LA MIA POETICA

 

 

La poetica di Giacomo Garzya, tra poesia e fotografia

 


Giacomo Garzya a 19 anni, Parigi, Tour Eiffel (foto di sua sorella Chiara, 22 agosto 1972)                   

 

 GIACOMO GARZYA COMUNICA AI CARI AMICI CHE, AL "IV PREMIO INTERNAZIONALE DOSTOEVSKIJ" (2023), È GIUNTO AL SECONDO POSTO COL SUO LIBRO "POESIE" (1998-2010), CON PRESENTAZIONE DI LUIGI MASCILLI MIGLIORINI, NAPOLI 2011, M. D'AURIA EDITORE, pp. 1-456. TRIESTE, 22 DICEMBRE 2023.

SEZIONE POESIA EDITA 9. Libro di poesia edito in formato cartaceo, pubblicato dall’anno 2002 in poi: 
1° Posto: Maria Antonietta Di Buduo; 2° Posto: Giacomo Garzya; 3° Posto: Mirko Federici; 4° Posto: Rosario Signorello; 5° Posto: Roberta Tuveri.

Egli è stato sempre finalista e con "menzioni al merito," negli otto concorsi poetici a cui ha partecipato dal 2022: in particolare, "Poeta Federiciano" al XIV Concorso internazionale "Il Federiciano"; nel 2023, al sesto posto ex aequo, con "menzione speciale al merito", all' "Ottavo Premio internazionale Salvatore Quasimodo", presidente della giuria il figlio Alessandro, per il suo libro "Delos. Poesie 2015-2020", con prefazione di Enzo Santese, Napoli 2020, Iuppiter Edizioni, pp. 1-342.


 

 

 UNA RIFLESSIONE SULLA MIA ATTIVITÀ DI POETA E FOTOGRAFO

La poesia è stata sempre parte importante della mia vita, in cui si riversano le mie letture, la mia esperienza, la mia inquietudine esistenziale, gli affetti più cari, il lutto per la scomparsa tragica di mia figlia Fanny. Lo stile nella scrittura ha un peso specifico: Francesco De Sanctis diceva che "la forma è la cosa", ma l’uso indispensabile delle principali regole della retorica - la poesia non è la prosa - e la forza evocativa delle parole, legate al personale bagaglio lessicale (la parola greca "Logos", quindi, nei suoi due significati di parola e pensiero, tante parole tanti pensieri), non bastano da sole, senza un'ispirazione creativa fatta di emozioni, l' "Io lirico", la storia anche personale di ieri e di oggi, purché si renda universale. Quindi forma e contenuti, secondo la lezione leopardiana che definiva Vincenzo Monti “poeta dell’orecchio e della immaginazione, ma non del cuore”. Nel mio caso la determinazione delle parole non lascia molto spazio a più livelli di lettura, se mai è la poesia nella sua interezza che può aprire a più interpretazioni. È in questo, sempre nel mio caso, che la poesia si distacca dalla prosa. L'immediatezza con cui molte poesie sono state scritte non vuol dire scrittura spontanea, ma pensieri sedimentati, che fuoriescono quando devono e, se il " labor limae "segue spesso veloce, non vuol dire che ciò sia un peccato di leggerezza, ma un modo personale di rapportarsi alle parole nel loro significato. Il mio percorso poetico trentennale, se non si considerano gli anni giovanili, vuole essere innanzitutto autobiografico, intimista, introspettivo, tuttavia sempre universale, come un diario dell'anima, non della mia soltanto, ma di tutte le anime portate a pensare, a riflettere sul significato della propria esistenza, nel suo scorrere tra esperienze trascorse e nuove emozioni. Sin da piccolo mio padre Antonio - poliglotta (parlava correntemente otto lingue), insigne Filologo classico e bizantinista, professore di Letteratura greca all'Università Federico II di Napoli, nonché di greco medioevale alla Sorbona e "associé étranger de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres" - il mio primo Maestro, mi inculcò il valore dell'universalità e quando scrivo interrogo me, pensando agli altri. Sicuramente nelle mie poesie, col passare degli anni, vi si legge anche un iter di maturazione verso tematiche storiche, sociali, religiose, ambientali, non solo, quindi, legato a ispirazioni introspettive e intimistiche, che pure sono parte consistente della mia produzione. Il mio poetare, infine, definito da qualche critico, "neoumanistico", il mio fotografare, la fotografia complementare alla mia poesia, spesso vissuti in prima istanza con le persone care, vogliono essere anche una risposta al mondo in cui viviamo, dove certi valori vengono dimenticati. Le radici, la storia come memoria, i luoghi, la natura, gli affetti più cari entrano infatti nel mio percorso poetico, ma su tutti, il vento, che domina il nostro vivere, come il mare. Credo che la sostanza del mio fare (citando Oscar Wilde, nella mia prima silloge poetica del 1998, "Solaria", "Coloro i quali trovano nelle cose belle significati belli, sono persone colte. Per questi c'è speranza") sia un invito a vivere con gioia le cose belle, in pace con sé stessi e con gli altri, in contrapposizione dialettica al dolore, al dramma della morte. Il dolore, il dubbio, l'oppressione rimanendo comunque i veri motori dell'esistenza, forieri di creatività, di libertà, di fede, anche quella del "Deus sive Natura" di Spinoza, che aveva divinizzato l'intero Cosmo, stando all'interpretazione di Hegel. Quanto alla mia fotografia, essa nasce fin dall'infanzia come fotografo di famiglia nei viaggi estivi, quando con un apparecchio a fuoco fisso, senza nessuna pretesa, fotografavo viaggiando con la mia famiglia; fu in quegli anni che visitando musei d'arte nelle varie capitali europee, acquisii un gusto personale, utile per inquadrare le foto, di lì anche la capacità di saper osservare i paesaggi, urbani e non, nonché le varie tipologie di persone incontrate. La mia fotografia divenne professionale in pochi anni, dopo il passaggio nel 1981 alla reflex e alle diapositive, con risultati più che soddisfacenti, soprattutto quando iniziai a fotografare con l'ottica Zeiss. Questo percorso analogico si concluse nel 2009, l'anno in cui fui costretto al digitale, in primo luogo, perché i laboratori fotografici, per il crollo della domanda, non rinnovavano più con frequenza gli acidi per lo sviluppo delle diapositive, con risultati a dir poco disastrosi, in secondo luogo perché diventava sempre più difficile reperire le pellicole, essendosi ridotta la loro produzione a livello mondiale. La mia fotografia, poi, è stata innanzitutto basata sullo studio impressionistico della luce: per qualche critico, una metafisica della luce finalizzata alla ricerca di una natura primordiale nei suoi elementi fluttuanti, in un incessante pànta rheî, quindi uno studio sui quattro elementi, basata sulla lettura dei Greci, in particolare i frammenti di Empedocle, che mi portava a fotografare nuvole, tramonti rossi, onde marine, rocce, albe sul Vesuvio, secondo un criterio che avrebbe portato al superamento del momento prettamente emotivo che le aveva volute. L'acqua, elemento primigenio, la terra in continua trasformazione, il fuoco indomito che stordisce, abbaglia, che dà luce alla scena e calore alla nostra esistenza, alla nostra fantasia, quindi anche un rapporto cromatico-emozionale tra elementi che interagiscono tra loro: Fuoco-Sole-Luce-Energia-Calore-Colore-Nuvole-Acqua- Vento-Roccia. Tale ricerca, durata molti anni, confluì in parte, per quanto concerne l'elemento Acqua, in una mia mostra personale nel 2006 all'Istituto italiano per gli Studi filosofici "Il mare che non si vede". Lo studio monografico sui quattro elementi, solo per la mia incapacità di trovare degli sponsors, non si concretizzò, una ventina d'anni fa, in una mostra personale a Milano e in un volume edito sempre a Milano, la capitale italiana della fotografia. Ebbene questi, oltre ai reportages fotografici dei miei viaggi, sono i temi ricorrenti nella mia fotografia. Quanto alla mia fotografia analogica, la diapositiva per me aveva rappresentato un prodotto finito già allo scatto, non si poteva sbagliare, e già ne conoscevo il risultato, buono non solo per il reportage, ma soprattutto per la fotografia creativa. Anche con l'apparecchio digitale, in realtà, con opportuni accorgimenti e tarature a priori, fotografando per lo più con priorità dei diaframmi, ho ottenuto ottimi risultati, senza mai arrivare al "photoshop", se non per regolare, quando necessario, la luminosità. Pur rimpiangendo la fotografia analogica, per una mia personale modalità di intendere la resa fotografica, la fotografia digitale, specie nel reportage e nelle precarie condizioni di luce, presenta innumerevoli vantaggi, che non sto qui a dire tanto sono noti, su tutti quello di avere a disposizione un numero quasi illimitato di scatti e, nella stessa macchina, molteplici pellicole, nonché quello di non dipendere dalla temperatura dell'ambiente circostante, nemico giurato delle diapositive. Infine la fotografia digitale ha aperto a un tipo di arte più concettuale, surreale, rielaborata a tavolino, ma che non ha più niente a che fare col mio modo di intendere la fotografia, sempre soggettiva, ma al confronto, senz'altro più realistica.
Quanto alla collocazione pubblica e permanente delle mie foto, realizzai, consigliato e sollecitato da amici fotografi di professione, dopo la mia esposizione di foto analogiche "Vesuvio all'alba", dal 19 ottobre al 19 novembre 2006 al PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) e dal 12 gennaio all'11 febbraio 2007 a Roma, al Vittoriano, un mio sito web https://www.maree2001.it "Giacomo Garzya - Le Immagini e la Poesia", che attualmente ha gallerie con oltre 28.000 foto e 118.000 visualizzazioni. A tale sito web, si affiancò, sempre nel 2007, un ulteriore mio spazio permanente online nel sito internazionale www.flickr.com .

