Raccolte di poesie edite (1998-2011)

     

     RACCOLTA DI POESIE (QUARTA), IL MARE DI DENTRO


     GIACOMO GARZYA,
     IL MARE DI DENTRO, Napoli 2005,
     M. D'AURIA EDITORE

     PREFAZIONE

     Si staccano dal flusso dell'eccesso inquinante le
     parole di Giacomo Garzya, e anzi ogni parola sembra
     recuperare un suo nucleo di pregnanza segnica in
     quanto è messa in rilievo, quasi pensata come isola, e
     nello stesso tempo lanciata come ponte verso altre catene
     di parole per ricreare più profonde significazioni.
     Un verseggiare per ritmi compatti e forme brevi
     che sembra voler rispettare l'ascolto e il silenzio dell'Altro,
     un ritmo poetico che intende definirsi anche
     per contiguità con lo spazio del silenzio. E forse la poesia
     del Mare di dentro è anche poesia di ascolto del sé e
     dei più profondi bisogni emozionali, di ricognizione
     del sé e del profondo rapportarsi all'altro.
     Così con una sobria retorica punteggiata da clausole
     di colloquialità si viene svolgendo un testo profondamente
     coeso, in cui ciascuna lirica scandisce una nota
     necessaria dell'armonia complessiva.
     Il lettore-ascoltatore ne ricava un'impressione di
     equilibrio, poiché Garzya ha lavorato per sottrazioni
     rispetto ai contrappesi della letterarietà e alla ridondanza
     dei valori semantici dei singoli termini, confermando
     una sua linea di ricerca poetica verso uno stato di leggerezza
     che presuppone l'allontanamento da ogni piatto
     realismo discorsivo ma anche da ogni intellettualistico
     simbolismo metaforico. Lontane dal preziosismo dell'ornato
     e dalla miscidiazione dell'espressionismo, le
     parole del lessico comune prendono qui nuovi riflessi,
     proprio come i sassi opachi che brillano se bagnati dal
     mare. Così la leggerezza del verso diventa profondità
     di parola interiore, affioramento di un senso ritrovato,
     sacralità di antico patto comunicativo con l'umanità
     rinnovato da valori ritrovati.
     E infatti la poesia di Giacomo Garzya, in questa
     raccolta come già in Solaria, Passato e presente, Maree,
     ha come tratto proprio i valori della comunicatività,
     propri di una scrittura duttile e consapevole che ha recepito
     e rielaborato la lezione della lingua dei classici
     antichi e moderni ma anche di una attitudine al discorso
     sulle emozioni e i sentimenti che coinvolgono sempre
     l'interlocutore.
     Lo stile di Garzya ha i caratteri di "stile semplice"
     declinato in poesia, cioè è l'esperto impiego di un
     linguaggio comune per esprimere verità remote dai
     luoghi comuni. Quanto più la complessità esprimibile
     del mondo poetico si accresce tanto più è raffinata la
     sapienza della ricerca linguistica del poeta. Così la parola-
     verso da leggera e semplice può divenire carica di
     una complessità inesauribile, sino al limite estremo della
     parola-rivelazione, della parola-oracolo, con un recupero
     della originaria potenza e ricchezza di significazione.
     Garzya rende manifesta al lettore la sua riflessione
     sul Poetare:
     Catturare il reale/ e trasfigurarlo con l'immaginazione/
     questo è bello e rende felice il giorno.
     /Rendere semplice ciò che è complesso /
     scoprire l'armonia delle linee/ nella luce che
     cambia/ nelle nuvole che corrono/ questo è
     bello e rende felice il giorno/ ...
     Significativa, in questo senso, anche la dichiarazione
     di poetica dell'autore in Dall'ombra alla luce:
     A volte/ la creatività artistica/ e il ripensamento/
     sulle cose della vita/ ingenerano foglie di
     quercia ramate / in sarcofagi pieni di luce/ e
     speranza / in cui la morte si adagia serena /
     per vivere di nuovo.
     Proprio in questa cifra di creatività e ripensamento
     anche i versi più lineari sono percorsi da inquietudini
     e vibrazioni che ridisegnano più nettamente
     paesaggi naturali e umani. Ogni incontro umano -
     l'amico che viene da lontano e quello che è vicino da
     sempre - è la messa in luce di un colore dell'animo, di
     un tratto esistenziale, come in Per un'amica:
     Sottovento/ il senso / della tua esistenza. /
     Sottovento/ scarrocci / frenando l'impulso/
     di vivere tra i marosi/ ...
     La scoperta del luogo, dell'uomo, della situazione
     procede in parallelo con la ricognizione degli spazi
     interiori; può accadere che questa dimensione della
     scoperta avvenga attraverso un amico, che in un primo
     tempo fa aprire lo sguardo del poeta sul paesaggio
     innevato e solitario di Cervicati, e lo induce poi alla
     riflessione sulle proprie radici e sui valori umani "co- ·
     me l'amico / che calore / sparge / sulle mura / del
     cuore".
     Continua è la riscoperta e la reinvenzione dei legami
     d'amore, "fuggito amore" o "nuovo amore" o
     sogno d'amore come in Selene, e il sogno è la condizione
     necessaria per percepire emozioni e sentimenti:
     Mele d'oro / nel giardino blu del mare / di
     esperidi/ nella fantasia/ che vaga da un sogno
     all'altro, / senza riposo, / perché si sogna di
     notte/ ma si può sognare anche di giorno. /
     Vale la pena per dare vita al vento/ che tutto
     muove/ anche l'anima/ che dondola/ come
     turibolo/ nella notte stellata.
     Se trasfigurati oltre l'orizzonte del reale proprio i
     legami d'amore diventano più intimi:
     Come vorrei trovare un colorato paese di mare,
     / meglio se a picco, onde vivere ogni giorno
     l'onda/ E osservare la linea marcata/ oltre la
     quale l'occhio non vede / e immaginare lì il
     tuo cuore di donna aprirsi al mio/ in quel mare
     di nessuno / in cui vivere è respirare con te.
     Pertiene ancora alla dimensione della scoperta ma
     con una duplice valenza cognitiva e emozionale la
     esperienza della riformulazione attraverso la traduzione,
     in cui le parole del poeta trasportate in altre lingue
     ricreano, a lui stesso e al lettore, nuovi sistemi di
     suoni e di significati, così come avviene in Clown
     triste, tradotta in tedesco da Antonio Garzya, e in
     Kheira, tradotta in arabo classico da Kheira Achit-Henni.
     Poesia essenziale, dunque, quella di Giacomo Garzya,
     o meglio ricerca delle essenze prime dell'uomo
     attraverso l'ascolto del proprio io, e non a caso è ritornante
     il tema della poesia come ricerca attorno ai principi
     essenziali della vita stessa, cioè acqua, aria, terra,
     fuoco.
     Ancora il mare si fa immagine con connotazione
     simbolica: pervaso di una mediterraneità intesa come
     dimensione culturale ma anche come dimensione naturale
     di luce e colore, il poeta vive in uno spazio - fisico
     e mentale - tra Grecia e Magna Grecia. Qui ogni volta
     che lo sguardo si fa attento al paesaggio, dalla costiera
     amalfitana a quella dalmata alle coste greche, solo in
     apparenza trasferisce attraverso la nitida parola la
     descrizione del dettaglio, dell'atmosfera del presente,
     perché il senso dei paesaggi mediterranei di Garzya
     trapassa il tempo con una rete sottile di richiami sino
     ad adombrare la visione del mito e dei suoi significati
     archetipici.
     La profonda consonanza con il mondo naturale è
     tra l'altro vissuta nella ricerca di un equilibrio olistico
     dell'uomo: mare, luna, sole devono essere in una dinamica
     armonica con l'umanità.
     Come il Garzya fotografo sa trarre immagini fatte
     di luminosità e linee pure dalla caoticità opaca dei paesaggi
     urbani, così le sue immagini di paesaggi marini
     rivelano in filigrana altre immagini, quelle della memoria
     e del sogno, del "limbo dell'anima", e dunque il
     "mare di dentro" è affidato all'intuizione del lettore
     come scenario privilegiato per tutti i paesaggi dell' anima.

