Giacomo Garzya davanti alla Catedral basilica metropolitana de Santiago de Compostela, Praza do Obradoiro (foto di Mario Occhipinti, 9 agosto 2023)

GIACOMO GARZYA, DICIANNOVESIMA RACCOLTA DI POESIE INEDITE (DAL 3 GIUGNO 2024 AL ...)

TRASPARENZE

A volte, la memoria, il ricordo,
possono rendere visibile un’anima invisibile
attraverso trasparenze riflesse in uno specchio,
una vetrina sul mondo, sulla storia,
così da dare alla materia, al volto d’una donna,
nuova vita, uno sguardo interiore, che riviva
con un’energia che dia luce a nuove emozioni,
da illuminare con un volto evanescente,
l’invisibilità dell’anima.

Trieste, 3 giugno 2024

DAL CASTELLO DI SANTENA

Dai giardini del Parco Cavour,
dai secolari platani,
gli stucchi della Sala Diplomatica
si intravvedono,
come gli sposi, solari e felici,
a ricevere una ghirlanda di profumi,
dell’Albese e delle colline Chieresi,
a un passo da Moncalieri
e Carmagnola,
luoghi celebri della nostra terra,
della nostra bella Italia, della nostra
storia.

Trieste, 29 giugno 2024

FUGGEVOLI BACI E FUGACI ABBRACCI

Non c’è che scarsa luce nella stanza,
eppure le pupille dei tuoi occhi neri,
nerissimi,
come quelli d’un’aquila libera
e fiera, che plana nel cielo al primo
vento e solca onde agitate,
sono stelle comete di gioia per il mio
cuore dolente, per la mia anima inquieta.
Tanta luce,
così inopinata in questa notte priva
d’ebbrezza, senza luna, da togliermi
il respiro,
da farmi tramortire al solo pensiero
d’un fuggevole bacio, d’un fugace
abbraccio.

Trieste, 8 luglio 2024

RIVIVERE A MICENE

A te mia Achea,
dai lunghi capelli corvini
sciolti fino al grembo,
un Buon Cammino insieme,
dalla Porta delle leonesse,
fino all’Ade profondo,
una vita noi abbracciati,
per il continuo desiderio
di aversi, tu vera argiva,
a berti i miei baci,
freschi come rugiada,
vera ambrosia immortale,
la tua gioia a significare
la misura del nostro imperituro
amore.

Trieste, 16 luglio 2024

DAL CANTICO DI SALOMONE

Tu, l’Eletta,
hai il sacro dono
di illuminare i pensieri, le parole
e i tuoi suoni, di cui sei padrona,
allietano il palpito degli innamorati
nelle sere d’estate e rendono tenui
i loro sussulti nella notte.
Ecco il tuo potere,
ammaliare gli occhi con la bellezza
e dare all’udito i meravigliosi volteggi
delle note nell’aria,
come ai tempi di Re Salomone,
quando le cetre e le arpe rendevano
magiche le sere della regina della terra
di Saba, tanto sapiente e bella
da stordire gli uomini,
come Sulamita nei versi fatti di baci
su baci al tanto amato Re.

Trieste, 17 luglio 2024

L’inquietudine,
che traspare dai suoi occhi
pensosi,
si accentua nella sagoma
del suo volto su una parete
spoglia,
un’ombra cinese che parla
da sola dei sussulti d’un’anima
affranta per tanto dolore,
che desidera amore, nient’altro
che il proprio respiro all’unisono
col suo uomo,
in un amplesso infinito,
per andare oltre il destino avverso,
verso momenti felici,
intinti del colore dei baci, blu,
azzurri,
come le notti piene di stelle,
di tante Vaghe stelle dell’Orsa.

Trieste, 4 settembre 2024.