Trieste, 10 ottobre 2024


A REFLECTION ON MY ACTIVITY AS A POET AND PHOTOGRAPHER

Poetry has always been an important part of my life, in which my readings, my experience, my existential restlessness, my dearest affections, the mourning for the tragic death of my daughter Fanny are poured. The style in writing has a specific weight: Francesco De Sanctis said that "form is the thing", but the indispensable use of the main rules of rhetoric - poetry is not prose - and the evocative power of words, linked to personal lexical baggage (the Greek word "Logos", therefore, in its two meanings of word and thought, many words many thoughts), are not enough by themselves, without a creative inspiration made of emotions, the "lyrical I", the personal history of yesterday and today, as long as it becomes universal. Therefore form and content, according to the Leopardian lesson that defined Vincenzo Monti as "poet of the ear and of the imagination, but not of the heart". In my case, the determination of words does not leave much room for multiple levels of reading, if anything it is poetry in its entirety that can open to multiple interpretations. It is in this, always in my case, that poetry detaches itself from prose. The immediacy with which many poems have been written does not mean spontaneous writing, but sedimented thoughts, which emerge when they must and, if the " labor limae " often follows quickly, it does not mean that this is a sin of frivolity, but a personal way of relating to words in their meaning. My thirty-year poetic journey, if we do not consider the youthful years, wants to be first of all autobiographical, intimate, introspective, yet always universal, like a diary of the soul, not only mine, but of all souls led to think, to reflect on the meaning of their existence, in its flow between past experiences and new emotions. Since I was a child, my father Antonio - a polyglot (he spoke eight languages fluently), a distinguished classical and Byzantine philologist, professor of Greek literature at the Federico II University of Naples, as well as of medieval Greek at the Sorbonne and "associé étranger de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres" - my first teacher, instilled in me the value of universality and when I write I question myself, thinking of others. Surely in my poems, over the years, you can also read a process of maturation towards historical, social, religious, environmental themes, not only, therefore, linked to introspective and intimate inspirations, which are also a consistent part of my production. Finally, my poetry, defined by some critics, "neo-humanistic", my photography, the photography complementary to my poetry, often experienced first and foremost with loved ones, also want to be a response to the world we live in, where certain values are forgotten. Roots, history as memory, places, nature, dearest affections enter in fact into my poetic path, but above all, the wind, which dominates our living, like the sea. I believe that the substance of my doing (quoting Oscar Wilde, in my first poetic anthology of 1998, "Solaria", "Those who find beautiful meanings in beautiful things, are cultured people. For these there is hope") is an invitation to live beautiful things with joy, in peace with oneself and with others, in dialectical opposition to pain, to the drama of death. Pain, doubt, oppression remain however the true engines of existence, harbingers of creativity, freedom, faith, even that of Spinoza's "Deus sive Natura", who had deified the entire Cosmos, according to Hegel's interpretation. As for my photography, it was born in childhood as a family photographer on summer trips, when with a fixed-focus camera, without any pretension, I took pictures while traveling with my family; It was in those years that visiting art museums in various European capitals, I acquired a personal taste, useful for framing photos, from there also the ability to observe landscapes, urban and otherwise, as well as the various types of people encountered. My photography became professional in a few years, after switching to reflex and slides in 1981, with more than satisfactory results, especially when I began to photograph with Zeiss lenses. This analog path ended in 2009, the year in which I was forced to go digital, firstly, because the photographic laboratories, due to the collapse in demand, no longer frequently renewed the acids for developing slides, with disastrous results to say the least, secondly because it was becoming increasingly difficult to find films, their production having decreased worldwide. My photography, then, was first and foremost based on the impressionistic study of light: for some critics, a metaphysics of light aimed at the search for a primordial nature in its fluctuating elements, in an incessant pànta rheî, therefore a study of the four elements, based on the reading of the Greeks, in particular the fragments of Empedocles, which led me to photograph clouds, red sunsets, sea waves, rocks, sunrises on Vesuvius, according to a criterion that would have led to the overcoming of the purely emotional moment that had wanted them. Water, the primordial element, the earth in continuous transformation, the indomitable fire that stuns, dazzles, that gives light to the scene and heat to our existence, to our imagination, therefore also a chromatic-emotional relationship between elements that interact with each other: Fire-Sun-Light-Energy-Heat-Color-Clouds-Water-Wind-Rock. This research, which lasted many years, partly resulted, as far as the element of Water was concerned, in my personal exhibition in 2006 at the Italian Institute for Philosophical Studies "The Sea That Cannot Be Seen". The monographic study on the four elements, only due to my inability to find sponsors, did not materialize, about twenty years ago, in a personal exhibition in Milan and in a volume published in Milan, the Italian capital of photography. Well, these, in addition to the photographic reportages of my travels, are the recurring themes in my photography. As for my analog photography, the slide for me had represented a finished product already at the shot, you couldn't go wrong, and I already knew the result, good not only for reportage, but above all for creative photography. Even with the digital camera, in reality, with appropriate precautions and a priori calibrations, photographing mostly with aperture priority, I obtained excellent results, without ever having to resort to "photoshop", except to adjust, when necessary, the brightness. Even though I miss analog photography, for my personal way of understanding photographic rendering, digital photography, especially in reportage and in precarious light conditions, has countless advantages, which I won't go into here since they are well known, above all that of having an almost unlimited number of shots available and, in the same camera, multiple films, as well as that of not depending on the temperature of the surrounding environment, sworn enemy of slides. Finally, digital photography has opened up a type of art that is more conceptual, surreal, reworked at the table, but which no longer has anything to do with my way of understanding photography, always subjective, but in comparison, undoubtedly more realistic.
As for the public and permanent placement of my photos, I created, advised and urged by professional photographer friends, after my exhibition of analog photos "Vesuvius at dawn", from October 19 to November 19, 2006 at the PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) and from January 12 to February 11, 2007 in Rome, at the Vittoriano, my own website https://www.maree2001.it "Giacomo Garzya - Le Immagini e la Poesia", which currently has galleries with over 28,000 photos and 118,000 views. This website was joined, again in 2007, by another permanent online space of mine on the international site www.flickr.com .