     PATRICIA BIANCHI




      FANNY E MAGUY

      Di chi erano
     le orme?
     A una fonte portavano
     e le mie piccole gemelle
     assetate e curiose
     dividevano con me
     l'ebbrezza
     dell'acqua gelata
     al pensiero
     d'incontrare
     il maculato manto
     o il pelame fulvo,
     le corna palmate
     del daino
     o a palchi caduchi
      del cervo,
     nel desiderio
     di poter raccontare
     il loro mondo di fiaba
     ai bimbi della valle dell'Inn.

     Napoli, 22 gennaio 2003.



 

     LUNGA VEGLIA

     Nella notte
     tutto
     discreto
     gira

     la testa
     gira
     se penso
     che vai,
     dove
     non so.

     È certo
     proprio certo
     che non potrei
     vivere
     senza il mondo
     che mi sta intorno,
     senza te.

     Napoli, 10 febbraio 2003



 

     WHENEVER WHEREVER
     ( quando mai dove mai)

     Mi trascina
      nell'oblio
     la tua mente
     fervida,
     di parole
    scarna
    ma di sensi
     ricca

     talora incompiuti
     ma compresi
     da me
     che vivo
     il tuo destino.

     Napoli, 11 febbraio 2003



 

     LACCI

     Lì
     in quel porto
     che tu sai,
     sogno

     i cormorani
     in volo
     librano
     col mio spirito,
     quello
     di chi vuol volare
     con ali mozze.

     Napoli, 12 febbraio 2003

 


 

     SZPILMAN

     Tu,
     che immaginario
     suoni
     circondato
     da teppa,
     vili schegge
     d'illusoria potenza
     scacci coi tasti.

     Tu
     testimone inerte
     d'inaudita violenza.

     Napoli, 13 febbraio 2003



 

      AMORE

      La notte
      ho camminato
      senza scopo
      il selciato bagnato

      viscide le suole
      il fiato
      trattengono
      mentre
      l'istinto ferino
      mi dice

      cadi
      di nuovo
      nella trappola
      dei sentimenti
      che inducono
      amore

      così
      è più bella
      la vita.

      Napoli, 13 febbraio 2003



 

      UN ANNO

      Un anno
      è volato

      parole
      su foglie
      di betulla
      sparse
      sono cadute

      come i ricordi
      stipati
      in salgemma puro

      sapido

      del tuo sorriso.

       Napoli, 15 febbraio 2003



 

      TREPIDA ATTESA

      Tu sei sale
      e
      gemma della vita.

      Anche se
      qualcosa
      rimane
      d'incompiuto

      io aspetto
      che torni
      l'alba
      e il giorno
      e la notte

      per sognare
      di nuovo
      luce
      inquietudine
      urlo libero
      tenebra

      di nuovo giorno
      nella dolce
      carezza del sole.

       Napoli, 16 febbraio 2003



 

      ARIA DI MARE

      Il mare
      non è male
      oggi

      mugghi d'onde

      quanto bastano
      per ritemprare
      l'anima,
      il desiderio di te,
      che placida
      dormi.

       Napoli - Capri, 16 febbraio 2003


 

      AMARE

      È maggese
      o fresca erba
      la tua vita?

      Molte lune
      hai vissuto,
      ma intatta
      è la tua voglia
      d'amare,
      ora
      fresca erba
      di Spagna.

       Napoli, 20 febbraio 2003



 

      CERVICATI,
      ATTRAVERSO UN AMICO

      a Enzo Pagliaro

      Qui
      nel paese
      ghiaccio sottile
      copre
      nuda roccia
      di scale.

      Visi scavati
      dal vento,
      fieri
      sorseggiano
      ora grecale
      ora maestrale,
      ora il vento
      che vuoi.

      Poche le anime

      ma vivi
      le pietre delle case,
      il ricordo di molti,
      il ricordo di sempre.

       Napoli, 27 febbraio 2003



 

      DA CERVICATI, IL POLLINO

      In Cervicati
      mandorle
      e fichi
      dove batte
      sulla rocca greca
      il vento.

      Innevata
      la catena
      a Nord
      novello di qui
      scorre,
      come mandorli
      in fiore
      scorrono
      sul bianco Pollino.

       Napoli, 1° marzo 2003


 

      RADICI

      Sangue misto
      è il mio sangue

      delle brughiere
      nordiche,
      del profondo Sud.

      Cervicati,
      tra focolari
      affetto
      generoso vino,
      oggi
      mi ha dato
      calore

      come l'amico
      che calore
      sparge
      sulle mura
      del cuore.

      Cervicati - Napoli, 1-5 marzo 2003



 

      VALJA

      Negli occhi
      lucidi

      amore
      per la terra natia
      nell'accorato canto
      luccica
      tra fisarmoniche
      e tamburelli caldi

      caldi
      d'antica nostalgia

      calabra nostalgia.

       Cervicati, 1° marzo 2003

 

 


 

      RISVEGLIO ALL'ALBA

      Gocce gocce gocce
      di nuvole nere
      sulla dorsale
      che
      Sila e Crati
      guarda
      nel loro tenue
      biancore

      ché dallo Jonio
      sorge il sole.

