'amicizia è non farci sentire soli, la solitudine il male d'oggi, nonostante si comunichi rapidi come la luce. Il calore visto così è come il tepore del focolare, che tutti unisce intorno e nessuno divide. Napoli, 7 ottobre 2018 La tua voce è qui accanto a me, la sento, eppure la tua lontananza ti rende irraggiungibile. Non posso guardarti negli occhi, anche se so che tu mi vedi e mi giudichi per ogni mio atto. La tua voce è qui, e è un atto d'amore per me credere che tu mi protegga da così lontano. Un mondo etereo che mi aspetta, per poterti incontrare di nuovo. Napoli, 10 ottobre 2018 L'alcool era nel fondo del bicchiere, biondo con ghiaccio, per lenire gli affanni del giorno. Tuttavia non era la strada giusta, perché abbattere il pensiero significa non vedere le cose come sono. Meglio un tè verde e menta, come lo puoi trovare a Marrakech, al Café Argana, a Jamaa el Fna. Napoli, 11 ottobre 2018 La luce su Capri si attenuava coi minuti della sera. La mia isola contiene tutto. Lo strapiombo sul mare, coi gabbiani, anime felici di volteggiare nel vuoto e animare le rocce. Il calcare greco e il verde dello Jonio, penso a Corfù e Zante mia. Cosa si può avere dalla vita di più bello che assaporare i profumi di Capri, i fiori, le foglie sulle rocce ruvide e dure? Eppure vi è in questo vivaio di colori e di vita, qualcosa di inquieto: la profondità del mito e il sentore di morte, quando il buio apre agli inferi, alla notte e la mareggiata si fa sentire schiantandosi sulle rocce. Non vi è riparo se non a Punta Massullo, reggia laica dell'uomo che aveva capito tutto della bellezza dell'isola e che aveva cantato l'algida, scultorea morte dei cavalli sul lago Ladoga. Capri, nei miei pensieri sempre, tu che contieni i segreti della vita e della morte. Napoli, 15 ottobre 2018 Quel senso di malinconia, quando vedi le lapidi coi nomi incisi di tuo padre, di tua madre, in un luogo incantato, che domina il golfo di Napoli, si trasforma in un senso di leggerezza quando raggiungi la Costiera in una giornata di sole. Le membra si fanno più agili e la preghiera di prima è più serena, dopo. Come è vero che la natura ci aiuta a sopportare le ansie, i dolori interiori e a rivedere il passato in modo benevolo, mano nella mano, dalla fanciullezza all'età matura, fino alla vecchiaia, coi tuoi cari, che non sono più. Termini, 16 ottobre 2018 All'addiaccio, come fossi un pastore con le sue pecore, passi il tempo, con qualsiasi tempo, su un marciapiede cinto da una barriera invisibile, che divide la tua storia, da quella di tanti di noi. Avevi una casa a due piani vicino Tirnovo, poi più nulla, se non i mozziconi di sigarette o qualcosa di gentile, che ti viene da una questua discreta. Tu hai una storia, ma rimani impenetrabile a mostrare il tuo dolore e la tua risata forte ci dice che sei un uomo buono e che sai vivere così, all'addiaccio, lontano dal tuo paese, dai tuoi amici, dai tuoi cari. Napoli, 19 ottobre 2018 Il tempo trascorreva lento nel plenilunio di ottobre di quel 1917, ma era solo apparenza. Un tronco e poi un altro e un altro ancora sulla Neva davano l'idea, infatti, che qualcosa si muovesse inesorabilmente e che le rapide avrebbero accelerato addirittura il corso della storia. Così è tra gli uomini, quando un evento particolare e raro fa correre la vita in avanti, come un tronco, tra le rapide d'un fiume. Napoli, 26 ottobre 2018 UN TRITTICO NAPOLETANO Quando volgo lo sguardo a Est, una madonna napoletana sormonta il Vesuvio per proteggere la città. È così leggera e dolce, che non può non turbare il cuore. Si sognano leggiadre notti al fuoco che cova dentro il vulcano. Tutto è fortemente napoletano