Trieste, October 10, 2024

GIACOMO GARZYA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

 


 

I miei genitori, Antonio e Jacqueline, sul lungomare di Napoli, dopo il loro matrimonio in Belgio, il 27 dicembre 1951

 

 

Con mia madre, quando avevo circa 4 anni (Napoli, Lungomare Caracciolo, 1956)     

 

 

Mia sorella Chiara con me e mio padre nella casa di mia nonna a Bruxelles (agosto 1959)

 

 

 

GIACOMO GARZYA RIPROPONE IN QUESTA PAGINA UNA POESIA, SCRITTA L'8 LUGLIO 2009, PER SUA SORELLA CHIARA (16 GENNAIO 1955-8 APRILE 2019), NEL RICORDO INDIMENTICABILE DI QUINDICI ANNI DI VIAGGI INSIEME.


IL VIAGGIO DELLA VITA

A Chiara sorella

 

Tante sequenze i miei viaggi,
come foto su celluloide fissate
dagli occhi
attraverso finestrini in corsa
col vento.

Pianure, monti, pascoli, fiumi
da ponti di ferro, alberi quanti
alberi, casolari, case su case,
porti, confini di stato, pullulare
di volti,
attraverso finestrini di auto e
di treni in corsa.

Tante sequenze, quanti ricordi,
questi i viaggi con Chiara sorella,
fino ai vent'anni.

In lotta col tempo che passa,
senza tornare indietro,
il viaggio della vita continua,
e quell'anfora,
che viene dal mare, lì al centro
del quadro,
tutti li contiene i ricordi, proprio
tutti, recenti e remoti.

Né togliendone il tappo,
i mali del mondo e la morte
agli uomini darebbe Pandora,
bensì la vita, la gioia di vivere e
ancora vivere,
che solo il viaggio e gli affetti
possono dare,
anche quelli per sempre perduti.

Napoli, 8 luglio 2009

Giacomo Garzya

Poesia in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", Napoli 2010, M. D'Auria Editore, p. 74 e in Giacomo Garzya, "Poesie" (1998-2010), Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 332


 

 

Mia sorella Chiara sul laghetto del castello di Sissi a Laxenburg
( foto di Giacomo Garzya, estate 1974 )

 

 

Giacomo Garzya nel 1974 a ventun'anni

 

 


 

 

 

 

 

 IL MIO "IO" LIRICO

Tu amico caro,
ti persi nelle nebbie del Connemara selvaggio e a tanti poeti sublime,
dai laghi blu pastello, tra brughiere
e torbiere color ruggine, agli antichi
confini in pietra a delimitare colline,
baie e spiagge sabbiose,
tu, forse nascosto per sempre al mondo,
in qualche porticciolo sicuro dal mare Oceano, non solo durante l'inverno
furioso,
sapevi leggere nei tuoi occhi l'anima scomoda che era in te, non corrotta,
non plasmabile, direi forte,
sapevi vivere nel silenzio le tenebre misteriose della morte, senz'affanno
la solitudine spesso cercata.
Non sempre amato, perché restio
al compromesso, nonostante le tue
paure, i lutti,
sapevi trovare felicità nelle piccole cose, riponendo nelle segrete del cuore
le chiavi del tuo aguzzo dolore: un mezzo inferno la vita, le ferite vero balsamo
per la tua poesia.
I tuoi principi, la fiducia che avevi
nel perseguirli senza timore, erano come radici profonde difficili da sradicare,
come era impossibile che dimenticassi
le tue emozioni, a volte vere mareggiate,
da cui nascevano sentimenti nuovi,
nuove storie, a stravolgere gli amari
colpi del destino.
Arrivederci amico caro.
Spero comunque di rivederti ancora
nei tenui colori del Connemara,
lì dove persi la tua anima,
ma non il tuo ricordo.

Trieste, 2 giugno 2023
Giacomo Garzya

 

 


Alba dal Kastro di Kokala (Mani interno), 12 luglio 1995 (foto di Giacomo Garzya )

 


 LA PASSIONE DI CRISTO

a Serena Nono, per la sua opera

L'olio pigmentato, come santo, a intingere
sulle tue tele una Via della croce, un pathos
cosmico, universale, dove un Dio fattosi uomo
la morte vince per la nostra salvezza, le mani
giunte nel Getsèmani, strette tra loro per darsi
forza al pensiero delle frustate, dei chiodi nella
carne, al pensiero della Madre dolente, di Maria
a sostenere un corpo strappato alla croce.
Figure oranti le tue, in un silenzio assordante
e tu a rappresentare tante Pietà, fino a un Cristo
morto, disteso, supino, come già vidi in Mantegna,
tanto da sconvolgere l'anima, la tua, così rappresa
nel dolore, da strappare le lacrime.
Le mani a coprirti il volto,
come in Maria di Magdala, perché tu non giunga
a guardare l'insopportabile, davanti allo specchio
della storia, un Christus patiens, le mani giunte
in preghiera per noi.