      Gocce gocce gocce

      lontano
      il sole splende
      mentre qui
      è clangor
      di tuoni.

        Cervicati, 3 marzo 2003


 

      SEI DONNA

      Anima
     della mia anima
      nella mia anima
      la tua anima

      tua di te
      nella mia
      ondeggi
      come scialuppa
      che di prua
      del mio amore
      apri la via.

       Napoli, 8 marzo 2003


 

      VIVRE POUR VIVRE.
      UNA DONNA PER UN UOMO

      I corpi
      stretti
      nell'amplesso
      come ceppi
      di quercia
      crepitano
      si contorcono
      nel sudore
      della notte

      muscoli
      nervi
      cuori
      sulle rotaie
      sfiniscono

      nel dolce viaggio
      della vita.

       Napoli, 9 marzo 2003


 

        PER ERATO AMOROSA

       Mi manca
      ora
      il tuo sorriso
      ma in me
      è
      la sua essenza
      come le strette
      di mano
      che calde
      abbracciano
      il mio cuore

      insenatura
      effimera
      al tumulto
      dei marosi
      in cui annegherei
      l'impazienza
      di averti.

       Napoli, 10 marzo 2003


 

      A FANNY
      PER I SUOI VENT'ANNI

      Riverbero d'asfalto
      ricorre
      nella memoria
      nel sogno.

      Alla ricerca del molteplice
      tanti nastri d'argento
      ho percorso e
      tempeste di sabbia
      non hanno oscurato
      quel miraggio
      d'acqua per terra

      energia
      che dà senso
      ai sentimenti
      che ora corrono
      come onda
      che cresce
      col vento
      che dà anima
      al perpetuo moto
      che è in me
      e in te,
      figlia mia.

       Napoli, 16 marzo 2003


 

      MAGUY

      Oggi vent'anni

      sbarazzina
      a tuo modo
      li vivi

      libera e bella
      come margherita
      appena sbocciata

      vivace
      come stornelli
      che amare sanno
      ciò che passa loro
      la vita.

       Napoli, 16 marzo 2003

 


 

      ANIMA MIA

      Vuoto
      sofferenza
      sono in me
      quando
      il tuo viso
      respira
      fuori di me.

      Senza amore vero
      è poca cosa
     la vita.

      Napoli, 18 aprile 2003

 


    

      VIVERE AMARO

      Annego
      nell'etere
      la mia disperazione.

     I miei amici
     beoni
     qui intorno
     a raccolta
     sono solo ombre
      e non sanno.

        Napoli, 20 aprile 2003

 


 

      ELEMENTI

      Acqua
      terra
      fuoco
      aria

      quattro
      come la nascita
      il limbo
      l'amore
      il respiro vitale.

        Napoli, 20 aprile 2003


 

      APPENNINO

      a Giacinto Venditti

      Qui ad Agnone
      la rondine
      nello stesso nido
      dalle Puglie torna
      al rintocco della primavera.

      In alto
      Monte Campo
      da dove
      Matese
      Le Mainarde
      La Maiella
      solitarie catene
       all'orizzonte sfilano
      nel loro gentile biancore.

      E da Monte Campo
      Prato Gentile
      sulla cui neve
      vive il passero
      parco, solitario
      e la lepre,
      la cornacchia nera
      carnivora
      come faina in agguato.

      E da Vallesorda
      ancora Monte Campo
      bianco
      che il silenzio avvolge
      come l'edera il faggio
      come l'abetaia
      il cuore del merlo.

        Capracotta, 23 aprile - 10 maggio 2003


 

      TORRENTE VERRINO

      A Fonte
      Santa Croce
      acqua
      precipita
      da Monte Campo

      gelida
      avidi
      si sorseggia
      mentre il cucù
      del cuculo
      i prati invade,
      ora verdi
      dopo il lungo
      niveo candore.

      Prato Gentile
        
(Capracotta), 10 maggio 2003


      

      FRATELLI MAGNONI, 8

      Albatros
      dall'Arco Mirelli
      audaci
      in volo

      tra le maioliche
      di Santa Maria
      in Portico
      virano
      nel loro acuto
      stridore.

      Dalle terrazze
      di case
      si vive
      liberi
       con loro.

       Napoli, 1° maggio 2003


 

      CONVIVIO

      a Miria D'Aietti

      Grappa
      di zibibbo
      vinaccia pantesca
      il cuore
      straccia

      nei carati
      di pioppo
      straccia.

      In carati
       circonfusi
      d'ambra
      rocce
      su mare cobalto
      capperi
      e foglie d'acanto.

        Napoli, 1° maggio 2003



 

      AMORE CHE VIENI
      AMORE CHE VAI

      Come su pàmpini
      la rugiada,
      lacrime
      il tuo viso
      adornano
      per il fuggito amore.

      Ma al nuovo bacio
      fremono
      le palpebre chiuse
      e le guance
     si soffondono
     di rossore
     di un velo pudico
      per il nuovo amore.

       Napoli, 19 maggio 2003


 

      PER UN'AMICA

      Sottovento
      il senso
      della tua esistenza.

      Sottovento
      scarrocci
     frenando l'impulso
     di vivere tra i marosi.

     Come remora tranquilla
      il silenzio
      cerchi,
      non il battito
      delle ali.

       Napoli, 22 maggio 2003


 

      SOGNO

      Sei un sibarita
      quando tasti
      nei meandri purpurei
      della coscienza?

      O un animale
      cuneiforme?
      Il desiderio
      di essere uomo
      nella tua corteccia
      non trova requie.

       Napoli, 24 maggio 2003



 

      CON ELSA

      La memoria non ossida
      il tempo
      come il legno
      resiste al suo logorio.

      Nel tuo giardino
      verde nei limoneti
      l'azzurro nel cielo
      l'amaranto nel mare
      il rosa in Terra Murata
      al tramonto resistono,
      al tramonto del tempo.

      Come è vero
      che devo vivere
      ogni giorno
      il mio giorno.

      Il sole
      ormai è calato
      dietro il vulcano
      ed è bello donarsi.

      Vivido il cielo
       vivida l'anima.

       Procida, 25 maggio 2003



 

      APPRODO

      Marinaio!
      In ogni porto
      una donna.
      Con un piatto di ricci
      strappati dal mare
      godi con lei,
      qui dove batte
      il libeccio,
      che squama
      il tuo essere uomo,
      qui
      in questo piccolo approdo
      del cuore.