e romantico, anche se Napoli non sempre è romantica. Al centro, a Sud, Capri, l'isola dei miei desideri mattutini, che galleggia sul mare, pronta a respingere ogni tempesta. Anche Capri ha una donna, adagiata su un letto di coralli rossi, unica nella storia, dai romani a oggi, perché brilla, trasuda amore a ogni piega di rocce. A Occidente, Posillipo, un'area di pini e di splendore marino, con le sue ville e le sue donne adagiate sui triclini e sulla costa. Un luogo di baci sfiorati dal tramonto, prima di languide notti, alla luce della luna, che sfiora la nudità dei corpi. Napoli, 8 novembre 2018 ARRIVEDERCI Arrivederci Corricella del cuore, case pastello, tinte e variopinte a specchiarsi sul mare, tra reti e barche e pescatori a crogiolarsi al sole, in una giornata gloriosa d'autunno. E il mio amico a sorreggermi in quest'abbandono al suono delle campane di Santa Maria delle Grazie e del vapore, che già mi porta in altri e lontani lidi. Procida, Corricella, 10 novembre 2018 Il buio scandisce le ore degli amanti, ma una candela non è di troppo, anzi è necessaria: solo così ci si può guardare negli occhi, in un orgasmo senza fine. Stretti stretti, perché è solo così che si ama, sconfiggendo le tenebre della morte, gli occhi pregni di vita, per ricordare. Napoli, 13 novembre 2018 Le foglie gialle allineate sul ciglio dei marciapiedi di corso Ercole I d'Este, l'acciottolato più bello d'Italia e poi la piazza bianca dell'Unità. Ferrara e Trieste, due città così diverse e così vicine, nella loro severa eleganza. Le emozioni, le stesse, quando parti dalla città estense e quando arrivi a Duino e percorri la Costiera fino a Trieste, con una luce sul mare, meravigliosa, sotto la sferza della bora, che esalta anche gli animi poco adusi a perdersi nella bellezza della natura. Trieste, 21 novembre 2018 La battigia, una linea, e le onde d'un mare calmo, sotto il manto protettivo di Santa Maria e di Sant'Eufemia, questo è anche il mare Adriatico, il mare di Venezia, d'Austria e di Bisanzio. Una linea, come un palo del telegrafo, che comunica le emozioni da un faro all'altro, nell'immaginazione della poesia. È così che si ama il mare, a tutte le latitudini e a qualsivoglia moto d'onda e di vento. Grado, 2 dicembre 2018 Le note dei valzer si susseguono nella piazza. È tutto un ballo di gentili dame e di bambini, al sole quasi d'inverno e i pattini sul ghiaccio, un velluto di pensieri romantici, in un'epoca di giocattoli d'acciaio, non più di legno dorato. E Greta, bella come una giada, danza felice e gioca coi regali di San Nicolò. Trieste, 8 dicembre 2018 Alle zero zero, zero zero, il tappo, come sparo nella notte, toccó il soffitto della stanza e suscitó grande gioia. Iniziava un nuovo anno e si rinnovava il tacito bacio nella notte, il tacito scorrere nelle gole di tante bollicine, il rituale Prosit neu Jahr. Evviva i giorni che verranno, ma il futuro verrà disegnato dal caso, giovane viandante. Napoli, 1 gennaio 2019 Il Tejo sprigiona con forza tutta la nebbia che può e ciò rende surreale tutto, anche i sette colli di una città che s'inerpica e discende fino al fiume per discutere di origini, di terremoti, di imperi e di storia, davanti a un calice di vino rivolto all'anima di Pessoa, che tutto sovrasta, anche la nebbia del Tejo. Lisbona, 3 gennaio 2019 PRAIA GRANDE Cercavo nelle tue pupille, i fotogrammi delle onde di Praia Grande. Solo tu puoi amplificare il rumore roccioso del mare, solo tu puoi rendere quella schiuma dalle forme bizzarre e mai eguali, un quadro di un eccellente pittore, solo tu puoi dirmi, attraverso i tuoi occhi, ciò che non vedo, perché distratto, stordito dalla