Trieste, 8 febbraio 2024
Giacomo Garzya

BENEDETTO SEDICESIMO

Opalina la luce
del Cristo di Nazareth,
puro amore sulle tue labbra
fino all'ultimo respiro,
illumina il tuo volto cereo,
ieratico per la sacralità
della tua vita, le spoglie terrene
distese su un feretro in San
Pietro, come Gesù deposto
sulla pietra, nella Basilica
del Santo Sepolcro,
nella mia cara Gerusalemme.
Tu Benedetto di nome e di fatto,
che hai percorso la strada
della saggezza e della preghiera,
oggi incontri l'agape di Dio,
uno e trino, nel fraterno abbraccio
di Suo figlio, nostro Salvatore.
Tu, umile uomo di Chiesa,
dal carattere mite, cercasti
la via della verità con la ragione,
lo studio dei sacri testi e trovasti
l'amore infinito di Dio,
perché è partendo dal dubbio,
che impone la ragione,
che si arriva alla vera fede,
come nelle conversioni
di Blaise Pascal, Charles Péguy,
Alexis Carrel e di tanti altri
increduli.
Di alta scienza teologica,
fin dal Concilio ecumenico
Vaticano Secondo,
preconizzasti un ritorno
al Vangelo, denunciando,
come Agostino d'Ippona,
un mondo senza Dio, "senza
la nozione di bene e di male”,
le tue parole.
La tua vita tesa a riedificare
un millenario castello, a rischio
di rovina,
lottando contro l'incredulità
e la decristianizzazione
e ogni relativismo morale,
piaga d'un mondo occidentale
in declino, dove agnosticismo
e ateismo trionfano,
a rinnegare la spiritualità e la fede
cristiana, a favorire la rinascita
d'un paganesimo con nuovi idoli,
la volgarità dilagante, che offende
ogni bellezza.

Trieste, 5 gennaio 2023

Giacomo Garzya

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

NEL GIORNO DELLA MEMORIA

Ancora pochi anni e non ci sarà
più nessun testimone diretto
di quella feroce disumanità nazista
e invece sempre qualcuno che
negherà o ridimensionerà
la nefanda portata di quegli eventi,
un Olocausto costato la vita
a sei milioni di ebrei incolpevoli.
Nessuno può, non deve,
dimenticare ciò che fu la Shoah,
tantomeno il grado estremo
che la malvagità umana raggiunse,
anche in altri scenari tragici
della storia.
Non si può così dimenticare
il genocidio degli Armeni,
con le prime famigerate marce
della morte,
né si possono più tacere i milioni
di morti nei Gulag sovietici
e per fame in Ucraina,
i morti durante la Rivoluzione
culturale nella Cina di Mao,
le cataste di teschi nella Cambogia
dei feroci Khmer rossi di Pol Pot,
dove bastava portare occhiali
da intellettuale, per essere eliminati
all'istante,
le uccisioni di massa in Indonesia,
le vittime serbe degli Ustascia
di Ante Pavelic, cui si cavavano
gli occhi, da sembrare lumache
nelle ceste, Malaparte ne fu
testimone incredulo,
o i tanto dimenticati infoibati
istriani, fiumani, dalmati,
la decimazione dei cento popoli
Indios della foresta amazzonica,
la minoranza Tutsi massacrata
in Ruanda dagli Hutu,
l'eccidio in una notte a Srebrenica
di ottomila bosgniacchi, su ordine
di Ratko Mladić, sotto gli occhi
impotenti dei caschi blu,
l'annosa pulizia etnica nel martoriato
Darfur,
solo per ricordare i massacri più noti,
anch'essi, nel giorno della Shoah,
a memoria dell'umana ferocia.

Trieste, 27 gennaio 2023
Giacomo Garzya
[scritta pensando alla "Melancolia" dell'uomo d'oggi, l'anima dispersa in guerre infinite, spesso lontana da ogni Credo, da ogni Fede]   

 


 


 

 

 

KHEIRA ACHIT - HENNI, UNA CARA AMICA ALGERINA

Traduzione in arabo classico di Kheira Achit- Henni

KHEIRA

a Kheira Achit-Henni

Nei tuoi colori immagino
la tua El Asnam.
Quando parli del Tell
i tuoi occhi di araba luccicano
e l'orgoglio per i tuoi fratelli
è forte: una tribù di sedici
che giocano e ridono tra loro
come solo tu sai fare.
Quando attraversasti
il Grand'Erg
mi parlasti degli uomini
del mistero
bianchi come il latte
biondi occhi azzurri,
mi parlasti dei Tuareg,
pensavo fossero come te
sono invece bruniti dal sole
ammantati di blu
per resistere al vento caldo
al freddo della notte stellata
quella del Sahara
che un giorno vorrei vedere
con te
come mi hai promesso.

Napoli, 15 febbraio 2004

Giacomo Garzya
[per la traduzione in arabo classico
di Achit - Henni Kheira, vedere in
G.Garzya, "Il mare di dentro",
Napoli 2005, M.D'Auria Editore,
p.86 e in G.Garzya, "Poesie"
(1998 - 2010), Napoli 2011,
M.D'Auria Editore, p. 228]


 

 


Giacomo Garzya ritratto dalla moglie Paola Celentano, 25 dicembre 2022

Nella mia diciottesima raccolta di poesie  "È la vita" - in corso di stampa , presso Aletti Editore, nella collana "Diamanti" - , come fin dalla prima "Solaria" del 1998, sento non poche mie poesie, figlie dell' "Io lirico", un'autobiografia dell'anima, un'introspezione non intimista, bensì universale. Gli amori, gli affetti, i luoghi, la natura, le mie radici mediterranee e nordiche, sono delle costanti da quando penso in versi, ma ora, in questa silloge, vi si legge una maggiore sensibilità verso l'uomo nel suo divenire storico, morale, religioso, negli anni drammatici in cui viviamo. Credo che il mio poetare sia un invito, ancor più oggi, a vivere il bello dell'esistenza, l'opera d'arte, il trascendente, i soli doni atti a lenire il dolore, il pensiero della morte.
Giacomo Garzya

UNA DECIMA MUSA

Hai sempre cercato
di volare in alta quota
tra i cumulonembi
e non sei mai stata
un corèuta e, pur avendo
sempre ammirato le danze
all'unisono dei neri storni
d'estate, infiniti i disegni
nel cielo, un miracolo
della natura i loro volteggi,
hai sempre invocato il bello
da sola, neanche corifèo
a dirigere un coro, amando
tu la lirica di Saffo, lei divina
nell'arte delle parole, prima
su tutti i poeti, a cantare
l'amore eterno, tormentato,
sublime,
al punto che una sola sua
poesia valeva come mille
in giro per l'aria, così forte
l'istinto di correre tanto in alto,
mai negli stormi, sempre da sola.

