Giacomo Garzya a 19 anni, Parigi, Tour Eiffel (foto di sua sorella Chiara, 22 agosto 1972)

La poetica di Giacomo Garzya, tra poesia e fotografia

GIACOMO GARZYA RIPROPONE IN QUESTA PAGINA UNA POESIA, SCRITTA L’8 LUGLIO 2009, PER SUA SORELLA CHIARA (16 GENNAIO 1955-8 APRILE 2019), NEL RICORDO INDIMENTICABILE DI QUINDICI ANNI DI VIAGGI INSIEME.

IL VIAGGIO DELLA VITA

A Chiara sorella

Tante sequenze i miei viaggi,
come foto su celluloide fissate
dagli occhi
attraverso finestrini in corsa
col vento.

Pianure, monti, pascoli, fiumi
da ponti di ferro, alberi quanti
alberi, casolari, case su case,
porti, confini di stato, pullulare
di volti,
attraverso finestrini di auto e
di treni in corsa.

Tante sequenze, quanti ricordi,
questi i viaggi con Chiara sorella,
fino ai vent’anni.

In lotta col tempo che passa,
senza tornare indietro,
il viaggio della vita continua,
e quell’anfora,
che viene dal mare, lì al centro
del quadro,
tutti li contiene i ricordi, proprio
tutti, recenti e remoti.

Né togliendone il tappo,
i mali del mondo e la morte
agli uomini darebbe Pandora,
bensì la vita, la gioia di vivere e
ancora vivere,
che solo il viaggio e gli affetti
possono dare,
anche quelli per sempre perduti.

Napoli, 8 luglio 2009

Giacomo Garzya

Poesia in Giacomo Garzya, “Il viaggio della vita”, Napoli 2010, M. D’Auria Editore, p. 74 e in Giacomo Garzya, “Poesie” (1998-2010), Napoli 2011, M. D’Auria Editore, p. 332

 

Alba dal Kastro di Kokala (Mani interno), 12 luglio 1995 (foto di Giacomo Garzya )

IL MIO “IO” LIRICO

Tu amico caro,
ti persi nelle nebbie del Connemara selvaggio e a tanti poeti sublime,
dai laghi blu pastello, tra brughiere
e torbiere color ruggine, agli antichi
confini in pietra a delimitare colline,
baie e spiagge sabbiose,
tu, forse nascosto per sempre al mondo,
in qualche porticciolo sicuro dal mare Oceano, non solo durante l’inverno
furioso,
sapevi leggere nei tuoi occhi l’anima scomoda che era in te, non corrotta,
non plasmabile, direi forte,
sapevi vivere nel silenzio le tenebre misteriose della morte, senz’affanno
la solitudine spesso cercata.
Non sempre amato, perché restio
al compromesso, nonostante le tue
paure, i lutti,
sapevi trovare felicità nelle piccole cose, riponendo nelle segrete del cuore
le chiavi del tuo aguzzo dolore: un mezzo inferno la vita, le ferite vero balsamo
per la tua poesia.
I tuoi principi, la fiducia che avevi
nel perseguirli senza timore, erano come radici profonde difficili da sradicare,
come era impossibile che dimenticassi
le tue emozioni, a volte vere mareggiate,
da cui nascevano sentimenti nuovi,
nuove storie, a stravolgere gli amari
colpi del destino.
Arrivederci amico caro.
Spero comunque di rivederti ancora
nei tenui colori del Connemara,
lì dove persi la tua anima,
ma non il tuo ricordo.

Trieste, 2 giugno 2023

Giacomo Garzya

 

LA PASSIONE DI CRISTO

a Serena Nono, per la sua opera

L’olio pigmentato, come santo, a intingere
sulle tue tele una Via della croce, un pathos
cosmico, universale, dove un Dio fattosi uomo
la morte vince per la nostra salvezza, le mani
giunte nel Getsèmani, strette tra loro per darsi
forza al pensiero delle frustate, dei chiodi nella
carne, al pensiero della Madre dolente, di Maria
a sostenere un corpo strappato alla croce.
Figure oranti le tue, in un silenzio assordante
e tu a rappresentare tante Pietà, fino a un Cristo
morto, disteso, supino, come già vidi in Mantegna,
tanto da sconvolgere l’anima, la tua, così rappresa
nel dolore, da strappare le lacrime.
Le mani a coprirti il volto,
come in Maria di Magdala, perché tu non giunga
a guardare l’insopportabile, davanti allo specchio
della storia, un Christus patiens, le mani giunte
in preghiera per noi.

