- "Quei forti affetti per fotografare la vita"
di Valeria del Vasto, ne "Il Mezzogiorno", 4 maggio 1994.
La personale "Forti affetti" di Giacomo Garzya fu inaugurata
il 4 maggio 1994 presso la sede della M.D'Auria Editore. Palazzo Pignatelli.
Napoli.
- "Frammenti di purezza di un poeta dello
scatto" di Chiara Pradelli, ne "Il Tempo", 6 maggio 1994.
- "Giovani artisti napoletani in mostra per un confronto tra generi
d'arte diversi" di Antonella Ciancio, ne "Il Tempo", 22
dicembre 1994.
- "Giacomo Garzya : la città invisibile
in mostra" di Fabrizio Coscia, ne "Il Mattino", 19 gennaio
1999. La personale di Giacomo Garzya fu inaugurata da Renata De Lorenzo
all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 16 gennaio 1999. La
sua relazione fu pubblicata come prefazione del volume "Napoli 1999"
di Giacomo Garzya, Napoli 1999, Arte Tipografica Editrice.
- "L'indecifrabile destino di Napoli"
di Valeria del Vasto, ne "Il Mattino", 28 gennaio 2000.
- "Colori del tempo", ne "Il Mattino",
14 ottobre 2000. La mostra di Giacomo Garzya fu inaugurata da Renata
De Lorenzo all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 14 ottobre
2000. La sua relazione fu pubblicata come prefazione dell'album di fotografie
"Le stagioni" con dieci stampe di Giacomo Garzya e due di Riccardo
Rossi. Napoli 2000, Arte Tipografica Editrice.
- "Garzya" di Valeria del Vasto",
ne "Il Mattino", 22 ottobre 2000.
- "Lodato all'estero, ignorato in patria", di Titti Marrone,
ne "Il Mattino", 2 febbraio 2001.
- "<Nozze d'argento> per gli Studi Filosofici",
ne "Il Mattino", 3 febbraio 2001.
- "E la filosofia trovò casa", di Eleonora Bertolotto,
ne "La Repubblica", 2 febbraio 2001.
- "La polemica di Marotta: intellettuali sputasentenze sui giornali
napoletani", di Marco Lombardi, in "Corriere del Mezzogiorno",
3 .02.2001.
- "Un reportage dall'Isola di Arturo"
di Carlo Franco, in " Corriere del Mezzogiorno", 6 aprile 2002.
- "L'incanto di Procida. L'isola di Arturo" di Rosanna Precchia,
in "Famiglia cristiana" , 26 maggio 2002, pp.168 -169.
- "Fotografia / Il nuovo volume di Giacomo
Garzya.L'eden dei colori di Procida,un miracolo di lunga durata"
di Fabrizio Coscia, ne "Il Mattino", 7 giugno 2002. Il volume
"Colori di Procida" di Giacomo Garzya, con testi di Valeria
del Vasto, fu presentato da Riccardo Maisano all'Istituto Italiano per
gli Studi Filosofici il 6 giugno 2002 (cfr. "Il Mattino" del
6 giugno 2002).
- "<Passato e presente> di Giacomo
Garzya. Poesia con foto, viaggio in versi tra luoghi onirici eppure reali"
di Costanza Falanga, ne "Il Mattino", 4 febbraio 2003. Il
volume "Passato e Presente" di Giacomo Garzya fu presentato
da Angela Matassa, Enzo Pagliaro e Adriana Pignani all'Istituto Italiano
per gli Studi Filosofici il 30 gennaio 2003.
- "Giacomo Garzya, versi sospesi sull'altalena
di passato e presente" di Angela Matassa, ne "Il Mattino",
3 settembre 2003.
- "Versi multilinguistici raccolti in "Il
mare di dentro". Tra l'arabo e il tedesco le parole innamorate di
Garzya" di Angela Matassa, ne "Il Mattino" , 30 maggio
2005.Il volume "Il mare di dentro" di Giacomo Garzya fu
presentato da Patricia Bianchi e Adriana Pignani all'Istituto Italiano
per gli Studi Filosofici il 10 maggio 2005.Tommaso Bianco recitò
una scelta di poesie.