Trieste, 16 aprile 2024
Giacomo Garzya

PLACE DES ABBESSES?

Dalla finestra della mia stanza,
un'ora prima dell'alba,
come a Place des Abbesses,
giusto vent'anni fa, il favoloso
mondo di Amelie, di Fanny,
gli stessi lampioni a dare
luccichio all'acciottolato bagnato,
qui come lì, platani spogli,
le foglie appassite in nome
dell'inverno,
lì, a pochi passi dalla piazza,
le piastrelle blu coi "Je t'aime"
in infinite lingue e dialetti,
un pellegrinaggio per tanti
innamorati, una vera Babele
moderna a scambiarsi baci
appassionati.
Poi con Fanny, un Pastis tutto
bohémienne
e i duecentoventidue gradini,
fino alla bianca accecante
Basilica, per rivivere
con Van Gogh,
la sua celebre "Vue de Paris
prise de Montmartre",
per rendere poi omaggio
agli Utrillo,
ai Modigliani,
ai Toulouse-Lautrec,
e ai pittori "de La Bonne
Franquette",
i pittori, i veri protagonisti
di questo più che mitico quartiere.

Trieste, 1° gennaio 2024

Giacomo Garzya   

 

  

 

IN QUESTI LIBRI TUTTA LA MIA POESIA

 

   





 

 

L'8 FEBBRAIO 2014, LA PSICOLOGA SILVANA LUCARIELLO E

IL FILOSOFO E POETA EUGENIO MAZZARELLA,

MODERATORE IL COMPIANTO CARISSIMO AMICO PSICHIATRA FELICE ZOENA,

PRESENTARONO, ALL'ISTITUTO ITALIANO PER

GLI STUDI FILOSOFICI, IL MIO LIBRO DI POESIE "UN ANNO", NAPOLI 2013, M. D'AURIA EDITORE



 

 


 

 

 


 

 

 


 

 



SCELTA DI POESIE TRATTE DALLA MIA PRIMA SILLOGE POETICA "SOLARIA", NAPOLI 1998, FINO ALLA NONA RACCOLTA "UN ANNO", NAPOLI 2013, CON POESIE TRADOTTE IN INGLESE CON TESTO ITALIANO A FRONTE, DAL CARO AMICO AMERICANO JEFF MATTHEWS.

GIACOMO GARZYA, "CAMPANIA FELIX", ENGLISH TRANSLATION AND NOTES BY JEFF MATTHEWS, NAPOLI 2014, M. D'AURIA EDITORE, pp. 1-126 (ON THE COVER: "VESUVIANA", WATERCOLOUR BY DANIELA PERGREFFI).


I present these English translations of Giacomo Garzya's images of his native Campania very cautiously. After all, almost everyone has words of warning about translation:

"Translation from one language into another...is like gazing at a Flemish tapestry
with the wrong side out." (Cervantes)

"Poetry is what gets lost in translation." (Robert Frost)

Yet we all know the difference between a good translation and a bad one. And we all know how indebted we are to the centuries of translators who have given us with the literature of other cultures, ancient and modern.

In the sense of the 20th-century form known as "Imagism", Garzya favors precision, even isolation, of single images and clear, sharp language. As with all poets, he has a sense of cadence and euphony but is less interested in formal meter and rhyme than in the brief flash that lets the reader see something new. It might have been more convenient to present his poems in paragraph form and call it a prose translation. I have chosen instead to follow the erratic typographic form chosen by the poet, single lines (even of a single word), one above the other, to achieve the effect of a parade of images.

I have tried not to inject myself into his lines and have provided a few notes for some of his references that might not be familiar to the non-Italian reader. To the extent that I have succeeded, I am content; if I have failed, well, give my regards to Cervantes and Robert Frost.


JEFF MATTHEWS

 

 

JERANTO

Between Capitello and Montalto
the black-bluish coccole,
the reds of the lentischio1
and all the others
crown the earth.

Festively spread
before us
in the evening

passions
the purple heavens
when the northwest wind calms,
fires die
and heavy damp
rules the air

Scopolo
Stella
Faraglione di terra
and Monacone.2

(in Giacomo Garzya, "Solaria", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 32)

notes:
1.The poet is precise in his use of idiomatic names of local vegetation. The coccola is the small cone-like fruit of some kinds of the cypress tree. The lentischio (plural: lentischi) is called a Mastic shrub in English and produces bright black-blue flowers.
2. Scopolo, Stella, Faraglione di Terra and Monacone are the names of the prominent rock formations at the east end of the isle of Capri. The first three are called collectively the "Faraglioni". Monacone is a small offshore rock formation. All are very visible from Jeranto.


FRAGMENTS OF PROCIDA

The ancient colors
of the houses vanish
in the clouds of spring

This
for an instant,
then there is light,
from the trimmed walls
sprigs of golden lemons
strung like bells strike
hymns of joy.

(in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 45)


CORRICELLA OF PROCIDA1

Clamber up
the tight improbable steps,
leaving the colors of the boats
behind,

up to fiery Epomeo
and look in wonder
at the Marina
mirrored in orange
though the burning mirror
of a window,

up to the Dome of the Grazie2
to recall the Martyrs,
those of '99,3
from all classes
witnesses to liberty,
too many gallows for an island.

Today, as yesterday,
Marina di Corricella
hold fast your gaze
on the piled houses
clinging, defending

with unsheathed claws,
colored like the fishing nets
piled, too, atop the cats,
an ubi consistam,4
they come out from under,
lazy and unaware.

(in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, pp. 46-47)

Notes:
1. Corricella di Procida is a small harbor on the island of Procida.
2. Grazie refers to the church of S. Maria delle Grazie.
3. '99 (the poet wrote it as Novantanove) is a reference to the failed republican revolution of the so-called 'Parthenopean Republic' of 1799. 'Martyrs' refers to the victims of royalist reprisals.
4. Ubi consistam. "Da mihi ubi consistam, terramque movebo" is the Latin translation of Archimedes' words rendered in English as "Give me a place on which to stand, and I will move the world". Thus, ubi consistam as a noun in the poem means "a place where I find sustenance".


FALANGA OF ISCHIA1

At sunset in the Falanga wood
the soft hues,
amber
grey-brown
and reddish,
of velvet trees
shade slowly down from
the hermitage of Epomeo
to the walls
above Forio.

The air is crisp
over Santo Stefano and the islands,2
the setting sun shows
the gaudy depths of the sea.

Now the dazzling portal
of the sun leads
from the beaches
to the silent rustlings
of Falanga.

The arch is striking,
not Cyclopean
but light and strong
lava rocks assembled like
those of the Greeks.

Titian,
(the sun on the horizon)
though well used to
carpets of fallen leaves
still living and
rich with hues,
would have besung
the colors.

Mosses brought to life
by filtered light
on the damp walls
draw and shape
ancient and new.

It is nature's game.

Enchanted Falanga
between quenching springs
and ancient hollows
that collect the snow,

Soon reborn as flowers of Spring.