Trieste, 8 febbraio 2024

Giacomo Garzya

BENEDETTO SEDICESIMO

Opalina la luce
del Cristo di Nazareth,
puro amore sulle tue labbra
fino all’ultimo respiro,
illumina il tuo volto cereo,
ieratico per la sacralità
della tua vita, le spoglie terrene
distese su un feretro in San
Pietro, come Gesù deposto
sulla pietra, nella Basilica
del Santo Sepolcro,
nella mia cara Gerusalemme.
Tu Benedetto di nome e di fatto,
che hai percorso la strada
della saggezza e della preghiera,
oggi incontri l’agape di Dio,
uno e trino, nel fraterno abbraccio
di Suo figlio, nostro Salvatore.
Tu, umile uomo di Chiesa,
dal carattere mite, cercasti
la via della verità con la ragione,
lo studio dei sacri testi e trovasti
l’amore infinito di Dio,
perché è partendo dal dubbio,
che impone la ragione,
che si arriva alla vera fede,
come nelle conversioni
di Blaise Pascal, Charles Péguy,
Alexis Carrel e di tanti altri
increduli.
Di alta scienza teologica,
fin dal Concilio ecumenico
Vaticano Secondo,
preconizzasti un ritorno
al Vangelo, denunciando,
come Agostino d’Ippona,
un mondo senza Dio, “senza
la nozione di bene e di male”,
le tue parole.
La tua vita tesa a riedificare
un millenario castello, a rischio
di rovina,
lottando contro l’incredulità
e la decristianizzazione
e ogni relativismo morale,
piaga d’un mondo occidentale
in declino, dove agnosticismo
e ateismo trionfano,
a rinnegare la spiritualità e la fede
cristiana, a favorire la rinascita
d’un paganesimo con nuovi idoli,
la volgarità dilagante, che offende
ogni bellezza.

Trieste, 5 gennaio 2023

Giacomo Garzya

 

NEL GIORNO DELLA MEMORIA

Ancora pochi anni e non ci sarà
più nessun testimone diretto
di quella feroce disumanità nazista
e invece sempre qualcuno che
negherà o ridimensionerà
la nefanda portata di quegli eventi,
un Olocausto costato la vita
a sei milioni di ebrei incolpevoli.
Nessuno può, non deve,
dimenticare ciò che fu la Shoah,
tantomeno il grado estremo
che la malvagità umana raggiunse,
anche in altri scenari tragici
della storia.
Non si può così dimenticare
il genocidio degli Armeni,
con le prime famigerate marce
della morte,
né si possono più tacere i milioni
di morti nei Gulag sovietici
e per fame in Ucraina,
i morti durante la Rivoluzione
culturale nella Cina di Mao,
le cataste di teschi nella Cambogia
dei feroci Khmer rossi di Pol Pot,
dove bastava portare occhiali
da intellettuale, per essere eliminati
all’istante,
le uccisioni di massa in Indonesia,
le vittime serbe degli Ustascia
di Ante Pavelic, cui si cavavano
gli occhi, da sembrare lumache
nelle ceste, Malaparte ne fu
testimone incredulo,
o i tanto dimenticati infoibati
istriani, fiumani, dalmati,
la decimazione dei cento popoli
Indios della foresta amazzonica,
la minoranza Tutsi massacrata
in Ruanda dagli Hutu,
l’eccidio in una notte a Srebrenica
di ottomila bosgniacchi, su ordine
di Ratko Mladić, sotto gli occhi
impotenti dei caschi blu,
l’annosa pulizia etnica nel martoriato
Darfur,
solo per ricordare i massacri più noti,
anch’essi, nel giorno della Shoah,
a memoria dell’umana ferocia.

