Le idee Quando muore una persona cara VALERIO PETRARCA "Che cosa dobbiamo fare degli estinti, delle creature che ci furono
care e che erano come parte di noi stessi? Se lo chiedeva Benedetto Croce,
nella scia ininterrotta di altri grandi pensatori, in una pagina dei Frammenti
di etica, ma ce lo chiediamo anche noi persone comuni, perché comune
è l'esperienza della morte. E tutti avvertiamo un impulso che ci
obbliga a fare qualcosa contro ciò per cui nulla si può
fare. È insensato questo impulso, ma è tanto più
forte quanto più minaccioso è il vuoto prodotto dall'interruzione
di una presenza, come accade soprattutto di fronte alla morte dei giovani,
come è accaduto di fronte a quella di Fanny Garzya che se n'è
andata prima di compiere venticinque anni. In occasione dell'anniversario,
Angelo Rossi dell'Arte Tipografica ha offerto un libro ai suoi genitori,
a Giacomo e Paola Celentano : FANNY GARZYA, Scritti e racconti brevi (in
appendice ricordi di lei, a cura del suo papà), Arte Tipografica,
Napoli 2009. Questo libro, benché stampato "in soli duecento
esemplari non venali", fa di un dolore privato un'occasione pubblica
di riflessione sulla città e i giovani. Articolo di Valerio Petrarca, pubblicato in "La Repubblica" dell'11 febbraio 2009.
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Un viaggio in versi È il viaggio più difficile di Giacomo Garzya, questo messo in versi nella raccolta "Pensare è non pensare", edito da Biblipolis e presentato oggi, alle 17, nella sede dell'Istituto Italiano per gli Studi filosofici a Monte di Dio. Il più difficile nonostante "da tempo, da Fanny, avevo in testa / il Cammino" perché al posto di Fanny resta solo "l'urlo straziato" per un figlio "che coltivato si è per un tempo troppo breve". Da qui il pensiero che è anche, se non soprattutto il non pensare per evitare di perdere la Strada. La prefazione, nel labirinto del Minotauro-Giacomo, è di Eugenio Mazzarella. Patricia Bianchi e Valerio Petrarca dipaneranno il "filo d'Arianna" lungo un percorso che va da Cala Violina al marmo che resta gelido e muto fino al gabbiano Jonathan "invitato" a fare da tramite con l'Angelo che è in Paradiso. Paola Celentano e Giovanna Marmo leggeranno alcune poesie per sottolineare questo tormentato viaggio. Modera Enzo Magliaro. Nota pubblicata su "Il Mattino" del 24 aprile 2009.
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ANTONELLA CARLO Una scrittura poetica che palpita di antichità e memoria : Giacomo Garzya, professore e fotografo, esperto cultore di storia sociale e religiosa, ha appena pubblicato la silloge in versi "Pensare è non pensare" (Bibliopolis, 2009). La raccolta perfeziona un lungo lavoro di scavo nella dimensione della letteratura, come testimoniano le precedenti opere "Solaria" (1998), "Maree" (2001), "Passato e presente" (2002), "Il mare di dentro" (2005) : oggi, con la tragica maturità legata alla scomparsa dell'adorata figlia Fanny, Garzya ritrova un'ispirazione nuova, che fonde scrittura e sapere, esperienza diretta e cultura classica. Manifesto dell'intera antologia è, come dice lo stesso Garzya, il componimento "Forse oggi la natura non vedo più", in cui lo scrittore riflette la visione di un cosmo costellato da intimi desideri : in questa prospettiva, luoghi come la toscana Cala Violina e la nostra vicina Marina del Cantone diventano paesaggi surreali di un viaggio suggestivo e simbolico. "L'esperienza di fotografo - dice Garzya - mi fa immaginare la letteratura come un'occasione per andare innanzi grazie a scatti diversi, spostandomi dai luoghi esterni agli angoli labirintici della sensibilità individuale". Per il lettore che affronta l'affascinante