salsedine e dai pensieri più segreti, sospesi ora nel vento, ma un giorno, pronti a vedere attraverso i tuoi occhi, il racconto breve di uno spettacolo della natura, unico e bello. Sintra, 6 gennaio 2019 Le vele, quante non ne vedevo da tempo al largo della baia di Napoli, in un giorno con poco vento, ma quanto basta a muovere le barche in un sospiro, che richiama i passeri, che volano leggeri, tra i tavolini e i caffè sospesi alle bocche di Capri. Napoli, 20 gennaio 2019 Un pozzo senza fondo, una stanza fredda e buia e le immagini d'un sogno, su uno schermo, aumentano il grado d'angoscia. Il sogno è privo di parole, solo acqua e acqua a dilavare la stanza. È un mese che è inverno e tu non puoi neanche bruciare una candela per colmare il vuoto della morte dei tanti naufraghi di ieri e di oggi. Napoli, 22 gennaio 2019 Indifferentemente prego per un dio cristiano o della Ragione. Indifferentemente credo in te amico mio o in te che non mi conosci, purché il mio animo sia tranquillo e sappia reggere le notti inquiete, fatte di sogni, che non portino a un risveglio improvviso, con il cuore in gola, che urla uno strozzato silenzio, come di chi annega in un mare nero. Ogni epoca ha i suoi lager, i suoi pogrom, ogni epoca produce sogni cattivi, perché è la notte lo specchio della buona o cattiva coscienza. Ogni epoca vuole i suoi morti innocenti, purtroppo va così. Indifferentemente voglio te sposa o madre, perché il vostro calore aiuta a proteggermi dalle pietre della storia. Napoli, 25 gennaio 2019 Sibila il vento, come la corda d'un arco, che è lí su un'isola infitta nel vasto oceano, per dare calore umano a chi è sopravvissuto, a chi ha tutto perso, dalla prole ai parenti, in un massacro d'inermi, in nome d'una presunta superiorità uncinata, in nome d'una religione atea, con un dio che non è mai stato dio. Di voi, volti scavati e cumulo d'ossa, gli occhi neri dalla paura, non ci si può dimenticare. Napoli, 1 febbraio 2019 Il ticchettio della pioggia sui sepolcri di guerra abbandonati, fa dei cerchi d'acqua, macchie sempre più grandi. Tanti cerchi tanti caduti, tante solitudini, tante macchie un modo di mondare l'uomo per il sangue versato. Ma non basteranno gli acquazzoni a detergere il male provocato dall'odio dell'uomo verso un altro uomo. Napoli, 4 febbraio 2019 La gola era profonda e portava a un tunnel pieno di luce, una luce così forte da non potersi sopportare. Questo hai visto quella sciagurata notte? Eppure quel martedì di Carnevale eri radiosa, tu volevi vivere con gioia gli amici, la tua strada ricca di prospettive, perché il tuo lavoro era con gli altri e per gli altri. Aiutiamoci tutti nel tuo ricordo, il tuo ultimo sorriso a sostenerci, durante la tua assenza. Napoli, 5 febbraio 2019 Io non ti lascio solo sulla scogliera a picco sul mare, non sei in grado di dominare il vuoto, come in alta montagna gli alpinisti provetti, potresti inciampare sul tuo dolore, le vertigini e i nervi fragili in agguato. La compassione per il tuo stato, l'amicizia che nutro per te, mi spingono a non lasciarti solo con la tua anima, la tua una vita con pochi affetti rimasti, pochi amici, per la tua età avanzata. Amico mio, prego che tu abbia ancora la forza per superare il destino avverso. Io non ti lascerò solo. Napoli, 11 febbraio 2019 Quei minuti rubati all'arcobaleno, danno una gioia grande. È come giocare con la nipotina nel parco. È come ricordare i momenti belli della vita, in un caleidoscopio perenne. È come scacciare i brutti ricordi, prendendo delle matite colorate per riempire gli spazi vuoti d'un foglio e dare senso alle cose. Napoli, 12 febbraio 2019 Cogliere un sorriso è come cogliere