       Procida, 25 maggio 2003



 

      COMPAGNA DI VITA

      Fedele come edera
      sulle mie arterie
      ti abbarbichi
      e succhi linfa
      perfusa di timo

      essenza
      di donna maturata
      al sole del Sud.

       Napoli, 29 maggio 2003


 

      PRATO GENTILE

      Pratoline
      gialle e bianche
      ondeggiano al refolo
      mentre nuvole
      si diradano
      lasciando il piovischio
      all' aere terso
      di maggio.

      Terso
      come l'insistente
      cinguettìo
      che anima il bosco

      il bosco degli elfi
      di qui.

      Prato Gentile
       
(Capracotta), 31 maggio 2003



      

      LA MAIELLA

      Soffioni di nubi
      fasciano
      le tue cime
      zebrate
      di roccia e ghiaccio

      armoniche
      come note di liuto
      che tingono d'oro
      la voglia di essere.

      Prato Gentile
       
(Capracotta), 31 maggio 2003



 

      A UNA CHIAIOLELLA

      Una sciabolata
      nel buio
      trancia gli ormeggi
      del desiderio.

      Verso un'altra baia
      la prua fende
      ciò che è solo mio
      l'elemento che amo di più
      lo sciabordìo dell'onda
      gorgoglìo dell'anima
      che si mescola
      al mio amore per te.

      Il respiro di Nettuno
      governa i flutti liberi,
      i flutti delle sirene
      governano me.

       Procida, 7 giugno 2003



      

      O?I ?ËRNIÎ

      Occhi neri
      staccano
      sull'ovale biondo
      che canta Kalika.
      Sorda freme la nostalgia
      per la casa lontana
      tra il Volga
      e le betulle tatare.

      Ovale biondo
      i tuoi occhi neri
      suono di corde
      spiccano
      nel ballo ebbro di vodka
      e inseguono il ricordo
      del tuo passato.

      Era bello
      quando sorridevi
      agli storioni
      e ti specchiavi nel fiume
      che ora vedo scorrere
      nei tuoi occhi neri

      occhi neri di Kazan'.

       Napoli, 8 giugno 2003



 

      SELENE

      Dal carro argenteo
      di baci copri
      il mio essere
      perché viva nel sogno
      di lunghe notti
      con te
      che pulsi
      come stella errante
      sulla via che conduce
      al desiderio
     all'amore
      alla vita.

      Napoli, 25 luglio 2003



 

      JONIO GRECO

      Potessi appropriarmi
      solo con l'anima
      del vuoto
      tra un'isola
      e l'altra,
      sarei colmo dell'acqua
      di cui ho bisogno
      per spegnere l'amore
      che in me brucia
      nel solcare lo Jonio
      tra Corfù e Zante,
      sino a Citera.

       Bari - Patrasso, 27 luglio 2003


 

      MONEMVASIA,
      UN RITORNO

      Ritornare sui luoghi
      quando è bello il ricordo
      ti misura di nuovo.

     Qui nel Kastro
     tutto è mutato
     anche le pietre,
     come il colore
     con la luce del giorno
     e della sera.

      La vita ha portato
      a questo lido,
      mai uguale a se stesso,
      come il fiume che scorre.

      Ora tira il vento forte
      e non doma
      moltitudini
      di agli selvatici
      ritti
      tra le scogliere
      e il roccione ferroso,
      da cui sgorgano
      stille d'ambrosia
      sui tuoi occhi turchesi,
      così oggi li vedo,
      come quelli di ninfa
      che il mare avvolge
      qui attorno.

       Monemvasia, 29 luglio 2003



 

     PASSERI

     Passeri
     saltellano
     sotto l'alta rocca
     liberi
     su pietre connesse
     in tempi lontani.

     Cercano briciole
     della consistenza
     di un grano
     mentre noi si pensa
     alla futilità delle cose.

       Monemvasia, 31 luglio 2003



 

      ÀGAVE

      Come dimenticarti
      sulle baie di Kapsali?

      Hai una seconda vita,
      molto più breve,
      ma resisti
      con i tuoi aghi gialli
      all'ebbrezza del maestrale.

       Chora (Kìthira), 1° agosto 2003



 

      LUCI E OMBRE

      Dirada
      la luce calda
      sulla macchia
      d' arbusti verdepastello
      di cardi bruciati dal sole.

      All'apice della mezzaluna
      vedi una palma
      e dall'arco del kafenìon

      tagliato al centro

      l'orizzonte del mare,
      che la mente sovrasta
      di chi contempla,

      sottile come lama d'azzurro.

       Chora (Kìthira), 1° agosto 2003



 

      L'OMBRA

      È mezzogiorno
      in punto.

      Dov'è
      la mia anima primitiva?

      Tra qualche istante
      tornerà
      con il profumo
      di resina marina.

      Non temere la tua ombra,
      se hai una buona coscienza,
      ti è di compagnia,
      e non nasconderti
      al sole di mezzogiorno
      per la paura
      di perderla.

       Diakofti, 2 agosto 2003



 

      CIVETTA

      Tra il fogliame
      uno spicchio di luna
      occhieggia.

      Il suo profilo
      come il tuo
      sui monili d'argento
      ricorre
      benché in te prevalga l'istinto
     del predatore notturno
     che tutto vede
      e in fretta afferra.

       Chora (Kìthira), 3 agosto 2003



 

      CHORA DI KÌTHIRA

      Il profumo intenso
      dei tuoi gelsomini
      turba il sonno
      e ancor più la veglia.

      Bianche anche le case
      con infissi e battenti azzurri
      come il tuo cielo terso d'agosto,
      terso per il vento incessante.

      Bianche le stelle dell'Orsa,
      che ti guidano
      lì sul mare increspato
      lì dove nacque
      la prima volta
      Afrodite.

      Bianca la luna crescente
      alla cui guardia
      è il castello
      dalla porta che s'apre
      a chi vuole sognare.

       Chora (Kìthira), 3-4 agosto 2003



 

      CETARA

      Vibra la torre
      sotto i colpi del mare
      e il tonno scappa
      dalla cianciola
      libero nei flutti,
      preso
      dall'urlo del mare.

       Cetara, 20 settembre 2003


 

      RICORDANDO KÀRPATHOS

      Brume
      soffondono di tristezza
      i fianchi del monte
      ma sui crinali
      venti liberi soffiano
      su vele bianche di mulini
      stanchi solo se fermi.

      Il sibilo
      ora scirocco ora maestrale
      domina due contrapposti
      seni di mare
      e macina umana semenza.

       Napoli, 11 ottobre 2003



 

      NUVOLAGLIA DALMATA

      È tormento di nuvole
      quando s'apre
      lo squarcio del sole,
      dal grigio il bianco acceso
      come folgore
      al primo mattino.

