Giacomo Garzya e il moto-immagine
Viaggio nel sito www.maree2001.it
di Massimiliano De Francesco
05.10.2007
Il frammento, sia "scritto" che "fotografato", è
il genere prediletto (e predi-guardato) dall'artista partenopeo Giacomo
Garzya, classe '52, professore di lettere, poeta, saggista, ma soprattutto
diarista dell'anima. La sua indole di riempitore di taccuini la si può
comprendere meglio sfogliando www.maree2001.it, il fresco e nuovo sito
(webmaster Enrico Veneruso) dove i versi e gli scorci dell'autore trovano
la loro fortunata isola on-line, contaminata esclusivamente dal virus
della memoria. Tanto mare, giochi di onde, rocce, sole a mille, trionfi
di fiori, vulcani ed eruzioni di nuvole, cieli in progress, acqua, aria,
terra, fuoco: l'album intimo e non intimista di Garzya raccoglie un'infinità
di scatti che trova il suo approdo, anche se l'impressione che si ha è
che ogni scatto, superando il già visto input contemplativo, non
approda ma parte. La poetica dell'artista napoletano non prevede il fermo-immagine
perché si basa sul moto-immagine: tutto ciò che fotografa
non si ferma, ma continua ad andare (occhio alla sezione "elements")
e a muovere luce (vedi la sequenza di immagini dedicata a Ischia, Capri
e Procida e il "ritratto" del Mar Rosso). "Il mio percorso
poetico e fotografico - afferma Garzya - vuole essere come un diario dell'anima,
il che potrebbe far pensare alla monotonia, ma se il ricorrere delle stagioni
è lo stesso, le situazioni sono sempre diverse e anche il tono
e la luce cambiano". Pensiero chiaramente impressionista che mette
le scarpe e procede in ogni carrellata di foto, senza mai tentennare e
smarrire la trebisonda. Il sito - che prende il nome dalla raccolta di
poesie "Maree", pubblicate dall'autore nel 2001 - ha il talento
dell'immediatezza: è facile da consultare e la struttura consente
con pochi passaggi di entrare nel giornale intimo di Garzya. La photo
gallery prevede dieci stanze (Vesuvio, Naples, Capri, Ischia, Procida,
Elements, Landscapes, Travels, Greece, Flowers) e ogni sequenza di immagini
è supportata da una didascalia che indica il luogo e la data del
reportage.
Articolo pubblicato ne "La rivista del mare.
it" , 8 ottobre 2007.
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Libri/ Il mare di dentro. Viaggio
nell'universo poetico di Giacomo Garzya
di Rossella Galletti (19.03.2008)
È un'esplosione di emozioni "Il mare di dentro"
(M.D'Auria Editore 2005), l'ultima raccolta di liriche di Giacomo Garzya,
poeta e fotografo napoletano. Emozioni colte nell'attimo fuggente del
loro irrompere. Eppure non stregate dall'istintualità, ma coltivate
nei meandri dell'anima, nell'attesa che la marea più propizia le
porti a galla. Una poesia semplice nel verso e inafferrabile nelle sue
significanze più profonde. Aperta alle interpretazioni dell'uomo-lettore.
Le "Spine" sembrano essere il vero motore della vena artistica
del Garzya : pronto a "stringere nelle mani le spine" di un
rifiuto, di un ricordo, di un passato che non può recuperarsi,
di un dolore, dunque, che lacera l'anima e il corpo. "Ma la spinta
a ferirsi permane e permarrà sempre" : la Musa ispiratrice
delle sue istantanee (le poesie) è la sofferenza, che nella sua
funzione di catarsi, libera l'uomo e "cresce la poesia". È
un'essenza vitale a scaturire dal dolore: Acqua, Terra, Fuoco e Aria sono
gli elementi contemplati, che sorprendono l'esistenza in un limbo tra
la vita e la morte. Tra il ricordo della "terra natia" e i luoghi
inesplorati. Non è un monumento inerte al passare del tempo individuale,
il diario scritto e fotografato dell'artista. È un fluire di immagini
in continuo divenire, un maremoto dell'anima che apre nuovi orizzonti.
"Il Mare di dentro" è la voce del sentire universale
che non conosce limiti di razza, etnia o religione: è la passione
di due "corpi stretti nell'amplesso" che "si contorcono
nel sudore della notte"; o l'indissolubilità di un' "anima
della mia anima nella mia anima la tua anima".
Dalle isole bagnate dal Mediterraneo alle aride regioni sahariane, la
mano del poeta ferma frammenti, sensazioni, sentimenti, tradizioni e storia
dei paesaggi vergini dal suo tocco.
Recensione pubblicata il 26 giugno 2008, in "Iuppiter News",
anno III, numero 2.
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