GIACOMO GARZYA

PREFAZIONI DI MASSIMO GHERARDINI AI MIEI TRE LIBRI PUBBLICATI NEL 2023 CON LA DANTEBUS EDIZIONI

A) PREFAZIONE ALLA SEDICESIMA RACCOLTA DI POESIE DI GIACOMO GARZYA, “IL RIVERBERO DELLE PAROLE”, ROMA 2023, DANTEBUS EDIZIONI, pp. 1-96.

«Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno fra le dita.» (Alda Merini)
Possono bastare i versi a raccontare la storia di una vita? Con la si gnorilità e l’eleganza di un Umberto Saba, l’autore Giacomo Garzya prova a rispondere concretamente a tale interrogativo. Ecco che, al lora, il lettore si trova catapultato – nell’intensa silloge poetica Il ri verbero delle parole – all’interno di un ambiente a cavallo tra il sogno e la realtà, tra il visibile e l’invisibile, dove il poeta invita ad ascoltare bene e a seguire il filo di voce lontana che si confonde con il fruscio delle foglie. Il logos poetico, dunque, diviene il filo d’Arianna sonoro che conduce dall’ombra alla luce, platonicamente facendo uscire dalla grotta, dantescamente dalla selva oscura a riveder le stelle. Il riverbero delle parole, dunque, è la via da seguire, tanto nei momenti difficili, quanto quando ci sono da fare scelte sulla direzione da prendere, esatta mente come una citazione biblica sullo Spirito: “Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il rumore…” «Tutto era incomprensibile, fioco, surreale, come la tua immagine sbiadita nella mia mente, una pagina gialla consunta dal tempo, sgualcita nella memoria, ma pur sempre presente, a dirmi dell’opacità d’un mondo di tenebra, nel pieno d’una notte d’angoscia, con te non più accanto.» (Giacomo Garzya) Ecco che, allora, “al di là della siepe” inizia un incredibile viaggio, dove proprio come l’Ungaretti de I fiumi, poeta e lettore possono immergersi nel flusso della propria storia, vista e sentita come un unicum. Giacomo dissotterra il “porto sepolto” e da lì iniziano una serie di traversate, avventurose, emozionanti, tra presente, passato e futuro, tra visione e memoria, dove Giacomo diviene il “capitano” di Whitman. Il golfo di Trieste, la bora, le amate montagne, dalle Dolomiti ai ghiacciai, l’amore, i momenti difficili come quello della pandemia da Covid-19, l’alternarsi delle stagioni della terra e dell’animo, il sentire la forza ed il peso della tradizione artistica, sino a toccare anche lidi esotici pur di scovare e condividere Bellezza e Amore. Come Ulisse, quindi, il poeta può felicemente approdare di nuovo alla sua Itaca perché vive e ha vissuto la vita intensamente, non inseguendo il canto fallace delle sirene, ma il suono della veritas delle parole… «Domani sarà festa per me […] un bel traguardo i Settanta […]. Occorre sempre esser contenti di esser nati e pensare fermamente che la vita è un dono, soprattutto quando è colorata di brutto. […] Ora, con tutti gli acciacchi, sono ancora più contento di vivere e di esser nato e quando mi arriva una buona nuova, come un segno di pace […] sono felice.» (“Per i miei settanta nel giorno di Santa Cecilia”)

Massimo Gherardini

B) PREFAZIONE A GIACOMO GARZYA, “LE VIE DELL’IMMAGINE. Scatti in cammino”, ROMA 2023, DANTEBUS EDIZIONI, pp. 1- 202 (con 183 foto tra analogiche e digitali)