      Inatteso il mare brilla
      e rombi su rombi
      e altre figure attirano
      nel loro libero gioco
      con l'acqua.

      Tutto ricorda
      quadretti di vetro
      con sabbia multicolore
     che scivola
     nel limbo della coscienza
      sfumando scene sempre
     diverse
      con uguali frammenti
     blu del mare
     e marmo bianco di Bra?.

Procida, 26 ottobre 2003



 

      SAN MARTINO A MAIANO

      a Fanny

      Per lieti poggi
      si sale ammirando
      i cipressi
      l'eucalipto
      gli uliveti,
      tra logge antiche
      e una robbiana terracotta
      che scalda il cuore
      per il Bambin
      che guarda Maria
      e alati angioletti intorno,
      puro giglio
      all'angolo del Salviatino

      a un passo la Fattoria
      e San Martino
      che il mantello dona
      come fa quel tesoro di figlia
      che m'accompagna.

       Maiano, 23 novembre 2003



 

      LUNGARNO,
      DAL PONTE ALLA CARRAIA

      a Maguy

      Le botteghe del Ponte Vecchio
      capovolte nell'acqua
      come anche le case lungo
      le sponde
      specchiano il duplice stato
      dell'animo

      quello che vuole contemplare
      con la figlia adorata
      gli uccelli radenti
      sulla cupola riflessa nel fiume
      e quello che vuole sedimentare
      il ricordo
      nel ritorno al luogo natio.

       Firenze, 23 novembre 2003



 

      MARONTI

      Curvilinea battigia
      sino a Sant'Angelo
      ove piccoli buchi
      nella sabbia
      innervano l'aria
      con segnali di fumo

      mistero dell'isola
      nelle cui viscere
      si nascondono
      l'Ade profondo
      e il mistero del dopo.

      Manca l'amico perduto,
      dall'eterno dilemma preso

      vivere in modo felino
      o morire perché l'Ade
      celi i suoi affetti
      in vasi canòpi.

       Panza, 30 novembre 2003



 

      CITARA

      Di Punta Imperatore
      il faro incombe
      sugli scogli
      di fronte alla spiaggia
      dalle alghe sfatte d'autunno.

      Gli scogli dei ricci
      le cui uova
      l'amico fedele mi porge
      nel gesto del dono

      oggi ancora
      dopo vent'anni.

       Citara, 30 novembre 2003



 

      PER MARE

      All'altezza di Vivara
      lontano lumeggia un faro
      quello di Punta Carena
      che al tramonto dà il via.

      L'Epomeo non sfugge
      alla vista.

      Strie rosa
      poi rubine
      sovrastano l'isola
      al cadere di questa calda
      giornata
      d'autunno inoltrato
      al calare della notte,
      che allenta il respiro

      non il mio,
      che vuole vivere le luci
      improvvise
      di Procida e quelle d'intorno,
      come il cieco che brama
      la luce.

       Ischia - Napoli, 30 novembre 2003



 

      CLOWN TRISTE

      Se penso alla luce
      che picchietta il tuo volto
      angosciato

      se penso al tuo labbro smorto
      che raschia nel fondo la tua anima
      quella vista su una parete spoglia

      se penso all'arco sull'occhio
      privo di vita
      e al tuo naso rosso da clown

      corro a tuffarmi nel violento
      grecale
      nell'acqua gelida
      che depura i segni del male
      che a caso afferra le menti
      più deboli
      ma che ha dato a te
      nel dolore dell'esistenza
      mano e sentimento d'artista.

    
   Cetara, 7 dicembre 2003

       [dopo aver visto "Clown" di Andrea Janza,
       Nocera Inferiore, Castello Fienga,
       7 dicembre 2003]



 

      TRAURIGER CLOWN

      Denke ich ans Licht,
      das dein angstvolles Angesicht tüpfelt
      denke ich an deine verblassten Lippen,
      die deine Seele im Innersten schaben
      auf einer nackten Wand gesehen
      denke ich an den Bogen über
      [deinen erloschenen Blick
      und an deine rote clownartige Nase,
      springe ich gelaufen in den heftigen
      [Nordostwind
      ins frostiges Wasser,
      das die Zeichen des Unheils reinigt
      das die schwachen Geister aus Zufall fasst
      das aber dir im Schmerz des Daseins
      Hände und Herz des Künstlers gewährte.

      ["Clown" nella traduzione in tedesco
       di mio padre Antonio Garzya]



 

      CASAMICCIOLA

      a Franco Capezza

      Un taglio ai picciuoli
      e i primi mandarini
      all'Immacolata
      nel cesto cadono,
      verdi le foglie e fresche.

      Non è così quando passi
      ai cachi gialli arancio
      che tingono d'autunno
      l'aria e l'umida terra.

      A monte
      sono i giardini fruttati
      dove batte forte il vento
      del Nord,
      mentre alla Marina
      spumeggia il mare,
      sordo agli odori acri
      e insieme dolci
      della campagna di qui.

       Casamicciola, 8 dicembre 2003



 

      GIOVINEZZA

      Tanti anni dopo
      ad Alimuri
      contando ciò che
      sentivo d'inverno

      l'assordante frangersi
      del mare
      contro lo strapiombo

      lo iodio balsamico
      sferza sul viso

      il sole rosso incunearsi
      nell'ignoto che è in noi

      il bacio dopo il tenero
      abbraccio

      il nodo alla gola
      per l'abbandono al libero
      gioco dei sensi

      il peso sul cuore
      per il ritorno sul costone

       il saluto

      l'addio.

       
Meta di Sorrento, 21 dicembre 2003



 

      CARLO QUINTO ROSSA

      Dalle cannelle in linea
      birra scelta zampilla
      per l'estasi d'una notte.

      Sgorga nel turbinio del rock
      incendiando le vene
      sballando le arterie
      e ciò per bere alla salute
     di pochi.

      Napoli, 10 gennaio 2004



      

      NEVOSO

      In pieno Nevoso
      m'ispirano il freddo
      e il vento.
      Che la Musa sia di ghiaccio?

       Napoli, 11 gennaio 2004



 

      C'EST LA DÉBAUCHE

      Oggi ventuno gennaio
      ho rivissuto la crapula d'una sera
      quando polverizzai i sentimenti
      nel boccale
      e aspirai nubi di tabacco cubano
      - Cohiba si chiamava -
      per distogliere il pensiero
      dal tuo viso biondo come schiuma
      per pipa
      dal tuo sorriso di donna libera

      da quegli occhi che avevano respinto
     lo sguardo
      per perdersi nelle nebbie d'inverno.