un fiore. Nelle grandi metropoli rari sono i sorrisi e i fiori, tanto è il frenetico via vai. Ecco allora il giardino in campagna, dove puoi assommare i ricordi lieti e vivere il giorno, riposando gli occhi e la mente. Poi, come sono tristi le periferie, dove spesso la violenza è a ogni angolo, la notte come il giorno. Non resta che il linguaggio dei fiori a cambiare il mondo e a rendere, con un raggio di sole, bello il giorno, dolci i visi, larghi i sorrisi. Napoli, 5 marzo 2019 I volti di donna, sulle tue carte, scavati con la china, sono anche anima, sono anche eleganti forme sottili, che vorrei incontrare nei caffè in una silenziosa sera di primavera. I tuoi mille volti li vorrei poi immaginare come betulle ai margini di laghi, a significare una danza di ninfe e di ninfee, in dono alla tua fervida immaginazione. Napoli, 19 marzo 2019 Quiete le barche dondolano alla Chiaiolella, porticciolo sicuro per gli affanni, i guai seri della vita: una vera incognita per tutti noi, un vento che tira un altro vento contrario, così che da un mare tranquillo baciato dal sole della primavera, si trasborda, quando meno te lo aspetti, in un mare limaccioso e nero, senza un approdo sicuro. Procida, Chiaiolella, 24 marzo 2019 Ciascuno ha la sua solitudine, grevi gli anni che passano e le strade che si percorrono. A ogni stadio della vita, un ricordo in più e qualche amico in meno. Succede così, che si è sempre più soli, anche se non lo si vorrebbe. Eppure ci sono i rabdomanti della solitudine. La cercano, la trovano e vivono per essa, nella meditazione e nella preghiera. Tu, invece, hai bisogno del rumore della gente, di giorno e di notte, per vivere. Sì, per vivere. Napoli, 28 marzo 2019 L'allegro cinguettio dei passeri è un'armonia, con note che saltellano su e giù e danno calore, come lo può dare un lieve bacio d'amore. I colori della primavera, lungo le scale fiorite di certi paesini del Sud, sono un bacio d'amore, prima che il fuoco rovente dell'estate divori i corpi nella passione. Napoli, 2 aprile 2019 Cercavo nell'albero della tua vita la gòmena più resistente ai capricci del vento, le banderuole più colorate, il maestrale più propizio a sciogliere i tuoi capelli in un fiore, dai petali delicati e fluorescenti. Cercavo nell'albero della mia vita, le emozioni più forti, per stemperare con te, in un bicchiere di vino, la voglia di vivere. Procida, Corricella, 6 aprile 2019 Cara sorellina, la morte ti ha inseguito più volte, ma poi ora, maligna, ti ha rapita, ti ha travolta nel suo negro vortice. Tuttavia non potrà mai cancellare la tua poetica del bello nell'arte, a cui hai dedicato una vita, in modo operoso e tenace. Arrivederci sorellina. Napoli, 8 aprile 2019 NOTRE-DAME La codardia del rogo non ha bruciato il tuo cuore, che continuerà a vivere per la Francia, per tutti noi. Il pianto delle pecorelle in preghiera ci donerà una chiesa più forte, per ricordare la sua storia millenaria, le sue pietre sante, i suoi rosoni, i suoi apostoli, i suoi evangelisti. Il tuo spirito, Notre-Dame, continuerà a vivere tra le tue navate, tra nuvole d'incenso, a consacrare di nuovo il popolo di Dio, come i non credenti. I canti gregoriani si elevino più forti, come alla tua fondazione, per congiungere i fedeli alla volta celeste. Napoli, 15-16 aprile 2019 Il gabbiano, un segno di libertà, di vita, nel mio immaginario. Eppure, oggi, lontano dalle scogliere, diventa rapace in città. Voglio credere che sia stato un gabbiano buono a portare Chiaretta nell'aldilà. Mi sentirei meno travolto dal dolore della morte, che ha tracciato questi miei ultimi anni. Napoli, 25 aprile 2019 Oh bavisela, dolce carezza di