Raccolte di poesie edite (1998-2011)

    RACCOLTA DI POESIE (PRIMA), SOLARIA


    GIACOMO GARZYA,
    SOLARIA, Napoli 1998,
    M. D'AURIA EDITORE

    A Paola,
    Fanny e Maguy:
    compagne del mio viaggio.

    PREMESSA


    Devo gran parte delle poesie qui pubblicate al-
    1' amore, profondamente radicato in me, per la Grecia.
    A cavallo degli anni Sessanta e Settanta, in viaggi
    formativi, ma talora estenuanti, avevo già avuto
    l'occasione e la fortuna di cogliere i messaggi significativi
    della civiltà classica, cui tanto dobbiamo. Rivisitando
    la Grecia in questi ultimi anni la mia attenzione
    si è allargata, aggiungendo all'interesse squisitamente
    storico-archeologico, il contatto con ambienti
    incontaminati e con persone che non hanno
    perso il senso delle proprie radici. In particolare,
    l'incontro col calcare è stato un felice rivivere emozioni
    già provate a Capri, in Costiera amalfitana e
    nel Salento, terre greche anch'esse.
    La simbiosi di tali interessi mi ha permesso di
    riscoprire i valori della cultura occidentale, il Mediterraneo
    che è in me, e di dar voce a sensazioni profonde,
    attraverso la fotografia e la parola scritta, nel
    tentativo, nel mio intimo credo riuscito, di fissare i
    momenti essenziali di una esperienza non solo di ricerca,
    ma anche di vita. Così, dopo quelle dedicate
    alla Grecia, seguono alcune poesie in cui emergono,
    in maniera più diretta, sentimenti, speranze e nodi
    esistenziali.
    Devo, infine, una spiegazione per la scelta del
    titolo della raccolta e un sentito ringraziamento.
    Solaria perché Solaria è la libertà di esprimersi;
    perché tutti noi siamo alla ricerca di un mondo ideale
    in cui vivere; perché l'utopia è forza, energia e
    luce; perché i momenti difficili e gli ostacoli della
    vita si superano con l'amore, con la fede in se stessi
    e in qualcosa che sta lassù, che sia il sole, Dio o il
    giudizio della Storia.
    Il grazie a Te, Rudyard Kipling, che con Se... mi
    sei stato Maestro di vita.

    Napoli, settembre 1998
    GIACOMO GARZYA


    

    METHÒNI

    Una visione onirica
    risveglia il ricordo,
    laggiù in Morea,
    Methòni mi attende.

    Methòni la bella,
    di Venezia fortezza
    ostenti
    incombente sul mare
    rena quasi incolore

    e conservi il sapore
    del tempo andato,
    quello glorioso
    di Argo, Micene e Tirinto.

    Methòni superba
    di San Marco
    la guardia,
    a bada tenesti l'offesa
    del turco spavaldo,

    perpetuando i fasti
    della Pilo di Nestore,
    di Sparta e Mistrà,
    d'Olimpia l'oleastro.

    Napoli, 18 dicembre 1993



    

     DELFI

    Focide
    di contorti ulivi
    a milioni ornata

    un tempo lontano
    accogliesti
    l'oracolo a Delfi.

    Nell'apollineo santuario
    di suggestioni dorato
    l'omphalòs ho cercato,

    ma la sottostante
    piana d'ulivi,

    d'ulivi coriacei
    al vento del mare
    ho trovato.

    Riguardando
    all'ombra del Parnaso
    le rovine eteree

    l'ombelico
    del mondo
    ho invano immaginato

    con lo stesso tormento
    di colui
    che pur amando
    non viene contraccambiato.

    Napoli, 25 dicembre 1993



     

    MARATONA

    Collinetta verde
    di lauro e mirto,
    che ti ergi di fronte
    all'euboico mare,

    evochi l'invincibile
    falange oplitica
    che Milziade
    sulla spiaggia trascinò

    contro l'arroganza
    dell' achemenide Dario.

    Maratona Nike alata,
    verde di lauro e mirto,
    hai dato l'abbrivio
    al primato di una civiltà

    e emblema rimani
    di un mondo
    che serbare ha voluto
    le sue sacre libertà.

    Napoli, 27 dicembre 1993


 

    MANI

    Spoglio, un pozzo, una torre
    lacrime fertili
    Mani vagheggi.

    Lacrime rare
    profondo calcare
    nascondi.

    Solo così riarso
    tempri il carattere,
    quello dorico intendo.

    Napoli, 12 giugno 1998

 


    

    KARDAMYLI

    Alito, assenza, brezza
    il tamburo della vita
    batte

    nella baietta
    di cipressi cinta
    note d'amore batte

    contro il rumore
    spasmodico
    della piazza.