(in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 48-50)

notes:
1. The Falanga is a large, well-known chestnut wood on the island of Ischia.
2. Santo Stefano is a small island in the Pontian archipelago 35 km to the west of, and well visible from, Ischia.

 

THE STRAITS OF CAPRI

The wave
throws back the foam
a heart looks
at the horizon
the current
trembles white

love-white

The sun glitters
and lights
the movement
of the wave
while foam
at last reaches
the Straits of Capri

love-white

(in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 51)


THE PIZZOLUNGO OF CAPRI1

Flashes of silver
calm the waters of the sea,
wild leaves don't always
hide the cliffs from the setting sun.

On Pizzolungo
evening falls
the breeze prickles
the restless soul
on the bold rocks
high and sturdy

haven of gulls
torment of men.

(in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 52)

notes:
1. Pizzolungo is the name of a scenic coastal path along the southern coast of the island of Capri with a view to the sea, the Faraglioni rocks and across to the Sorrentine peninsula.


CONCA DEI MARINI1

Enchanted sea
the cliff watches
while the south-west wind
tests the ancient tower.

A struggle with no quarter
between sea-foam
and clear-cut rocks.

When the waters swell
even the green brush
is steeped by you
Enchanted sea.

(in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 54)

notes:
1.Conca dei Marini is a hill town near the coast, not far from Amalfi.


VETTICA DI PRAIANO1

At Cava de lo Grado2
the stern tower above
this black fjord
holds watch,

the sun on the sea
filters the waltzing light

The curtain rises
The wisterias dance.3

(in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 55)

notes:
1.Vettica di Praiano, like Conca di Marina, is one of the towns near Amalfi.
2. At Vettica di Praiano there is a tower called Torre (tower) Grado (the place name) next to a trench, the Cava, called Cava de lo Grado.
3. The stage and dance terms refer to the well-known (at least to locals) presence of Rudolf Nuryev on Li Galli islands off the Amalfi Coast.


POSITANO

The cuoccio1 lies in the sand
scent of iodine and wind,
To one side Fornillo
and Vetara
And Li Galli.2

High spindrift
whitens the hair
A gull, as if stunned in flight,
suddenly swerves.

Boats safely moored
yellow-white
blue-white
wait for spring.

It is raining now
The cloud banks pass
swiftly.

The nets
as agile as serpents
wend up the ramps.

Now in the distance
lightning sings
a strident hymn
to the sea.

Below, the majolic
of Maria Assunta
in Cielo3
A palm sways
amid vivid colors
of houses arrayed
like an ancient theater.

(in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 56-57)

notes:
1. Cuoccio. Dialect term for a fish common in many seas of the world, known in English by various names: gurnet, and, commonly, the Hawaiian term mahi-mahi.
2. Fornillo, Vetara and Li Galli. The first is a small beach at Positano; Vetara and Li Galli are islands off the Amalfi coast.
3. Reference to the majolica tile dome of the church of Maria Assunta in Cielo in Positano.


GENEROSA CIVALE OF NERANO

"Thinking is an illness
Walking is medicine
Jealousy is poison."

Amidst the walls
of bluish berries
and brown pods,
donkeys no longer teeter
on the ragged slopes
loaded with rusty wares
along unmortared walls.

It is not the
de La Bruyères2
who tell us
how to live,
but rather the
weathered skin
of old devotion.

Speech, the golden coin
of ancient wisdom
just a step
from Jeranto
and from the Silentium
of Villa Rosa.3

She may have railed
against that reprobate
Norman Douglas,
but she asked
if we are Catholic.

If not for our own haste in
these places known to Gods,
She'd have been
a fine and ceaseless
flow of opinion.

(in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 58-59)

notes:
1. The poem is a tribute to Generosa Civale, recently deceased. She was a fixture in Nerano, one of the unlettered, wise old sages of the community, a guardian of local faith and values. She is responsible for the first verse, in quotes. Nerano is part of the town of Massa Lubrense on the Sorrentine peninsula.
2. Refers to Jean de La Bruyere (1654-1696), French moralist and philosopher.
3. Refers to the Casa Silentium, the residence of Norman Douglas while he wrote Siren Land (1911).


SUNSET OVER POSILLIPO

Gusts of wind
the ruby clouds
behind Posillipo
twist like branches.

The rapture of the view
widens the eye
to the finite space
of our grand being.

(in Giacomo Garzya, "Maree", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 64)


ABSENCES

Among the nets piled
at Corricella
moments of solitude
as the breeze
strikes her colors.

Rose yellow
blue green water
a weary bell tolls twice
but repents,
the brine wind
stirs and is joined
by rows of boats
that move upon the waters.

(in Giacomo Garzya, "Passato e presente", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 114)


MONTE DI PROCIDA1

From here
I behold
the soul of Miseno,
the light-house amidst
the green
and the bare rock.

And the dead sea
and Mt. Vesevo2
and the Lattari3
and Nisida
and Capri
and the park of Posillipo

midst foliage and pines
direct and close

from here
from the mount
that looks at Ischia
and Procida.

(in Giacomo Garzya, "Passato e presente", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 116)

notes:
1. Monte di Procida is the high vantage point at the northern end of the Gulf of Naples.
2. Vesevo: archaic/poetic for Vesuvius.
3. The Lattari mountains form the backbone of the Sorrentine peninsula.


NAPLES 1822

Fire spirals into
the night of the gulf

Somma1 is calm,
the other mouth
rends the air
with endless spasms
like bolts down to the sea.

At the San Vincenzo pier
sundry fishermen
spread their nets
while tiny boats
their lateen sails unfurled
but motionless
wrap the sight
in curious embrace.

(in Giacomo Garzya, "Passato e presente", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 152)

notes:
1. Mt. Vesuvius is more properly called Somma-Vesuvius, referring to the two main cones; Somma is the smaller of the two and on the left as seen from Naples and in most paintings of eruptions.


WITH ELSA

Memory does not rust time
but holds
like solid wood.

In your little garden
the green lemon trees
sky-blue heaven
fadeless amaranth upon the sea
roses in Terra Murata
resist the sunset,
the sunset of time.

It is true
that I must live
every day
as my day.

I glady give myself
to the sun
that now has set
behind the volcano.

Vivid the sky
vivid the soul.

(in Giacomo Garzya, "Il mare di dentro", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 188)


CETARA1

The tower trembles
from the blows of the sea
the tuna leaps free
from the purse-seine2
free in the waves
taken by the cry of the sea.

(in Giacomo Garzya, "Il mare di dentro", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 204)

notes:
1. Cetera is a small port town on the Amalfi Coast.
2. The poet uses a precise term, cianciola, for the kind of fishing net called, in English, purse-seine; that is, a net that may be pursed or drawn into the shape of a bag, used for catching shoal fish.