parabola di "pensare è non pensare", ecco un iter particolarissimo, capace di ritrovare le matrici originarie della natura: se Miseno rimanda al patrimonio della mitologia classica, anche l'isola di Capri nasconde musicali ed antiche leggende popolari, mai dimenticate alle soglie del terzo millennio. "Questo libro - continua lo scrittore napoletano - si è innestato su una tragedia privata, che ha sconvolto la mia famiglia. Eppure la scrittura è stata un'occasione per ritrovare il passato, per dare un tributo alla figura straordinaria di mia figlia, una ragazza solare ed appassionata, negli studi così come nella vita". Scorrendo le pagine della raccolta ci si ritrova quasi spiazzati da uno stile lineare e chiarissimo, che rispecchia, con dotta armonia, una profonda e sapiente fisionomia culturale. "In tutto ciò che scrivo, - racconta Garzya - traspongo i retaggi di esperienze per me fondamentali, come i viaggi in Europa compiuti da piccolo con una famiglia che era, nella sua stessa struttura, cosmopolita. "La mia opera letteraria è, pertanto, un tributo amorevole a quanto mi ha fatto crescere , nella cultura e negli affetti". La bella prefazione, che il professore Eugenio Mazzarella dedica alla raccolta è, dunque, un ulteriore tributo all'armonia limpida della parola di Garzya : grazie a questa geometria, che contiene dolore e dramma, lo scrittore ci regala un unicum letterario, in grado di rimanere sospeso tra gli abissi sentimentali dell'animo umano. La semplicità delle passioni, trasposte con saggezza sulla pagina letteraria, è il vero valore dell'opera di Garzya : a chi legge resta il privilegio di abbandonarsi all'incanto, lasciandosi trasportare sull'onda di venti eterni, che spirano con la stessa e suadente forza dai tempi del Pelide Achille. Articolo pubblicato sulla rivista "Chiaia Magazine", Anno IV - n.5, maggio 2009, p.12.
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I versi di Garzya e il canzoniere della vita perduta FABRIZIO COSCIA Ciò che colpisce, nella poesia di Giacomo Garzya, è la
sua nitidezza o, come scrive Eugenio Mazzarella nell'introduzione al nuovo
volume Pensare è non pensare (Bibliopolis, pagg.71, euro 6,50),
la "semplicità pensosa del suo dettato". Sono versi di
una immediatezza difficile da incontrare nel panorama assai variegato
e confuso in cui si dibatte ormai da decenni la poesia contemporanea,
eppure colti, pieni di reminiscenze e citazioni della tradizione lirica
italiana e classica : dal Montale più colloquiale a Pascoli. Da
Leopardi fino a Catullo. Quest'ultima raccolta è un canzoniere
dalla doppia anima. Una prima parte caratterizzata dal topos del viaggio,
declinato come metafora, evocazione sensuale di paesaggi amati ("Montauban",
"Karnak"), e intima geografia degli affetti ("Sabbie e
pietre", col suo suggestivo incipit : "Tutte care / le sabbie,
le pietre della mia vita"). Poi c'è una cesura improvvisa,
ma in qualche modo annunciata in versi che hanno una oscura quanto terrifica
forza presaga (soprattutto in "Ai nostri morti") : la tragica
scomparsa dell'adorata figlia Fanny. L'irruzione della morte trasforma
i versi di Garzya in un sommesso e commovente epicedio in memoria della
figlia : "Il tuo sorriso / il tuo gioioso canto / a tanti mancano",
scrive in "Un fiore reciso", come a voler rendere collettivo,
universale, un dolore privato. Laddove prima dominavano colori e "giochi
della luce" e il grido festante della vita ("Hey Jacomo!! /
jejeje") adesso c'è solo il freddo del "vento marino"
che gela dentro e una memoria che si fa allo stesso tempo consolazione
e dolore. Articolo di Fabrizio Coscia pubblicato su "Il Mattino" del 3 luglio 2009.