    E tu
    Spyridion,
    avanti l'antica gola,

    un mondo
   che non è più
    dispensi.

    Alito, assenza, brezza
    il tamburo del tempo
    batte,

    quello che va.

    Napoli, 30 giugno 1998

 


    

 

     MONEMVASIA

    Se tu viandante di passaggio
    sibilo di Nord Est
    ascolti
    e il mare infrangersi
    dalle rovine in alto
    guardi

    a Malvasia una porta
    pensi.

    Trasparente il cielo
    trasparente l'anima
    le stelle
    il tuo destino
    muovono
    verso rotta incognita

    oggi muovono.

    Ma un tempo,
    verso Cerigo e l'Occidente
    verso Creta e l'Oriente
    verso Atene e la sapienza,
    tu Malvasia
    al viandante

    eri luce e guida.

    Napoli, 16 luglio 1998



 

    MELIDONI DI KÍTHIRA

    Attorno
    bianche scogliere
    senza tempo
    ostacoli duri
    della vita.

    Avanti
    trasparenze marine
    e, specchio
    dei sogni,
    l'Uovo del mito.

    Dietro
    Àghios Kosmàs
    umana coscienza
    e
    monito.

    Dentro l'anima
    infinito eterno
    un granello
    di sabbia.

    Napoli, 5 settembre 1998


    

    F/B LISSOS
    DELL'ANEK LINES

    Dall'alto ponte a poppa,
    di nitida pietra
    Acropoli e Tempio rilucono.
    A un passo, il verde
    Licabetto protegge.

    Al chiaror della luna
    scialuppe da cento
    fan bella figura.
    In fondo alla vista,
    Capo Sunion sfuma.

    Calma piatta, filo di brezza,
    come olio per fritto
    di paranza, il mare
    tra Atene il Pireo
    e Chania, sfrigola,

    Sirio china all'orizzonte
    poi via via più alta,
    riflessi argentei, ghirlande
    di luci contempla
    e qualche bagliore qua e là.

    Rotta antica solca la chiglia,
    inesorabile taglia le onde,
    senza ostacoli va,
    verso Chania di Creta
    va.

    Lissos, luna, stella lucente,
    nella notte piena
    triplice moto all'unisono.
    E noi,
    si veglia, si mira, si vaga.

    Pireo - Chania, 5-6 agosto 1998


  

     F/B V. KORNAROS
    DELLA LANE LINES

    Si va a Kassos
    a Kàrpathos.

    Oceani di onde
    si frangono
    sulla carena.

    Il mare di Creta
    ribolle
    per l'aspro
    Meltemi.

    Come bianco gabbiano
     beccheggia la, prora.

    Il mondo è terso.

    E noi,
    si ride contenti.

    Sitìa - Kàrpathos, 8 agosto 1998


    LEFKOS DI KÀRPATHOS

    Come sotto Kàmbi scoscesa
    di Zante, briciole di chiaro
    calcare giocano nelle baie
    di Lefkos biancazzurra.

    Giocano per la risacca,
    ma quando forte il mare
    s'increspa,
    di petali di seta è danza.

    Fragore d'onde non distogli
    lo sguardo da Kalì Limni
    ove fieri rapaci
    a coppie volteggiano.

    Veri fulmini in picchiata,
    leggeri come schiuma marina.

     Arkassa, 11 agosto 1998



 

    APELLA DI KÀRPATHOS

    Cristallina turchese
    cangiante smeralda
    leggiadre sirene
    invita
    l'acqua di Apella.

    Pini a macchia distesi
    ombreggiano
    candide sponde,
    come le palme
    di Vai di Creta.

    Innanzi a Settentrione
    Rodi
    meridiana del tempo,
    braccio di mare
    separa.

    Arkassa, 12 agosto 1998



 

    DIAFANI DI KÀRPATHOS

    Mosche di kafenìon
    pizzicano le caviglie.

    Vecchia paludata di nero
    fiero oriente greco,
    ciarla.
    Dorica è la lingua
    come nel Mani selvaggio.

    Viaggiatore Old England
    capelli di stoppia
    gin tonic tracanna,
    disperatamente.

    Monaco barba bianca
    berretto frigio di lana
    allo scampanìo del vento
    bizantino si segna.

    Mosche di kafenìon
    pizzicano
    tra scacchi e tavli
    chi aspetta la nave,
    tra bicchieri di uzo
    chi cerca l'oblio.

    Il tempo è fermo
    a Diafani.

     Diafani, 18 agosto 1998

 


    

    BUNEDIS

    Nel sottocosta argenteo
    per il controluce,
    come folletti a scheggia
    nuvole di mare
    corrono a fior d'onda.