«I luoghi hanno un’anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.» (James Hillman, “L’anima dei luoghi”)
L’intenso autore Giacomo Garzya eleva la sua arte dalla terra al cielo, per poi effettuare un volo a planare sulla terra che conduce l’osservatore-lettore in un incredibile viaggio, in cui perdersi per ritrovarsi, dove smarrirsi per riscoprire l’essenza, la fiamma viva dell’esi stenza e del mondo. Anche se ogni opera è minuziosamente corredata di data e di indica- zione geografica, l’arte di Giacomo valica limiti e confini spazio-temporali e, soprattutto, riesce a condurre da un cammino personale ad una via universale. Eppure, da subito l’os servatore avverte un quid misterioso e vitale che aleggia dietro e dentro ogni foto. Si tratta di quello che i classici chiamavano genius loci, ovvero un nume tutelare che aleggia, alita, custodisce, come un’entità viva e pulsante, ogni luogo. Sarà, infatti, capitato a tutti di av vertire una sensazione entrando in un luogo – una città, una nazione, un paese, un paesag- gio, un museo – che fa percepire un qualcosa di caratteristico, di distintivo, una sorta di energia fisica e psichica. «Un luogo non è mai solo “quel” luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.» (Antonio Tabucchi) Napoli, Venezia, Parigi, Gerusalemme, Capri, Ischia, Zante, Santa Maria di Leuca, Procida, Urbino, Acitrezza, Kokàla, Parigi, Karpathos, Pantalica, Santorini, Creta, Konia, Sultan- hani, Zelve, Goremem, Istanbul, Rodi, Luxor, Karnak, Safaga, Oulu, Rovànieni, Mauritius, Petra, Tel Aviv, Casablanca, Rabat, Fès, Marrakech… la bellezza, il calore, il colore, l’ener gia delle opere di Giacomo parlano alla nostra parte più ancestrale, più profonda e miste riosa, più irrazionale, ma sempre esistita, capace di guidarci lungo il cammino del sentiero della vita. I faraglioni di Capri, gli antichi tempi egizi, il Vesuvio, la spianata di Gerusa lemme, la valle di Petra, uniscono epoche, storie, sensi, mente, cuore, anima. «Ci si lega spiritualmente a luoghi, persone o cose che si incontrano sul proprio cammino perché marcano momenti particolari del proprio divenire.» (Jung) Giacomo Garzya sulla scia degli antichi Greci e Romani prima, poi di Jung e di Hillman, recupera l’antica nozione di una natura “animata” che assorbe i pensieri e le tradizioni degli uomini che la abitano da secoli o millenni. Il fotografo, in particolar modo, è colui che crea un legame empatico con i luoghi che visita. Una delle grandi caratteristiche dell’ar- tista Giacomo Garzya è proprio quella di saper cogliere tale anima e farla conoscere al lettore, riuscendo magicamente a chiuderla e a custodirla anche nelle sue fotografie così come appare manifestandosi nel Cristo Pantocrator dello scatto Cristo a Bivongi, agosto 1994, Napoli Arte. Il genius loci diviene, dunque, il genius artis, il genius mundi… «Esistono luoghi che ci chiamano, magari anche da molto lontano. Non ne conosciamo la ragione, ma, ancora prima di averli visti, sappiamo che seguendo il loro richiamo ritroveremo un pezzo della nostra anima.» (Silvia Montemurro)

Massimo Gherardini

C) PREFAZIONE A GIACOMO GARZYA, “FRAMMENTI DI MEDITERRANEO”, ROMA 2023, DANTEBUS EDIZIONI, pp. 1-202 (con 182 foto tra analogiche e digitali)

«A un certo punto della sera e del mattino l’azzurro del Mediterraneo supera ogni immaginazione o descrizione. È il colore più intenso e meraviglioso, credo, di tutta la natura.» (Charles Dickens)