MARONTI1

The shoreline winds
to Sant'Angelo
where tiny holes
in the sand spurt and
quicken the air
with signs of smoke

mystery of the island
whose bowels hide
the depths of Hades2 and
the mystery of what may come

I miss my lost friend
taken by the eternal dilemma,

to live boldly like the great cats
or die that Hades
might hide his remains
in Canopic vases.

(in Giacomo Garzya, "Il mare di dentro", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 209)

notes:
1. Maronti is the name of a beach on the island of Ischia.
2. Hades is used here to mean the kingdom of the dead .
3. "Canopic vases" refers to the jars in which the ancient Egyptians placed the entrails of their mummies. The word derives from Canopus, the bright star n the southern constellation Argo.


CITARA1

The lighthouse at
Punta Imperatore
hovers o'er the reef
along the beach
and the algae ravaged by autumn

The reef of urchins
whose eggs
my faithful friend
offers me as a gift

even today
after twenty years.

(in Giacomo Garzya, "Il mare di dentro", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 210)

notes:
1. Citara refers to the bay and beach of that name on the island of Ischia.


AT SEA

Just off Vivara1
a distant beacon gleams
from Punta Carena2
to herald sunset.

I glance and see Epomeo.3

Streaks of rose
then ruby
hang o'er the island
at the end of this hot day
of late autumn
as night falls
and stills the breath,

but not mine,
I await the sudden lights
of Procida and those nearby,
like a blind man craving light.

(in Giacomo Garzya, "Il mare di dentro", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 211)

notes:
1. Vivara is a small, satellite isle of the island of Procida.
2. Punta Carena is at the SW tip of the isle of Capri; there is a large lighthouse there.
3. Epomeo is the highest point on the island of Ischia.


CASAMICCIOLA1

A cut to the stems
and the first mandarins
on the day of the Immacolata2
drop in the basket
their leaves fresh and green.

Unlike the yellow-red
persimmons you pass
that tinge the air and wet earth
with autumn.

The gardens are laden
with fruit on the hill
where the north-wind pounds,
at the Marina,
the spray of the sea is heedless
of the pungent yet sweet smells
of this earth of ours.

(in Giacomo Garzya, "Il mare di dentro", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 214)

notes:
1. Casamicciola is a port town on the island of Ischia.
2. The Immacolata: the Immaculate Conception, Dec. 8, the day on which mandarin oranges are
traditionally harvested.


THE COAST, A FRAGMENT

The loveliest spot
where the tower stands,
cylindrical in front,
trim sides square the back,
water pounds restlessly
on the rocks

water mad in the flow and backwash
strong yellows
snapdragons, spring daisies
just blossomed
while warmth welcomes
the seated woman
bent to a book
that frees her from time
and the secret thoughts of memory.

(in Giacomo Garzya, "Il mare di dentro", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 240)


CHANGES

The dawn brightens your eyes
with the hard light of diamonds
Awakening is an elegy to life
born to the all-consuming sun of spring.

Today is gloomy
it rains on the cactus,
the play of light on the sea
is oil on an ancient table.

If you turn into Trara Genoino1
you find the countryside, Fornillo
and orange-lily bougonvillias
bursting colours
as the sun appears,
indeed, for it shines now
full on Positano
mirror of the sea and terraced realm.

(in Giacomo Garzya, "Il mare di dentro", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 242)

notes:
1. Trara Genoino: a part of Positano


PASSER, DELICIAE MEAE PUELLAE1

From my corner of the world
in this silent and unreal Naples,
insistent chirps of nesting birds
attend the dawn of a new day
as when no wind stirs the leaves
at the Certosa.

A few grey lines in the light-blue sky,
a music staff with some secret melody.

I'd like to sing a hymn of joy
because I think of you
but today your sparrow died
it no longer sings or flies
and you are no longer free.

(in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 282)

notes:
1. Passer, deliciae meae puellae ("Sparrow, my lady's pet...") is a quote in Latin of the first line of Catullus 2, a poem by Roman poet Gaius Valerius Catullus (c. 84 - c. 54 BC) that describes the affectionate relationship between an unnamed "puella" (possibly Catullus' lover, Lesbia), and her pet sparrow.


TRAGARA

The infinite gives a sense of peace,
a moment of annulling death
that stops at your door.

How I envy the age-old soul
of certain trees,
that do anything to survive.

On Capri they inhale the salty air
and the iodine and the privilege
of dwelling on an island
far from the dejection
far from the foul odor
that now descends on the mainland
far from the foul odor of men
who no longer have the dignity
to act like Men.

(in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 292)

notes:
1. Tragara refers to Punta Tragara, a geological feature on Capri.


DA JERANTO

Every evening the olive trees, aged by centuries,
and sunset over Capri--enchanted eyes behold
and are stunned, for even with the same palette,
the colors change, like clear sky and the clouds.

What endless shapes they form!

The olives wait in nets for mules,
then leave this magic place
where they came of age;
The oil-press awaits them, they shall give from Jeranto
the essence of the glowing sun that sets beyond the Faraglioni;
ancient wounds of Creation are now healed;
everlasting return of the living and dead.

(in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 300)

 

SAN LIBERATORE1

This cetrangolo2 is from San Liberatore,
bitter as a day of spring rain
on a colourful town in the South3

But taste the bitter slices
with cane sugar on them
and see what the life of man is,
a mix of bitter and sweet
of highs and lows

Jeranto is windy and yellow with flowers,
it's usually sweet when the bay is at peace,
then think of the bitter
when it's time to leave.

(in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 306)

notes:
1. San Salvatore is a small town overlooking Marina della Lobra near Massa Lubrense on the Sorrentine peninsula.
2. The poet uses the unusual but precise Italian name of the fruit, cetrangolo. It is a crisp citrus fruit native to Southeast Asia. The scientific name is Citrus maxima; common names in English are pomelo, pummelo and shaddock.
3. ...the South, specifically southern Italy. The poet uses the term Mezzodì, a synonym of Mezzogiorno, meaning southern Italy.


MOUNT COSTANZO

I have trod in your footsteps
I have seen with your eyes
I have held fast to memories of you,
to your places of contemplation.
The rust in my mind
has not eroded even one.
Jeranto,* San Costanzo high above,
where the silence spoke your name,
and of your generous soul,
there just a step from heaven.

(in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 318)

*A bay on the Sorrentine peninsula


SECRET AND ANCIENT NAPLES

In the heart of magic Sanità1
sunken mysterial voices
of animulae vagulae et blandulae2
from deep Cumaean chambers hewn with blood
from wounds of ancient hands
invade the mind.
It flees in surprise and disbelief
to the aspidistra and red fire of camellias,
to the paths of lemons, plums and mandarines-
the true joy of this secret garden.
By soft dim torchlight on a fair summer's eve
in these depths of most ancient Naples,
this hallowed spot-serene, unexpected, still-
laden with history in apotropaic rock.
The solid blocks, grave and low,
intone their tales, their memories-
radioactive, electric, eternal, through the ages
like the poetry of ancient Greece
in a world both formed and unformed,
like the voices, the thread between life and death,
between pagan beliefs and Christian.
(in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 346)

notes:

1. Sanità is one of the oldest area of Naples.
2. The Latin phrase (line 3) is proverbial in Italian and left untranslated in the poem. It is from Hadrian's poem that starts "Animulae vagulae et blandulae/hospes comesque corpis..."-roughly, "Little souls, wandering and faint/guests and companions of my body...".