       Napoli, 21 gennaio 2004



 

      A MEZZACOSTA

      Nei vetri il baluginìo
      del mare

      verde traspare
      dove batte il sole.

      All'alito del vento
      cresce la voglia di bere
      la tua anima sola

      sola come la Torre corsara
      che resiste al mormorio
      del tempo.

      Marina del Cantone, 24 gennaio 2004

       [guardando il Recommone]



 

      DAFNE MARINA

      Nelle tue mani
      crescono i rami
      dalle gelate spogli

      essenziali come il profumo
      che emani.

       Marina del Cantone, 24 gennaio 2004


      

      UN AMORE

      Quando ho traguardato
      dal mirino
      i tuoi occhi luminosi
      e grandi
      e il sorriso pieno di vita
      ho goduto la voluttà
      di tanti anni prima.
      Peccato che l'emulsione
      non abbia fissato il momento!
      Ma resterà il ricordo di te
      sempre più bella
      fresca come a vent'anni.

       Napoli, 25 gennaio 2004


 

      DALL'OMBRA ALLA LUCE

      a Enzo Pagano

      A volte
      la creatività artistica
      e il ripensamento
      sulle cose della vita
      ingenerano foglie
      di quercia ramate
      in sarcofagi pieni di luce
      e speranza
      in cui la morte si adagia
      serena
      per vivere di nuovo.

       Napoli, 30 gennaio 2004

        [dopo aver visto la mostra "Catabasi",
       Napoli, Succorpo della Chiesa di S.
       Maria del Parto a Mergellina]



 

      AFORISMA

      All'alba nascente
      il cuore il mare
      devono i colori
      al buio della mente
      il dolore del nulla.

       Napoli, 1° febbraio 2004



 

      SOGNARE

      Mele d'oro
      nel giardino blu del mare

      di esperidi nella fantasia
      che vaga da un sogno
      all'altro, senza riposo,
      perché si sogna di notte
      ma si può sognare anche
      di giorno.
      Vale la pena per dare vita
      al vento,
      che tutto muove
      anche l'anima
      che dondola
      come turibolo
      nella notte stellata.

       Napoli, 8 febbraio 2004



 

      SPINE

      Quanto più è alto
      lo sconforto
      più cresce la poesia
      vero lievito per l'anima
      come lo furono per te
      le rose che ti donai
      in un impeto,
      consapevole di stringere
      nelle mani
      le spine del tuo rifiuto.
      Ma la spinta a ferirsi
      permane ancora
      permarrà sempre

      e le rose aumenteranno
      in ragione delle loro spine.

       Napoli, 14 febbraio 2004



 

      UN VOLTO UNA VOCE

      Forse la morte mi fa paura
      perché non potrei vedere
      più il tuo volto.
      Il tempo scava i lineamenti
      ma ciò non vale per te
      presa dalla gioia di vivere
      ogni minuto della tua vita.
      Forse la morte mi fa paura
      perché non potrei più udire
      il suono della tua voce calda
      come in una sera d'estate
      quando il sereno scorre
      nel sangue
      animato dalla nostalgia
      di notti felici
      trascorse in tenero abbraccio.

       Napoli, 15 febbraio 2004


 

      KHEIRA

      a Kheira Achit-Henni

      Nei tuoi colori immagino
      la tua El Asnam.
      Quando parli del Tell
      i tuoi occhi di araba luccicano
      e l'orgoglio per i tuoi fratelli
      è forte: una tribù di sedici
      che giocano e ridono tra loro
      come solo tu sai fare.

      Quando attraversasti
      il Grand'Erg
      mi parlasti degli uomini
      del mistero
      bianchi come il latte
      biondi occhi azzurri,
      mi parlasti dei Tuareg,
      pensavo fossero come te
      sono invece bruniti dal sole
      ammantati di blu
      per resistere al vento caldo
      al freddo della notte stellata

      quella del Sahara
       che un giorno vorrei vedere
      con te
      come mi hai promesso.

       Napoli, 15 febbraio 2004

       [per la traduzione in arabo classico
        di Achit - Henni Kheira, vedere in
       G.GARZYA, IL mare di dentro,
       Napoli 2005, M.D'Auria Editore,
       p.86 e in G.GARZYA, Poesie
       (1998 - 2010), Napoli 2011,
       M.D'Auria Editore, p. 228]



 

      CALA VIOLINA

      Sulla sabbia stridor di zoccoli
      tra le mani la tua criniera
      baio manto di Maremma.
      Sui gambali spruzza gaio il mare
      e rompe la monotonia d'un giorno
      d'afa
      privo dell'energia che solo tu vento
      sai dare.

      Crin blanc ti chiamo
      nel ricordo vivo dell'infanzia
      quando respiravo l'aria di Camargue
      e nel dedalo delle paludi
      sognavo il drago dalla criniera bianca,
      il brado che ubbidiva solo al suo
      richiamo.

       Napoli, 20 febbraio 2004


 

      UN VIAGGIO

      Due binari per un amico:
      in controluce i fotogrammi
      corrono
      alberi
      alberi
      casolari
      e il mare
      mentre cerco di pensare
      a come sarà il domani.

      Sarà Nero d'Avola,
      nella gola cieca
      senza luce
      o un fiume
      libero di tracimare
      la voglia impetuosa
      di vivere?

       Napoli - Paola, 21 febbraio 2004



 

      OLTRE LA NEBBIA

      Quando penserò alla tua terra
      non potrò non ricordare
      l'onda d'urto del tuo sorriso
      l'armonioso canto
      e la parlata antica,
      che a me sfugge
      ma rallegra l'animo,
      per la partenza inconsolato.

       Cervicati, 23 febbraio 2004



 

      OTTO MARZO

      Perché a te un fiore
      se sei già un fiore?

      Donare un fiore
      ad un amore in fiore
      non basterebbe,
      meglio una ghirlanda
      di parole e un bacio.

       Napoli, 8 marzo 2004



 

      IL POETA E L'ASPIDE

      Alla perduta giovinezza
      una corona di cardi e spine.

      L'aspide questo darebbe in dono,
      il poeta, invece, un fascio di mirto
      pensando alla vanità della vita.

      Napoli, 8 marzo 2004


     

      PERLE DI BRINA

      Perle di brina
      le tue pupille
      desiderio mai sopito
      in un giorno d'austro.
      I tuoi capelli s'irradiano
      al sole
      e io vorrei posarvi le labbra
      e inumidirle con salsedine
      marina

      essa solo rende sapido l'amore.

       Napoli, 8 marzo 2004



 

      A UNA MADONNA ANTICA

      Una corona di petali
      potrà mai adornarti,
      renderti più bella?