- "Garzya, la fotografia aiuta a sentire
il mare" di Tiziana Tricarico, ne "Il Mattino" , 5 marzo
2006. La mostra "Il mare che non si vede" di Giacomo Garzya
fu presentata da Eugenio Mazzarella e Maurizio Ribera d'Alcalà
all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 24 febbraio 2006.
- "Mostra/ "Il mare che non si vede". Napoli: le foto di
Giacomo Garzya" di Giovanni Chianelli, ne "La rivista del mare.
it", 2 aprile 2006.
- "Il mare che non si vede" di Francesco
del Franco, ne "L'Appennino meridionale",Anno III, fascicolo
I, Napoli 2006, p. 117.
- "Napoli e il suo vulcano" di Alessandra
Troncone, in "Exibart.com", 6 novembre 2006.
- "Al PAN una rassegna sul vulcano, icona
del paesaggio. Pittori, fotografi, disegnatori, manoscritti. Il Vesuvio
in mostra con le sue sfumature" di Paola de Ciuceis, ne "Il
Mattino", 8 novembre 2006.
- "Alla scoperta del Vesuvio" in "www.informatissimafotografia.it",
6 novembre 2006.
- "Le albe vulcaniche di Giacomo Garzya"
in "Chiaia magazine", 10 novembre 2006, p.15.
- "Albe sul Vesuvio: dieci interessanti
foto di Giacomo Garzya al PAN" di Maurizio Vitiello, in "www.positanonews.it",
10 novembre 2006.
- "Il Vesuvio risplende in mostra al Vittoriano"
di Rosa Palomba, ne "Il Mattino", 12 gennaio 2007.
- "Giacomo Garzya <risveglia il Vesuvio>",
in "Chiaia magazine" , 2 febbraio 2007, p.18.
- "Giacomo Garzya e il moto-immagine. Viaggio
nel sito www.maree2001.it" di Massimiliano de Francesco, in "La
Rivista del mare. it", 8 ottobre 2007.
- Libri/ Il mare di dentro. Viaggio nell'universo
poetico di Giacomo Garzya di Rossella Galletti (19.03.2008), in "Iuppiter
News", 26 giugno 2008, Anno III, n.2.
- Quando muore una persona cara di Valerio Petrarca,
in "La Repubblica", 11 febbraio 2009.
- "Un viaggio in versi". Nota pubblicata su "Il Mattino"
del 24 aprile 2009.
- "Garzya, antologia in memoria di Fanny" di Antonella Carlo,
in "Chiaia magazine", Anno IV, n.5, maggio 2009.
- "I versi di Garzya e il canzoniere della vita perduta" di
Fabrizio Coscia, ne "Il Mattino", 3 luglio 2009.
- La memoria è sabbia in un barattolo
di vetro" di Lucilla Fuiano, in "La Repubblica" , 11 luglio
2009.
- Spett.le
"La Repubblica", Redazione Centrale, via Cristoforo Colombo,
90 - 00147 ROMA.
Fax : 0649822923. Alla cortese attenzione del Responsabile della rubrica
"LETTERE,COMMENTI&IDEE". Il sottoscritto Prof. Giacomo Garzya,
chiede alla S.V. di voler gentilmente pubblicare la lettera, qui di seguito
riportata : LETTERA DI RETTIFICA E DI COMMENTO ALLA RECENSIONE DI LUCILLA
FUIANO DEL MIO LIBRO DI POESIE, GIACOMO GARZYA, "PENSARE E' NON PENSARE"
(Napoli 2009, Bibliopolis) DELL'11 LUGLIO 2009, p. XVI DELL'EDIZIONE NAPOLETANA.
- "Giacomo, il poeta errante" di Rossella Galletti, in "Chiaia
magazine", Anno V, n. 6-7, giugno-luglio 2010.
GIACOMO GARZYA, IL POETA ARGONAUTA
di Aurora Cacopardo
L'invenzione artistica procede per due strade diverse: la prima è
la mimesi, che viene dall'osservazione del mondo e dalla capacità
di raccontarlo.
Il libro di poesie di Giacomo Garzya presenta cinque raccolte dai nomi
significativi: Solaria, Maree, Passato e presente, Il mare di dentro,
Il viaggio della vita, tanto da definirlo un raccordo tra la memoria che
si fa nostalgia e il sogno che recita mistero. Ma è anche il tempo
del viaggio, un lungo racconto che raccoglie echi di emozioni, sentieri
incantati, ricordi di mare, di amori, di stagioni, di deserti, di sogni.