Trieste, 27 gennaio 2023

Giacomo Garzya

[scritta pensando alla “Melancolia” dell’uomo d’oggi, l’anima dispersa in guerre infinite, spesso lontana da ogni Credo, da ogni Fede]

 

KHEIRA ACHIT - HENNI, UNA CARA AMICA ALGERINA

Traduzione in arabo classico di Kheira Achit- Henni

KHEIRA

a Kheira Achit-Henni

Nei tuoi colori immagino
la tua El Asnam.
Quando parli del Tell
i tuoi occhi di araba luccicano
e l’orgoglio per i tuoi fratelli
è forte: una tribù di sedici
che giocano e ridono tra loro
come solo tu sai fare.
Quando attraversasti
il Grand’Erg
mi parlasti degli uomini
del mistero
bianchi come il latte
biondi occhi azzurri,
mi parlasti dei Tuareg,
pensavo fossero come te
sono invece bruniti dal sole
ammantati di blu
per resistere al vento caldo
al freddo della notte stellata
quella del Sahara
che un giorno vorrei vedere
con te
come mi hai promesso.

Napoli, 15 febbraio 2004

Giacomo Garzya

[per la traduzione in arabo classico di Achit – Henni Kheira, vedere in G.Garzya, “Il mare di dentro”, Napoli 2005, M.D’Auria Editore, p.86 e in G.Garzya, “Poesie” (1998 – 2010), Napoli 2011, M.D’Auria Editore, p. 228]

Giacomo Garzya ritratto dalla moglie Paola Celentano, 25 dicembre 2022

Nella mia diciottesima raccolta di poesie “È la vita”, con prefazione di Alessandro Quasimodo, Villanova di Guidonia 2024, Aletti Editore, come fin dalla prima “Solaria” del 1998, sento non poche mie poesie, figlie dell’ “Io lirico”, un’autobiografia dell’anima, un’introspezione non intimista, bensì universale. Gli amori, gli affetti, i luoghi, la natura, le mie radici mediterranee e nordiche, sono delle costanti da quando penso in versi, ma ora, in questa silloge, vi si legge una maggiore sensibilità verso l’uomo nel suo divenire storico, morale, religioso, negli anni drammatici in cui viviamo. Credo che il mio poetare sia un invito, ancor più oggi, a vivere il bello dell’esistenza, l’opera d’arte, il trascendente, i soli doni atti a lenire il dolore, il pensiero della morte.

Giacomo Garzya

 

UNA DECIMA MUSA

Hai sempre cercato
di volare in alta quota
tra i cumulonembi
e non sei mai stata
un corèuta e, pur avendo
sempre ammirato le danze
all’unisono dei neri storni
d’estate, infiniti i disegni
nel cielo, un miracolo
della natura i loro volteggi,
hai sempre invocato il bello
da sola, neanche corifèo
a dirigere un coro, amando
tu la lirica di Saffo, lei divina
nell’arte delle parole, prima
su tutti i poeti, a cantare
l’amore eterno, tormentato,
sublime,
al punto che una sola sua
poesia valeva come mille
in giro per l’aria, così forte
l’istinto di correre tanto in alto,
mai negli stormi, sempre da sola.

Trieste, 16 aprile 2024

Giacomo Garzya

 

PLACE DES ABBESSES?

Dalla finestra della mia stanza,
un’ora prima dell’alba,
come a Place des Abbesses,
giusto vent’anni fa, il favoloso
mondo di Amelie, di Fanny,
gli stessi lampioni a dare
luccichio all’acciottolato bagnato,
qui come lì, platani spogli,
le foglie appassite in nome
dell’inverno,
lì, a pochi passi dalla piazza,
le piastrelle blu coi “Je t’aime”
in infinite lingue e dialetti,
un pellegrinaggio per tanti
innamorati, una vera Babele
moderna a scambiarsi baci
appassionati.
Poi con Fanny, un Pastis tutto
bohémienne
e i duecentoventidue gradini,
fino alla bianca accecante
Basilica, per rivivere
con Van Gogh,
la sua celebre “Vue de Paris
prise de Montmartre”,
per rendere poi omaggio
agli Utrillo,
ai Modigliani,
ai Toulouse-Lautrec,
e ai pittori “de La Bonne
Franquette”,
i pittori, i veri protagonisti
di questo più che mitico quartiere.

Trieste, 1° gennaio 2024

Giacomo Garzya

 

L'8 FEBBRAIO 2014, LA PSICOLOGA SILVANA LUCARIELLO E IL FILOSOFO E POETA EUGENIO MAZZARELLA, MODERATORE IL COMPIANTO CARISSIMO AMICO PSICHIATRA FELICE ZOENA, PRESENTARONO, ALL'ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI, IL MIO LIBRO DI POESIE "UN ANNO", NAPOLI 2013, M. D'AURIA EDITORE