GIACOMO GARZYA, PAGINETTA CRITICA SULL'ARTE DI ANTONIO OLIVERI del CASTILLO SCRITTA il 4 DICEMBRE 1995, CON UN RICORDO DI UNA GIORNATA IN COSTIERA AMALFITANA A FURORE ALTO, IL PRIMO NOVEMBRE 2009, E CON UNA POESIA DA ME SCRITTA LO STESSO GIORNO ALLA NOTIZIA DELLA SCOMPARSA DI ALDA MERINI.
SUI MURALES DI ANTONIO OLIVERI del CASTILLO "Nell'atrio dell'Istituto Don Bosco a Napoli, alla Doganella, sede della Scuola statale in cui Antonio ed io siamo colleghi di corso e soprattutto amici da anni, vi sono in fieri splendidi Murales, che lui, pittore a tutto tondo, si appresta a completare. Li definisce così, ma del Movimento muralista, che tanta fortuna ha incontrato in Italia tra gli anni Sessanta e Settanta, hanno solo alcuni aspetti quali l'utilizzo di grandi spazi, l'acrilico, una certa scelta dei colori: sul piano ideologico e rappresentativo, egli, infatti, non fa polemica effimera, finalizzata ad un determinato momento, né cronaca come nell'arazzo di Bayeux, né è semplicemente didascalico come nelle vetrate gotiche, ma, spinto da una forte tensione etica, narra e interpreta, con originale sintesi lirica, motivi umanistici, socio-religiosi e storico-mitologici: l'opera di Don Bosco, le origini di Amalfi, nel mural di Furore Alto, solo per citare alcune tappe del suo percorso artistico, di cui posso ben dire di essere stato testimone diretto. Tuttavia è proprio sul piano compositivo, tele o murales non importa, che Antonio si stacca su tanti, emergendo come artista dal forte temperamento espressivo, quasi scevro da ogni influenza modernista, direi scultoreo nelle sue anatomie e in grado di dare plasticità classica alle forme, padroneggiando nel contempo le masse e il loro grande movimento sulla scena". Napoli,
4 dicembre 1995. Queste
poche righe di compiacimento le scrissi lunedì 4 dicembre 1995,
non solo avendo visto il caro amico Antonio Oliveri del Castillo, lui
del 1927, come mio padre, io del 1952, una generazione tra noi, all'opera
sulle pareti della Scuola, come tutti: alunni, colleghi e Padri salesiani,
ma avendo anche fatto tappa a Furore Alto qualche settimana prima, il
paesino verticale vicino ad Agerola e al celebre Sentiero degli Dei,
dalla veduta mozzafiato sulla Costiera amalfitana, che dalle alture
dei Monti Lattari, tra limoneti e vigneti, strapiomba fino al celebre
in tutto il mondo Fiordo di Furore, con la sua spiaggetta, il ponte,
gli antichi "monazzeri" dei pescatori, meta preferita di tanti
fotografi da tutto il mondo, dove si girò il secondo episodio
del film "Amore" di Rossellini, con "Nannarella"
Magnani, una breve e tormentata storia d'amore, prima dell'incontro
fatale con Ingrid Bergman, a Maiori, dove si sarebbe girato un altro
episodio del film. Oggi il Centro storico di Furore, l'antico borgo,
che appartiene all'Associazione dei Paesi Dipinti italiani costituita
nel maggio 1994, ma che già dagli inizi degli anni Ottanta prestò
alcuni suoi muri a vari pittori, tra cui Franco Mora, è con più
di cento murales di artisti provenienti da tutto il mondo, il più
colorato della Costiera. Ebbene a Furore Alto vidi Antonio all'opera,
quando coi suoi acrilici documentava le origini mitologiche di Amalfi
su una vasta parete. Il 4 dicembre si era insieme in classe in compresenza,
come si usa dire nel gergo scolastico, e, durante un'ora di spacco,
nel mentre su dei fogli Antonio si dilettava a disegnare qualcosa che
aveva poi in mente di realizzare, su ben altre superfici, scrissi questi
pochi righi su di lui artista, così applicato nel disegno e rapido
nell'esecuzione, da apparirmi in tutta la sua bravura e nobile semplicità,
lui nobile davvero e di antica casata. Mi regalò alcuni disegni
commosso alla lettura del mio panegirico, e uno dei sui disegni è
proprio qui ad accompagnare questo testo. Quasi quindici anni dopo,
il primo novembre 2009, colsi Antonio Oliveri del Castillo sul fatto
nel mentre restaurava il suo Mural del 1995, trovandomi a passare per
Furore Alto, il tragitto ultrapanoramico da me preferito per raggiungere
da Napoli l'amatissima Praiano e la torre angioina sul mare a Marina
di Praia, per trent'anni studio del mio carissimo amico e quasi coetaneo
Paolo Sandulli, scultore di fama internazionale, di cui ho due opere
in casa qui a Trieste, a ricordo di quegli anni felici. Il mural di
Antonio, infatti, si era molto sbiadito, bruciato dal sole e dal tempo,
e lui in bilico su una scala precaria, all'età di 82 anni suonati,
ridava vita e colore ai cavalli sfrenati per la corsa, alle ninfe "fecondate
dall'ebbrezza del vento marino", come recitava la mia poesia scritta
in quel giorno infausto alla notizia per autoradio della morte di Alda
Merini. Le foto di quel gradito e inaspettato incontro, come quelle
panoramiche sulla Costiera, sono qui in questa pagina di www.maree2001.it
. PER ALDA
MERINI in Giacomo
Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010,
Napoli 2001, M. D'Auria Editore, p. 358.
Antonio
Oliveri del Castillo, |
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