L'analisi dei testi di Garzya, frutto di una sorvegliata interiorizzazione,
induce a pensare ad un itinerario, lungo il quale si incrociano il grido
di morte che sale dal mondo dei vivi e l'inutile dolore del vuoto per
la perdita della persona cara che produce l'inevitabile sperdimento esistenziale
per cui la vita sembra essere solo un vuoto deserto. Un segno fatale,
un segno di morte, ma presentato con calmo distacco che suona, nel contempo,
come serena accettazione dei limiti umani e come sfida al potere che ci
sovrasta. Grande è la capacità del poeta di descrivere il
mondo. Si tratta di descrizione fatta per immagini. L'invenzione artistica
procede per due strade diverse: la prima è la mimesi, che viene
dall'osservazione del mondo e dalla capacità di raccontarlo. La
seconda è l'opposto della prima cioè dilatazione e trasformazione
del mondo, moltiplicazione del reale ed in ciò si concentra il
meglio degli spunti creativi del poeta. Se il nuovo nasce dall'antico,
ed il futuro proviene dalla memoria del passato, Garzya compie il suo
viaggio da argonauta dentro la poesia dei lirici greci. Scrivere è
andare lungo i sentieri del tempo, per il poeta il tempo si è lasciato
intrappolare dal mistero e dal segreto delle parole che si fanno sangue,
vita e sogno negli anni lunghi della memoria che è in noi con le
sue immagini e i suoi personaggi. In un tempo in cui le memorie si custodiscono.
Ed è questo il tempo del viaggio.
Articolo pubblicato in "Chiaia magazine", VI, n. 5, maggio
2011, p.40.
La colorata sensibilità di Giacomo Garzya.
È difficile dire "cose migliori del silenzio"
ma Giacomo Garzya c'è riuscito: per i tipi (preziosi) di D'Auria
ha dato alle stampe ma soprattutto alla passione per la poesia la raccolta
completa di tutti i suoi viaggi poetici più qualche inedito. E
nonostante i tempi diversi di produzione e i diversi paesaggi che si incontrato
in questo viaggio e gli innumerevoli ritratti che appaiono sulle pareti
della memoria e gli stati d'animo che vibrano lungo tutto il libro e i
sentimenti che aleggiano sereni tra una pagina e l'altra... ecco
nonostante questa (apparente) diversità rimane ben visibile la
traccia indelebile della sua sensibilità. Sì, questa è
la chiave di lettura delle poesie di Giacomo Garzya.
E se è vero che "il dolore disordina gli alfabeti" è
anche vero che le parole di Giacomo hanno ricomposto - nonostante il dolore
- un alfabeto tutto suo: l'alfabeto
- appunto - della sensibilità. Sensibilità "fotografica"
lungo i sentieri dell'amata Grecia e la ricolorata (da lui) Procida; sensibilità
"fisica" nei ricordi di e con gli amici; sensibilità
"metafisica" per richiamare alla memoria di tutti l'adorata
Fanny; sensibilità "lirica" davanti al prodotto dell'arte
di altri; sensibilità "allegra" nel dare alla vita lo
spessore
che merita, comunque. Che il silenzio non ti faccia mai da guida, Giacomo.
Enzo Pagliaro
Articolo pubblicato in "La discussione" del
19 giugno 2011.
GARZYA, POETA PELLEGRINO
di Aurora Cacopardo
in "Chiaia Magazine", marzo 2012, p. 30.
Il mondo intero, scriveva Camus è disegnato come un grande punto
interrogativo che ci costringe a levare la testa verso l'alto. Leggendo
le poesie della raccolta "L'amour et le violon" (D'Auria Editore)
si ha la sensazione che l'autore cerchi mediazioni verso l'infinito, piste
di decollo verso l'assoluto. Giacomo Garzya si racconta, si dà
un senso, in un viaggio che diventa metafora del tempo, tempo che si raccoglie
tra gli scogli della memoria, le cui parole recuperano il senso ed il
perduto. Alcune poesie fanno riaffiorare alla memoria una musica leggera,
invitante, antica : parole semplici e necessarie. Esse parlano di colori,
di fiori, delle nebbie di Venezia che si sveglia dal suo torpore, del
giardino della Menara, dei tamburi a Djemaa, delle spezie del souk. È
la memoria del poeta, è la sua capacità di tracciare per
immagini la forza dei sentimenti ed a comporre figure di gioia e di malinconia.