SANTA MARIA DEL CASTELLO

At the castle of Positano
rubrato aglianico1 runs in their veins
in your name,
a dense fog covers
Sant'Angelo a tre Pizzi2
like the heath of the distant North,

you who rule the mountains and sea
as far as the Faraglione of Tiberius Augustus,
you have seen Saracens storm
the myths, the buzzing coasts and fishermen,
and seen them flee with the others up up
the ragged steps to the Castle.

you have seen that angel of my daughter
gather the yellow cobs along the long steps
that lead to a Church and a Cross, now hers.

Here there is only peace,
Zephyr breathes from Elysian Fields.

(in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 359)

notes:
1. Rubra Aglianico is a popular wine in Campania. Rubra refers to the dark ruby-like color of the grape; Aglianico is the name of the wine. The vine originated in Greece and was brought to the south of Italy by Greek settlers.
2. Sant'Angelo a tre Pizzi is a mountain near Positano in the Lattari range near Positano.


RAVELLO

The last day of autumn
marsia paestum "Good for what ails you."1

Not a day of mist, but like the
serene light in Primo Vere.(2)

Parsifal started here and
here is where the Norman queen(3)
opened her heart to the southern sun.

Here Arab ogive(4) and
Romanesque arches wed,

where even papyrus thrived,
the ducal and byzantine parchment

the colours now spent will burst
at the next equinox
across the gamma of warm tones of the heart,
and will speak in the language of flowers,
speak of our souls and happy moments.

(in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 360)

notes:
1. Marsia paestum is a local wine. "Good for...." The original Italian was "ogni male stuta," a pun on the Neapolitan proverb "la ruta ogni male stuta." Ruta is rue, a plant widely used for medicinal purposes.
2. Primo Vere is the title of the first book (pub. 1879) by Italian author Gabriele d'Annuzio (1863-1938). It is an account of his youth. The Latin title means "At the beginning of spring."
3. "Norman queen" is a reference to Costanza d'Altavilla, queen of Sicily and mother of Frederick II.
4. An ogive arch is a pointed arch used in the Near East in pre-Islamic as well as Islamic architecture.


THE BAY OF NAPLES

At the highest point, today,
up there where once fire ruled,
Vesuvius is garbed in snow,
above the slope and plain
it wears the laurels of beauty
unmatched in the Bay of Naples,
nordic Goethe gleaned her marvels with reserve,
how the colors stand out from the city,
her characters and men,
the human misery
and the haughty pomp of power.

He saw just the white of Etna
from the heights of the Monti Rossi1,
of Sterminator Vesevo just the red fire
and in mid-spring the fragrant broom
from which Leopardi made poetry
just a step from this city, fertile, oft fercious,
that had taken and inspired him in youth.

(in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 365)

notes:
1.The Monti Rossi, the Red Mountains, are two cones on the slopes of Mt. Etna in Sicily. They were formed by a powerful eruption in 1669.


FROM CETARA

Between half-sleep and dream
oblivion and memory
you rest at the foot of the Tower.
sturdy and proud guardian of Punto Licosa,
it holds back the waves and the warm south wind
and the hours of our conscience or idleness,
the course of the sun waits to turn and look
on that which is and that which is not,
the night of reason
the light of day.

(in Giacomo Garzya, "Il viaggio della vita", in "Poesie" 1998-2010, Napoli 2011, M. D'Auria Editore, p. 380)


Come non ricordarsi di quel giorno
con gli amici conosciuti
tra i fiordi della Norvegia
e ora insieme con me
nel piccolo borgo marinaro
dell'isola di Mimante
dolcemente addormentata
nei Campi Flegrei,
dove solo i gabbiani
e il tocco delle campane
rompono il silenzio
dove solo qui alla Corricella
i colori pastello delle case
le une sulle altre arroccate
si riflettono sul mare
e gli archi rampanti toccano il cielo.

L'anima di ciascuno di noi
può qui contemplare
ciò che veramente è il silenzio
il silenzio eterno in inverno.

Qualche goccia di pioggia
cambia questo paesaggio irreale,
ma per poco, tutto torna alla calma

e i raggi del sole
una bella amicizia riscaldano,
noi seduti all'aria aperta
attorno a una tavola
con del buon vino bianco
e ben freddo.

Napoli, 13 gennaio 2012


How can I not recall that day
with friend on the fjords of Norway
who are with me now
at the small port on
the isle on Mimas(1)
gently cradled in the Campi Flegrei.
where only the gulls and the peal
of a church-bell break the silence,
where only here at Coricella
the pastel colours of the houses
mounted like a castle one upon the other
are mirrored in the sea
and the rampant arches touch the heavens.

Each of our souls
can ponder here
what silence truly is,
the eternal silence in winter.

Drops of rain briefly change
this unreal landscape
but it is calm again

The rays of the sun,
a dear friend, bring us warmth
as we sit round a table
in the open air
with a good cold white wine.

(in Giacomo Garzya, "L'amour et le violon", Napoli 2012, M. D'Auria Editore, p. 56)

notes:
1. The isle of Mimas (in Italian, Mimante): the island of Procida. In Greek mythology, Mimas was one of the Titans of Zeus thrown into the sea as punishment. Mimas landed at Procida. His struggles, as well of those of the other Titans bound in the sea nearby, to free themselves, were the mythological cause of eruptions and earthquakes.


VESUVIANA

Il tuo Vesuvio è donna
adagiata sui crateri,
sinuose le linee di fuoco
solari le curve oblunghe
sostengono arditi seni,
che guardano il cielo
e accarezzano i pensieri
travolti dalla tramontana,
che sconvolge fino a Capri
le nuvole.
Il tuo Vesuvio è donna
abbarbicata al nostro
essere soli, sospesa sul mare
azzurro del nostro Golfo,
protesa ad arco nelle viscere
della terra madre,
lì dove ha tutto origine.

Napoli, 30 gennaio 2013

 

VESUVIANA

Your Vesuvius is woman,
gently resting on the craters.
lithe the lines of fire
drawn-out solar curves
form the daring bosom
watching the heavens,
caressing the thoughts
brought by the north-wind
that tussles the clouds on Capri.
Your Vesuvius is woman,
clinging to our solitude
hung o'er the blue sea of our Gulf,
an arc stretched from the womb
of mother earth
where all things begin.

Naples, January 30, 2013

(in Giacomo Garzya, "Un anno", Napoli 2013, M. D'Auria Editore, p. 35)

N.B. Le poesie a fronte in italiano si possono leggere cliccando su "POESIE EDITE


 
 

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