Poesia LUCILLA FUIANO Una raccolta di versi che ha come motto un monito anti-cartesiano. "Pensare è non pensare" è il titolo del florilegio di Giacomo Garzya, già autore di cinque libri di poesie tra cui "Solaria" e "Maree" e che qui sembra suggerire un metodo, un antidoto per allontanare il peso dell'anima e riuscire a (ri)vivere attraverso il ricordo, l'emozione, la parola ritmata, una vicinanza perduta. Ecco il legame fisico e mnemonico con i paesi visitati negli anni : il Marocco, Capo Verde, Stromboli e Cienfuegos. Di tutti conserva le pietre e le sabbie, perché "in vasetti di vetro agiti il dono e prende vita l'amorfo". Non mancano parole chiare di dolore e di mancanza. È il caso di "Un fiore reciso", ove Fanny, la figlia precocemente scomparsa, diviene elemento spontaneo della natura il cui sorriso e gioioso canto "a tanti mancano". O di "Fanny e il gabbiano", in cui la fanciulla si muta in uccello marino, metafora di bellezza e libertà. Ma non sono assenti i lacrimatoi e le urla. I temi sono quelli grandi della vita : la natura, il tempo che passa e si cristallizza in una ruga, il dolore insuperabile. Da qui la contraddizione con un titolo che sembrerebbe escludere la possibilità di un'analisi accurata dei meccanismi del ricordo e della perdita. Ma la poesia è liberazione emotiva, prima che gioco intellettuale, Così a parlare sono i gatti, ancorché lontani nella loro superiore felinità, o i gabbiani. Libere reincarnazioni di affetti perduti, che, a dispetto di ogni logica, ogni tanto ritornano. GIACOMO GARZYA, "Pensare è non pensare" (Bibliopolis), 71 pagine, 6.50 euro. Articolo pubblicato su "La Repubblica" dell'11 luglio 2009.
Alla cortese attenzione del Responsabile della rubrica "LETTERE,COMMENTI&IDEE" Il sottoscritto Prof. Giacomo Garzya, chiede alla S.V. di voler gentilmente pubblicare la lettera, qui di seguito riportata : LETTERA DI RETTIFICA E DI COMMENTO ALLA RECENSIONE DI LUCILLA FUIANO DEL MIO LIBRO DI POESIE, GIACOMO GARZYA, "PENSARE E' NON PENSARE" (Napoli 2009, Bibliopolis) DELL'11 LUGLIO 2009, p. XVI DELL'EDIZIONE NAPOLETANA.
Napoli, 15 luglio 2009. Con i più cordiali ringraziamenti e Prof. Giacomo Garzya di ROSSELLA GALLETTI A due anni dalla morte della figlia Fanny, esce "Il viaggio della
vita" (M.D'Auria Editore, 2010, euro 12.00), la raccolta di poesie
scritte da Giacomo Garzya, poeta e fotografo napoletano, tra il 2007 e
il 2010. Presentato lo scorso 16 giugno nello Spazio la Feltrinelli di
piazza dei Martiri, a parlarne con l'autore c'era il professor Giovanni
Starace, psicoanalista: "L'integrazione tra affettività e
sessualità, -spiega- tra vita e morte, passione e razionalità
è una cosa complessa". Eppure gli opposti non sono altro che
le due facce di una stessa medaglia, tutto sta nel saper cogliere negli
interstizi dell'animo umano quella sottile linea che allo stesso tempo
separa e unisce: quello dell'artista è un inno contro il manicheismo,
perché "l'urlo scomposto, trascendente, gotico, / manifestare
può tanto la vita come la morte, / come l'urlo liberatorio dopo
un travagliato parto, / come l'urlo straziato per la scomparsa di un figlio".
La vita è un grande racconto e man mano gli anni passano il racconto
si modifica, quello che un tempo era amore ora è un vuoto che dilania
lo stomaco. Quando Marco Polo riferiva al Grande Khan le cose meravigliose
che aveva vedute durante le spedizioni nello sconfinato impero cinese,
spesso raccontava di odori e sapori della sua infanzia a Venezia. Viaggiando
ammiriamo paesaggi naturali e culturali sconosciuti, ma compiamo anche
un percorso che ci riporta a ritroso nel tempo, a dar senso ad eventi
passati nei quali riscopriamo l'altro che è in noi e che, manifestatosi
in un'epoca lontana, riemerge proprio nella conoscenza dell'alterità.
Il Garzya sa bene che si viaggia "per cercare quelle immagini / che
avevo da sempre / nella mia mente, / forse viaggio / per ritrovare il
senso primo / che mi tormenta da sempre, / forse il viaggio / è
un tornare indietro / per preservare qualcosa / di allora". Ma a
un certo punto, prima o poi, il cammino è "bruciato dal fulmine":
un anelito resta però in chi vive, nell'eros, pulsione sessuale
contro la pulsione di morte. Articolo pubblicato sulla rivista "Chiaia magazine", anno V, n. 6-7, giugno-luglio 2010.
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