      Neanche i metalli e le pietre
      più nobili.

      Solo i tuoi occhi di cerva
      bastano ad accarezzare
      i pensieri più tristi
       a rendere meno
      amara la vita
      quando il freddo colpisce
      la fervida mente.

       Napoli, 8 marzo 2004



 

      ALLA MIA DONNA

      Dibattuto sono
      tra te e il mare
      ambedue d'umore cangiante,
      belli nelle gocce che imperlano
      pelle odorosa levigati scogli.

      Al tramonto
      il dubbio è sciolto
      e le tue colline accarezzo
      le colline che respirano con me,
      nel corpo a corpo della notte
      tra eros e melos.

       Napoli, 20 marzo 2004



 

      VENTUNO MARZO

      Un'alba trasparente aspettavo
      come il tepore amico
      della nuova stagione,
      è, invece, grigia umida
      come l'inverno di poche ore fa.

      Ma il cinguettìo
      sospeso nell'aria di prima mattina
      annuncia il risveglio

      quello di chi sa cogliere dal nulla.

       Napoli, 21 marzo 2004


 

      BEN ALTRO

      A qualcuno che conosco
      occorrerebbe per l'amplesso
      ben altro che un vassoio d'ostriche
      ben altro che gli artifici di donne
      esperte, ben altro.
      Eppur si vanta il ganimede
      ogni dì si vanta
      e dietro a ogni gonna corre
      bella o brutta, purché si parli,
       purché si dica che è un
      Don Giovanni.

       Napoli, 21 marzo 2004



 

      AMICO MARE

      La rifrazione dell'acqua
      le tue profondità
      danno i colori
      e io mi perdo in essi
      per solo amore.

      Ancestrale
      come il liquido in cui fui
      avvolto
      fa' che il frangente dell'onda
      più alta
      ricada su di me e mi renda
      naufrago su questa terra
      alla cerca dell'inizio
      che mi dia una ragione.

       Napoli, 28 marzo 2004



 

      COSTIERA, UN FRAMMENTO

      Il luogo più bello
      è dove affaccia la Torre
      avanti un cilindro,
      dietro tetragona, orlata
      e l'acqua contro gli scogli
      inquieta sbatte

      acqua pazza nella risacca
      nel precipitare di fiori gialli
      bocche di leone, margherite
      di primavera appena sbocciata,
      mentre il tepore coglie
      la donna accanto seduta
      china su un libro
      che l'affranca dal tempo,
      dai pensieri riposti
      nel cassetto della memoria.

       Cetara, 24 aprile 2004


 

      ACQUA PAZZA

      Come adoro quel neoclassico
      puro dorico che mi è di fronte,
      le colonne alte, ocra
      dalla cresta bianca e il lampione
      che guarda il mare

      smeraldo
      acquamarina
      verde pino
      azzurro
      grigio
      per il giorno incerto,
      acqua pazza mutevole
      quando spira il vento
     e il grigio nuvolo avanza.

        Cetara, 24 aprile 2004



      

      MUTAMENTI

      L'alba i tuoi occhi
      con luce adamantina rischiara.
      Il risveglio è elegia alla vita
      che rinasce al sole struggente
      di primavera.

      Ora è uggioso
      e piove sui cactus,
      ma i giochi di luce sul mare
      sono olio su tavola antica.

      E se svolti per Trara Genoino
      la campagna e il Fornillo scopri
       e una buganvìllea arancio lilla
       che sprizza pigmenti
       all'improvviso apparire del sole,
      e sì perché è riapparso pieno
      su Positano
      miramare e regno di scale.

       Positano, 2 maggio 2004


 

     MONTEPERTUSO

     Sulla parete nuda
     l'arbusto s'inerpica
     e la ginestra
     e il verde giardino.
     Poco più su il grande occhio
     guarda il marinaro borgo
     e accanto, del Ciclope, v'è
    l'antro cieco,
     l'occhio cieco che non vede
     il mare
     dove vive il cuore di Ulisse.

       Montepertuso, 2 maggio 2004



 

      PERCHÉ IL MARE?

      a Silvana Musella

      Perché è un'isola d'acqua
      nel cuore.
      Perché è mutevole
      in simbiosi col vento.
      Perché è libero di giocare
      con le nuvole, con la luna e il sole,
      con chi agogna di vivere anch'egli
      libero, sempre.

       Napoli, 8 maggio 2004



 

      SIC TRANSIT GLORIA VITAE

      I miei nei
      per macchie di catrame,
      a questo punto la vecchiaia!
      La tua o la mia?

      Dicono che l'amore sia cieco:
      anche questa è una risposta.

      Intanto si veleggia verso
      la giovinezza
      seguendo la spuma capricciosa
      del vento.

      Pozzuoli - Ischia, 22 maggio 2004



 

      CALA PISPISA

      Cosa devo fare
      per recuperare il tempo perduto?

      Se solo avessi ricoperto il cuore
      di vischio
      per fare di due cuori uno

      se non si fosse sciolto l'abbraccio
      la morsa fedele
      sincera
      ora nuoteremmo nella cala felice
      alla Cala Pispisa.

       Napoli, 26 maggio 2004



 

      OLTRE L'ORIZZONTE

      Come vorrei attraversare il fiume
      tagliare il ponte e lasciare alle spalle
      la steppa desolata senza sale
      né tempo.
      Come vorrei trovare un colorato paese
      di mare, meglio se a picco, onde vivere
      ogni giorno
      l'onda
      e osservare la linea marcata
      oltre la quale l'occhio non vede
      e immaginare lì il tuo cuore di donna
      aprirsi al mio

      in quel mare di nessuno
      in cui vivere è respirare con te.

       Napoli, 27 maggio 2004



 

      SETA

      Vuoi che percorra la via della seta?

      La tua pelle morbida questo aspetta:
      guanti, stola, per non dire altro ...
      tutto fasceranno per la notte che incombe
      e quando le sete volteggeranno sul talamo,
      leggiadra musica saranno per le sensibili
      corde
      come il fruscio della seta sui corpi.

       Napoli, 1° giugno 2004



 

      POETARE

      Catturare il reale
      e trasfigurarlo con
      l'immaginazione
      questo è bello e rende
      felice il giorno.
      Rendere semplice ciò
      che è complesso
      scoprire l'armonia
      delle linee nella luce
      che cambia
      nelle nuvole che corrono
      questo è bello
      e rende felice il giorno.
      Niente è statico
      né l'uomo
      né la natura
      né le pietre squadrate
      e sovrapposte
      né gli stucchi aerei
      né le foglie d'acànto.
      E se tutto muove intorno
      è perché c'è la mente che
      sente e vede.
      Niente è statico
      neanche il dolore dell'uomo.