vento, tra Punta Sottile e Punta Grossa, tu ami dare sollievo ai cormorani e ai gabbiani in volo verso Miramar, ma anche a me reduce dal Sud e lieto di queste nuove terre e di questo mare, così sfumato, quanto il Tirreno è contrastato. Trieste, Miramare, 4 maggio 2019 Non scendere gli scalini ripidi senza darmi la mano. Ti proteggerò sempre dal senso del vuoto, sarò io a prendermi tutte le vertigini sui sentieri di montagna, finché dureranno le mie ginocchia, finché il fiato mi porterà sulle cime. Trieste, 31 maggio 2019 Le radici dei pini strappavano a forza l'asfalto, volevano vivere oltre i margini della strada. Così è per gli uomini, quando la malattia si impossessa di loro e cerca di strappare la linfa vitale, coprendo il corpo con uno spesso strato di dolore. Trieste, 9 giugno 2019 Nella boscaglia, doline ti portano nel cuore della terra, a pensare ai travagli del tempo e al disfacimento delle caverne, in un tripudio di verde e raggi di sole saettanti tra i rami. A un passo la strada imperiale e il tempo che fu, all'ombra d'un tiglio inondato di fiori e allo scalpiccio degli zoccoli di lipizzani bianchi, che al suono dei valzer, sono gioia per grandi e piccini. Lipizza, 16 giugno 2019 Il cielo, dalla mia finestra sul mondo, lo vorrei purpureo, un'infinità di vasi, che si diramano per lo spazio stellato e che non sono sangue versato sulla terra, ma unione di anime in cerca di calore, di sprazzi rossi su una tela di nuvole, per rinnovare i tanti bei tramonti della nostra vita, le nostre speranze per un domani migliore, il nostro desiderio di pace. Alla fine della sera, i sogni, che portano al nuovo giorno. Trieste, 20 giugno 2019 A Trieste tu eri all'alba del 21 giugno, il tanto sospirato solstizio, il giorno più lungo dell'anno alle nostre latitudini, ma in te nulla di pagano, solo il desiderio di vivere al massimo la luce, per stornare il buio, che in te dimora spesso anche di giorno, le persiane chiuse per chiudersi alla vita, il sonno di giorno a significare la morte. Trieste, 21 giugno 2019 Respiri gotico veneziano a Muggia e la candida pietra, col suo magnifico rosone, splende al sole in onore dei santi Giovanni e Paolo. Una preghiera al vespro e il giorno cala sul campiello per far vivere il silenzio e le luci della sera. Muggia, 30 giugno 2019 PIRANO L'acqua placida del porticciolo e subito le antiche case a far da corona al battello. Sul fondo, la piazza Tartini e il campanile svettante, a dominare l'insenatura e il golfo di Trieste. Il tempo pare sospeso al sole di mezzogiorno e la salsedine la inali con forza solo quando aggiri il faro. Il respiro di Pirano è quello dei venti e delle barche, che dondolano fin quasi alla piazza. Ora il tramonto è rosa come le guance gonfie quando soffiano bora e il dedalo delle tue case sta lí a difesa. Ora il mormorio delle barche al rientro è una carezza del mare, prima che scenda la sera. Pirano, 6 luglio 2019 I tuoi pensieri si confondono nel verde dei prati e dei boschi, fin sulle creste aride, macchiate dal bianco immacolato dei ghiacci. È la montagna dei tuoi ricordi, nulla è cambiato, neanche l'odore penetrante dei fienili e delle malghe. Le mucche al pascolo ti danno anch'esse un senso di pace, quiete e tranquille, lontane dal frastuono delle città e dagli orrori delle guerre, dei drammi quotidiani degli annegati, dei torturati. Così che i tuoi pensieri, permeati dal bello della natura, in questi luoghi, non possono non essere contrastati dalle vicende dell'uomo e della vita. Slingia, 23 luglio 2019 Il suono della campana, a ogni quarto, è come se volesse interrompere il fragore vorticoso del torrente nella sua corsa a valle. Interrompe