Con il vento dell’arte e dell’emozione che soffia dolcemente, l’intenso autore Giacomo Garzya spiega le vele e le braccia della sua imbarcazione e conduce sé e il lettore-osservatore in un magnifico viaggio di bellezza. In questa raccolta fotografica – intitolata Frammenti di Mediterraneo – si compie una traversata del Mediterraneo, di cui il fotografo coglie la meraviglia in luoghi, culture, monumenti, situazioni, suggestioni. Dagli estremi confini orientali fino alle Colonne d’Ercole, Giacomo allestisce in immagini un intenso e accorato mosaico, che è anche un viaggio nelle epoche, dagli antichi greci fino ad arrivare all’era contemporanea. Ogni tessera, come suggerisce il titolo stesso dell’opera, è un frammento fondamentale che narra già nel suo piccolo lo splendore del tutto. Onda dopo onda, riva dopo riva, terra dopo terra, paese dopo paese, città dopo città, storia dopo storia, monumento dopo monumento, l’artista riesce nell’impresa di far abbracciare al lettore il Mediterraneo in tutta la sua essenza. «Nei tuoi occhi balenano moltitudini di vele iridescenti, nella spensierata speranza di cogliere un alloro, che si sia primi nella gara o ultimi, non importa. Non è un sogno, ma su una barca veleggia il tuo amore, che all’orizzonte scorge l’infinita gioia dell’infinito, in un mare opalescente, come il suo cuore. Tante vele al vento fresco di bora, tutte agognanti la meta, in un giorno, dove le trasparenze marine, sono figlie del sole.» (“Barcolana”, Giacomo Garzya)

Il Mediterraneo, dunque, viene svelato come preziosa culla della cultura e crocevia di popoli, che bagna luoghi di infinita meraviglia, laddove il suo essere anche teatro di infausti drammi e orrori viene riparato da Giacomo con la bellezza. Come nell’arte del kintsugi giapponese, ogni foto è una colata d’oro che restaura ogni crepa e rimette insieme ciascun frammento. Capri, Ischia, Procida, Nerano, Amalfi, Gallipoli, Malta, Palermo, Melilli, Taormina, Siracusa, Noto, Pergamo, Creta, Khitira, Skorpiòs, Santorini, Monemvasia, Zakinthos, Paestum, Mikonos, Delos, Sifnos, Santorini, Isola di San Pietro, Tharros… tutto concorre al Bene e alla Bellezza, sempre con lo sguardo affascinato e pieno di stupore di un fanciullo, che si meraviglia di fronte ad ogni nuova affascinante scoperta, come se fosse sempre la prima volta. Simbolo ed icona dell’artista e della sua fotografia diviene l’elicriso, come nello scatto Il mio Mediterraneo, che si erge sulla scogliera, ricordando la ginestra indomita di Leopardi sul Vesuvio, come simbolo di un amore eterno ed immortale. Giacomo, novello Ulisse, segna le tracce del nostos alla patria delle emozioni. «Tutto è scritto nel Mediterraneo.» (M. Nunnari)

Massimo Gherardini

E' IN CORSO DI PUBBLICAZIONE

GIACOMO GARZYA È LA VITA

Ai carissimi Franco Rosso e Antonio Trotta, incontrati per caso sullo stesso “Camino”, coi medesimi intenti. La vera amicizia è rara, ma succede di poterla cogliere già al primo sguardo, succede. “finibus Atticis reddas incolumen precor et serves animae dimidium meae” (Orazio, Carmina, I, 3, 6-8)

Giacomo Garzya

Fermo immagine a Nord Est

GIACOMO GARZYA comunica, inoltre, che è in corso di stampa, oltre al libro di poesie, un suo nuovo libro fotografico con circa 350 immagini, in gran parte foto scattate tra il 2023 e il 2024, ma anche con delle sue foto in b/n di Praga, di qualche giorno prima dell’invasione da parte dell’Unione Sovietica, il 18 agosto 1968, lui quindicenne. Il titolo del libro è: Giacomo Garzya, “Fermo immagine a Nord Est”, Trieste 2024, Franco Rosso Editore e sarà presentato a Trieste nel mese di ottobre 2024.

Trieste, 26 giugno 2024

Giacomo Garzya ritratto da sua figlia Maguy, Grignano 12 Marzo 2023

Isola Mauritius, Le Morne, 21-29 luglio 2008 (foto di Giacomo Garzya)