       Napoli, 6 giugno 2004



 

      MARE LIBERO

      Motore dell'esistenza
      è il dolore
      senza
      non v'è aspirazione alla libertà,
      così è per l'amicizia consunta
      per la costrizione
      che portano l'affetto altrove:
      ecco allora il mare libero.

       Napoli, 1° luglio 2004



 

      FALÀSARNA

      La trasparenza del tuo mare
      è nel biancore del fondo
      come quella degli occhi d'Icaro
      è nel profondo del nostro essere
      liberi.
      Ti sovrasta una roccia arida
      dal colore arcaico della tua
      sabbia,
      che spesso soffia di taglio
      e finissima copre i pori
      ferma il respiro
      chiude le palpebre
      nel sogno del disco di fuoco,
      che è per immergersi dinanzi
      nel mare di Creta.

       Kissàmos, 10 luglio 2004


      

      BALOS

      Di fronte a Gramvousa,
      fortezza silente,
      è Balos, la baia dai tanti
      colori,
      dal catrame ferita
      ferita dall'uomo.
      Ciò rende pietoso il ricordo
      di ciò che eri
      perché, se sabbia e vento
     lo scempio coprono altrove,
     la crosta rocciosa della tua
     laguna
     rimane intatta nel suo dolore.
      Forse per questo a me sei più
      cara,
      e d'inverno in inverno
      nelle tempeste confiderò
      ché la crosta rosa depurino,
      un poco alla volta
      come avviene per noi.

        Kissàmos, 12 luglio 2004



 

      SULL'ANSIA

      Potente ansiolitico è l'acqua,
      altrimenti perché vi saremmo
      nati come Afrodite di fronte
      a Kapsali?
      Perché la murena tigrata
      dall'aggressiva chiostra dei
      denti, quando l'arpione vede,
      dalla tana esce,
      la bocca apre e non scappa
      a sicura e facile morte?
      Perché caccia e di esser preda
      non ha l'ansia.
      Non così è per l'uomo
      che all'attacco si oppone
      e se cede all'arpione
      è perché così era scritto.
      Ma se l'ansia protegge,
      procura anche dolore:
      ecco allora l'acqua,
      il latte e il miele
      il vino dell'uva

      le nuotate nel mare.

       Kapsali, 15 luglio 2004

 


 

      IL VENTO E IL MARE

      Ascoltare le note del vento
      i mulinelli nell'aria
      il flusso e riflusso del mare,
      che forgia i ciottoli ad arte,
      è godere la sintesi.
      Chiesette bianche sulle baie
      colpiscono per il loro nitore
      e sospendono nell'etere
      il giudizio sull'uomo.
      Ora le folate del grecale
      aprono a note più nette,
      ognuno le coglie in modo
      diverso,
      il poeta le associa al proprio
      destino.

       Kapsali, 16 luglio 2004



 

      DIAKOFTI

      Se il vento
     è in grado di estinguere
     il ricordo
     per spingere altrove,
      vuol dire che il divenire è.
      È vita
      non convenzione del prima
     del presente
     del dopo.
      Intanto il vento continua
      a spingere
      secondo il capriccio della
      sua rosa.

       Diakofti, 27 luglio 2004



 

      ROSE

      Nove, chiuse, fresche
      una per te
      una per me
      le altre per il nostro destino.

       Napoli, 2 ottobre 2004



 

      MALINCONIA

      Quando ho visto le lacrime
      ho toccato il tuo dolore
      e la notte è stata insonne.

      La vita è anche lotta
      per quello che si vuole avere
       e sofferenza per ciò che non
     si ha.

      Quando ho visto le lacrime
      ho provato dolore
      e la notte è stata interminabile
       e vuota.

       Napoli, 3 ottobre 2004



 

      ROSSO DI SERA

      Ti ho avuta nel cuore
      come tu nel seno
      i fiori del melograno.

      Fiori scarlatti di passione
      i quali tu ami, lo so
      come io te e te sola.

      Poi, stanotte, la pioggia
      dirotta
      non ha deterso il desiderio
     di vivere
      una nuova stagione con te,
      la più bella.

       Napoli, 21 ottobre 2004



 

      UNA NOTTE

      Le lenzuola inquieto ho rivoltato:
      l'Origine del mondo ho sognato,
      fisicità terrestre, umida
      come i capelli bagnati ieri
      per sbollire il piacere del contatto
      che ha fatto battere il motore in testa
      e ha spiegato la vela verso il tuo sorriso.

       Napoli, 20 novembre 2004

      [nel ricordo de L'Origine du monde,
       di Gustave Courbet (1866), Musée
       d'Orsay, Paris]



 

      AMARSI

      Dormire nell'abbraccio affettuoso
      e caldo
      vale più di tante parole
      messe in giro nell'aria, di giorno.
      A, b, c
      confuse nell'intercambio della vita
      possono suadere,
      ma quel che conta è la pelle
      che bacia la pelle.

       Napoli, 2 dicembre 2004

 


 

      PER UN SOFFIO

      Una carezza del sole
      come di donna adorata
      vale un sussurro di vita
      che diventa gioia
      quando vedi i gabbiani
      liberi.
      Dal Monte Tiberio
      orrido è il salto
      e solo il gabbiano veloce
      può tuffarsi indenne
      nel mare.

      Ieri un soffio di tenebra
      è stato,
      solo un soffio.

       Capri, 12 dicembre 2004



 

      BUGANVÌLLEA CAPRESE

      Per te, amore
      trasparenti petali rossi ho fissati
      su una pagina della mia vita
      e il controluce azzurro è intessuto
      della forza del fuoco che attizza
      il desiderio
      di crescere insieme in un mondo
      aspro, che ha però in sé la bellezza
      insuperabile
      della natura.

       Napoli, 23 dicembre 2004



 

      LES ÂMES DES FLEURS

      Mes yeux sont tes yeux
      et ce que nous regardons
      ensemble
      entre dans les âmes
      des fleurs
      qui sourient à notre amour
      comme aux abeilles
      à la belle saison.

       Paris, le 28 décembre 2004


 

      DEUX HOMMES

      à Paulette
      trente ans après

      On m'a tué une fois,
      deux fois,
      mais maintenant
      j' ai ta main chaude
      sur ma poitrine.

      Un homme
      sous la pluie froide d'hiver
      dans dette nuit parisienne,
      la tête nue, je le vois,
      marche à la recherche d'une
      affection
      d'une nourriture.

       Paris, le 30 décembre 2004.