il regolare fluire delle cose, porta a pregare nella vicina chiesetta romanica, a ricordare il tempo nel lavoro dei campi. Sono solo attimi di distrazione, poi il frastuono incessante riprende, perché così vuole la natura della montagna. Clusio, 26 luglio 2019 L'alta montagna, spesso, nelle notti d'estate, ti fa godere il cielo stellato. Il firmamento è uno spettacolo nel suo nitore e la via lattea pare che voglia confondere lo sguardo col suo evanescente biancore. Tutto è immenso allo sguardo, come tante anime le stelle ci guardano e forse ci giudicano, noi tante formiche, un giorno, forse, stelle anche noi. Clusio, 27 luglio 2019 Il sole plana dolcemente sulle cime, il silenzio è assoluto e la tua manina cerca le mani di mamma e papà. Domani compirai tre anni e tutti noi siamo sul Lussari, come un anno fa. Tu, piccina, ricordi tutto di quel lontano giorno, in primis, la torta con le candeline, che dovevi spegnere in un colpo solo. Domani una in più, ma come sei cresciuta! Monte santo di Lussari, 12 agosto 2019 Il tavolino era rotondo, perfette le sedie per quattro persone, a formare un quadrato. Ma tu eri solo in attesa che una voce amica ti chiamasse, per partecipare al tuo assaggio di vini, ad una mescita di parole. Mai bere il vino da soli, ti abbatte una volta, per la tua solitudine, tutta ferragostana, in una città vuota, una seconda, perché non puoi cantare la tua poesia. Trieste, 19 agosto 2019 Un vento fievole, in una giornata di gran calura, penetrava nella stanza, placando un poco l'arsura. La mente era a quegli alberi di latifoglie, lí giù nella piazza e al giorno in cui queste avrebbero cambiato colore e sarebbero cadute. Allora sarebbe stato tempo di bora, per sollevare le foglie morte, in un turbinio di vita. Trieste, 27 agosto 2019 A Luisella Pacco e Mauro Marcellini, valenti. Il tuo ritratto corre a ritroso nel tempo, fino al primo scatto dell'otturatore, anni prima, per ricordare che nemmeno il cuore che ti batte nel petto è più lo stesso, non è più il tuo. Esso si è perso nei meandri delle tue rughe, del tuo divenire. Che i cuori vadano raminghi a rompere le mura delle città, degli stati, le linee, i punti della nostra memoria, perché solo così, scorrendo il tempo, vi sarà libertà di vivere, oltre le proprie frontiere. Ronchi dei Legionari, 3 settembre 2019 (poesia scritta in occasione della mostra poetico-fotografica "Della linea e del punto, dell'identità e dei suoi liquidi confini. Aeroporto di Trieste, 3-30 settembre 2019) La lettera tardava a arrivare e l'attesa era insostenibile. Ti eri persa per strada o non eri mai partita da quella tenda in Mongolia, dove i miei amici dimoravano? Voleva forse dire che il visto era pronto per il mio viaggio, oppure che tutto era rinviato. Eppure quel deserto mi intriga, come il vento che ti schiaffeggia il viso, eppure ne ho visti di deserti per il mondo, li ho vissuti come le tue lacrime, rare, preziose d'un'oasi improbabile nonostante la mia sete di vita e delle tue labbra. Trieste, 15 settembre 2019 L'edicola con la croce, che puoi trovare sovente in montagna, la trovi a Napoli, nei vicoli, nel labirinto dei Quartieri o della Sanità e suscita una vera compassione per quell'uomo-Dio, che si sacrificò per salvare il genere umano. Un atto eroico, dal momento che questo figlio di Dio si fece uomo, sentendo a ogni ferita dolore, tanto umano dolore. Anche a Napoli qualche Via Crucis dovrà pur esserci, anche se io non ne conosco. Ma cercherò, chiederò perché in questa città vorace di tanto magma e di tanta storia, trovi di tutto, il bene e il male. Napoli, 25 settembre 2019 Troppo dolore il taglio dei secolari pini