In altre liriche della raccolta tutto sembra immobile, nell'attesa di
una partenza temuta, di un addio che lascerà la fragile quiete
del cuore dell'uomo. Il poeta diviene viandante, tra il vissuto e la contemplazione
per cercarsi, in un andare che deve somigliare ad un pellegrinaggio. Giacomo
Garzya, viandante-pellegrino, conosce le pieghe della solitudine senza
mai assentarsi dalla vita. Anzi resta dentro la vita anche quando le parole
spariscono e restano solo i desideri, i sapori, i destini. Gli orizzonti
del poeta sono nel viaggio anche se è convinto che gli approdi
non sono sempre consapevolezza e che gli arrivi si intrecciano con le
partenze ed i ritorni vanno sempre oltre "Itaca". Non so se
Giacomo Garzya abbia superato Itaca o sia dentro Itaca, so che questo
libro va oltre il misterioso che incanta.
"Le sorprese di Garzya"
di Aurora Cacopardo
Il nuovo saggio di poesie di Giacomo Garzya ci dà modo di apprezzare
la capacità con cui ci racconta una serie di sensazioni uniche
dell'ansia metafisica e di una inquietudine che lo sorprende di continuo.
Garzya ci offre con il suo "corpus poetico" ("Maree",
"Solaria", "Passato e Presente", "Il mare di
dentro", "Il viaggio della vita", "L'amour et le violon"
ed ora "Un anno") una compiuta immagine di sé, della
sua visione del mondo non felice, non idillica ma rischiarata da lampi
di spiritualità che gli offrono la possibilità di fulminee
intuizioni nell'indagare il mistero della vita e della morte attraverso
felici sintesi poetiche: "...il buio è impenetrabile/ nella
grotta di Pertosa/ o sotto Sant'Anna di Palazzo/ quando spengono le lampade...
così dev'essere dentro una bara/ quando si spengono gli occhi/
per sempre". "...uscire dal dolore/ quando le frazioni di un
minuto/ sono come ore.../ e ti sei svegliato e non riesci più a
dormire/ e tu vorresti sbattere i pugni contro il muro/ perché
arrivi l'aurora e l'alba e il giorno/ perché la luce ridia senso
alla realtà delle cose...". Dai lavori di Garzya viene fuo
ri la figura del poeta e dell'uomo di lettere dalla complessa personalità
come si arguisce da liriche quali: "Saudade", "Amici miei",
"Homo patiens", testi di profonda meditazione, di armonia; ed
ancora: "Masada", "Eingedi", "Kubbet al Sakhra",
miti riletti e reinterpretati alla luce della sua sensibilità storica
e consegnate nelle loro multiformi valenze all'uomo d'oggi. Leggendo le
quarantasei poesie del saggio, emerge chiaro come l'essenza e la qualità
emozionale delle immagini siano il risultato di una interiorizzazione
dell'ambiente e del paesaggio,sia esso Lisbona, Gerusalemme, Tivoli, Roma,
Capri, Napoli, Salina e Lipari sentito sempre come parte dell'anima. Il
poeta è affascinato dall'azzurro del mar Tirreno, del Mediterraneo,
accarezzato dal lieve vento evocatore di memorie. Tuttavia i luoghi, senza
la magia della parola, sarebbero nulli. E' la parola, la fisicità
della scrittura, a dare alla poesia di Garzya vitalità, energia,
sicurezza, proprio attraverso il suo immergersi nella natura. Immagini
oniriche, che tuttavia non sempre alleviano la sofferenza del poeta. Apparenze
misteriose che si rincorrono, frammenti di ricordi e di volti, di raggi
di luna e mormorio di vento colti e fermati dalla parola magica della
poesia, unica a scorgere "la divinità che è dentro
il paesaggio".
Articolo, in "Chiaia magazine", IX, n.1/2, febbraio/marzo 2014,
p.30.
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