    A raffica sibila
    il Ponentino
    ed è avvincente
    gara di spruzzi.

    Kàrpathos, 18 agosto 1998


 

    CAPRICCI DELL'EGEO

    Gagliardo il vento
   dura la terra,
    come giostra l'acqua.

    Luci magiche dal pettine
    della montagna scendono
    per rinsaldare i cuori.

    Ostinato Meltemi
    e caos di gorghi
    ottundono i sensi,

    ma vira a dritta
    il Nocchiero
    vira a dritta
    verso la meta.

     Napoli, 30 agosto 1998


 

    TEATRO

    Sull'Acropoli di Atena,
    a Delfi o Argo,
    sul colle di Temenite
    o sopra Naxos, non importa

    teatro di vita
    teatro di mala ventura
    teatro

    teatro di tartufi
    tragedia
    farsa

    teatro
    tanto teatro.

    Napoli, 3 agosto 1998


 

    JERANTO

    Tra Capitello e Montalto
    coccole nerazzurre,
    lentischi e altro
    fanno corona.

    A sera,
    parati dinanzi
    come a festa

    passioni
    cielo di porpora
    quando smette
    il maestrale,
    ardori spenti
    quando umido
    impera
    bafuogno,

    Scopolo
    Stella
    Faraglione di terra
    e Monacone.

     Napoli, 10 settembre 1998


 

    FAME E MORTE

    Sotto quel sole splendente
    sopra quel mare ridente
    tra quelle mura
    brillanti di nero,

    sì brillanti di nero

    nero di povertà
    nero di sofferenza
    nero di sporcizia
    nero di spavento

    per la fame
    che chiama la morte
    visi morenti
    cercano pane,

    pane tanto voluto
    e sofferto,
    visi che gridano
    aspra vendetta.

    Napoli, giugno 1966


 

    PAOLA. INCONTRO A CAPRI

    Musica inattesa
    suoni struggenti mi colgono

    è dolce
    terribile
    inimmaginabile
    bisogna esserci.

    Bella donna matura
    s'allontana l'estate
    e i suoi uccelli
    con lei.

    Suoni struggenti melanconici
    mi carezzano
    mi tormentano
    mi bacian le tempie

    d'improvviso s'impazzisce
    ebbri si trema.

    Ho bisogno di te amore
    per correre
    e l'estate cede
    il suo posto

    per di nuovo tornare,
    ancora più bella
    più donna
    più matura che mai.

    Ho voglia di correre
    libero, nei campi
    libero di correre,
    di cogliere

    aria
    tant'aria
    fiori per te
    mia fedele compagna.

    Soffro maledetta musica
    che t'insinui
    che scorri
    nel sangue

    tormentata
    melanconica
    sempre struggente
    va' via da me

    via
    via
    troppo bella
    ossessiva.

    Eppure,
    vi voglio così
    senza pensieri
    suoni maledetti,
    che avete bisogno
    di me
    per esser
    compresi.

    Ora te ne vai
    davvero,
    ma ritornerai
    lo so
    con la tua estate
    fatata
    e
    con i tuoi uccelli.

     Capri, 2 settembre 1975


 

    LA DANZA DI IGOR

    Vaga Igor
    nelle tristi paludi
    della verità,
    turbinoso il viaggio
    è stato senza ritorno.

    Vaga narici di sangue
    nell'umida valle,
    il vero è lì
    sabbie melmose
    del Vris.

    Povero alito caldo
    privo di sensi
    giaci,
    il vero hai trovato
    dalla terra temuto.

    Sospiri bianca criniera
    prati verdi
    profumo di zolle,

    crudele
     polveroso viaggio

    senza ritorno.

     Vienna, 2 aprile 1976


 

    AHI ME

    Nubifragio di perfidie
    leggo
    prima del tempo.

    Ahi me
    fonte di dolore
    ogni momento.

    Occhi velati e sordi
    fanno scudo
    e il dubbio
    suona a martello

    senza tregua,
    ogni momento.

     Napoli, 30 giugno 1998


    UOMINI

    Ciclicamente
    offesi a morte,
    a strappi si cresce.

    Cinicamente
    offesi a morte
    e
    temprati
    dalle umane miserie
    si aspetta

    il verdetto
    del tempo.

    Napoli, agosto 1998


    CONTRASTI

    Blu rosso giallo
    dardeggiano
    nella gran calura
    e
    in viola arancione e verde
    dilatano lo spettro

    è cromatica la mia anima.

    Napoli, 3 agosto 1998


    SOLARIA

    Intabarrato dai miei pensieri,
    salgo grevi scale
    e non penso.

    Quando odoro il rosmarino
    ho male di nostalgia.

    Il mio paese è ancora lontano.

    Arkassa, 17 agosto 1998