al parco della Rimembranza. Filari da cento avevano accompagnato la mia vita fin qui. Come è vero che tutto deve morire. Napoli, 5 ottobre 2019 Il mio cuore piange per la rovina del popolo curdo. Tutti noi ci siamo innamorati delle sue amazzoni guerriere, dolci e temerarie insieme. Il mio cuore piange per le ingiuste morti dei figli d'un popolo fiero, che tanto ha sofferto nel tempo dei pogrom e dei massacri senza fine. Com'è bello il tuo sorriso, curda, prima dell'assalto e com'è triste il tuo volto sopraffatto dal dolore della morte, che ti coglie nel fiore degli anni. Tuttavia non sei caduta invano e un fiore del tuo paese ti cingerà il collo, ricco dei profumi della tua terra. Trieste, 12 ottobre 2019 La lampada riscaldava il vetro di un vecchio porta ritratto, lì sul comodino, e rendeva vita a te cara sorella solo per qualche momento, perché subito una percezione di morte fredda, gelida restituiva a me la realtà di te partita in un viaggio senza ritorno. Eppure, benché tutto sia successo qualche mese fa, ad aprile, è come se mi avessi abbandonato da tanto tempo. Solo così riesco a sopportare il dolore della tua assenza, essendo tu morta ancora giovane, non consapevole tu che ciò potesse veramente accadere. Ora ti saluto e ti chiedo una benevola protezione, nel ricordo dell'infanzia e della giovinezza passati a viaggiare insieme per scoprire il mondo. Trieste, 1 novembre 2019 Alla cara amica e artista e pittrice di vaglia, Laura Bottaro Gli occhi profondi, come un manto di fiordalisi, tessono i quadri con tutte le gamme del rosso e del blu mare, in infiniti campi cromatici. Le tue tele indimenticabili, come il tuo sguardo timido, ma acuto osservatore, colgono nella realtà l'essenza del tuo spirito, alla ricerca del bello e dell'inquietudine che è in noi. Trieste, 2 novembre 2019 Il tempo non prometteva nulla di buono e la nuvolaglia premeva sul petto, finché una pioggia fitta non percosse la terra. Tu, invece, avevi bisogno di luce, d'un tramonto tropicale, come se ne vedono a Trieste di tanto in tanto. Così il tuo cuore batteva, in linea con la tua depressione, una foglia morta d'autunno, e tu volevi piangere per sfogare l'assenza d'una carezza, d'un battito d'ali, d'una folata di vento. Trieste, 5 novembre 2019 Al mondo, c'è anche chi osa parlare d'amore, di vero amore, quando la sua penna d'oca ha il fetore del cadavere d'una iena e trova il suo inchiostro mortifero in purulente paludi. Le parole di costoro sono senz'anima, sono figlie dei nostri tempi, dove spesso l'oro della poesia, non è che un finto impasto d'argilla, privo di similitudini e metafore, privo di senso, dove si spaccia per emozione qualcosa di falso, dove la logica impura, che ne deriva, può esser adatta solo a menti deboli e confuse. Addio mio Garcìa Lorca, arciere di mirabili metafore, frecce infinite nel cielo stellato. Addio mio grande poeta, artefice di grandi poesie, che io vedo librarsi ogni sera, nel cielo, al chiarore della luna. Trieste, 15 novembre 2019 BETLEMME Un giorno non tanto lontano, pregai sulle tue sante pietre affinché la pace fosse appannaggio di tutti. Nel giorno della tua nascita, decidesti il nostro destino, la nostra salvezza, il nostro amore per il prossimo. Amiamoci noi pellegrini su questa terra di Palestina e, il mio regalo per questo Natale, sarà per tutti una kefiah nera e bianca, e un kippah, in segno di pace. Trieste, 23 dicembre 2019
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Giacomo Garzya ritratto da sua figlia Maguy, Grignano 12 Marzo 2023
Isola Mauritius, Le Morne, 21-29 luglio 2008 (foto di Giacomo Garzya)
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