ERMENEUTICA
DELL'ALDILÀ
Uomini sereni del Sud
addormentati nella morte,
qualcuno con la sua ciotola
qualcuno dilaniato
icona lì al centro
tra coccodrilli ieratici
e composti.
È valle di morte sospesa,
vicina alla nostra
inquietudine di sempre
che vuole compagnia fisica
per sopravvivere
nell'aldilà.
Coccodrilli attoniti
guardano frammenti di copto
polveri di papiro
tavolette cerate
ceneri di Vesuvio
e di due donne
il ritorno
dai Campi di urne.
Napoli, 29 dicembre 1998
in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010,
Napoli 2001, M. D'Auria Editore, p. 83.
[guardando "I dormienti" di Mimmo Paladino,
Napoli, Castel S. Elmo]
ARTE
CONTEMPORANEA
di Sandro
Bongiani, in "EXIBART", 7 aprile 2021.
"Presenze
assorte nate dalla terra e dalla stessa matrice, combinate in sottili
variazioni che divengono apparizioni sfuggenti e viaggio immaginario
della pura esistenza".
I Dormienti
di Mimmo Paladino (1998-2020) potrebbero essere chiamati anche "Misteri",
portano come retaggio gli strascichi della terra natia dell'artista,
la Valle Caudina, carichi di presagi e riti propiziatori che si dipanano
in insolite memorie ataviche collettive. Nascono alla fine degli anni
Novanta, quando li espone per la prima volta a Poggibonsi (1998). Altri
Dormienti in terracotta sono stati realizzati per la grande mostra negli
spazi sotterranei della Roundhouse di Londra (1999), in dialogo con
un impianto sonoro appositamente ideato dal musicista, compositore e
produttore britannico Brian Eno. A oltre vent'anni di distanza, l'artista
propone con un nuovo allestimento pensato appositamente per lo spazio
della Cardi di Milano. Queste sculture potrebbero far pensare ai calchi
ritrovati a Pompei dopo l'eruzione del Vesuvio, ma in realtà
nascono dalla riflessione dei ricoveri di guerra inglesi durante la
Seconda Guerra Mondiale dei disegni realizzati nel 1944 da Henry Moore.
Nella penombra dello spazio assorto della galleria milanese s'intravvedono
32 sculture distese a terra che sembrano riposare, nascono dalla terra
e dal sonno vengono liberati dalla pesantezza del corpo per divenire
soffio evanescente che si libera nell'aria grazie alle sottili e magistrali
composizioni musicali di Eno.
Nel corso di diversi decenni di assiduo e incessante lavoro l'artista
ha saputo ricercare l'emotività e l'essenzialità dell'immagine
e una propria personale individualità creativa. Il lavoro nasce
essenzialmente dall'intreccio di memorie costrette a vivere in una situazione
transitoria; entrano nello spazio della rappresentazione e escono per
incarnarsi dentro la realtà. Egli stesso ci confida: "credo
che l'opera d'arte sia enigmatica, complessa e completa quando riesce
a contenere molti dettagli che si svelano con il tempo e comunque non
si svelano mai completamente". In tutto il lavoro di Paladino c'e
qualcosa di misterioso che attrae e fa riflettere, persino il poeta
Giuseppe Ungaretti, in una conversazione del 1961 con Leonardo Sinisgalli,
confessava di avere questa concezione della poesia: "la poesia
- scriveva - deve contenere un segreto, perché la poesia è
poesia quando porta in sé un segreto. Se la poesia è decifrabile
nel modo più elementare non è poesia
". Nell'opera
?i Mimmo Paladino i misteri e la poesia stanno racchiusi dentro angoli
sperduti della rappresentazione, tra segno, materia e apparizione. Nel
suo lavoro non vi è alcun tentativo di evidenziare l'esteriorità
delle cose, una trama ben precisa di un racconto, ma di considerare
l'evento in una dimensione molto più profonda e sospesa. Paladino,
costruendo situazioni volutamente non definite evita che la figurazione
diventi descrizione e puro riporto. Le sue proiezioni interne-esterne,
tra dato bidimensionale e volumetria, tra materia e vuoto nascono dall'esigenza
di dare corpo alle "emergenze interiori", di procedere per
frammenti e per lacerti raggrumati e insoliti di realtà. Nel
suo lavoro è ben presente la parvenza dell'immagine, il senso
della precarietà e anche una certa nascosta e fascinosa ironia.
A Paladino piace indagare questo ruolo sottile, nel tentativo di capovolgere
continuamente le situazioni al fine di recuperare un modo di essere
diverso nelle cose. Insomma, l'artista ha bisogno che i fantasmi del
pensiero e della storia passata emergano, che i fantasmi e i frammenti
dell'immagine vivano dentro i luoghi immaginari della visione.
Quella di Paladino è certamente una complessa figurazione che
si alimenta di precari frammenti di senso, dove il tempo, carico di
mistero, sembra scuotere e alterare le immagini, accumulandole in una
zona intransitabile fino a convogliarle nella precarietà della
visione tra dualità, scissione dell'io e il grande vuoto. Una
visione carica di suggestioni, intenta a evidenziare l'oscuro mistero
della rappresentazione - come scriveva Roberto Daolio - "il mistero
scavato e portato in superficie". In fondo, la vita non è
altro che un incessante e temporaneo succedersi di presenze e azioni,
ricomposti dentro una cupa apparenza di un'urna alla ricerca di un destino
e di un sonno comune.
In questa mostra milanese, l'installazione dei Dormienti è accompagnata
al primo piano dello spazio della galleria anche da una grande opera
inedita, Sunday Mornin' Comin' Down, composta da 100 disegni realizzati
nel corso del 2020, una sorta di un grande puzzle nel quale i frammenti
delle immagini convergono a creare un unicum, tra presenza e memoria".
SANDRO
BONGIANI
Mimmo Paladino,
"I dormienti" (1998)